giovedì 19 novembre 2020

Lupin III: The First

di Takashi Yamazaki.

Animazione/Azione/Commedia

Giappone 2019




















Così come per "Capitan Harlock", anche per "Lupin III" occorre confrontarsi, quando se ne parla, con un pilastro della cultura popolare, almeno qui Italia, dove le sue avventure sono state amate dal grande pubblico fin dalla prima messa in onda del relativo anime a partire dl 1979.
Il manga da cui questa è stata tratta è invece relegato al solo ruolo di "cult", rientrando tra le prime pubblicazioni del genere nel nostro paese. Inutile ricordare come, in assenza di questo, le avventure del ladro dalla giacca sgargiante non sarebbero mai approdate in televisione o al cinema.
Creato dal compianto Monkey Punch, al secolo Kazuhiko Kato, e originariamente pubblicato a partire dal 1967, "Rupàn Sansei" (come noto in Giappone) era per l'epoca un qualcosa di curioso e quasi inedito, un manga che traeva ispirazione dall'avanguardia cinematografica dell'epoca per impostare il ritmo delle storie. Il punto di riferimento più evidente era dato dai noir e yakuza-eiga di Kinji Fukasako, dal quale Monkey Punch riprendeva il gusto per il ritmo fluido e veloce nel quale immergeva il suo protagonista, successore nipponico del famoso ladro gentiluomo creato da Maurice Leblanc nel 1905. 



Nelle sue avventure, Lupin è affiancato da un gustoso cast di personaggi creati appositamente dall'autore: lo scalcinato ma irrefrenabile ispettore dell'Interpol Zenigata, ossessionato dalla sua cattura, l'infallibile tiratore Daisuke Jigen, controparte "seria" al carattere strambo e sopra le righe del protagonista, la femme fatale Fujiko Mine, rapace doppiogiochista che si prende sovente gioco di Lupin grazie alla sua avvenenza, nonché il ronin Goemon Ishikawa XII, anch'egli discendente da una famosa dinastia di ladri.



La prima serie televisiva, "quella con la giacca verde" per gli appassionati, approda sugli schermi del Sol Levante nel lontano 1971 e vede tra gli autori molti di coloro che confluiranno qualche anno dopo nel leggendario Studio Ghibli, tra i quali lo stesso Hayao Miyazaki; proprio quest'ultimo donerà al ladro gentiluomo uno dei suoi tratti distintivi, ossia la 500 bianca come automobile principale, che all'epoca egli stesso usava.
Successo della prima ora anche in Italia, la serie televisiva di "Lupin III" incolla allo schermo i telespettatori grazie al suo mix di azione e commedia: in ogni episodio il ladro gentiluomo organizza un colpo che puntualmente cercherà di essere sventato dal tenace Zenigata, solo per essere spesso privato del mcguffin di turno da un colpo di sfortuna o dalla maestria della seducente Fujiko, la quale è divenuta icona sexy vera e propria, al punto che, in molti passaggi televisivi, le scene più piccanti che la vedono protagonista sono state censurate. Evidentemente per Mediaset le avventure di ladro accompagnato da un pistolero, uno spadaccino e una sensuale truffatrice sono roba destinata ad un pubblico di infanti...



La formula, ad ogni modo, è semplice e immediatamente riconoscibile. Laddove nelle prime avventure, il Lupin televisivo e filmico deve molto alla saga di 007, in periodi più recenti molte delle sue avventure sono ricalcate sulla falsariga della saga di Indiana Jones. Tratti essenziali sono il giro per il mondo alla ricerca di indizi e la scoperta finale del tesoro di turno, che spesso si rivela pericoloso. L'originalità viene data dalla dose di azione sopra le righe, da un tono ai limiti del demenziale (nel quale però non si scade mai del tutto) e dalla simpatia dei personaggi. In proposito, è impossibile non menzionare l'adattamento italiano, dove il ladro gentiluomo ha dapprima la voce del compianto Roberto Del Giudice, il quale resterà per sempre associato al ruolo, concedendogli un tocco di simpatia in più rispetto alla controparte originale.




Ad oggi sono state prodotte ben 6 serie televisive con protagonista Lupin, oltre che 10 film d'animazione (contando anche l'ultimo "The First"), 34 tra OAV e film televisivi (dei quali va recuperato almeno lo sperimentale "Green vs. Red" del 2008) e due pellicole live-action, ossia "La Strana Strategia Psicocinetica" che, prodotto nel 1974, rappresenta l'esordio assoluto al cinema per Lupin III, senza contare l'exploit del 2014 semplicemente intitolato "Lupin III" e diretto dal mitico Ryuhei Kitamura.
In tutta questa mole di adattamenti, "The First" rappresenta, come il titolo suggerisce, un record: è il primo film totalmente in CGI di Lupin e arriva al cinema nel 40° anniversario dell'esordio italiano del personaggio, oltre che, purtroppo, nell'anno della morte di Monkey Punch, al quale è dedicato. Sfortunatamente, l'uscita al cinema prevista per il febbraio 2020 è stata annullata causa Covid e il film è E purtroppo, l'uso della computer graphic è anche l'unico motivo di interesse dell'intera operazione.




La trama è quanto di più basilare si possa chiedere: il buon Lupin è come sempre alle prese con un mcguffin, questa volta incarnato dal diario dell'archeologo francese Bresson, che pare fosse amico di suo nonno Arsene Lupin I. Contro di lui, una spietata organizzazione guidata da ex nazisti che vogliono rifondare il Reich e al suo fianco, oltre al solito gruppo di amici, la bella Laetitia, giovane ragazza aspirante archeologa.




Nulla di originale sotto il sole, dunque; il che è anche peggio quando ci si accorge che tutti gli snodi di trama e i colpi di scena sono prevedibili. Nell'ultimo atto, il debito di ispirazione verso "Indiana Jones e l'Ultima Crociata" è così evidente da divenire imbarazzante e l'unica nota di originalità viene data dall'ambientazione temporale, i primi anni '60, il che rende "The First" una delle prime avventure di Lupin, almeno sul piano cronologico. Peccato però che il time period non venga per nulla sfruttato.
Stoccata finale: la regia di Yamazaki è convenzionale e non riesce mai ad imprimere il giusto ritmo agli eventi, il quale risulta fin troppo blando per una pellicola d'avventura.




L'uso della CGI è invece riuscito. Ottima l'idea di contrappore il fotorealismo degli ambienti al carattere stilizzato dei personaggi classici, che ritrovano anche nelle tre dimensioni le forme filiformi e espressive dell'anime. Un lavoro più ordinario è invece fatto per i personaggi creati appositamente per la storia, i quali. benché ben disegnati e animati, non hanno lo stesso charme di Lupin e soci, ma riescono lo stesso a convincere.




Simpatico, ma fin troppo privo di pretese, "The First" è una visione leggera e francamente dimenticabile, che non fa nulla per stupire o coinvolgere. Persino i fan più irriducibili del ladro gentiluomo potrebbero restare freddi dinanzi alle sue immagini. E si spera che per le prossime incarnazioni si riesca davvero a fare di meglio.

4 commenti:

  1. Posto molto bello e devo dire che oltre ad Indy ci ho visto anche un pochino di "Il castello di Cagliostro" di Miyazaki. Un film che intrattiene ma dici bene, poteva puntare anche più in alto, difetto grosso, la mia preferita Fujiko, fin troppo sullo sfondo. Cheers!

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    1. Ti ringrazio come sempre. Ho notato che non solo Fujiko, ma anche Jigen e Goemon restano molto sullo sfondo, come se la sceneggiatura dobba averli senza sapere cosa farci.

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  2. Sono d'accordo con la tua recensione. Si vede che per la trama hanno cercato di essere più family-friendly possibile con una trama che strizza tantissimo a Indy e al castello di Cagliostro. Un risultato alla fine godibile ma che per un fan di Lupin non offre grosse soddisfazioni (sopratutto perché molti personaggi della banda sono lì solo per fare la loro scenetta e poco più). Lupin carino ma troppo miyazakiano per i miei gusti (non c'è neanche un assalto al comparto femminile di Fujiko per dirne una)

    A livello tecnico invece il film è una meraviglia, i vestiti sembrano veramente realistici. Sopratutto hanno fatto un lavorone nel trasporre lo stile del cartone del 3d, cosa non facilissima e che poteva cadere facilmente nel grottesco.

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    1. Riflettendoci, come mi avete fatto notare, l'influenza di Miyazaki c'è nel fatto che Lupin aiuta una giovane ragazza e manca la componente sessuale.

      In effetti hai ragione, è troppo family friendly.

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