venerdì 31 dicembre 2021

Spider-Man: No Way Home

di Jon Watts.

con: Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Jacob Batalon, Marisa Tomei, Jon Favreau, Willem Dafoe, Alfred Molina, Jamie Foxx, Rhys Ifans, Thomas Haden Church, Andrew Garfield, Tobey Maguire, J.K.Simmons, Tony Revolari, Benedict Wong.

Fantastico/Azione

Usa 2021












---CONTIENE SPOILER---

Sono passati quasi vent'anni da quando lo "Spider-Man" di Sam Raimi ha creato il comic-movie moderno. Venti anni durante i quali un'intera generazione ha conosciuto un Uomo Ragno con il volto di Tobey Maguire e che combatte nemici classici quali il Green Goblin e il Dottor Octopus. E per la Disney questo significa una cosa sola: nostalgia, una delle emozioni più potenti con le quali ricattare il pubblico.
Il piano è chiaro e semplice: riportare in sala quegli spettatori che magari si sono allontanati dal filone grazie alla maturità, con la promessa di far rivivere loro quelle emozioni di infanzia così genuine e così lontane. Rivendendo, al contempo, i vecchi film al pubblico più giovane, per il quale Tom Holland è stato il primo Spider-Man filmico. La scusa è anche trita, con quel multiverso che veniva introdotto per la prima volta al cinema con quel "Un Nuovo Universo" che è ancora ora la migliore incarnazione dell'Arrampicamuri al cinema.
Mischiando i postumi della saga di "Civil War" con un finale alla "One More Day", "No Way Home" si pone così come continuazione di tutti gli Spider-Man filmici (tranne, paradossalmente, proprio quel "Un Nuovo Universo" che è stato principale fonte di ispirazione) per ridare al pubblico ciò che vuole. E nonostante uno script claudicante, l'operazione alla fin fine riesce.


La premessa della storia, già da sé, è abbastanza lacunosa: rivelata l'identità dell'Uomo Ragno da Mysterio, con J. Jonah Jameson a capo di una crociata mediatica contro l'eroe, la vita di Peter Parker è un macello, visto che è accusato della morte del villain. Perché Peter non abbia neanche cercato di spiegare al pubblico le vere intenzioni di Mysterio è... un mistero. Perché la gente dovrebbe indignarsi per un eroe in maschera che uccide in un mondo dove Iron Man ha ucciso tutte le sue nemesi, Capitan America ha ucciso (in effetti due volte) Brock Rumlow e, in generale, tutti gli Avengers non si fanno scrupoli a sporcarsi le mani con il sangue dei nemici è anch'esso un mistero. Perché poi l'FBI accusi Spider-Man, che, ricordiamolo, ha contribuito a salvare miliardi di vite, di "vigilantismo illegale" sempre in un mondo dove esistono Iron Man e Thor è il mistero supremo. Forse perché, a differenza di Tony Stark, è povero, chissà.
La trama di per sé stessa, poi, continua a zoppicare quando Peter si rivolge al Dottor Strange per rimediare al casino: perché un incantesimo di mesmerizzazione apra le porte del multiverso è, di nuovo, un mistero, forse perché per gli sceneggiatori pensano che la magia non debba operare neanche secondo le regole della sospensione dell'incredulità. Perché poi lo Stregone Supremo sbagli un incantesimo a causa di un ragazzino petulante... beh, più che l'ennesimo mistero è semplicemente la prova di come Steven Strange sia in realtà il pirla supremo.
Tolta la premessa, pura scusa per avviare gli eventi, ecco tornare tutti i volti familiari alla serie: il Green goblin di Dafoe, l'Octavius di Molina, Jamie Foxx, ora di nuovo avvenente, come Electro, senza dimenticare Flint Marko e Lizard e, a metà film, anche Andrew Garfield e Tobey Maguire. 
Paradossalmente, è proprio qui che il film funziona.


Kevin Feige e Amy Pascal hanno concepito il tutto come un prodotto da vendere, ma fortunatamente gli sceneggiatori sono riusciti a donare un minimo di calore ai personaggi. Tom Holland ora può mostrare di avere più di un'espressione e quando è chiamato a recitare sul serio riesce a stupire, sfoggiando un'intensità inedita. Tobey Maguire è più espressivo qui che in tutti e tre i film di Raimi messi assieme, usando uno stile sobrio con il quale fa trasparire le emozione grazie ai soli sguardi. Mentre Garfield continua a divertirsi come un matto. E, spaccata la maschera, Willem Dafoe presta finalmente anche il volto al Goblin creando un villain inquietante, che buca lo schermo ogni volta che appare e il cui look, molto anni '90, funziona a dovere, per una volta.


Anche nella seconda parte lo script inciampa a tratti, con Lizard e l'Uomo Sabbia che diventano cattivi di punto in bianco e con una macchina di Tony Stark che esce dal nulla per risolvere tutto. Ma riesce a riservare la più grande delle sorprese: finalmente anche lo Spider-Man di Tom Holland viene umanizzato. Se nel primo film il suo era il personaggio di un ragazzino che vuol fare colpo su di un'improbabile figura paterna, nel secondo un tizio spaesato dalle responsabilità che gli sono piovute addosso nel più incredibile dei motivi, qui si allinea alla bontà dei suoi alter ego del passato e, anzi, ne supplisce persino le carenze, tentando di salvare quei villain che, nei film d'origine, venivano lasciati morire, spesso in modo gratuito, come, amaramente, con il Doc Ock di "Spider-Man 2". La chiamata alla responsabilità avviene nel modo più ovvio possibile, ma è lo stesso ben accetta. E quando i tre uomini ragno interagiscono, confrontando i propri punti di forza e debolezze, il film funziona alla meglio, riuscendo a far trasparire il meglio del personaggio.


"No Way Home", inutile dirlo di nuovo, è una mera operazione commerciale con la peggiore delle intenzioni, ma finisce con l'essere il miglior Spider-Man del MCU. Un'attenzione maggiore ai dettagli avrebbe giovato, ma anche così persino lo spettatore più esigente troverà qualcosa di buono in un film fatto di emozioni più che di scontri.

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