lunedì 7 marzo 2022

The Batman

di Matt Reeves.

con: Robert Pattinson, Paul Dano, Zoe Kravitz, Andy Serkis, Jeffrey Wright, Colin Farrell, John Turturro, Peter Sarsgaard, Barry Keoghan.

Thriller/Azione

Usa 2022


















C'era una volta il Batman di Darren Aronofksy. Dopo la fioritura di stroncature che accompagnò l'uscita di "Batman & Robin" e prima che il progetto passasse in mano ai fratelli Nolan per diventare "Batman Begins", il regista di "Requiem for a Dream" venne chiamato dalla Warner per resettare il Batman cinematografico. Alla richiesta di narrare le origini del Crociato Incappucciato così come mostrate nel seminale "Batman: Anno Uno", la produzione gli affiancò niente meno che Frank Miller in persona per curare la sceneggiatura.
L'approccio di Aronofsky era tutto sommato semplice: ridurre Batman ad un comune giustiziere della notte usando uno stile il più realistico e crudo possibile. Ecco dunque Bruce Wayne cresciuto da un meccanico dei bassifondi soprannominato Big Al, che prende il post del fido Alfred, la batmobile diventa una Lincoln modificata con due motori, il pipistrello come marchio che deriva dal fatto che il buon Bruce picchia i criminali usando l'anello di famiglia sulla quale sono incise le iniziali del padre, "TW" sovrapposte, che si imprimono nella carne degli sventurati; ma, soprattutto, il Bruce Wayne del film doveva essere un uomo ai limiti della pazzia, che non si faceva scrupoli a torturare il prossimo, come una sorta di Punitore con le orecchie a punta. Approccio che persino Frank Miller trovò sin troppo radicale... e quando colui che ha creato uno dei Batman più dark che si siano mai visti crede che questo sia troppo, vuol dire che quello di Aronofsky era davvero un Batman sin troppo estremo.
Eppure il seme di quella visione è rimasto ancorato all'idea del nuovo Batman cinematografico, tanto che Nolan, alla fin fine, non ha fatto altro che riprendere quell'idea di un Batman "realistico" e declinarla a modo suo nella celebre "Trilogia del Cavaliere Oscuro". Il che ha ovviamente influito anche sul comic originale e prova ne è la splendida serie di "Batman- Terra Uno" di Geoff Johns, iniziata nel 2012.


Nata dalle ceneri della testata "All-Star", la serie "Terra Uno" è, nelle intenzioni della DC Comics, un'etichetta creata ad hoc per i nuovi lettori, simile all'universo "Ultimate" della Marvel: anche chi non conosce a menadito la continuity quasi secolare dei fumetti DC può prendere in mano il primo numero della serie e godersi le avventure di Superman, Batman o Lanterna Verde, ora ricreati in un universo apposito, che permette ai singoli autori di declinare storie e personaggi "classici" in modo nuovo. E Johns ha le idee chiare per il suo Batman, che deve essere simile a quello di Nolan: un Batman "umano", imperfetto, soprattutto fallibile. Da cui derivano alcune delle scene più iconiche della serie, come il rampino che si inceppa durante il primo inseguimento, Batman che cade saltando dai tetti e riesce a salvarsi solo grazie ad un cumulo di immondizia (simile ad una scena vista in "Batman Begins" qualche anno prima) o l'iconico finale della prima miniserie, con l'Uomo Pipistrello salvato in extremis dall'intervento di un Alfred armato di fucile. E se si tiene conto di come nella seconda miniserie Batman deve fronteggiare la soverchiante minaccia di un Enigmista mai così pericoloso e carismatico, si capisce come Matt Reeves e soci debbano davvero qualcosa a questa "nuova" visione del Cavaliere Oscuro per "The Batman".


Progetto anch'esso nato dalle ceneri di un'altra incarnazione di Batman, quello visto nella trilogia di Zack Snyder, che avrebbe avuto un film in solitario nel quale si sarebbe confrontato con Deathstroke, "The Batman" nasce dalla volontà di Reeves di dare una nuova lettura al mito dell'Uomo Pipistrello, dove per "nuova" si intende ancora più ancorata alla tradizione filmica del thriller e del crime-drama rispetto a quanto già fatto da Nolan nel celeberrimo "Il Cavaliere Oscuro". Partendo dalla lezione del suo celebre predecessore e adattando in parte la serie di Johns, Reeves riesce nell'intento di creare un Batman diverso, che prende le fonti di ispirazione e le porta al livello successivo per creare un thriller imperfetto, ma lo stesso di buona fattura.


E' un Batman diverso, quello di Reeves; un Batman che sembra uscito dritto dritto dagli anni '90, che si muove sulle note dei Nirvana in una Gotham City modellata sulle metropoli "dannate" di David Fincher e Alex Proyas. Un Batman tanto determinato quanto silenzioso, chiuso in sé stesso, tormentato e perso nel lutto e nella solitudine, quantomai distaccato sia dal fido Alfred che dal "collega" Jim Gordon e che scrive un diario-flusso di coscienza come il Rorschach di Alan Moore. Un Batman totale: ora come mai è lui la vera identità dell'uomo un tempo chiamato Bruce Wayne, dove è quest'ultima la maschera (bell'eco del Batman burtoniano), un volto umano ma sofferente che copre il rancore e la rabbia in modo imperfetto.
Ma è anche un Batman chiamato a confrontarsi con la sua stessa figura, su ciò che le sue azioni ispirano ed il ruolo che deve avere negli eventi che lo coinvolgono; un giustiziere che agisce in nome della vendetta, ma che alla fine decide di diventare un faro di speranza piuttosto che il simbolo della paura. Un personaggio complesso il giusto, modellato sul volto scarno di un Pattinson che si rivela così perfetto per il ruolo di un Crociato Incappucciato imbronciato, ma anche fortemente carismatico.


Un Batman che affronta un Enigmista letale, che ricorda il modus operandi del Joker di Nolan (non per nulla, pare che lui stesso abbia scartato di usarlo in "The Dark Knight Rises" per evitare manierismi), ma che si presenta come una versione distorta di Bruce Wayne, anch'egli in cerca di giustizia, ma fatalmente intenzionato ad uccidere pur di ottenerla; ma quando il suo movente viene svelato, il carisma in parte svanisce, causa una motivazione tutto sommato blanda.
Dietro di loro, una città corrotta, il cui cancro viene disvelato poco alla volta dalle indagini di un protagonista questa volta alle prese con una detective story totale, un thriller che per atmosfera e per la violenza, qui più sottintesa che mostrata, ricorda sempre Fincher ed il suo seminale "Se7en". Indagine da neo-noir, che porta il marcio pulsante alla luce e chiama Batman a confrontarsi con un passato che sembra tormentarlo definitivamente. E con qualche battutina verso il "white privilage" buttata lì giusto per rendere il tutto appetibile al pubblico affamato di narrativa woke.


Reeves riesce a condensare in tre ore praticamente tutta la mitologia di Batman, riprendendo e rimodellando alcuni dei personaggi classici del comic. Selina Kyle, praticamente ripresa da "Batman: Anno Uno", è un'alleata ambigua, un po' femme fatale, un po' vittima degli eventi, personaggio stratificato quanto basta e tutto sommato affascinante; mentre il Pinguino di Colin Farrell (basato sulle illustrazioni del mitico Alex Ross) non può reggere il confronto, per carisma, con quello più celebre di Danny DeVito di "Batman Il Ritorno", essendo né più, nè meno del personaggio abitualmente visto nei comics e che prende vita grazie al solo overacting, ma resta comunque riuscito all'interno del complesso della storia e dello stile.


Se lo script è di buona fattura, decisamente più scialba è la sua messa in scena. Sicuramente azzeccata è l'atmosfera, aiutata dalla bella colonna sonora di Michael Giacchino, ma la regia pecca in una costruzione delle scene ordinaria e convenzionale. Come sempre, nuche e sfondi fuori fuoco la fanno da padrone e il ricorso ad inquadrature strette non sempre valorizza la spettacolarità dell'azione. Esempio perfetto è dato dalla sequenza dall'inseguimento con il Pinguino a bordo di una batmoblie ultraveloce, vero e proprio omaggio al mitologico inseguimento di "Vivere e Morire a Los Angeles" di Friedkin che però non raggiunge mai il pieno potenziale spettacolare, restando una sequenza bella ma non eccezionale. Stessa cosa che accade in un finale in cui la spettacolarità non si realizza a pieno, prigioniera di una costruzione priva di vero pathos.


Il pregio più grande di questa nuova incarnazione è forse dato dalla conferma di un concetto già nell'aria da diversi anni: forse i supereroi al cinema (e i comics in generale) funzionano meglio quando ricondotti verso le forme "classiche" del racconto filmico, verso "generi" già codificati, quando vengono iscritti in un percorso familiare piuttosto che trasposti in modo libero. Funzionava con "The Dark Knight", funzionava con il "Joker" di Phillips, funziona ora; forse, però, perché proprio Batman tra tutti gli eroi in costume è figlio di quella narrativa pulp che ha anche ispirato il cinema americano classico. Tanto che, pur al netto dei suoi difetti, il film di Reeves (è anche superfluo e ridondante dirlo) da solo vale molto di più di un buon 90% della produzione dei cinecomic post "Blade".


"The Batman" resta così più riuscito come puro thriller a tinte noir che come pellicola spettacolare. Reeves riesce davvero a creare qualcosa di riconoscibile, benché non originale, di riuscito anche se mai davvero innovativo e forse mai davvero memorabile, ma lo stesso perfettamente godibile.

2 commenti:

  1. Non capisco come su "Infernet" sia potuto tornare in voga il gioco: "Non è un cinecomics" visto quanto pesca da Terra Uno, ma sono d'accordo con te, anche da quasi tutte le versioni precedenti, bello ma con un po' di ansia da prestazione per questo, spero che Matt Reeves se ne liberi per il prossimo capitolo, perché comunque ha talento da vendere e un occhio notevole. Cheers

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    1. Infatti è una trasposizione quasi letterale del fumetto. Evidentemente certa gente crede che gli unici "cinecomic" possibili siano quelli con scenografia blande e fotografia inesistente XD

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