sabato 30 aprile 2016

Codice 999

Triple 9

di John Hillcoat.

con: Casey Affleck, Woody Harrelson, Chiwtel Ejofor, Kate Winslet, Anthony Mackie, Clifton Collins Jr., Aaron Paul, Gal Gadot, Norman Reedus, Teresa Palmer. Michael Kenneth Williams.

Noir/Gangster

Usa 2016











John Hillcoat non riesce a sfuggire alla "maledizione degli esordi"; nel suo caso, però, più che il suo primo lungometraggio, "Ghost of the Civil Dead" (1988), a fungere da metro di paragone ineguagliato è il suo terzo lavoro, nonché primo vero successo di critica e pubblico, quel "La Proposta", magnifico esempio di western australiano, che nel tardo 2005 lo portò alla ribalta sul piano internazionale.
I suoi successivi lungometraggi "The Road" (2007), adattamento dell'omonimo e pluripremiato romanzo di Cormac McCarthy, e "Lawless" (2012) si rivelarono pellicole dall'impianto stilistico solido, ma vuote, prive di mordente alcuno e per questo freddi esercizi di stile.
Non sfugge alla regola, purtroppo, neanche "Codice 999", mix di caper e noir metropolitano che il regista australiano porta in scena con mano solida, ma che crolla sotto il peso di uno script inconsistente.




Atlanta, Georgia. Ricattato dalla regina della mafia russo-ebraica Irina Vlaslov (Kate Winslet), il poliziotto Michael Atwood (Chiwetel Ejiofor) è costretto a mettere su una banda di sbirri corrotti che svolgano il lavoro sporco per suo conto. Sulle loro tracce c'è l'esperto detective Jeffrey Allen (Woody Harrelson), coadiuvato da suo nipote Chris (Casey Affleck), recluta appena tornata dal fronte che viene affiancato, nei pattugliamenti, a Marcus Belmont (Anthony Mackie), membro di punta della banda.




Lo sceneggiatore Matt Cook, semiesordiente, imbastisce una storia complicata, che oscilla tra il noir vero e proprio e il poliziesco più classico. Due sono le trame principali che si intrecciano: quella del gruppo di poliziotti corrotti costretti al male per proteggere sé stessi ed i propri cari dalla minaccia della mala; e quella del neo assunto Chris che si trova invischiato in una lotta tra gang.
Tanta carne al fuoco che diviene indigesta quando si decide di decuplicare i punti di vista: ogni personaggio ha idealmente una sua storyline che si va ad aggiungere alle due principali. Ma nessuno di questi ha una caratterizzazione solida: vivono di puro carattere, appoggiato sulle solide performance degli attori, o di qualche misero background messo lì giusto per giustificarne le azioni. Non si è mai partecipi dei loro drammi, non si riesce ad empatizzare con loro a causa della mancanza di spessore. Il dramma, in generale, manca e le azioni si svolgono in modo freddo su schermo, lontane kilometri dall'attenzione dello spettatore, che può solo assistere al gelido e veloce dipanarsi degli eventi.




Persino il cast stellare non riesce a salvare l'esito della storia; nonostante l'impegno, il personaggio di Kate Winslet, irriconoscibile e bellissima, non fa mai paura, quello di Ejiofor non muove ad empatia, quello di Aaron Paul sembra esistere solo per far procedere la storia, Clifton Collins Jr. si ritrova a vestire i panni del cattivo per dare una chiusa finale, mentre Gal Gadot sembra essere stata introdotta giusto per mostrare su schermo le sue belle gambe.
Si ha la sensazione, sopratutto nei primi minuti, di assistere non ad una storia concepita non per un lungometraggio cinematografico, ma per una serie televisiva della quale ci si è perso il primo atto, mancando ogni forma di introduzione decente a storia e personaggi principali; smarrimento che non passa mai, sopratutto a causa dei colpi di scena improbabili o, peggio, telefonati in anticipo.






Tanto che a salvare la baracca, oltre al cast, resta unicamente la mano di Hillcoat, sempre solida e spettacolare, nonostante questa volta decida di affidarsi di più al montaggio per la costruzione delle scene. L'uso della fotografia per gli interni, con colori caldi e saturi, è semplicemente spettacolare, così come l'esecuzione delle sequenze d'azione, tese e precise al punto giusto.





Forma che rende digeribile un contenuto insipido e freddo. Difetti che affliggevano, guardacaso, anche i due precedenti film di Hillcoat, ma che qui oltrepassano il limite di sopportazione. Il che è davvero un peccato.

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