domenica 22 maggio 2016

X-Men: Apocalisse

 X-Men: Apocalypse

di Bryan Singer.

con: James McAvoy, Jennifer Lawrence, Oscar Isaac, Michael Fassbender, Nicholas Hoult, Rose Byrne, Evan Peters, Olivia Munn, Sophie Turner, Tye Sheridan, Josh Helman, Kodi Smit-McPhee, Lucas Till, Ben Hardy, Alexandra Shipp, Lana Condor.

Fantastico/Azione/Supereroistico

Usa 2016











---CONTIENE SPOILER---



"Il terzo capitolo è sempre il peggiore!"; è con una battutina d'accatto in una sequenza inutile, rivolta nel film a "Il Ritorno dello Jedi" (1983), che Bryan Singer cerca di giustificare il mediocre lavoro svolto in questo "Apocalisse"; terzo film della trilogia sulle origini degli X-Men iniziata bene con "First Class" (2011) e proseguita dignitosamente con "Giorni di un Futuro Passato" (2014), non ha la compattezza e le trovate del primo, né il fascino del secondo, riuscendo a sprecare ogni potenzialità data dalla storia e sopratutto dai personaggi.






A cominciare ovviamente da quello che da il titolo al film; En Sabah Nur, detto anche "Apocalisse", vera e propria divinità pagana e primo mutante della storia, viene ridotto a semplice cattivo di turno ed introdotto nel mondo degli X-Men filmici in modo goffo; Singer e Simon Kinberg lo riesumano letteralmente dal passato con una scusa ridicola: il sole torna a baciare il marchingegno in cima alla sua piramide; il che solleva il dubbio sul perché abbia dovuto attendere seimila anni per rinascere e non trenta secondi; fatto sta che di buchi la sua storia e la sua caratterizzazione ne hanno a iosa: non si capisce come funzioni la strana tecnologia di cui dispone, né si riesce a comprendere davvero perché voglia distruggere il mondo quando vuole esserne il monarca; in sostanza, il suo arco può essere sintetizzato in: mi sono svegliato male, ora spacco tutto, un pò come accadeva negli adattamenti della Marvel Studios con le loro proprietà, non a caso vero metro di paragone per cattivi mediocri.





Premesse perfettamente controbilanciate dall'esecuzione: l'Apocalisse filmico, al quale neanche Oscar Isaac riesce a dare un vero spessore, viaggia per il mondo ingaggiando i suoi cavalieri, tra i quali spunta anche la new entry Psylocke, che viene caratterizzata solo per il tramite della bellezza mozzafiato di Olivia Munn; il suo viaggio sembra quello di un front man che cerca di riunire una band heavy metal, tanto che la scena della nascita di Arcangelo sembra uscita da un videoclip, con il suo mix di violenza estrema, hard rock d'epoca ed un immaginario che non sfigurerebbe in un film di Shinya Tsukamoto.
Il picco del ridicolo lo si raggiunge quando ci si rende conto che questa divinità onnipotente è il personaggio più basso: in un era in cui con la post produzione in CGI si riesce a trasformare attori alti um metro e novanta in nani, fa specie vedere come non ci si sia voluti sforzare di dare una statura davvero divina al villain principale in un film che vorrebbe essere un kolossal estivo. Ma d'altro canto, del personaggio non sapevano cosa farsene già in sede di script: la sua figura, a metà tra dio distruttore e creatore, avrebbe potuto essere interessante, ma si è deciso di retrocederlo a semplice minaccia da eliminare.





Non va meglio con gli altri personaggi; delle vecchie conoscenze, solo la Raven/Mystica della sempre bellissima e brava Jennifer Lawrence riesce ad essere credibile pur nella sua piattezza; Xavier, Bestia e Havoc servono solo a portare avanti la storia, così come il personaggio della McTaggaert, che ritorna da "First Class". Quicksilver torna come comprimario vero e proprio ed anche qui ruba la scena a tutto e a tutti, ma questa volta la sequenza "di velocità" che lo vede protagonista è talmente sopra le righe da far intuire come l'unico motivo della sua esistenza sia quello di far gasare lo spettatore ridandogli ciò che aveva amato nel precedente film.
In un mare di piattume caratteriale, l'unica eccezione è data dal Magneto di Fassbender, che risulta credibile nelle sue scelte e riesce ad essere empatico grazie al talento del suo interprete.






Dei nuovi arrivati, nonostante gli sforzi, solo Storm riesce ad avere un arco completo, mentre Ciclope, Jean Grey e Nightcrawler, per quanto simpatici, sono anch'essi creati unicamente per essere al servizio della storia.
In genere, si ha la sensazione, guardando al lavoro svolto in sede di scrittura, che la sceneggiatura portata in scena sia solo una bozza scritta in fretta in furia, dove gli autori hanno tirato su alla bene e meglio una storiuccia pretestuosa che gli permettesse di portare in scena il maggior numero di personaggi possibili. Superficialità che per fortuna non si accompagna al ridicolo visto in altri exploit cinefumettistici (su tutti "X-Men: Le Origini- Wolverine"), ma che finisce lo stesso per azzoppare il film.







Superficialità che appare del tutto insostenibile quando si sposta nella messa in scena; a parte la pigrizia nel dare la giusta statura al cattivone, si è spiazzati nel vedere le sequenze finali in esterni ricostruite in uno studio con una fotografia talmente fasulla da farle sembrare uscite da un prodotto televisivo degli anni '90; effetto B-Movie involontario che fa tornare alla mente il primo "X-Men" (2000), il quale almeno ha la scusante di essere stato prodotto 16 anni prima, con un budget molto più basso ed in un periodo nel quale il filone supereroistico non era ancora l'ossessione dei grossi studios.






Il responsabile di tutti questi incredibili e stupidi difetti, in fin dei conti, è Singer; dopo 16 anni di carriera dedicata quasi esclusivamente al cinema commerciale è chiaro come per lui i personaggi nati su carta non possono avere una dignità effettiva su schermo, devono continuare ad essere delle figurine subordinate al divertimento del pubblico e del loro autore; non c'è la volontà di dar loro una vera valenza drammaturgica che non sia puramente circostanziale, né quella di creare una narrazione complessa che possa svilupparne a dovere le potenzialità; tutti difetti ravvisabili anche nei suoi precedenti film sugli uomini X o in "Superman Returns" (2006).
In compenso, per dare un tono falsamente adulto al suo lavoro, decide di infarcirlo con una violenza troppo esplicita per quello che è in fin dei conti un film per ragazzini; oltre che togliendo ogni nota di colore dai costumi, alla faccia di quanto dimostrato da Matthew Vaughn in "First Class" e Tim Miller in "Deadpool".






Tanto che alla fine della proiezione, sono tre gli elementi a restare saldati nella mente, tutti collaterali al film in sé; la prima è la visione di Jennifer Lawrence nell'abito viola con quale entra in scena; la seconda è invece Olivia Munn nei panni fin troppo succinti del suo alter ego; la terza è l'apparizione di Hugh Jackman nei panni di Wolverine, in una rievocazione di "Arma X" che rende finalmente dignità alle origini cupe del personaggio e al capolavoro a fumetti che fu.
Tre corpi, tre immagini che riescono ad esaltare solo grazie ai propri interpreti. Non grazie a Singer o Kinberg.

Nessun commento:

Posta un commento