mercoledì 3 agosto 2016

Batman: The Killing Joke

di Sam Liu.

con le voci di: Kevin Conroy, Mark Hamill, Tara Strong, Ray Wise, John DiMaggio, Robin Atkin Downes, Brian Jones.

Animazione/Azione/Drammatico/Noir

Usa 2016















---CONTIENE SPOILER---


E' possibile che la stagione cinematografica del 2016 verrà ricordata, tra le altre cose, per le assurde e pretestuose polemiche sulla misoginia. E' successo con il "caso" del remake di "Ghostbusters", così come con l'adattamento del capolavoro "The Killing Joke" diretto da Sam Liu per la acclamata linea di lungometraggi straight-to-video della Warner Animation.
Film che, già da solo, ha fatto parlare di sé non appena venne annunciato. Per la trasposizione di uno dei massimi capolavori del fumetto mainstream americano, la Warner non ha badato a spese, investendo ben 3 milioni e mezzo di dollari, affidando la regia all'autore di "Batman: Year One" (2011), garantendo un rating R al posto del solito PG-13 per assicurare la massima libertà possibile agli autori, riunendo le voci storiche di Batman e del Joker, le superstar del doppiaggio Kevin Conroy e Mark Hamill; ma sopratutto affidando la sceneggiatura a Brian Azzarello, a cui è spettato l'arduo compito di espandere le 45 pagine del fumetto originale per raggiungere i 75 minuti di durata.
Alla luce del risultato, è stato facile gridare allo scandalo dagli spalti di quel ComicCon dove è avvenuta l'anteprima mondiale, con i soliti cori femminazisti che gridavano vendetta per quella Batgirl troppo vittimizzata, troppo legata al suo mentore, troppo donna nel lasciarsi abbandonare all'attrazione verso una figura maschile definitiva.
Troppo facile, sopratutto se si pensa come le polemiche sulla misoginia campate in aria non sono mancate nemmeno quando l'originale lavoro di Alan Moore uscì nelle edicole di tutto il mondo.




Era il 1988 quando Moore decise di dedicarsi ad un progetto strano, lontano da quello che era, all'epoca, il suo modo di intendere il supereroe. Una visione personale dello scontro tra le due nemesi più celebri e riuscite della carta stampata: Batman, l'incorruttibile Cavaliere Oscuro, ed il Joker, il Clown Principe del Crimine. Due personaggi che nelle mani Moore passano dall'essere speculari e complementari a due semplici "facce della stessa medaglia".
Laddove Batman ha deciso di intraprendere la lotta al crimine a seguito del trauma per la morte dei genitori, il Joker, le cui origini vengono per la prima volta immaginate dal grande artista inglese, supera le soglie della pazzia a seguito della morte della moglie e del figlio che portava in grembo, sue uniche vere ragioni di vita. Laddove Batman si vede perennemente costretto a restare fedele al suo codice d'onore e alla legge che in parte è costretto ad infrangere, il Joker ha superato la barriera delle convenzioni per scoprire la futilità effettiva (o presunta tale) delle regole. A dividerli è una linea sottilissima, quasi inesistente, giusto una visione diversa solo in parte di quella realtà che ha forgiato indissolubilmente la loro follia. Poichè anche l'ossessione giustizialista del Cavaliere Oscuro, come già sottolineava in quegli anni Frank Miller, altro non è che una sublimazione di una totale crisi interiore, nervosa ed umana.
Lo "scherzo crudele" è quello della vita, l'assurdità di un'unica "cattiva giornata" che rivela tutto l'orrore latente nella realtà, tutta l'assurdità della vita con una ferocia mortale. Tanto che alla fine, in quello che può essere davvero visto come l'ultimo scontro tra i due poli, ai due nemici non resta che ridere assieme, ognuno arroccato dietro le proprie convinzioni, eppure mai così vicini nel comprendersi, nel comprendere la vacuità del vero e l'indiscutibile necessità che quel sistema di valori tanto detestato rappresenta.




L'influenza della visione di Moore, neanche a dirlo, è stata essenziale anche (forse sopratutto) negli adattamenti per il Grande Schermo dei personaggi. Le origini del Joker nel "Batman" (1989) di Tim Burton vengono riprese in parte proprio da "The Killing Joke", sebbene ammorbidite nella loro carica dissacratoria. Mentre la caratterizzazione del Joker di "The Dark Knight" (2008) è un'iperbole di quella del fumetto, dove la coscienza dell'assurdo diviene spirito anarchico folle e al contempo inquietantemente lucido.
La trasposizione ufficiale della storia non può certo vantare la complessità del Batman di Nolan o il fascino di quello di Burton, soffre sicuramente di una regia priva di fantasia, troppo ancorata alle bellissime tavole di Brian Bolland, usate praticamente come storyboard in modo simile a quanto fatto da Zack Snyder nel suo "Watchmen" (2009). Ma la scrittura di Azzarello riesce a convincere, sopratutto nella prima mezz'ora, la cosidetta "parte inedita" che prelude alla trasposizione vera e propria.




Mezz'ora che si adagia sul punto di vista, inedito, di Barbara Gordon/Batgirl. Proprio lei, la vittima sacrificale dello scherzo omicida, la donna la cui vita viene spezzata dall'azione di un folle "che ha una teoria da dimostrare", usata poi come mezzo per causare la pazzia del padre. Lei, quel corpo sanguinante e nudo, dolorante e ferito nell'orgoglio prima ancora che nel corpo, la cui visione ha scioccato milioni di lettori. Causando anche le prime sterili polemiche: era impensabile usare un personaggio femminile solo per farlo a pezzi in poche vignette. Era scandaloso l'aver spezzato la schiena di quella eroina che rappresentava al contempo un modello per le ragazzine ed un sogno erotico per i ragazzini. Era oltraggioso mostrarne il corpo, tabù ultimo già negli anni '80, tanto che tutt'oggi si cerca in tutti i modi di far credere ad uno stupro subito dal personaggio, pur quando la psicologia e la caratterizzazione del Joker non contemplano minimamente la sottomissione sessuale.
Ed è scandaloso, nel 2016, mostrare un'eroina fragile, che non riesce a fuggire dall'ombra del maschio alfa, arrivando persino a consumare con lo stesso un appassionato rapporto sessuale (pur lasciato fuori campo).






E' scandaloso perchè la società americana ha davvero raggiunto il fondo. Anni di razzismo e vera misoginia (basti vedere la rappresentazione della donna data in "Sex & City" e "Baywatch"  serial tra i più seguiti ed apprezzati di sempre, o nella miriade di programmi televisivi o blockbuster estivi con donne oggetto che tutt'oggi furoreggiano al di là dell'oceano, ma che stranamente non vengono mai davvero tacciati di nulla) e conformismo imposto con la forza hanno plasmato una visione manichea ed idiota di come la donna dovrebbe essere rappresentata. Una donna che deve essere sempre e comunque forte. Una donna che non deve avere bisogno di nessun tipo di aiuto. Una donna che depreca il sesso. Una donna che depreca il maschio. Una donna che, inutile negarlo, non può esistere. Non in quanto donna, ma in quanto persona.
Un modello del genere è impraticabile perché fuori da ogni logica possibile ed immaginabile e lontano anni luce dalla realtà. Il risultato di un tale trattamento sarebbe quello apparso nel coevo remake di "Ghostbusters": una donna forzatamente intelligente, ma anche vagamente stupida, giusto per permettere alle spettatrici di identificarsi nei pregi come nei difetti. Una donna che riesce ad emergere solo perchè posta in un contesto misandrico, dove tutti i maschi sono idioti e inetti. Una donna i cui difetti sono basici, inesistenti o comunque vezzeggiati sino all'idealizzazione di una figura davvero fuori da ogni canone.
Visione che è frutto di fantasie talmente infantili da essere davvero misogine, perché privano la donna di una componente essenziale, ossia il vero e verosimile difetto. Non il difetto indissolubile di appartenere al sesso femminile, di fatto inesistente, ma il difetto intrinseco ad ogni essere umano, quella forma di fragilità che rende un personaggio davvero tridimensionale e non un clichè, un luogo comune o una parodia.





Di fatto, quello che Azzarello ha compiuto con Batgirl altro non è se non prendere un personaggio bidimensionale e dargli una forma di tridimensionalità. La supereroina tutta curve e sorrisi è divenuta una persona insicura, la cui insicurezza deriva da un complesso di inferiorità verso un modello irraggiungibile, perché appunto idealizzato. Un uomo che non ha più un grammo di umanità in corpo e che per questo non è più una persona. Batgirl, d'altro canto, nell'arco creato dall'autore, è una ragazza che riesce a schivare quell'abisso (il pestaggio di Francesco) salvando la propria umanità abbandonando il suo alter ego. Così come l'atto di unione verso quell'uomo non è sottomissione al modello maschio, ma semplice richiesta d'aiuto: un grido lanciato a quella figura di riferimento così importante, eppure distante. Non il grido di una donna inetta o debole, ma di una persona sola.
La tenacia di Batgirl, la sua forza e determinazione non vengono negate: la donna qui ritratta non è la fanciulla in pericolo o la semplice vittima designata di una società patriarcale, ma una creatura che riesce comunque a superare i suoi limiti personali e ad affermarsi. Non per nulla, alla fine della prima parte è lei che sconfigge il villain e salva persino la vita a quel maschio alfa che tanto la ossessiona.
Batgirl, in definitiva, non è ritratta come una donna con difetti da donna, ma come una persona con i difetti propri di qualsiasi persona. Per questo la galleria degli orrori che è chiamata ad attraversare riesce ad essere ancora più dolorosa. Per questo quel colpo di pistola infertole al ventre riesce davvero a far male anche a chi la osserva.
Ma per le femminaziste e i conformisti del politically correct è troppo: non si possono avere personaggi con dubbi esistenziali ed umani, personaggi che sbagliano e sanguinano. Non quando hanno anche una vagina. E questa è la vera misoginia: la misoginia sottile e stupida di un gruppo di ipocriti convinti di essere nel giusto.






Nei 45 minuti finali il tocco di Azzarello, per forza di cose, scompare. Con l'arrivo ad Arkham, la scoperta dell'impostore e l'entrata in scena del Folle Principe della Risata, "Batman: The Killing Joke" diviene la trasposizione letterale della sua controparte cartacea. La genialità della scrittura di Moore trasuda da ogni fotogramma, sopratutto grazie alla performance di Mark Hamill, che crea un Joker folle eppure immensamente empatico. La violenza e la cattiveria dell'albo fanno capolino sovente e non sono ammorbidite: il rating R permette davvero agli autori di restituire perfettamente l'atmosfera cupa dell'opera senza estremizzarla inutilmente.




Tanto che, polemiche a parte, "Batman: The Killing Joke" può essere visto ed apprezzato perfettamente anche da chi non ha letto il fumetto. L'uso dei dialoghi originali, talvolta didascalico, garantisce tuttavia un'ottima immersione nella visione di Moore e il lavoro svolto dai doppiatori accresce lo spettacolo. Non un capolavoro: un adattamento ancora più libero avrebbe giovato ulteriormente ai personaggi, sopratutto a quello di Batman. Ma una trasposizione lo stesso riuscita e godibile.




EXTRA

Anche su carta, le polemiche accompagnano sovente il personaggio di Batgirl.

Giusto un anno fa usciva in america il numero del n° 41 della sua serie in solitario, nella quale la Ragazza Pipistrello si confrontava con il Clown Principe del Crimine per la prima volta dopo aver ripreso il mantello giallo. La copertina originale, disegnata da Rafael Albuquerque, è stata oggetto di numerose polemiche, tanto che la DC ha, alla fine, deciso di censurarla:


Il character design del Joker era quello di "The Killing Joke" e ,secondo le associazioni femministe, la posa dei personaggi implicava il fatto che tra i due vi fosse stato un rapporto sessuale non consenziente. Polemiche, come al solito, campate in aria e basate più su una forma di sessuofobia che sull'effettiva difesa dell'intangibilità della figura femminile.

Per la par condicio, non sono mancate nemmeno polemiche relative all'inclusione di un villain omosessuale: Dagger Type, maschio che si traveste con un costume che imita la gimmick della Ragazza Pipistrello con pailette e strasse.



Secondo i detrattori, il personaggio sfoggerebbe caratteristiche omofobe e lesive della dignità di molti membri della comunità LGBT.
Forse, più semplicemente, ancora non si riesce ad assimilare il fatto che l'uguaglianza effettiva passa anche da queste piccole cose e che ritrarre un personaggio omosessuale o transex nei panni di un villain non è per forza un veicolo per offendere.


"Batman: The Killing Joke" è stato il secondo film d'animazione concepito per il mercato home video ad essere proiettato anche nei cinema americani. Il primo fu "Batman: La Maschera del Fantasma" (1993).


Tratto dalla celebre "Batman- The Animated Series", "La Maschera del Fantasma" è stato lo special che ha praticamente inaugurato la longeva tradizione delle trasposizione Warner Animation tratte da fumetti della DC Comics. Negli ultimi anni ha persino raggiunto lo status di film di culto, grazie alle splendide animazioni, alle musiche di Shirley Walker basate sulle partiture originali di Danny Elfman, ma sopratutto grazie ad una storia originale ed intelligente, che portava per la prima volta su schermo le origini del Cavaliere Oscuro.

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