lunedì 23 maggio 2022

La Vita Nascosta- Hidden Life

di Terrence Malick.

con: August Diehl, Valerie Pachner, Maria Simon, Karin Neuhäuser, Tobias Moretti, Ulrich Matthes, Bruno Ganz, Michael Nyqvist.

Drammatico/Storico

Germania/Usa 2019













E' stato davvero un peccato non poter guardare sul grande schermo "A Hidden Life". Malick, come sempre, non delude le aspettative e crea un'esperienza visiva evocativa che avrebbe davvero giovato del passaggio al cinema. Purtroppo, causa pandemia, ci si è dovuti accontentare di una visione in streaming, esclusiva Disney+ con tanto di doppiaggio posticcio, che di certo non permette di godere appieno della potenza visiva dell'opera.
Al di là della conferma del talento visivo del suo autore, "A Hidden Life" è anche una pellicola in un certo senso anomala nella filmografia di Malick, la prima ad avere uno script vero e proprio dai tempi de "I Giorni del Cielo" e sempre la prima ad avere una struttura lineare dopo "The New World".
Script come scheletro narrativo, struttura interna che non ingabbia la creatività del grande regista, la quale anzi risalta ancora forte grazie ad una messa in scena del tutto anticonvenzionale, come al suo solito, dove la narrazione viene frammentata in sede di messa in scena e poi ricreata in montaggio, dando un senso di libertà unico.



L'ultimo exploit di Malick è però in primis un film di grande rigore morale, che parte da un misconosciuto caso di disobbedienza civile per creare un discorso universale sullo scontro tra bene e male, individuale e collettivo, nonché sul martirio, il sacrificio del singolo per salvare una comunità.
La storia è quella di Franz Jägerstätter, contadino del piccolissimo villaggio austriaco di St.Radegund, il quale, durante la Seconda Guerra Mondiale, rifiuta di prestare giuramento dal partito Nazista e per questo trova l'ostilità non solo delle autorità, ma anche dei suoi concittadini.




Jägerstätter come figura cristologica, uomo contro un sistema in cui non crede, nel quale rivede un male assoluto pronto a divorare il mondo. Da cui la dissidenza vista come viatico per la salvezza dell'anima, ma anche come esempio, non tanto effettivo, quanto simbolico; dinanzi alla violenza e allo scherno, sa benissimo di non fare alcuna differenza, eppure crede fermamente nelle sue azioni. Da cui la dicotomia tra il luogo in cui risiede ed il resto del mondo. 




Radegund viene dapprima visto come un luogo fuori dal mondo, un posto "oltre le nuvole", fuori dal tempo e dallo spazio, solo per poi divenire un microcosmo che rispecchia le tensioni sociali nel resto del centro Europa. Il fanatismo bieco e l'intolleranza becera divengono elementi essenziali nella vita dei contadini del piccolo borgo e il dissenso diventa così un imperativo morale e religioso. Da cui la diffidenza con l'autorità religiosa, l'affondo alla storica ambiguità della Chiesa verso il III Reich ed i suoi orrori, ma anche la paranoia che attanagli le figure ecclesiastiche, strette tra il dovere spirituale e la paura delle conseguenze.




La natura, al solito, è un'osservatrice stoica. Una natura meno selvaggia, ammansita  in parte dall'uomo, divenuta suo sostentamento, ma ora come non mai nesso tra l'individuo e l'infito, tra l'uomo e il Dio che osserva e tace, un infinito tanto imponente quanto silenzioso, che osserva tutti senza giudicare e la cui inerzia è talvolta insostenibile.



Lo stile di Malick è al solito ammaliante. Nonostante la sceneggiatura fatta e finita, struttura lo stesso la narrazione come un flusso di coscienza dove immagini e parole si mischiano sino a diventare un tutt'uno. Un uso più marcato dei grandangoli porta ad una profondità ancora maggiore, regalando una sensazione di grandezza al solito unica.
"A Hidden Life" è così più che altro una conferma del talento del suo autore, un'opera al contempo poetica e rigorosa, una storia di impegno che merita di essere riscoperta e apprezata.

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