sabato 7 marzo 2020

Demoniaca

The Dust Devil

di Richard Stanley.

con: Robert Burke, Chelsea Field, Zakes Mokae, John Matshikiza, Rufus Swart, William Hootkins.

Horror/Fantastico

Sud Africa, Inghilterra 1992














Una storia desolante, quella di Richard Stanley e dei compromessi che ha dovuto subire durante la sua carriera; compromessi che arrivano già al suo secondo lungometraggio, "The Dust Devil" (distribuito in Italia con lo strano titolo "Deamoniaca", dagli echi argentiani): concepito come un road-movie sovrannaturale contaminato da derive splatter e gore, questa seconda fatica del visionario autore sudafricano viene categoricamente seviziata in sala montaggio; la Miramax, impegnata nella produzione e distribuzione della pellicola, taglia consistenti passaggi e intere sequenze horror per evitare un visto censura troppo elevato; questo dopo essersi già ingerita durante le riprese, chiedendo al regista di fare un film simile a "Il Silenzio degli Innocenti", per cercare di venderlo come un thriller-horror d'autore.




La visione di Stanley, influenzata dalle leggende del Sud Africa e da un sogno che lo aveva letteralmente assalito mentre era ancora al college, viene irrimediabilmente compromessa e la director's cut diverrà disponibile solo anni dopo, per il mercato in Dvd e neanche ovunque (in Europa, al momento, esiste solo un cofanetto Blu-Ray tedesco che contiene la theatrical cut oltre alla versione approvata dall'autore). Eppure, anche al netto del trattamento selvaggio subito, "The Dust Devil" riesce ad essere lo stesso una visione ipnotica e originale, un road-movie horror a dir poco ammaliante.




Difficile fare, comunque, un'analisi obiettiva del film, data la difficoltà nel capire quanto arrivato su schermo sia effettivamente voluto da Stanley; una cosa, tuttavia, sembra sicura: rispetto ad "Hardware", lo stile qui si fa più asciutto e lineare, con un montaggio meno sincopato e più compatto.
Facile, invece, parlare della storia e dell'atmosfera. Tutto parte dalla leggenda di Soo oop wa, uomo che, a causa di una maledizione, diviene il demone della sabbia, condannato a vagare sulla Terra per l'eternità, attirato dalle anime in preda alla disperazione. Con piglio epico, Stanley crea una mitologia affascinante e pone sulle spalle di Robert Burke il non facile compito di dare un volto e movenze credibili all'uomo-demone; e Burke, per fortuna, si rivela perfetto per il ruolo: il demone della sabbia è così un cowboy affascinante, attirato dalla disperazione umana, schiacciato dalla sua stessa maledizione e, al contempo, in cerca di compagnia, carnale o meno, nelle sue vittime. Un demone fin troppo umano nella sua disperata ricerca di potere e sollievo.




Laddove il protagonista risulta ben caratterizzato e affascinante, lo script mostra il fianco nella caratterizzazione dei personaggi secondari, tutti bene o male piatti, a partire dalla protagonista femminile Wendy, una semplice donna in pericolo e in preda ad una forma depressiva che non trova mai catarsi. Va peggio con suo marito Mark, il cui story-arc è puramente riempitivo, ma meglio con il personaggio del poliziotto Ben, la cui sottotrama è strutturata come un classico poliziesco e la cui natura di tutore dell'ordine nero in un paese afflitto dal razzismo permette a Stanley di affrontare, seppur brevemente, il tema dell'Apartheid. Peccato che la sua catarsi, nel cinema abbandonato, risulti monca e impossibile da comprendere.




Gran parte del fascino del film deriva anche dall'ambientazione, quasi inedita, del deserto del Sud Africa e della Namibia; Stanley inquadra i deserti polverosi con piglio visionario, come se fossero un mondo alieno, immergendoli in un'atmosfera mistica e a tratti onirica; da applausi, su tutto, l'uso del teleobiettivo per inquadrare i corpi in lontananza, facendoli assomigliare a figure fuoriuscite da un'altra dimensione, giustapposto al grandangolo per il volto e il corpo del protagonista.



Pur visibilmente monco e privato di alcuni dei suoi elementi caratterizzanti, "The Dust Devil" resta una pellicola affascinante, ammantata da un'atmosfera unica e dalla mitologia originale, seconda e inconfutabile prova del talento dei suo creatore.

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