sabato 31 ottobre 2020

Il Seme della Follia

In the Mouth of Madness

di John Carpenter.

con: Sam Neill, Julie Carmen, Charlton Heston, Jurgen Prochnow, John Glover, Peter Jason, David Warner, Bernie Casey, Wilhelm Von Homburg.

Horror/Fantastico

Usa 1994















---CONTIENE SPOILER---

Trasporre su media visivi le pagine di H.P. Lovecraft non è cosa semplice. Impresa ardua è dare una forma anche solo parzialmente concreta a quell'orrore infinito e strisciante che il grande scrittore descrive in modo volutamente vago, lasciando che sia la mente del lettore a concretizzarlo, facendogli così raggiunge vette di terrore infinito. Eppure con "In the Mouth of Madness", Carpenter dimostra come sia non solo possibile ricreare quell'atmosfera tetra e onirica sul medium visivo per eccellenza, ma anche come sia possibile creare una perfetta trasposizione del Ciclo di Chtulu senza effettivamente trasporre nulla in modo diretto, lasciando che sia quello stesso tipo di orrore, re-immaginato, a farsi incarnazione indiretta, libera eppure incredibilmente fedele all'originale.



Per comprendere la mitologia alla base del film e l'opera di metanarrativa intessuta da Carpenter e dallo sceneggiatore Michael De Luca, bisogna tenere a mente un fatto preciso: nel mondo reale, il Necronomicon non esiste e non è mai esistito. Diverse sono le fonti d'ispirazione alle quali Lovecraft si è rifatto per la sua mitologia, ma nulla di ciò che viene narrato nei suoi racconti è veritiero.
Eppure, la storia del Necronomicon e del mito di Chtulu è in qualche modo riuscita a entrare nel mondo reale quando, nel 1941, l'antiquario newyorkere Philip Duchesne affermava di possedere una copia del Libro dei Morti. Realtà? Fantasia? Non ha importanza. Ciò che importa è che molta gente ha cominciato a credere alla possibile fattualità insita nel mondo fantastico creato dall'autore di Providence, il quale ha così assunto una forma di fisicità che lo ha elevato al pari dei miti ellenici, ossia un racconto irreale divenuto reale grazie alla fede riposta in esso dai lettori.



Il mondo di "In the Mouth of Madness" è idealmente ricalcato su quello di Lovecraft. Lo stesso titolo del film, del libro al centro della sua storia e del film nel film altro non è se non una contrazione di "At the Mountains of Madness", così come il Pickman Hotel è un rimando a "The Pickman Model", mentre la cittadina di Hobb's End, benché rimandi nel nome a quella "Astronave Atomica del Dr.Quatermass" già indirettamente omaggiata in "Il Signore del Male", ben potrebbe essere una controparte di Arkham o Dunwich.
Il punto saliente è però un altro: nel mondo di Carpenter e De Luca è reale solo ciò in cui le persone credono, i miti, i racconti e le leggende acquistano vita propria grazie all'interesse dei lettori, divenendo una sorta di religione "demoniaca" creata da una fede sviluppatasi spontaneamente nel popolo, concetto già esplorato da Clive Barker in "The Forbidden" e che sarà nuovamente applicato alla mitologia lovecraftana da Alan Moore nel capolavoro "Providence".


Per enfatizzare lo scarto tra realtà e invenzione, al centro del racconto troviamo il personaggio di John Trent (interpretato da un Sam Neill che finalmente può dar sfogo al suo istrionismo), uno scettico per antonomasia, investigatore specializzato in frodi assicurative che viene incaricato da un editore di rintracciare Sutter Cane, scrittore/superstar scomparso alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo romanzo
Trent reagisce con sarcasmo a quelle visioni orrorifiche che il protagonista-tipo dei racconti di Lovecraft tende a razionalizzare: per lui la spiegazione è semplice, ogni cosa è una finzione, una montatura creata ad arte per promuovere un prodotto.
Cane, d'altro canto, è il "profeta del male", una sorta di Nyarlathotep della carta stampata, ricalcato non tanto su Lovecraft, quanto su Stephen King, dal quale eredita lo status di Re Mida del horror, ma anche su Robert E.Howard, prigioniero com'è delle sue stesse creazioni.



Le creature che lo perseguitano possono non essere reali: demoni ancestrali al pari degli Antichi? Pure leggende? Non ha importanza, ciò che conta è che la forma scritta e il pensiero dei lettori dà loro sostanza vitale, rendendoli vivi quanto i personaggi principali.
Eppure, sia i demoni che gli umani sono a loro volta i protagonisti di una finzione, di una storia narrata in un libro e in un film. Da qui la natura fittizia di Trent, il suo ruolo "evangelico" nel piano diabolico e di pedina in un gioco più grande di lui. Un gioco narrativo e, soprattutto, metanarrativo, dove tutto è reale perché tutto è finzione, la realtà esiste in quanto esistono un narratore (Carpenter e De Luca) ed uno spettatore, che per 94 minuti crede a ciò che gli viene raccontato.


La messa in scena di Carpenter si fa più visionaria. L'uso dei grandangoli per l'incipit, nel quale il racconto è filtrato tramite la visione distorta di Trent, ormai folle, è un rimando esplicito a quanto fatto da Kubrick in "Arancia Meccanica". Ed è proprio l'incipit a costituire la parte più "stramba" del film, con un John Glover smaccatamente sopra le righe ed un atmosfera folle che sembra aver inghiottito il reale. Tutto è urlato e sopra le righe, persino il tema musicale, al solito composto direttamente dal regista, che si compone di sonorità rock urlate e irresistibili.
Paradossalmente, il racconto nel racconto è più lucido, persino quando si tratta di dar vita agli orrori sepolti sotto la coltre del reale. Tutto il film diviene così un lungo incubo ad occhi aperti, dove l'unica realtà è quella del momento e dove ogni cosa può accadere, in una sovrapposizione tra piani narrativi vorticosa eppure perfetta.



Ultimo capitolo della "Trilogia dell'Apocalisse", iniziata con "La Cosa" e proseguita con "Il Signore del Male", "In the Mouth of Madness" è anche l'ultimo vero capolavoro di Carpenter, l'ultima pellicola in cui il suo genio rifulge a pieno. Seguiranno ottimi exploit di genere ("Fuga da Los Angeles" e "Vampires") e pellicole sotto tono ("Fantasmi da Marte" e "The Ward"), nella filmografia di un cineasta che è riuscito davvero a riscrivere le regole del cinema fantastico sin nelle fondamenta.


EXTRA

Ultima apparizione sul grande schermo per il caratterista e controverso ex pugile Wilhelm Von Homburg, che qui appare nei panni di uno dei cittadini di Hobb's End. Il suo ruolo più famoso resta quello di "Vigo il Carpatico" nel cult "Ghostbusters II".


1 commento:

  1. Il film più Lovecraftiano di sempre, ma anche il più palesemente meta cinematografico del Maestro, potrei rivederlo una volta a settimana senza stancarmi mai ;-) Cheers

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