lunedì 1 marzo 2021

Sinistre Ossessioni

The Passion of Darkly Noon

di Philip Ridley.

con: Brendan Fraser, Ashley Judd, Viggo Mortensen, Grace Zabriskie, Loren Dean, Lou Myers, Kate Harper, Mel Cobb.

Inghilterra, Germania, Belgio 1995
















Negli anni '90, sembrava che Philip Ridley dovesse diventare un celebrato autore di drammi surreali. Il suo stile secco e la predilezione per storie di perdizione prive di speranza lo portarono agli onori delle cronache dapprima con il magnifico "Riflessi sulla Pelle" e in secondo luogo con questo "The Passion of Darkly Noon". Sfortunatamente, questa sua seconda fatica resterà a lungo il suo ultimo film e, ad oggi, dopo l'uscita del suo terzo lungometraggio, "Heartless", può tranquillamente essere considerato come il punto di non ritorno della sua riflessione narrativa ed estetica. Un dramma dirompente sull'attrazione, la frustrazione e il pregiudizio, impreziosito da un buon cast.


Da qualche parte, tra i monti del Nord America, Darkly Noon (Fraser) è un giovane che viene ritrovato a vagare tra i boschi in preda ad uno stato di shock e visibilmente ferito. Di lui si prende cura la bella e emancipata Callie (Ashley Judd), che vive isolata dal mondo nel bel mezzo di una foresta. Tra i due nasce subito una forte attrazione, finché non fa ritorno a casa il di lei compagno Clay (Viggo Mortensen).


Gli immensi campi di grano cedono il posto alle foreste lussureggianti, ma il mondo non è di certo diverso. Come nell'opera precedente, anche il mondo di "Darkly Noon" è un inferno in cui il male dilaga portando via con sé tutto. Il luogo di ritrovo dei personaggi è invece una sorta di purgatorio, un "mondo fuori dal mondo" nel quale sembrano riunirsi i dannati.
Tutti i personaggi sono reduci da una tragedia: Darkly è sopravvissuto a stento al linciaggio perpetrato ai danni della sua comunità di puritani da parte dei "normali"; Callie è anch'essa reduce da un passato misterioso, mentre la sua relazione con Clay ha distrutto la di lui famiglia, con la madre Roxy ancora assetata di vendetta. Su tutto vige una coltre mortifera, con le bare costruite da Clay e Darkly visibilmente a misura di bambino, come se l'intero mondo fosse stato colpito da una maledizione che lo 
sta erodendo pian piano.


Allo stesso modo, tutti i personaggi sono erosi dalla passione. Darkly, ovviamente, è quello che ne viene consumato di più. Stretto da un sentimento incontenibile, un'attrazione erotica mai provata prima che si scontra con la sua indole conservatrice, un super-io oramai totalmente assimilato a livello inconscio che lo porta a sublimare il desiderio nell'autoflagellazione, con il cilicio che diviene sfogo e castigo.
In modo uguale e al contempo diverso anche Callie vive la passione in modo totalizzante, senza però tirarsene indietro e, anzi, abbandonandosi ad essa, un ninfa dalla bellezza incredibilmente carnale, che la fa somigliare ad un'ammaliatrice. Il dramma che si è consumato con la famiglia di Clay ben potrebbe essere dovuto ad una violenza o alla seduzione, la storia potrebbe essere sia quella da lei raccontata, sia la versione opposta e complementare narrata da Roxy; il punto non è chi ha ragione, non è importante la valenza benefica o malefica della sua figura, lei è e resterà per tutta la storia l'incarnazione della tentazione. Una tentazione spontanea, che nasce da una visione della vita antitetica a quella, restrittiva e castrante, di chi la osserva.


Da qui un conflitto insanabile: ciò che non deve essere posseduto, deve essere distrutto. E con tale realizzazione, la sanità mentale viene definitivamente ingoiata in un turbine di pazzia. Ridley calca un po' troppo la mano su questo aspetto, tra apparizioni ectoplasmatiche ridondanti e una trasformazione finale che forse vorrebbe essere una versione deviata del castigo di "Apocaplypse Now" ma risulta sin troppo sopra le righe. Ben più riuscito, invece, l'epilogo, dove il fuoco, di nuovo elemento distruttivo per antonomasia, lascia alla fine spazio ad un nuovo ciclo di tragedia, in un cerchio eterno che cinge i personaggi e li costringe a ripetere i medesimi errori e a rivivere costantemente gli stessi orrori.



E la mano un po' troppo pesante è forse l'unico vero difetto di questo secondo exploit. Come regista, Ridley adopera ora un montaggio meno classico, più sincopato e fatto di dettagli espressivi, trovando un suo stile eccessivo e visionario. E "Darkly Noon" rappresenta, alla fin fine, la perfetta continuazione della sua poetica, un racconto sul male che non lascia tregua, né fiato.

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