tag:blogger.com,1999:blog-2794989482799909152024-03-18T22:27:34.642+01:00Cobra Verde Recensioni CinemaRecensioni, approfondimenti, chiacchere varie sulla Settima ArteCobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.comBlogger1217125tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-14546940967643126672024-03-18T08:48:00.000+01:002024-03-18T08:48:24.845+01:00Madame Web<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp1rvRxoaA9X2IW6dOodEyeClVpCoSVEwylHc2Jry2fFQ744i_y3EsxNqQ9sDNCb2T6wQpWyBEATnTbKmdyXXdLTOzVQJU5AWBEigDF2ragZ0ekF3DFU4btCKa_Ue5dwYvWXfH1ASNVYRf_163FdQPJzjaU2s41O8Jkxd9Tcz4Z-JMUr6bSD-B8sXUQyo/s1350/madameweb0.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1350" data-original-width="1080" height="354" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp1rvRxoaA9X2IW6dOodEyeClVpCoSVEwylHc2Jry2fFQ744i_y3EsxNqQ9sDNCb2T6wQpWyBEATnTbKmdyXXdLTOzVQJU5AWBEigDF2ragZ0ekF3DFU4btCKa_Ue5dwYvWXfH1ASNVYRf_163FdQPJzjaU2s41O8Jkxd9Tcz4Z-JMUr6bSD-B8sXUQyo/w283-h354/madameweb0.webp" width="283" /></a></div>di S.J. Clarkson.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Dakota Johnson, Sydeny Sweeney, Isabela Merced, Celeste O'Connor, Tahar Rahim, Emma Roberts, Adam Scott, Mike Epps, Kerry Bishé.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Azione/Fantastico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Canada, Messico 2024</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Aveva davvero senso fare un film su Madame Web?</span></div><div style="text-align: justify;">Le risposte più ovvie sarebbero: "Si, per fare soldi" oppure "No, visto che è un personaggio ai limiti dell'inesistente", ma risponderebbero solo in parte ad un quesito che in realtà ha ben altra risposta.</div><div style="text-align: justify;">In prima approssimazione, si può ben dire che "Madame Web" non ha il minimo motivo di esistere, sia se tiene conto di che razza di film abbia finito per essere, sia e soprattutto se si tiene conto dell'assordante tonfo che, come da copione negli ultimi anni, abbia fatto al botteghino, dimostrando come non abbia senso fare un film sull'Uomo Ragno senza l'Uomo Ragno o un film sulle donne-ragno praticamente senza le donne-ragno (e con buona pace di Isabela Merced, che ha incolpato i soliti fan misogini per non ammettere di aver preso parte ad un'operazione nata morta). Ma il suo vero motivo di inesistenza risiede in primis proprio nel personaggio dal quale prende le mosse.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8Y5rrZmqHejVXdwfQ81vh65E0uS7qBcwmn5tKzYyRRzFtPJp9R-fOTGuygM0Yi0SGIUFkIlml7YbZ4pGAjSdxeWej5kOqLxcVy4P6_GnpGqYlX-qy7vNmLWj6POZ2upqNuuMLV0YjziCGSiNCG8Yyfvqil334BmFdG5pOWHfgaRV1Rf20TWX4keknvQI/s780/madameweb000.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="780" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8Y5rrZmqHejVXdwfQ81vh65E0uS7qBcwmn5tKzYyRRzFtPJp9R-fOTGuygM0Yi0SGIUFkIlml7YbZ4pGAjSdxeWej5kOqLxcVy4P6_GnpGqYlX-qy7vNmLWj6POZ2upqNuuMLV0YjziCGSiNCG8Yyfvqil334BmFdG5pOWHfgaRV1Rf20TWX4keknvQI/w471-h265/madameweb000.jpg" width="471" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Madame Web non è un semplice personaggio di seconda categoria nel roaster Marvel; in realtà non rientra neanche nella terza o nella quarta, di categoria. E', in buona sostanza, una sorta di comparsa di lusso che a partire dal 1980 ha cominciato ad apparire di tanto in tanto sulle testate di Spider-Man senza uno scopo effettivo apparente.</div><div style="text-align: justify;">Nei piani originari degli autori doveva condurre l'Uomo Ragno verso eventi catastrofici ed epici che ne avrebbero cambiato lo status quo, ma tutte le storie a riguardo sono state posticipate fino alla loro effettiva cancellazione. Cassandra Webb è così una mutante ultrasettantenne non-vendente che usa i suoi poteri psichici per predire un futuro che non si avvera, comparendo a caso, pronunciando qualche frase sibillina a Peter Parker per poi tornare nel nulla da cui è emersa. Costruire un intero film su di lei era cosa difficile, per questo la Sony l'ha per prima cosa ringiovanita, dandole le sembianze della sex symbol Dakota Johnson, solo per poi affiancarla ad un intero gruppo di "ragno-persone" in una storia senza né capo, né coda.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe4FWKFSsovMXBmDeYqDQOrg1ObXKl4DUKuvp9U0ibbBDrkSWa3cy3CjB8bwNLYEfStZzX-Q7LRqVgb4i4p1zcKAQpPehWMCAe_LkoV9P3JSX7HYfAjFhvLWuldwyEEpOuaQNWEYHfn1LT9HVGWwT1RU0rOdhJS1LUvlee6ZwXgRRo_UM1qA7mNsQwkm4/s1576/madameweb0000.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1576" data-original-width="1016" height="437" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe4FWKFSsovMXBmDeYqDQOrg1ObXKl4DUKuvp9U0ibbBDrkSWa3cy3CjB8bwNLYEfStZzX-Q7LRqVgb4i4p1zcKAQpPehWMCAe_LkoV9P3JSX7HYfAjFhvLWuldwyEEpOuaQNWEYHfn1LT9HVGWwT1RU0rOdhJS1LUvlee6ZwXgRRo_UM1qA7mNsQwkm4/w282-h437/madameweb0000.webp" width="282" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il viallain è Ezekiel Sims e anche qui ulteriori dubbi sorgono preponenti. Già nelle pagine dei fumetti, anche Sims era una sorta di "aborto semovente" che nelle intenzioni originarie del suo creatore J.Michael Straczinsky avrebbe presagito un futuro cupo per il Tessiragnatele. Sims era infatti una sorta di "Uomo Ragno originario" che aveva avuto i poteri in gioventù e aveva persino vestito il costume di un vigilante aracnide, per poi ritrovarsi, da anziano, a fare da mentore ad un Peter Parker che ora scopre come i suoi poteri non gli siano stati donati per caso, ma per un preciso disegno cosmico e come gli aracnidi mutanti siano in realtà le incarnazioni di spiriti totemici, con Sims ad incarnare una figura semi-paterna a metà strada tra l'archetipo del mentore e l'anti-eroe. Peccato che, come per Madame Web, anche tale storyline sia stata cestinata prima di giungere a piena maturazione, come praticamente tutte quelle che nei primi anni duemila vedevano tutti i supereroi Marvel passare dall'essere persone comuni dotate di superpoteri ad incarnazioni di entità mistiche o mitologiche. </span></div><div style="text-align: justify;">Quanto alle donne-ragno, c'è davvero poco da dire, trattandosi di aggiunte al cast dell'Uomo Ragno nate sull'onda del successo di Jessica Drew, la prima Donna Ragno creata nel 1977 (e apparsa di recente in <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2023/06/spider-man-across-spider-verse.html">"Across the Spider-Verse"</a>), delle quali solo Julia Carpenter ha finito per giocare un ruolo rilevante, facendo praticamente da modello per il mitico costume nero e finendo persino per diventare la seconda madame web circa dieci anni fa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGs3o6PwGNKcsRm9sSA81pxU8gIxbK3CF8EVIiizukixMcYD4cjxC5RN0PP0nrcql8RNVjYD0Tb0d7_9_6mtgJalND2nJOz_3U4a7_64_ofdmTfMHb6U4AvU9vPxKTCIrOS-MOv-Wavf-_hph6ljDTrD4332KhfIqtXuHY9iYL4z7P6UX6Abbkvki3egM/s1920/madameweb00000.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGs3o6PwGNKcsRm9sSA81pxU8gIxbK3CF8EVIiizukixMcYD4cjxC5RN0PP0nrcql8RNVjYD0Tb0d7_9_6mtgJalND2nJOz_3U4a7_64_ofdmTfMHb6U4AvU9vPxKTCIrOS-MOv-Wavf-_hph6ljDTrD4332KhfIqtXuHY9iYL4z7P6UX6Abbkvki3egM/w465-h261/madameweb00000.jpg" width="465" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come creare, quindi, un intero film su di un pugno di personaggi inutili e privi di carisma? Semplice, gli si costruisce attorno la più basilare e derivativa delle storielle d'accatto: Cassandra Webb è la figlia di una ricercatrice che nelle giungle del Perù ha scoperto dei "super-ragni" che garantiscono poteri speciali, tanto da essere venerati da un'intera tribù di "uomini-ragno"; Ezekiel Sims è un suo collega che l'ha uccisa per carpire il potere dei ragni... non si sa perché visto che avrebbe potuto tranquillamente farlo senza macchiarsi di un crimine. Anni dopo, Sims ha una visione del futuro nella quale tre donne-ragno lo uccidono senza apparante motivo e decide di ucciderle in anticipo. Spetta dunque a Cassandra, che ha ereditato il potere della preveggenza ragnesca dalla madre, difenderle e garantire anche la nascita di Peter Parker, ora nel grembo della madre, sorella del suo collega paramedico Ben Parker.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidzl6pXdsocZRDEeFVSyDE6fZuudBEfHuGkWsggVZst7jsShwEJ_WCXECn8UL5lccKQeNtDITFBjfmYIzwAoDR7NFz1wbBoI8w7fq_82o7LLeueC6-S7N_ETGBa9bDeD2zY2TmC8rcF8PcCeq4_Kn3KqgxBPZMDY3shE9gNZsLmBvC0vOvpGtoFc4am5A/s900/madameweb2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="900" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidzl6pXdsocZRDEeFVSyDE6fZuudBEfHuGkWsggVZst7jsShwEJ_WCXECn8UL5lccKQeNtDITFBjfmYIzwAoDR7NFz1wbBoI8w7fq_82o7LLeueC6-S7N_ETGBa9bDeD2zY2TmC8rcF8PcCeq4_Kn3KqgxBPZMDY3shE9gNZsLmBvC0vOvpGtoFc4am5A/w510-h244/madameweb2.png" width="510" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una storia che come da copione è zeppa di incongruenze, buchi e forzature ridicole, oltre al fatto che rasenta il plagio: troppo facile rivederci il palinsesto di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/08/terminator.html">"Terminator"</a>, con Cassandra novella Kyle Reese che deve proteggere una donna che darà alla luce un eroe e un gruppo di ragazzine dal futuro importante da un cattivo virtualmente invincibile che le insegue senza sosta. Perché poi Sims decida di uccidere tutto e tutti quando avrebbe potuto tranquillamente evitare il realizzarsi della visione è un mistero ed è la dimostrazione di come a nessuno interessasse davvero costruire una storia anche solo credibile.</div><div style="text-align: justify;">Credibilità che vacilla incessantemente con il passare dei minuti: non si crede ad un villain che per trovare tre ragazze rapisce un'impiegata della NSA che passa le serate all'opera portando con sé il badge del lavoro, ciò al fine di ottenere acceso ad un anacronistico sistema di riconoscimento facciale usando come campione delle foto estratte praticamente dai suoi sogni (come?), quando avrebbe potuto tranquillamente hackerare un qualsiasi sistema di sorveglianza, in modo sempre fantastico ma decisamente più plausibile. Non si crede ad una Cassandra che si trasforma da paramedico a macchina da guerra nell'arco di qualche ora; non si riesce a credere a tre adolescenti che dopo essere sopravvissute a stento all'attacco di Spider-Terminator ed essersi ritrovate da sole in un bosco, decidono di provarci con dei ragazzi ballando sulle note di Britney Spears; non si crede a quel viaggio in Amazzonia a metà film, con tanto di taxi rubato lasciato tranquillamente all'aeroporto; e non si crede a quel confronto finale dove Cassandra sconfigge TermiSpidey con dei fuochi d'artificio talmente potenti da sfondare i muri in mattone di un magazzino.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMzNPrsIliFL0B3pgksgNzRhiIps1zUvt-xT7HjVaPBDpIpaKyFi4FUWeKgX_PiAd_DwaBEWhzzwSYsfyux5uvsepqwCAW1tbs3FGggB_KyUpIwyTV5tejQWWX_zp74Ma26dh2qEjw_Ex3hXJQWifOftV9L61Fx8LSybmigkeH1N-nGG71f3UnlrW1V9M/s1600/madameweb3.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMzNPrsIliFL0B3pgksgNzRhiIps1zUvt-xT7HjVaPBDpIpaKyFi4FUWeKgX_PiAd_DwaBEWhzzwSYsfyux5uvsepqwCAW1tbs3FGggB_KyUpIwyTV5tejQWWX_zp74Ma26dh2qEjw_Ex3hXJQWifOftV9L61Fx8LSybmigkeH1N-nGG71f3UnlrW1V9M/w460-h259/madameweb3.webp" width="460" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In compenso, si resta sconvolti dalla goffaggine di uno script che deve raccontare una storia semplicissima in modo totalmente lineare sentendo comunque la necessità di ribadirne i medesimi punti ogni 10-15 minuti, in un modo talmente didascalico da sembrare scritto da e concepito per un pubblico di infanti afflitti da sindrome di deficit dell'attenzione. O dal solito inanellarsi di scene ridicole, come quando Cassandra scopre di poter cambiare il futuro salvando la vita ad un piccione o quella terribile scena del baby-shower nella quale confessa ridacchiando di essere orfana e di come sua madre sia morta di parto. O da quei dialoghi che oscillano tra il didascalico e l'oscenamente brutto, con l'apice che si raggiunge quando Cassandra chiede a Ben Parker se gli hanno mai sparato, senza far capire a noi spettatori se tale battuta debba essere ironica o macabra.</div><div style="text-align: justify;">Come sempre, uno script ridicolo è il minimo da aspettarsi in un'operazione del genere. "Madame Web" però va oltre sino a raggiungere un limite di pigrizia ulteriore e praticamente inedito: è un film di supereroi senza i supereroi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu8FyYrRNXOAOelSZ0Rgswq_xUORSnCgC6x8UTyJAT2_Si8wEZBUV4aM2t6YIIzzwzDWu9uwjH7Vdgvco3di7cGODNk8cT4Ad0FIA5QTqToCvMET9EB0jWVMzNqeecrzykBOqjBDzvCSOzVupYXyHBiaFn_bwvN20i5lh8DiIe1bl1lKgezaLt1rakNZs/s670/madameweb1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="377" data-original-width="670" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu8FyYrRNXOAOelSZ0Rgswq_xUORSnCgC6x8UTyJAT2_Si8wEZBUV4aM2t6YIIzzwzDWu9uwjH7Vdgvco3di7cGODNk8cT4Ad0FIA5QTqToCvMET9EB0jWVMzNqeecrzykBOqjBDzvCSOzVupYXyHBiaFn_bwvN20i5lh8DiIe1bl1lKgezaLt1rakNZs/w495-h278/madameweb1.webp" width="495" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">In due ore di film, le donne-ragno appaiono solo nelle visioni. Neanche nel terzo atto, come di solito avviene anche nei peggiori exploit Marvel, vediamo Julia Carpenter (qui ribattezzata Julia Cornwall forse per non ricordare al pubblico l'esistenza di cineasti di ben altro calibro), Anya Corazon e Mattie Franklin nei loro costumi ragneschi, restando sempre agghindate come persone comuni; la conseguenza di questa incredibilmente insensata "scelta artistica" è che tutte le scene d'azione (e di conseguenza tutto il film) mancano di personalità, essendo strutturate come un perenne inseguimento che culmina sempre in Cassandra che fa schiantare un veicolo contro Ezekiel (giusto per rimarcare i debiti di ispirazione con Cameron). </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Quando poi si arriva al "combattimento finale" ambientato sul tetto di un magazzino con una gigantesca insegna rossa che cade a pezzi, la mente non può che correre ad <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/01/highlander-lultimo-immortale.html">"Highlander"</a>, solo con il 100% di product placement in più e senza epica, né stile, ennesima riprova di come la forza di volontà degli autori di trovare qualcosa di anche solo vagamente originale sia assente. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">E a fine film, ci si accorge di come quello a cui si è assistito non è neanche una origin-story, quanto un pilot da 120 milioni di dollari; non per nulla, la regista S.J. Clarkson fino ad ora ha lavorato sempre e solo a progetti televisivi, praticamente mai a lungometraggi cinematografici, dimostrando di non avere la stoffa per portare in scena una storia d'azione o adattare uno script alla narrazione filmica vera e propria; tant'è che il suo stile di messa in scena praticamente non conosce né le establishing shot, né i campi lunghi, con inquadrature perennemente a misura del volto dei personaggi e delle zoomate a caso o le solite trasfocature a rappresentare gli unici virtuosismi, come se davvero stesse portando in scena un prodotto pensato e diretto per lo schermo di uno smartphone.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1xneOiKhlROOMCfL6u7nE2c9blWfmZMEY5NA0ABj7Ad8nhAi4yZbTAsK_0N3q7HimVO8MQ0HFA4RreczcvtSxuc1b9GdqPt_OXi5o2hgsdQXzfmO5xGhkEbb_GwRQvGW6b8y8CTTzVrahaSwzD8hEBxyj8StqMzgfTBNYXTMyZ5VeMT7llcYhagf8WOo/s3840/madameweb5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="3840" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1xneOiKhlROOMCfL6u7nE2c9blWfmZMEY5NA0ABj7Ad8nhAi4yZbTAsK_0N3q7HimVO8MQ0HFA4RreczcvtSxuc1b9GdqPt_OXi5o2hgsdQXzfmO5xGhkEbb_GwRQvGW6b8y8CTTzVrahaSwzD8hEBxyj8StqMzgfTBNYXTMyZ5VeMT7llcYhagf8WOo/w478-h198/madameweb5.jpg" width="478" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E' poi buffo notare come il film sia ambientato nel 2003, per qualche imperscrutabile motivo; non si sa perché non sia ambientato nel presente, non si sa perché non sia ambientato nell'universo di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2018/10/venom.html">Venom</a> o <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2022/04/morbius.html">Morbius</a> (nonostante gli sceneggiatori siano gli stessi di quest'ultimo), men che meno nel MCU vero e proprio. Fatto sta che quando si fa mente locale e ci si ricorda della sciatteria generale, non si può non pensare come un film del genere non possa che essere ambientato in un periodo nel quale il paradigma dei film dei supereroi era costituito da roba come "Daredevil" e "Elektra", due schifezze con le quali questo exploit ha in comune la totale inconsistenza, lo sfregio del ridicolo, la bruttezza generale e l'indole derivativa. Tanto che se c'è qualcosa da salvare in questo disastro, è solo la bellezza delle attrici protagoniste e il loro impegno, purtroppo talmente sprecato da indurre tristezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtzVajOwy4mAVmzX4tppsQMIDTVuFzUoSoQAkVE6_htNtNSgEFK6q1sIdpFXyt5mtHGYkIOlb-5t4RQhztmdLUuNeYanl_2ncZC1HWTQR29VnkgMEu6f_FNXYDtweeyorWOLCCnHb6XMZetQ95hybWSzEO1P4IJ9eub-vH61Li_WS0HDdzjYF54dcL3m4/s1516/madamewerb4.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1002" data-original-width="1516" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtzVajOwy4mAVmzX4tppsQMIDTVuFzUoSoQAkVE6_htNtNSgEFK6q1sIdpFXyt5mtHGYkIOlb-5t4RQhztmdLUuNeYanl_2ncZC1HWTQR29VnkgMEu6f_FNXYDtweeyorWOLCCnHb6XMZetQ95hybWSzEO1P4IJ9eub-vH61Li_WS0HDdzjYF54dcL3m4/w452-h299/madamewerb4.webp" width="452" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si potrebbe così aprire un dibattito su quale sia il peggior film di supereroi visto di recente tra "Madame Web" e <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2024/02/the-marvels.html">"The Marvels"</a>; e se il primo almeno sembra una produzione professionale e non un fan-film fatto in casa, almeno il secondo ha la decenza di portare in scena le eroine del titolo senza vergognarsi di essere ciò che è, né cercando di imitare film migliori (che non siano le parodie di Mel Brooks, ovviamente).</div><div style="text-align: justify;">Valeva quindi la pensa di buttare alle ortiche centinaia di milioni di dollari per un film del genere?</div><div style="text-align: justify;">La risposta è in realtà un categorico si. E la si comprende quando si fa mente locale e ci si ricorda di Amy Pascal, ancora oggi tra i patron della Sony.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb1CaLu4k4xW8gL3EFL_ppmNoDqWJsBP0KD5qIvmJhcSqQSSym2LqyjJ647Y2-6ZJyb1Bw3VfMBtNnqi7yTE5wp0nEyIxpI8jCit6Pljsdyr5ZtMpcSneVW6ylfayzuiQRGUgKQl-pLkmtjUE3YpprEWSXj5RcWOOpIpYZKXcBaDE-MFbMC2-IYlqov1E/s1280/madameweb7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb1CaLu4k4xW8gL3EFL_ppmNoDqWJsBP0KD5qIvmJhcSqQSSym2LqyjJ647Y2-6ZJyb1Bw3VfMBtNnqi7yTE5wp0nEyIxpI8jCit6Pljsdyr5ZtMpcSneVW6ylfayzuiQRGUgKQl-pLkmtjUE3YpprEWSXj5RcWOOpIpYZKXcBaDE-MFbMC2-IYlqov1E/w494-h278/madameweb7.jpg" width="494" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Madame Web" è la coronazione del sogno della Pascal di creare un film di supereroi dove gli eroi sono tutte donne che combattono contro un "patriarca" violento e invidioso dei loro poteri, ossia quel sogno che ha portato alla creazione del <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2016/07/ghostbusters.html">"Ghostbusters" del 2016</a> e che nelle sue intenzioni dovrebbe dare un'adeguata rappresentazione della forza e della caparbietà delle donne all'interno di un blockbuster.</div><div style="text-align: justify;">L'imprint è praticamente quello di quel "Glass Ceiling" che aveva annunciato circa dieci anni fa (con Gwen Stacy come protagonista) e fa ridere se si pensa che alla fine non ha preso parte al progetto, lasciando nelle mani del produttore Lorenzo Di Bonaventura, incaricato di dare piena forma ad un film che dia alle donne i supereroi che dovrebbero rappresentarle.</div><div style="text-align: justify;">Peccato che queste eroine siano dei personaggi di serie Z e che passino l'intero film a fuggire anziché combattere, che non abbiano veri superpoteri e che non le si è graziate né di un look adeguato, tantomeno di un film che ne mettesse davvero in risalto la forza o che avesse anche solo una propria personalità, nascendo come costola di una serie di film su di un supereroe maschio ed essendo sviluppata come un coacervo di influenze altrui. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5fYDciFYCrTB8bcq4_i_DzisEsfP-VqEaLKJSOvUM5FULaGxebzPH20NmZMAyYrPv3qGFl5AFmR7i-xRL-k844ddtNF9cpVxkolGvKgmnobnzw2dDVTVXMC_N5ZAOk3NwYPkMFALS7mlhIaR175_Sd5z6tkHjEPvqSKB9j9bDSGlBSxZRu7x88Hzqysw/s1000/madameweb99.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5fYDciFYCrTB8bcq4_i_DzisEsfP-VqEaLKJSOvUM5FULaGxebzPH20NmZMAyYrPv3qGFl5AFmR7i-xRL-k844ddtNF9cpVxkolGvKgmnobnzw2dDVTVXMC_N5ZAOk3NwYPkMFALS7mlhIaR175_Sd5z6tkHjEPvqSKB9j9bDSGlBSxZRu7x88Hzqysw/w507-h285/madameweb99.webp" width="507" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Il concept della Pascal, pur interessante in teoria, viene sviluppato malamente; ma non bisogna neanche dare la colpa a Di Bonaventura e forse neanche alla Clarkson, visto che la Pascal stessa ha comunque dato alla luce diversi exploit di pessimo livello: anche se avesse curato in prima persona la produzione, non è detto che "Madame Web" sarebbe stato poi tanto diverso.</div><div style="text-align: justify;">E per dovere di cronaca, va sottolineato come il film sia comunque stato scritto e diretto da una donna, in ossequio al falso luogo comune secondo il quale "solo le donne possono creare personaggi femminili"; ma se per la Clarkson questo è "female empowerment", allora vuol dire che non è una vera femminista, solo l'ennesimo colletto bianco di Hollywood privo di talento che predica bene e razzola malissimo. E se si tiene conto di come i prodotti supereroistici fatti da donne e pensati per le donne alla Marvel siano questo, "The Marvels", "Echo" e "She-Hulk- Attorney at Law" e di come, invece, tutti i migliori personaggi d'azione di sesso femminile dell'intera storia del cinema siano stati concepiti da autori maschi, allora non si può non credere come ad Hollywood forse sono le donne ad essere davvero misogine.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-24964876038391857442024-03-15T08:31:00.001+01:002024-03-15T08:31:28.400+01:00Salvatore Giuliano<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQAhkPgsNoJ4p7z7kEpo8jwVmmsgd0XPMGJRynPuEEdLcnIqt6TnkfEBP6zNwCcylwKi1SH0v8kma0GpbirRcY1ze9-kKfZAjTEMiVtFmcOX_GkS6uIOqidrUYkepi_2tieFNsXQ-aanE7p4Zwz4WZj9m_nlL_eTmnfIeVDD_OQiAGjGl0Yuv2LPL05nc/s665/salvatoregiuliano0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="665" data-original-width="450" height="411" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQAhkPgsNoJ4p7z7kEpo8jwVmmsgd0XPMGJRynPuEEdLcnIqt6TnkfEBP6zNwCcylwKi1SH0v8kma0GpbirRcY1ze9-kKfZAjTEMiVtFmcOX_GkS6uIOqidrUYkepi_2tieFNsXQ-aanE7p4Zwz4WZj9m_nlL_eTmnfIeVDD_OQiAGjGl0Yuv2LPL05nc/w279-h411/salvatoregiuliano0.jpg" width="279" /></a></div>di Francesco Rosi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Frank Wolff, Salvo Randone, Pietro Cammarata, Max Cartier, Nando Cicero, Cosimo Torino, Carmelo Oliviero, Renato Pinciroli, Francesco Rosi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Storico/Inchiesta</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Italia 1962</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 5 Luglio 1950, il corpo esanime del bandito Salvatore Giuliano viene ritrovato nel cortile di un'abitazione privata in Castelvetrano. E' questo l'epilogo di una storia controversa e sanguinosa, della quale molti dettagli risultano ancora oggi oscuri e sulla quale è sempre stata avvertita l'ombra di Cosa Nostra, oltre che degli ambienti più meschini della Democrazia Cristiana. </div><div style="text-align: justify;">Quello che si può dire della storia di Giuliano con certezza, è che, culminata come fu con la strage di Portella della Ginestra il 1 Maggio 1947, ha rappresentato il perfetto battesimo di sangue della Repubblica Italiana e di quella Prima Repubblica a guida DC nella quale le stragi di cittadini innocenti e la violenza esasperata saranno elementi caratterizzanti; e che la sua morte ha rappresentato il primo mistero di una storia italiana che farà di arcani, menzogne e sangue i suoi tratti essenziali.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi85IIggONGHFJHroHJXSPHRYjjV7u62liPjDtWfsv0xyZqK0GZPuoex5VBrVHbyz64If4l228lVxGZ2jyqL6u8uTqUc1dL5Bl6A0VYayld2gRTAsgr7Wcs4b-TQpJ_OoSWdd7nbI0NHRk_YdJZBVYZiMD8-ZOgwHeQrqbC9f0Y5YJt1MP0jtXXawFc1oE/s660/salvatoregiuliano00.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="344" data-original-width="660" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi85IIggONGHFJHroHJXSPHRYjjV7u62liPjDtWfsv0xyZqK0GZPuoex5VBrVHbyz64If4l228lVxGZ2jyqL6u8uTqUc1dL5Bl6A0VYayld2gRTAsgr7Wcs4b-TQpJ_OoSWdd7nbI0NHRk_YdJZBVYZiMD8-ZOgwHeQrqbC9f0Y5YJt1MP0jtXXawFc1oE/w486-h254/salvatoregiuliano00.jpeg" width="486" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una storia che inizia durante la Seconda Guerra Mondiale. Nato in una famiglia di contadini e anch'egli dedito all'agricoltura, Giuliano avvia la propria carriera criminale appena ventenne, contrabbandando alimenti del mercato nero. Dopo essere fuggito da un posto di blocco e aver freddato un carabiniere nel 1943, organizza il nucleo di quella che diventerà la "Banda Giuliano", della quale elemento di punta è il sodale Gaspare Pisciotta, che negli anni successivi si rivelerà elemento chiave delle vicende. </div><div style="text-align: justify;">Durante la guerra, la banda di Giuliano si occupa di sequestri e estorsioni per conto di Cosa Nostra in danno della popolazione, tanto che persino Tommaso Buscetta, anni dopo, lo inquadrerà come membro dell'associazione mafiosa.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, è dopo la fine della guerra che la sua figura inizia a diventare più di quella di un semplice mafioso. Giuliano si avvicina infatti al Movimento Indipendentista Siciliano e ne diventa il braccio armato, inscenando vere e proprie azioni di guerriglia contro lo Stato, che si sostanziano in attacchi aperti contro le stazioni dei carabinieri sparse per la Sicilia. </div><div style="text-align: justify;">Dopo la fine dell'esperienza separatista, Giuliano viene acclamato come un eroe del popolo da parte della popolazione siciliana, per il suo essersi scontrato contro una classe politica percepita come ostile, e le sue gesta vengono caricate di un'aura mitica, nonostante siano sempre rivolte all'illegalità spicciola; anche perché, nelle sue parole, l'azione brigantesca era sempre rivolta all'emancipazione del popolo siciliano.</div><div style="text-align: justify;">Dopo la strage di Portella della Ginestra, ai danni della popolazione contadina che sfilava per la Festa del Lavoro, la Banda Giuliano devasta anche le sedi del PCI sparse per la Sicilia, mettendosi così contro sia le autorità che parte di quella popolazione che, a parole, sosteneva.</div><div style="text-align: justify;">Poco prima della sua morte, Giuliano, in una serie di interviste rilasciate ai giornalisti che si recavano sui monti nei quali viveva alla macchia, attestava la sua vicinanza agli ambienti conservatori, in particolare della Democrazia Cristiana, prima ancora che con i separatisti e i movimenti sovversivi dei primi anni della Repubblica. La sua morte, di fatto, arriva all'improvviso e ha tutti i connotati di un'esecuzione adoperata sia per buttare via uno strumento oramai inutile, sia per obliare quelle scomode verità da lui conosciute.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtArWFlIPfRJCfTFvxiXv1mARPwu105KeoXwBDd_ElgQgWZ34PMHAcaXWZHAsdsZh5zGvxec4ve17Rfd3SYdNOxpvFOFkFDE72OlQ5zKWepQpSZNVP7nok6FXUlycbsSx23e6QgMczGOYtR271WxH9xpncMO4RcaGqaLTNl1vbyrIfEtlY1Ua8MUkNlhc/s807/salvatoregiuliano3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="454" data-original-width="807" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtArWFlIPfRJCfTFvxiXv1mARPwu105KeoXwBDd_ElgQgWZ34PMHAcaXWZHAsdsZh5zGvxec4ve17Rfd3SYdNOxpvFOFkFDE72OlQ5zKWepQpSZNVP7nok6FXUlycbsSx23e6QgMczGOYtR271WxH9xpncMO4RcaGqaLTNl1vbyrIfEtlY1Ua8MUkNlhc/w470-h264/salvatoregiuliano3.jpg" width="470" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Nel 1960 circa, Francesco Rosi inizia la lavorazione di un film su Giuliano, la sua storia e le implicazioni sociali e morali che la connotano. Di concerto con la sceneggiatrice Suso Cecco D'Amico, sviluppa un primo script definibile come "convenzionale", con Giuliano al centro della vicenda ed una costruzione drammaturgica del tutto classica. Tutto questo avviene a porte chiuse negli uffici di Roma ed è proprio a causa di questa lontananza fisica dai luoghi in cui il bandito ha vissuto che Rosi sente la necessità di recarsi in Sicilia, anche solo al fine di collegare il suo personaggio lì dove le riprese dovrebbero avvenire.</span></div><div style="text-align: justify;">Giunto a Montelepre, inizia a raccogliere tutta una serie di testimonianze dei cittadini del luogo, ove il nome del bandito risuona ancora forte dieci anni dopo la sua scomparsa. Contemporaneamente, la D'Amico, assieme ad un ispettore di produzione, inizia a spulciare i fascicoli dei processi ai membri della banda e a Pisciotta, ritrovando tonnellate di incarti presso il Tribunale di Viterbo contenenti le relative testimonianze. Il numero di aneddoti è talmente alto e talvolta talmente dettagliato, così come le deposizioni sono chilometriche e così dense di dettagli inquietanti, che Rosi e la d'Amico decidono di optare per una forma narrativa più libera, meno vincolata alla costruzione classica e lineare degli eventi. Una forma che finisce praticamente per ibridare la canonica narrazione documentaristica con la messa in scena propria della fiction: nasce il film d'inchiesta, che unisce i due registri per crearne un terzo, dotato della verosimiglianza del primo e della forza drammatica del secondo.</div><div style="text-align: justify;">"Salvatore Giuliano" potrebbe così essere applaudito solo per questa intuizione che finirà per cambiare il volto di tanto cinema impegnato e non. Ma la sua importanza e la sua bellezza sono ulteriori e attengono tanto alla forma filmica quanto al contenuto civile di tutta l'opera.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEielfyfamou8n_dPnm6-sdbpBvVPvVrkvvts0ohpKyMYwhDJMsy-qn8iZy06R77aWK6A9JRSAobZQt88WJrZJwmhEuz7JoQEFYX6xLBjG27uaU2zRGHwV5Pm7g4pMns3z8NucKrUTCicSiWor-U9finh822OrvlAP-PH8R56AXx-1-i3fpOOiN9SJGSNV4/s1280/salvatoregiuliano1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEielfyfamou8n_dPnm6-sdbpBvVPvVrkvvts0ohpKyMYwhDJMsy-qn8iZy06R77aWK6A9JRSAobZQt88WJrZJwmhEuz7JoQEFYX6xLBjG27uaU2zRGHwV5Pm7g4pMns3z8NucKrUTCicSiWor-U9finh822OrvlAP-PH8R56AXx-1-i3fpOOiN9SJGSNV4/w492-h277/salvatoregiuliano1.jpg" width="492" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Rosi parla apertamente di mafia, pronunciando il sostantivo più e più volte con la sua stessa voce narrante. </div><div style="text-align: justify;">Il ritratto che compie in primis del MIS è impietoso, descritto come un gruppo di opportunisti facinorosi che pur ispirati da nobili ideali, non disdegnano la violenza contro gli stessi Siciliani. Ma di più, arriva già in tempi non sospetti a descrivere il rapporto simbiotico tra criminalità organizzata e Stato: i carabinieri inviati in Sicilia per reprimere il banditismo lavorano gomito a gomito con Cosa Nostra una volta che la regione acquisisce l'autonomia, rendendo inutili i movimenti separatisti e vetusti i metodi di Giuliano. Gli ufficiali sono ritratti mentre incontrano i capi mandamento e trattano con gli stessi per la consegna dei membri della banda, come due facce della stessa medaglia, due incarnazioni di un potere che può affermarsi solo con il sotterfugio e il ricatto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJn0UQgjfhNMWfjRiuUgaIRQs-kcsavB-MLqv3clNOOlUbkPL9iiX82O9JaY1b2wLmpWkjGOQhgC43l2F73KoxE2x0aaOVQfk_aT6qboiGA-l3YCff5IsfpkoHFWlcNV0Q4rnKvolQ9z1oNQh8-_zo8zDSnX0AJNpBVIFkwpMBDx4yHwNZPUwgWm02H2E/s1200/salvatoregiuliano6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1200" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJn0UQgjfhNMWfjRiuUgaIRQs-kcsavB-MLqv3clNOOlUbkPL9iiX82O9JaY1b2wLmpWkjGOQhgC43l2F73KoxE2x0aaOVQfk_aT6qboiGA-l3YCff5IsfpkoHFWlcNV0Q4rnKvolQ9z1oNQh8-_zo8zDSnX0AJNpBVIFkwpMBDx4yHwNZPUwgWm02H2E/w511-h291/salvatoregiuliano6.jpg" width="511" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">La storia del bandito e della banda viene scissa in quattro parti, poi sovrapposte in sede di racconto: la collaborazione con il MIS, l'attività di banditismo dopo l'ottenimento dell'autonomia (con la strage di Portella della Ginestra), la morte di Giuliano e il processo a Pisciotta e ai membri della banda, con le clamorose rivelazione fatte durante le udienze.</span></div><div style="text-align: justify;">Rosi non vuole raccontare Giuliano, la sua figura mitologica e i motivi che lo spinsero a continuare l'attività di bandito anche dopo i giorni del MIS. A Rosi interessa fare il punto della situazione, dare uno spaccato credibile di un pezzo di Storia (allora) recente, illustrando le contraddizioni di una regione che da sole rappresentano le contraddizioni dell'intero Paese. E' per questo che in "Salvatore Giuliano" di Giuliano non c'è quasi traccia: appare quasi sempre in campo lungo, spesso di spalle, talvolta viene persino lasciato fuori campo; quando la macchina da presa gli si avvicina, lui è un cadavere, puro oggetto passivo. Perché in questa storia lui è solo un tassello, importante quanto si vuole, ma pur sempre una parte di un tutto più grande, proprio come il vero Giuliano era nella realtà, solo uno strumento in un gioco di potere ben più grande di lui.</div><div style="text-align: justify;">Rosi non formula teorie sulla strage del primo maggio, lascia che siano i personaggi a sollevare i dubbi, recitando gli estratti degli interrogatori; laddove la connivenza tra Stato e mafia viene ritratta esplicitamente, il rapporto tra il bandito e gli alti papaveri della DC viene lasciato fuori dal testo, non per paure di ritorsioni, quanto perché all'epoca delle riprese molte delle verità scomode non erano ancora emerse. Tant'è che sarà solo "Segreti di Stato", nel 2003, a ipotizzare che tra i mandanti della strage ci fosse niente meno che Giulio Andreotti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDVe_qUDmT4V8aPaCJa8BQRCL1oC5kT0jlJKXv9lmiigX2o-mcRY3bYHlWOtTu2T9541TVCeCEWC5FWenTCbvZuDwIncQOFFKuNLDP4v18j6Atp3EKbDbKkWFlR7bxpp6P6l6NVnvnzPvld9Pa2-jrQ1orw_AnpGp_4sADgzdTNR2MzM7YD8hSAN6hHw8/s1280/salvatoregiuliano2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="1280" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDVe_qUDmT4V8aPaCJa8BQRCL1oC5kT0jlJKXv9lmiigX2o-mcRY3bYHlWOtTu2T9541TVCeCEWC5FWenTCbvZuDwIncQOFFKuNLDP4v18j6Atp3EKbDbKkWFlR7bxpp6P6l6NVnvnzPvld9Pa2-jrQ1orw_AnpGp_4sADgzdTNR2MzM7YD8hSAN6hHw8/w463-h181/salvatoregiuliano2.jpg" width="463" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Il racconto di "Salvatore Giuliano" è di una modernità ancora oggi sorprendente. Partendo da una storia lineare per ovvi motivi, Rosi intesse una narrazione fatta di andirivieni e non semplici flashback, iniziando dall'epilogo, con la prima, iconica, immagine del cadavere di Giuliano riverso in terra, per poi tornare indietro e ricostruire la storia della banda partendo dal 1945, fino ad approdare, nell'ultimo atto, all'uccisione e al successivo processo alla banda.</span></div><div style="text-align: justify;">L'intento è quello di creare un documento fedele ai fatti e precisa nella ricostruzione storica, ma che non sia davvero una semplice cronaca, lasciando talvolta l'emozione trasparire. L'immagine più famosa (e in realtà anche più ovvia) è quella della bellissima scena nella quale la madre del bandito viene chiamata ad identificarne il cadavere, dove l'emozione della donna viene ritratta senza filtri, con una spontaneità che riesce davvero a far vacillare il limite tra documentario e finzione. Ma per tutto il film si lascia che le emozioni dei personaggi traspaiano con chiarezza, quando necessario, senza cercare di contenerle, lasciando che la loro espressività colori i fatti in modo vivido. Una passione umana che fa un paio perfetto con quella civile sfoggiata dagli autori.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinO72THj6b5EPLPTImfNV3-expdiIglCe5Ct2KAXXwNWBHjE0xAjC6bwsRMb3nZ5reb1mZEbEjL1tH5oyOq0MS0sHroMfnrApg6x0A-JZ23_WxNpa2MIz6Cf4dP7UODQYBXGMk4-EOwUt2rlvZufF52KEjTw1zvo7q0kfuO35Fvl5lSHSodPMWzEok1WA/s932/salvatoregiuliano7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="460" data-original-width="932" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinO72THj6b5EPLPTImfNV3-expdiIglCe5Ct2KAXXwNWBHjE0xAjC6bwsRMb3nZ5reb1mZEbEjL1tH5oyOq0MS0sHroMfnrApg6x0A-JZ23_WxNpa2MIz6Cf4dP7UODQYBXGMk4-EOwUt2rlvZufF52KEjTw1zvo7q0kfuO35Fvl5lSHSodPMWzEok1WA/w466-h230/salvatoregiuliano7.jpg" width="466" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Grazie alla splendida fotografia del fido Gianni Di Venanzo (che poi illuminerà anche <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2020/05/8-12.html">"8 1/2"</a>), l'occhio di Rosi forgia nuovamente immagini ammalianti, dalla squisita composizione pittorica nelle inquadrature, la cui precisione della disposizione dei corpi nello spazio è a tratti sorprendente, come nelle sequenze del processo, graziate da movimenti di macchina precisi al millimetro. E sempre in tali sequenze, Rosi sfoggia un montaggio virtuosistico, che fa della cesura temporale uno strumento narrativo che anziché frammentare il racconto, lo cuce in modo perfetto, saltando avanti e indietro nel tempo con la sola giustapposizione delle inquadrature.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcVskkIpoWBj0SnD5dLl3Lo14p-FJibDzrLzqHTnC9tRuW-qrjCfXF9_aYNS2jXfGRTJrzAwbmtbgj9WNlT6OuBIqPxWSlY126HG7YQy0h7cw6iVUEoutsopd0zCnS2dCy7-bRQaSwnVWWOdDTli5tKMTB-lPtEBPDeKs3rtgmMImKQ2bnOmQIV2X4Y68/s1600/salvatoregiuliano4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcVskkIpoWBj0SnD5dLl3Lo14p-FJibDzrLzqHTnC9tRuW-qrjCfXF9_aYNS2jXfGRTJrzAwbmtbgj9WNlT6OuBIqPxWSlY126HG7YQy0h7cw6iVUEoutsopd0zCnS2dCy7-bRQaSwnVWWOdDTli5tKMTB-lPtEBPDeKs3rtgmMImKQ2bnOmQIV2X4Y68/w499-h281/salvatoregiuliano4.jpg" width="499" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La grandezza di Rosi come narratore va così ritrovata nella dirompente forza di "Salvatore Giuliano". Un'opera tutt'ora interessante per la ricostruzione certosina degli eventi, ma soprattutto per la sua capacità di intessere un racconto dalla modernità forse oggi persino più apprezzabile, che continua a sorprendere sia per la bellezza estetica che per l'efficacia di un registro narrativo innovativo e pregnante.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-19106546709008418942024-03-08T08:42:00.006+01:002024-03-08T08:42:56.235+01:00Lupin III: Il Castello di Cagliostro<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxHxpisoDfXKb96q5YKOvCOK5TRWCnV8OAsJ6i5uHeYBLpBZ2OAx01k_o8kdCOhYWMPHVQDxbCQD1h0og0KhJZxR0u4UPsY97ZgWwVFBAlJKgM83udS4c4OTKSwnm4lVTR1Iug8XkzJzGJbLJ0W1BBP74bWdVCig9KRCpq2H8Rc96cX4zLsJq17xuechs/s546/lupincagliostro0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="546" data-original-width="385" height="399" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxHxpisoDfXKb96q5YKOvCOK5TRWCnV8OAsJ6i5uHeYBLpBZ2OAx01k_o8kdCOhYWMPHVQDxbCQD1h0og0KhJZxR0u4UPsY97ZgWwVFBAlJKgM83udS4c4OTKSwnm4lVTR1Iug8XkzJzGJbLJ0W1BBP74bWdVCig9KRCpq2H8Rc96cX4zLsJq17xuechs/w282-h399/lupincagliostro0.jpg" width="282" /></a></div>Rupan Sansei: Kariosutoro no shiro</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Hayao Miyazaki.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Animazione/Avventura/Azione</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Giappone 1979</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A 45 anni dal suo esordio nei cinema nipponici, lo status di capolavoro de "Il Castello di Cagliostro" è pacificamente accettato da tutti: sia dagli otaku, sia dai cinefili in senso stretto, sia dai fan del ladro gentiluomo (re)inventato da Monkey Punch negli anni '60.</div><div style="text-align: justify;">Ma quando l'esordio cinematografico di Hayao Miyazaki vide per la prima volta il buio della sala, il riscontro non fu proprio entusiastico, soprattutto dai fan di Lupin. Certo, gli incassi furono ottimi e la critica ben accolse questo exploit di un autore che seppur alle prime armi nella direzione generale, dimostrava un senso spiccato per la dinamicità nell'animazione, regalando un'estetica ed uno stile ineccepibili messi al servizio di una bella storia. Storia che, però, in parte scontentava chi da Lupin si aspettava ben altro. E anche la storia di come Miyazaki abbia finito per dirigere il film è, in fin dei conti, alquanto strana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1_fvfZKtA-zp4JbXnfjQ4qgW4nOcPT5TkzmtZZQpQpzbCXerPhHcLHLZpzOmXL5V7Msc7PtoIqmqshV5ly9PMPoImLl4CHNqc_UKG-jm-lB-u8IUzAMUrmC_GhixippgGr68UfdmE-SQA6RYYYGQxZgEiQpQAEj25jg2HzklnWuoXTaTKJEtlmBtxq_c/s1200/lupincagliostro1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="592" data-original-width="1200" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1_fvfZKtA-zp4JbXnfjQ4qgW4nOcPT5TkzmtZZQpQpzbCXerPhHcLHLZpzOmXL5V7Msc7PtoIqmqshV5ly9PMPoImLl4CHNqc_UKG-jm-lB-u8IUzAMUrmC_GhixippgGr68UfdmE-SQA6RYYYGQxZgEiQpQAEj25jg2HzklnWuoXTaTKJEtlmBtxq_c/w484-h239/lupincagliostro1.jpg" width="484" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Tutto ha inizio con due tonfi. Il primo è quello del capolavoro "La Grande Avventura del Piccolo Principe Valiant", film d'esordio per Isao Takahata come regista, la cui produzione meriterebbe un approfondimento a parte; esordio che viene letteralmente mandato al macero da Toei Animation a causa degli scioperi dello staff, che la forzano a migliore le condizioni lavorative degli animatori in sfregio ai profitti selvaggi che invece l'allora patron Hiroshi Okawa (vero e proprio "Walt Disney del Giappone") voleva ottenere a tutti i costi. Con la conseguenza che avere una scusa per licenziare l'intero corpo produttivo, si decise di pilotarne il fallimento al botteghino, consapevoli che nel lungo periodo i guadagni sarebbero pur arrivati. </span></div><div style="text-align: justify;">Takahata, poco più che trentenne, e il suo amico e koai Miyazaki si ritrovano così a dover ripiegare sul mercato degli anime televisivi e accettano di lavorare alla Tokyo Movie Shinsha, dove vengono assegnati alla produzione della prima serie di Lupin, quella "con la giacca verde".</div><div style="text-align: justify;">Il secondo tonfo è quello di questa prima incarnazione del personaggio: durata appena 23 episodi, viene trasmessa tra l'ottobre del 1972 e il marzo del 1973, periodo nel quale viene cancellata a causa degli scarsi ascolti, che portano la creatura di Monkey Punch a scomparire dalla coscienza collettiva tanto velocemente quanto vi era approdata giusto qualche anno prima, grazie al successo del manga.</div><div style="text-align: justify;">Un oblio che però non dura molto: le repliche registrano delle percentuali d'ascolto notevoli, tanto che a fine anni '70 TMS decide di provare a rilanciare il marchio con una seconda serie; ma, nel dubbio di un ulteriore e possibile flop, decide di testare le acque con un lungometraggio d'animazione, il primo per Lupin III (ma non il suo primo film cinematografico in toto, visto che nel 1974 era stato prodotto e distribuito lo strambo "La Stana Strategia Psicocinetica", suo effettivo esordio al cinema); "Lupin III- La Pietra della Saggezza" arriva nei cinema nel 1978 registrando ottimi incassi, i quali garantiscono il via libera alla seconda serie, quella "con la giacca rossa", ad oggi l'incarnazione più amata del personaggio. E giusto un anno dopo, "Il Castello di Cagliostro" arriva in sala, riportando all'attenzione del pubblico quel primo Lupin, ora in una veste pressoché inedita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2BIlR3qX2jgY3Ml8tZqMvn21T7Tgty3O1dw3EdBOzXLIOP9lYRuDgFVweJ8k0oYkA9YsX67CoBlyTZ2ddbwLQiF_tSND0QwCG_iqxKRLloWxiCTP3E29pNuuOda1FavRuOFLMdLVFuHlJvSJwoTlNq2ciZZryZwTAQbJwm182enrhaJ2xQOoAAvpK4y8/s1920/lupincagliostro2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1920" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2BIlR3qX2jgY3Ml8tZqMvn21T7Tgty3O1dw3EdBOzXLIOP9lYRuDgFVweJ8k0oYkA9YsX67CoBlyTZ2ddbwLQiF_tSND0QwCG_iqxKRLloWxiCTP3E29pNuuOda1FavRuOFLMdLVFuHlJvSJwoTlNq2ciZZryZwTAQbJwm182enrhaJ2xQOoAAvpK4y8/w477-h239/lupincagliostro2.jpg" width="477" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo aver svaligiato un casinò a Monaco con l'inseparabile Jigen, Lupin si accorge di come il denaro sia in realtà tutto falso; non si tratta, però, di falsi qualunque, bensì dei cosiddetti "denari del capro", banconote fasulle ma indistinguibili da quelle vere. Volendo venire a capo del mistero riguardante la loro produzione, si ritrova nel principato di Cagliostro, dove incappa per caso in una giovane e bella ragazza in fuga da un gruppo di aguzzini; dopo averla salvata, Lupin scopre come questi altri non è che Clarisse, erede al trono in fuga dal perfido Conte, governatore che ha arrogato a sé il potere. Ma questo non sembra essere il primo incontro tra la bella principessa e il ladro gentiluomo...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJo6MG4Nltrrv0qeQuyTQX8gz__YeS8_8zpikeOlsVEbigOiwchjb26JKKnsyWDECerqUnSx80PVKyTsAYh3AkkijDQkMe6Y6YwaKgp5bgn5wqMRQ2RUvFeYsyksVp630ziBel4xerqfatWkxQhjdyHh_-Xg09UentZIikNOSxElNHFJATH3Ygx2QRTmA/s1920/lupincagliostro6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1040" data-original-width="1920" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJo6MG4Nltrrv0qeQuyTQX8gz__YeS8_8zpikeOlsVEbigOiwchjb26JKKnsyWDECerqUnSx80PVKyTsAYh3AkkijDQkMe6Y6YwaKgp5bgn5wqMRQ2RUvFeYsyksVp630ziBel4xerqfatWkxQhjdyHh_-Xg09UentZIikNOSxElNHFJATH3Ygx2QRTmA/w470-h254/lupincagliostro6.jpg" width="470" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una storia particolare, quella de "Il Castello di Cagliostro", lontana in parte da quello che già nel 1979 era il canone di Lupin III: non ci sono grandi colpi da fare, nessun mcguffin prezioso da recuperare o "missioni impossibili" da compiere; o, per essere più precisi, il tesoro è il cuore della bella ragazza e la missione impossibile consiste nella sua liberazione, in un'avventura che comincia quasi inavvertitamente. </div><div style="text-align: justify;">Lupin incontra Clarissa per puro caso, precipitando in una storia più grande di lui e aiutando a risolvere una questione con la quale non ha collegamenti personali; se non quelli, ovviamente, con la bella ragazza, che in passato aveva conosciuto il ladro e con il quale aveva condiviso un breve dal quale è però dipesa la vita del ladro, unico collegamento effettivo con la cospirazione ordita dal conte di Cagliostro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRkiqehRsM0dFkdyPEZS8E7dNJz0btpAqR9p5w0u0Bxak6daEm4JgmYb4pv5Zn4wuFmupVjCCkapuhXFaDvmpJT9Kl2c10RIpfkIQt44ZSc5yPBE7Fi696aGrIhASi58THz_WeEivtcmfeAKOlanQOSmfJELw4tfRzMKNaeJ1rZ_Cz4mPMiUIH618jcrc/s650/lupincagliostro3.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="357" data-original-width="650" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRkiqehRsM0dFkdyPEZS8E7dNJz0btpAqR9p5w0u0Bxak6daEm4JgmYb4pv5Zn4wuFmupVjCCkapuhXFaDvmpJT9Kl2c10RIpfkIQt44ZSc5yPBE7Fi696aGrIhASi58THz_WeEivtcmfeAKOlanQOSmfJELw4tfRzMKNaeJ1rZ_Cz4mPMiUIH618jcrc/w501-h276/lupincagliostro3.png" width="501" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tanto che la storia è quasi quella di una favola, con Lupin che da anti-eroe smargiasso diventa un eroe a tutto tondo, intento a proteggere una bella principessa da un villain cattivo fin nel midollo che lui stesso ribattezza "mago cattivo". E' stato quindi facile per i fan vedere una forma di snaturamento del personaggio, non più schiavo di cupidigia e lussuria come da copione. Se non fosse che questo Lupin altro non è se non una versione più matura di quello visto nella prima serie, che appare infatti nei flashback come patito di donne e soldi: gli anni sono passati anche per lui ed è diventato più maturo, più adulto, sempre attratto dai tesori e dalle belle donne, non per nulla arriva a Cagliostro per indagare sulle banconote false e nel primo atto mette le mani addosso ad una compiacente giovane cameriera, ma non è più lascivo quanto prima. Tanto che somiglia più al Lupin che comparirà nella seconda serie, dove sovente si ritrova in situazioni simili, mosso anche dal vizio, ma principalmente da una forma di solidarietà verso la bella di turno, la quale, da qui in poi, non è più un semplice oggetto da concupire.</div><div style="text-align: justify;">Se davvero c'è un personaggio diverso dal canone in questo secondo film dedicato al ladro di Monkey Punch, questa è Fujiko Mine: sempre bella, opportunista e voltagabbana, ma decisamente non sexy, bardata com'è in una tuta militare che anziché esaltarne le forme generose, la trasforma in una donna-macho; cosa strana se si pensa che le eroine dell'universo di Miyazaki avranno sempre una connotazione di sensualità, anche se non marcata quanto quelle di altri autori e serie anime.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJsnq_EtPndKVbYJYLcdhyldq3bWYdKAyQWiFBGZg4oGWZUDM_iJKsdw4baWuJ4STBfyGeuYeDkNqwqZMrS4h2ZMCIvd66LD0uQuAEIL8icMajihzuVRZIRlv0FkBazpWqGzKdUvaiboIeHtOwVQhJcvKwdyqbLUhzSMW6VWTTG_nnNWV_T9lmdFr565w/s1023/lupincagliostro8.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="554" data-original-width="1023" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJsnq_EtPndKVbYJYLcdhyldq3bWYdKAyQWiFBGZg4oGWZUDM_iJKsdw4baWuJ4STBfyGeuYeDkNqwqZMrS4h2ZMCIvd66LD0uQuAEIL8icMajihzuVRZIRlv0FkBazpWqGzKdUvaiboIeHtOwVQhJcvKwdyqbLUhzSMW6VWTTG_nnNWV_T9lmdFr565w/w485-h262/lupincagliostro8.webp" width="485" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sebbene al suo esordio e impegnato in un vero e proprio progetto su commissione, Miyazaki sfoggia già qui quelli che saranno i tratti distintivi del suo cinema. Si parte dal character design dei personaggi, più morbido rispetto a quelli delle serie televisive, adattato in senso lato allo stile dell'autore e da lui stesso curato in prima persona. </div><div style="text-align: justify;">Si passa ovviamente attraverso la storia; già l'ambientazione totalmente mitteleuropea gli permette di portare in scena quei paesaggi rurali di quali è innamorato, con la tonalità verde acceso dei prati che la fa da padrone per la maggior parte del film; senza contare il tono favolistico di tutto l'assunto, con al centro una ragazza che sebbene incarni letteralmente il ruolo della damigella in pericolo, è di fatto molto reattiva agli eventi, anticipando in parte il personaggio di Nausicaa.</div><div style="text-align: justify;">Si arriva poi al tema del volo, vera e propria ossessione miyazakiana, che qui viene declinata in più modi. Quello più ovvio è dato dalla scena sul eliveivolo del conte, con la fuga dal torrione a metà film circa; ma per tutto il film, in realtà, Miyazaki si diverte a infrangere le regole della gravità e a far volare Lupin in sfregio alla stessa, come quando arriva per la prima volta alla torre, in un volo fantastico del tutto impossibile e proprio per questo ammaliante; o ancora nell'inseguimento iniziale, con la 500 che corre sulla strada come se fosse un hovercraft non vincolato al terreno; il tutto condotto con una dinamicità incredibile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJbFQCXO_NfhYvdigT1oyNg3PTDe6NGlo8OZoiQ6yeIbCVX8tLLmzjRGsA_hd7t0eO_axPjok5VPxthx9vKKML9kMU-y0U9JOty8-zrEND0dQ2rDewu10xvxjAtFTHpYv1ZGH6xw6rQHkm22tSO2KtIWDP7GgePn9TPGEBkJLHxJGHpZD4Kx-gNQodBtA/s890/lupincagliostro4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="890" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJbFQCXO_NfhYvdigT1oyNg3PTDe6NGlo8OZoiQ6yeIbCVX8tLLmzjRGsA_hd7t0eO_axPjok5VPxthx9vKKML9kMU-y0U9JOty8-zrEND0dQ2rDewu10xvxjAtFTHpYv1ZGH6xw6rQHkm22tSO2KtIWDP7GgePn9TPGEBkJLHxJGHpZD4Kx-gNQodBtA/w485-h273/lupincagliostro4.jpg" width="485" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">La parte del leone la fa poi anche l'animazione, diretta da quel Yasuo Otsuka che poi animerà anche la seconda stagione stagione ed era allora reduce dalla prima, oltre che da "La Pietra della Saggezza". Un'animazione fluida e complessa, dove nelle scene di massa ogni singolo personaggio trova una cura estrema nella creazione delle sue azioni; così come curatissimi sono i movimenti di macchina con i quali Miayazaki dimostra di aver assorbito la lezione del senpai Takahata, usando la macchina da presa come se fosse quella di un film dal vivo per creare sequenze complesse e articolate che aumentano il tasso di spettacolarità oltre ogni livello. E l'apice lo si raggiunge nel celebre climax all'interno della torre dell'orologio, ispirata alla scena cult di "Tempi Moderni", dove la regia scatena la forza dell'animazione in una serie infinita di ingranaggi in movimento e corpi instabili, sfoggio di una cura dei dettagli e di un gusto per la dinamicità ai limiti del maniacale, vero e proprio capolavoro visivo messo magistralmente al servizio di una storia tanto semplice quanto incalzante, che qui trova una perfetta risoluzione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ7dugd9E02jygh9qlPKBFmqcgsIHGVhOzag7xe_cxcEChOQqX1nE01nj3b8grqwg3kCmnlcNu5uL_Rji8js9zAS_mLg1OpmVrNupPGHfsQoqhuWnSZY_XL2JqHXr28_WWxGvIM2Gc5Z3XU_i-YThY-i9VvsfQDzxchTXh412BbYs8Sf_WNi2BkIEVin8/s600/lupincagliostro7.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="376" data-original-width="600" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ7dugd9E02jygh9qlPKBFmqcgsIHGVhOzag7xe_cxcEChOQqX1nE01nj3b8grqwg3kCmnlcNu5uL_Rji8js9zAS_mLg1OpmVrNupPGHfsQoqhuWnSZY_XL2JqHXr28_WWxGvIM2Gc5Z3XU_i-YThY-i9VvsfQDzxchTXh412BbYs8Sf_WNi2BkIEVin8/w420-h264/lupincagliostro7.png" width="420" /></a></div><span style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;">Anche a distanza di quasi mezzo secolo, "Lupin e il Castello di Cagliostro" resta forse la migliore incarnazione in assoluto del personaggio. Oltre che, ovviamente, un esordio magistrale per un maestro dell'animazione.</div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><b>EXTRA</b></span></div><div style="text-align: justify;">Davvero curiosa la storia di come "Lupin e il Castello di Cagliostro" sia giunto in Italia.</div><div style="text-align: justify;">La prima edizione viene curata direttamente da Fininvest nel 1984 e il film viene trasmesso quell'anno su Italia 1. Ma il doppiaggio non solo è afflitto da vistose libertà di adattamento della storia, ma non presenta nessuna delle voci storiche dei personaggi.</div><div style="text-align: justify;">Una seconda versione viene curata per l'home video da Yamato Video nel 1992, con un nuovo cast di doppiatori, nessuno dei quali neanche questa volta è tra quelli storici della serie; e anche questa volta non mancano imprecisioni nell'adattamento che rendono talvolta difficile seguire la storia.</div><div style="text-align: justify;">Solo nel 2007 è sempre la Yamato Video a curare una terza e definitiva versione dell'edizione italiana, pensata ancora una volta per l'uscita in Home Video. Il film viene ora presentato con un nuovo master ottenuto dagli originali nipponici restaurati e il doppiaggio viene effettuato da capo usando un copione con un nuovo adattamento, finalmente fedele ai dialoghi originari. Tornano anche i doppiatori originali delle serie televisive, ad eccezione di Marcello Prando, voce storica di Zenigata, scomparso nel 2005. Per Roberto Del Giudice, storico doppiatore di Lupin, sarà l'ultima volta nei panni dell'iconico personaggio: morirà solo pochi mesi il completamento delle registrazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihCQS7jKvXFu5hDarUEUo7xfZxDbaxi1uUpg9l56U93oXvs9zmwZ-gU_SgoCKOOyKpsB9wQJQ2kQxOUVbsoQnghE0ZE1FPJ8wCOtxQ6zJCUkgtSOQmClkB8ZpO5KUWAgOsZ9MGWJSwatcSp2NzPolPRw5W9a5N-8LTCNtaRMBTUpKOnRIlY-fAfASAxzo/s400/lupincastellodicagliostro9.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="400" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihCQS7jKvXFu5hDarUEUo7xfZxDbaxi1uUpg9l56U93oXvs9zmwZ-gU_SgoCKOOyKpsB9wQJQ2kQxOUVbsoQnghE0ZE1FPJ8wCOtxQ6zJCUkgtSOQmClkB8ZpO5KUWAgOsZ9MGWJSwatcSp2NzPolPRw5W9a5N-8LTCNtaRMBTUpKOnRIlY-fAfASAxzo/w390-h312/lupincastellodicagliostro9.webp" width="390" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-82985073321085264892024-03-06T09:07:00.002+01:002024-03-06T09:07:31.450+01:00La Zona d'Interesse<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvuCNvKTiX76XQPYGW1kR8nzU1-sTJ7qoxEH1lHLxP-dMrDnN2h1TBUSZC7DdZFZIGGq3PqTUWPeoduAE-P9B9CbrkisCeWNSuopXdcDgQYKGHGqbLK9VApcz-9BFuJP3w4oDbMXPYhNCo-yUOgQleT60BiwAgpaXDjGZEXv6p4cTwpfChaLeSOl_HWJg/s597/lazonadinteresse0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="597" data-original-width="420" height="417" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvuCNvKTiX76XQPYGW1kR8nzU1-sTJ7qoxEH1lHLxP-dMrDnN2h1TBUSZC7DdZFZIGGq3PqTUWPeoduAE-P9B9CbrkisCeWNSuopXdcDgQYKGHGqbLK9VApcz-9BFuJP3w4oDbMXPYhNCo-yUOgQleT60BiwAgpaXDjGZEXv6p4cTwpfChaLeSOl_HWJg/w293-h417/lazonadinteresse0.jpg" width="293" /></a></div>The Zone of Interest</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Jonathan Glazer.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Kathaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Lilli Falk, Maz Beck.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Drammatico/Storico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Regno Unito, Polonia 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Jonthan Glazer è letteralmente un "cineasta tutto fumo e niente arrosto". Se si guarda alla sua tutto sommato scarna carriera di regista cinematografico, emerge un quadro chiaro, ossia quello di un cineasta innamorato di uno stile ampolloso e ricercato, ma messo sempre al servizio di storie debolissime. E di fatto, i suoi film più famosi lo sono per la loro inconsistenza: "Birth- Io sono Sean", un thriller psicologico con ventate di soprannaturale giocato su primi piani che rendono il tutto immediatamente noioso e alla fine persino ridicolo, grazie ad un colpo di scena tra i più cretini mai visti; oltre che "Under the Skin", sci-fi erotico che è praticamente un remake non dichiarato di "Specie Mortale", solo virato all'arthouse compiaciuto.</div><div style="text-align: justify;">"La Zona d'Interesse" gli fornisce quantomeno un soggetto con il quale sfogare la sua voglia di ricercatezza, ossia il dramma della Shoah, che con la sua gravità di certo può giustificare una messa in scena anticonvenzionale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho18b6SruXrsebbQZLPNLzLRI-zkc1RvGFSa_1LPf0kMWGluh1kMAJZxv8pjkufYwQICdJRRJTEq7aUdHplfsb1_7-mdGD4sYSpKZnJbF7oP6MLa40GSuEJEkdgch-CdR4vfqoMrHoiELP77UxwShLGO449U4QrlTJnONtvdJZEDZUkHMVnoUUB0G6ZGI/s1200/lazonadinteresse4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho18b6SruXrsebbQZLPNLzLRI-zkc1RvGFSa_1LPf0kMWGluh1kMAJZxv8pjkufYwQICdJRRJTEq7aUdHplfsb1_7-mdGD4sYSpKZnJbF7oP6MLa40GSuEJEkdgch-CdR4vfqoMrHoiELP77UxwShLGO449U4QrlTJnONtvdJZEDZUkHMVnoUUB0G6ZGI/w462-h260/lazonadinteresse4.jpg" width="462" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perché oramai un argomento del genere non può più trovare una messa in scena classica senza risultare già visto. I vertici toccati da <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2017/01/schindlers-list.html">"Schndler's List"</a>, "Il Pianista" e "Arrivederci, Ragazzi" sono impossibili da eguagliare e sarebbe anche inutile provarci, quindi tanto vale cercare di raccontare la storia dell'Olocausto attraverso la lente della stilizzazione estrema. E Glazer, in fin dei conti, non fa nulla più di quanto non avesse già fatto Làslzò Nemes con <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2024/01/il-figlio-di-saul.html">"Il Figlio di Saul"</a> già nel 2015 e, anzi, fa anche qualcosa in meno, lasciando l'orrore perennemente fuori scena, persino oltre quei margini che invece Nemes rispettava come limite di inclusione e non di esclusione.</div><div style="text-align: justify;">In tal senso, il finale è il vero centro del film, con la macchina da presa che entra finalmente nei confini di una Auschwitz ora trasformata nel museo della memoria, dove gli echi del genocidio hanno preso una forma concreta e tangibile, oltre che prettamente visiva.</div><div style="text-align: justify;">Nell'ora e mezza precedente, l'orrore è sempre rimasto oltre la cortina del muro di cemento che divide la residenza della famiglia Höss, permeando solo grazie ai suoni dei colpi di fucile e delle grida (altra similitudine con "Il Figlio di Saul" è il sound design ricercatissimo, persino più dell'aspetto visivo) o al massimo nelle forme della cenere che si attacca ai corpi del direttore e dei suoi figli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-6Mxt6B1oNTz8c9g3rUI4AfI3XYOBIGBZFRBxBlktA28I28qPfXUfHoyuh2pNMSy5sM1WEHZP1J65j_9v8ly3tIfpk_PQMFC8Ds9Ocn8lyzifP-AL9g6yHQfCOkdWTiNutEfv7oeOZi4FyUpwCnvlZjEWSJWvVGiRT19yM-ZiQuN_8RRCuXp3kYtoEa4/s1516/lazonadinteresse6.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1004" data-original-width="1516" height="322" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-6Mxt6B1oNTz8c9g3rUI4AfI3XYOBIGBZFRBxBlktA28I28qPfXUfHoyuh2pNMSy5sM1WEHZP1J65j_9v8ly3tIfpk_PQMFC8Ds9Ocn8lyzifP-AL9g6yHQfCOkdWTiNutEfv7oeOZi4FyUpwCnvlZjEWSJWvVGiRT19yM-ZiQuN_8RRCuXp3kYtoEa4/w487-h322/lazonadinteresse6.webp" width="487" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La visione dell'orrore è costantemente negata poiché è l'orrore stesso ad essere negato. Più che un film sulla banalità del male (come viene sostenuto), "La Zona d'Interesse" è un film sulla normalizzazione del concetto di orrore, su come un pugno di esseri umani decida di ignorarlo per vivere una vita agiata; ogni risvolto metaforico ultraneo rispetto alla Shoah viene evitato e Glazer si concentra totalmente sul dramma storico, quando ben avrebbe potuto divenire anche la metafora di concetti e situazioni contemporanee; a lui interessa solo narrare la storia di Rudolf <span class="sc-bfec09a1-4 kvTUwN" style="border: 0px; box-sizing: border-box; display: inline; font: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Höss e su come (non) sia riuscito a normalizzare l'omicidio di massa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="sc-bfec09a1-4 kvTUwN" style="border: 0px; box-sizing: border-box; display: inline; font: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Da questo punto di vista, il film è tutto sommato riuscito e la messa in scena trova davvero una sua ragion d'essere; la normalità della famiglia viene portata in scena con un punto di vista oggettivo ed esterno, con la macchina da presa piazzata agli angoli delle stanze come in un reality show o anche a tagliare lo spazio esterno per creare una dicotomia visiva tangibile tra gli </span>Höss e quegli Ebrei che raramente si affacciano oltre il cancello del lager. La sensazione di un male non riconosciuto e di una normalità insistita è sempre tangibile, ma questo, purtroppo, non attesta la completa riuscita della visione di Glazer.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEw_GqF_mW_WUFIu8F4cK5X-d1I3ZXVxK41n_z9dtgYtErYR6lPzzYtar7Z3SiTPLGI8SlKtD1ZQFOog0DWc7QQaK_mxyx1BOzGKKvwlg1bQt7NSbiMgtWbaQ1NAHnqH_0Aqsz41Yqe2jnasBzUcdHAhPulR6pzzm8aMhyphenhyphen5w1hrbSQHLQR_UbJLj9kdq8/s900/lazonadinteresse8.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="900" height="218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEw_GqF_mW_WUFIu8F4cK5X-d1I3ZXVxK41n_z9dtgYtErYR6lPzzYtar7Z3SiTPLGI8SlKtD1ZQFOog0DWc7QQaK_mxyx1BOzGKKvwlg1bQt7NSbiMgtWbaQ1NAHnqH_0Aqsz41Yqe2jnasBzUcdHAhPulR6pzzm8aMhyphenhyphen5w1hrbSQHLQR_UbJLj9kdq8/w457-h218/lazonadinteresse8.png" width="457" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Perché pur lavorando di sottrazione assoluta, la regia talvolta decide volontariamente di scadere nel pacchiano, come quella virata al rosso alla fine del primo atto o l'uso dell'immagine in negativo per ritrarre le fughe notturne della bambina; quest'ultima trovata, a detta dello stesso regista, adoperata per sottolineare come il suo gesto altruistico rischiari un periodo storico cupo (!!!); soluzioni che tolgono quell'aura di freddezza che invece è necessaria ad un racconto del genere, contraddicendo l'austerità sfoggiata nel resto del film e finendo per rendere tutta la narrazione goffa.</span></div><div style="text-align: justify;">Il vero limite è però un altro e ben più consistente, ossia l'estrema semplicità dell'assunto dietro la visione di Glazer; tanto che persino 104 minuti sono troppi per un film del genere, al punto che già a metà il tutto risulta ridondante: al di là della premessa, la tesi non trova sviluppo effettivo, restando sempre e solo un abbozzo nel quale persino l'arco del personaggio di Rudolf Höss risulta incapace di giustificare la forma del lungometraggio. Cosa che ne "Il Figlio di Saul" non avveniva grazie alla capacità della sceneggiatura di imbastire un viaggio interiore del protagonista credibile e pregnante prima ancora che completo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlG5M6Dl5vmITaWV6cT-9vr0ngoUVQtHjTFJx7f2eh07rBu6gwOwE-gSlLA4cQyRVRb3SRHDTYo91NHKnad9Xl0y6k2O__1BgzZXo-3VZtzPijCsG6YadWdwj88w2Wq8B0a1tlkVD87nnF7pbWfyVBJidUK-UTrwcAm3bQSsHPBF6_DxcYBfifGNmKKaQ/s800/lazonadinteresse3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlG5M6Dl5vmITaWV6cT-9vr0ngoUVQtHjTFJx7f2eh07rBu6gwOwE-gSlLA4cQyRVRb3SRHDTYo91NHKnad9Xl0y6k2O__1BgzZXo-3VZtzPijCsG6YadWdwj88w2Wq8B0a1tlkVD87nnF7pbWfyVBJidUK-UTrwcAm3bQSsHPBF6_DxcYBfifGNmKKaQ/w487-h274/lazonadinteresse3.jpg" width="487" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Per quanto comprensibile e condivisibile su tutti i piani, "La Zona d'Interesse" resta così un'opera riuscita solo in parte e che non riesce a sfruttare appieno il potenziale dato da storia e messa in scena. </div><div style="text-align: justify;">Per lo meno, Glazer può ora vantarsi di aver fatto un film che ha ragione di esistere.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-16176666546822086402024-03-04T07:00:00.001+01:002024-03-04T07:00:45.360+01:00American Fiction<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicFb_QN7B0IEo940jd9W0z5WeeZtshsNwZ0ibh5HWHD91-jRVaz1IeUPXD8kzCxfYx7BxqlrHSJnRW1F9WmX00A1x3PJTNFH6piOAkxixYfPnmzpibyPCPlzZwjAaH3TbrjJXJC8no0vZs2iUiFjp1jGOq_E-vZ3M-tI8Gre2s1mOzoBH_NFQy6_3T7aQ/s622/americanfiction0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="439" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicFb_QN7B0IEo940jd9W0z5WeeZtshsNwZ0ibh5HWHD91-jRVaz1IeUPXD8kzCxfYx7BxqlrHSJnRW1F9WmX00A1x3PJTNFH6piOAkxixYfPnmzpibyPCPlzZwjAaH3TbrjJXJC8no0vZs2iUiFjp1jGOq_E-vZ3M-tI8Gre2s1mOzoBH_NFQy6_3T7aQ/w296-h439/americanfiction0.jpg" width="296" /></a></div>di Cord Jefferson.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Jeffrey Wright, Tracee Ellis Ross, John Ortiz, Erika Alexander, Sterling K.Brown, Leslie Uggams, Adam Brody, Keith David, Issa Rae, Myra Lucretia Taylor, Miriam Shor, Patrick Fischler.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Commedia</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">L'ossessione per l'inclusivismo e la rappresentazione di etnie "marginalizzate" ha fagocitato l'intera industria dell'intrattenimento americana da almeno dieci anni a questa parte, divenendo una fissazione per produttori, creativi e per il pubblico supersensibile. Ma questo ha davvero portato ad una rappresentazione più corretta di quelle realtà e di quelle vite "non bianche"?</span></div><div style="text-align: justify;">Un quesito che ha mosso Cord Jefferson, regista al suo esordio ma che ha lavorato ampiamente come sceneggiatore, soprattutto televisivo. E se si dà una scorsa alla sua carriera, si nota immeditatamente la sua partecipazione a quella ridicola minieserie tratta da <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2013/08/watchmen.html">"Watchmen"</a> che faceva del razzismo sistemico il suo tema portante, senza però riuscire a dire nulla di nuovo o anche solo di profondo. Un'esperienza che deve averlo segnato nel profondo, tanto che "American Fiction" potrebbe esserne la conseguenza diretta. </div><div style="text-align: justify;">Un adattamento del libro, parzialmente autobiografico, "Erasure" di Everett Percival che già nel 2001 affrontava la tematica di come un'industria fatta da e pensata per bianchi percepisca e decida di rappresentare le storie degli afroamericani, i quali a loro volta vengono percepiti esclusivamente come poveracci, perdenti e criminali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr5lRoSeD1UN_WzjdA0oSQRe8CmbQknqdw8B8GAVsmwmSNMUzc3lQDz55mS0juo8g5t1uf0kviycsMT7IKy_XKcw5imIPvO4rtbpBxlaVn_nLIR5pyXBbeEAOeF-iZa7niuAkIUav3hjS8bJD8y5gvbjUu0b9eEDw_JApKlmvu-swzL5LHkzpRGfaqo2Q/s767/americanfiction1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="431" data-original-width="767" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr5lRoSeD1UN_WzjdA0oSQRe8CmbQknqdw8B8GAVsmwmSNMUzc3lQDz55mS0juo8g5t1uf0kviycsMT7IKy_XKcw5imIPvO4rtbpBxlaVn_nLIR5pyXBbeEAOeF-iZa7niuAkIUav3hjS8bJD8y5gvbjUu0b9eEDw_JApKlmvu-swzL5LHkzpRGfaqo2Q/w489-h275/americanfiction1.webp" width="489" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Thelonious "Monk" Ellison (Wright) è uno scrittore di romanzi storici e professore universitario di letteratura di lungo corso, il quale non riesce più a trovare un editore che pubblichi gli scritti. Dopo essere stato sospeso a causa di un battibecco con una studentessa "woke", ritorna presso la famiglia, anche per prendersi cura della madre Agnes (Leslie Uggams), afflitta da un'incalzante sindrome di Alzheimer. A causa degli alti costi dovuti per le cure, Monk decide di compiere una mossa azzardata, ossia scrivere un libro che racconti la storia di un afroamericano con tutti gli stereotipi possibili e immaginabili, spacciandola persino come un'autobiografia. Il successo, così, finalmente arriva.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUwIxaSKkLkGpoPAWCKaoyqW1l9bDl42tUK3V78RdUr5s5lyNQlIsQ4U4XndCMGdqZSiQ3KVHByvhqOwnqHNNx3AEjItkam2gXZe3TrdbcSujeKs2kmO09r7oK7tnjrEqFvKBHXdrmnvtw4ARQ7zDVoCpJIho27Jr6aP9uYxd9aIqcHmQfwwZJi1wUeBs/s1024/americanfiction7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="1024" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUwIxaSKkLkGpoPAWCKaoyqW1l9bDl42tUK3V78RdUr5s5lyNQlIsQ4U4XndCMGdqZSiQ3KVHByvhqOwnqHNNx3AEjItkam2gXZe3TrdbcSujeKs2kmO09r7oK7tnjrEqFvKBHXdrmnvtw4ARQ7zDVoCpJIho27Jr6aP9uYxd9aIqcHmQfwwZJi1wUeBs/w472-h248/americanfiction7.jpg" width="472" /></a></div><br /><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;">La prima sequenza è illuminante: Monk tiene una lezione di letteratura nella quale si discute di un romanzo che ha la parola "negro" nel titolo; una studentessa dai capelli colorati e in sovrappeso si lamenta del fatto che quella parola è offensiva, ma lui le risponde che se un nero non si offende, neanche lei dovrebbe; al che la ragazza scappa via in lacrime e lo denuncia al preside di facoltà.</div><div style="text-align: justify;">Una dinamica ridicola, che sembra uscita dalle pagine del purtroppo ineludibile saggio "I find that offensive" di Claire Fox e che smaschera subito l'ipocrisia di una generazione che trova offensivo tutto senza neanche saper razionalizzare il perché. Ed è in tale dinamica che Jefferson racchiude il cuore del film e traspone il nocciolo duro della riflessione di Percival, aggiornandola agli anni '20: non conta ciò che è offensivo, ma ciò che viene percepito tale, non conta chi davvero si offende per qualcosa o perché, conta solo l'opinione di chi ha deciso di farsi portavoce degli oppressi, senza però capirne le effettive necessità o anche solo conoscerne lo status Non conta, quindi, ciò che un afroamericano pensa o vive, ma ciò che la società (bianca o meno) si aspetta che lui pensi e provi.</div><div style="text-align: justify;">L'intera società, di conseguenza, è drogata dagli stereotipi, vivendo su aspettative basate su di una narrazione perorata dal mercato per il solo fatto che il pubblico accetta una tale visione. Una visione di pura comodità, che aiuta i bianchi a fare pace con i propri sensi di colpa. Per intenderci: gli afroamericani sono marginalizzati e vivono vite difficili, dandone una rappresentazione simile e premiando detta rappresentazione, la coscienza dei più viene smacchiata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwtbWe131gco3r-ambTC8pi1Rb_gujQRfJXl3hoypFHmOqjmQo33TfiMt7Xo-Pw_HjbcM5r0Mpqle4EdV9inOq2l1_dQ1pCboexnadSL3fQaC9oqQnXAbCMs8ZEZ38D1_oxKpWhPHDmIwPpVIUgbIp27I1uh8gXXNBKllp7GelezTZ-nnAha_wYccFW5Y/s739/americanfiction4.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="739" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwtbWe131gco3r-ambTC8pi1Rb_gujQRfJXl3hoypFHmOqjmQo33TfiMt7Xo-Pw_HjbcM5r0Mpqle4EdV9inOq2l1_dQ1pCboexnadSL3fQaC9oqQnXAbCMs8ZEZ38D1_oxKpWhPHDmIwPpVIUgbIp27I1uh8gXXNBKllp7GelezTZ-nnAha_wYccFW5Y/w476-h268/americanfiction4.webp" width="476" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Ma gli afroamericani, inutile dirlo, non sono tutti degli spacciatori senza padre che muoiono per mano della polizia. La vita di Monk, di fatto, non è diversa da quella di un qualsiasi bianco membro della middle-class, con una madre bisognosa di cure, l'elaborazione del lutto per una sorella morta all'improvviso, la notizia dell'omosessualità del fratello, una nuova storia d'amore e la delusione verso un ambiente letterario-culturale (ovverosia lavorativo) che non lo accetta.</span></div><div style="text-align: justify;">Tutto "American Fiction" si basa, in pratica, sulla dicotomia tra aspettativa, realtà e correlativa rappresentazione. Al pubblico non interessano i veri drammi dei veri afroamericani, oramai (e da decenni) troppo simili ai loro, interessa solo lo stereotipo di una cultura gangster che da effettiva rappresentazione di un disagio è divenuta finzione universalmente accettata come vera e per questo più finta del finto.</div><div style="text-align: justify;">Agli autori, di conseguenza, non resta che adeguarsi; la spinta per creare "Fuck", il romanzo-barzelletta che scimmiotta tutti i luoghi comuni del caso ma viene percepito come autentico, arriva non per niente dall'esperienza della collega e rivale Sintara Golden, anch'ella rampolla della classe media, la quale ha però scritto un romanzo (chiamato "We lives in da ghetto") talmente stereotipato da sembrare una parodia, ma concepito prima ancora che percepito come assolutamente veritiero. E se Monk si adegua per pura necessità, il biasimo del personaggio così come quello degli autori è tutto verso quei neri americani che credono che l'unica rappresentazione possibile sia quella data, per l'appunto, da stereotipi vecchi di decenni. Non per niente, la scena in cui Sintara legge un estratto del libro è costruita come uno sketch del "Saturday Night Live", con i dialoghi dei personaggi del romanzo che sono la pura parodia di un dialogo tra neri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTJFLxZmacG7sAXbfTrAb15S5t2rsr5PpfFs1Lym5KuZRZh_r5TDdba4MUb-pc7ozGRnwlFQCh0qmlDhU6_xv2Y7iukFwgEuMsOebel32f-H_foy8rzn0r4FrrtCKAQ_773MhPN_G9sg-QB5se_cHyvYGldzLAAC-yFO-K5gxZg0MKxqjwiOy4wif1JFw/s1800/americanfiction5.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1188" data-original-width="1800" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTJFLxZmacG7sAXbfTrAb15S5t2rsr5PpfFs1Lym5KuZRZh_r5TDdba4MUb-pc7ozGRnwlFQCh0qmlDhU6_xv2Y7iukFwgEuMsOebel32f-H_foy8rzn0r4FrrtCKAQ_773MhPN_G9sg-QB5se_cHyvYGldzLAAC-yFO-K5gxZg0MKxqjwiOy4wif1JFw/w461-h304/americanfiction5.webp" width="461" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il dito è ovviamente puntato verso quei bianchi che accolgono come vera ogni storia raccontata da un nero. Ma anche verso quegli autori che decidono di raccontare solo quelle storie che i bianchi vogliono sentire 8come esplicitato nella scena in cui i giudici del premio letterario si compiacciano dell'onorificenza data a "Fuck"). Il biasimo è certamente verso il mercato e le sue regole, verso quel pubblico di "drogati di stereotipi" ai quali è facile vendere sempre la solita sbobba, ma anche e forse soprattutto verso quegli autori che perorano una visione vetusta per la propria affermazione.</span></div><div style="text-align: justify;">Pur tuttavia, una rappresentazione differente è davvero possibile? </div><div style="text-align: justify;">E' da questo punto di vista che "American Fiction" incontra un limite forse neanche immaginabile.</div><div style="text-align: justify;">E' vero che Jefferson porta in scena una storia che vuole rifuggire i luoghi comuni, ma alla fine decide lo stesso di usarne qualcuno; se la descrizione di Monk e dei suoi piccoli/grandi drammi è verosimile, del tutto stereotipata è la sottotrama sul fratello Clifford, il quale ha da poco scoperto la sua omosessualità e affronta i suoi problemi con la cocaina e i ragazzetti, ossia come il cliché di un borghese americano medio farebbe.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCaJOdXOGDdSOF634th8G0TbvCSJsOGNRc4JsPNS3O6t3Jp6dgedgiKnoyz7IxwURnVapZWB_kIVV5tSCGA6RzjxdOqbF-9HGl6Bj6PC4BbeZhqieuqFJNYhJhqHZ75p6xaZuIGs68CdncGb4zJqO74fLT78QU6Hnl9o93yU6TOmurP_o-e5MqUUPNIqE/s4500/americanfiction3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="4500" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCaJOdXOGDdSOF634th8G0TbvCSJsOGNRc4JsPNS3O6t3Jp6dgedgiKnoyz7IxwURnVapZWB_kIVV5tSCGA6RzjxdOqbF-9HGl6Bj6PC4BbeZhqieuqFJNYhJhqHZ75p6xaZuIGs68CdncGb4zJqO74fLT78QU6Hnl9o93yU6TOmurP_o-e5MqUUPNIqE/w458-h305/americanfiction3.jpg" width="458" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il paradosso lo si raggiunge con le nomination agli Oscar, in merito alle quali non si capisce se L'Academy abbia deciso di fare buon viso a cattivo gioco o se sia composto da membri troppo stupidi per accorgersi di come il film li prende in giro. Jeffrey Wright e Sterling K.Brown danno delle buone performance, ma non certamente quel tipo di interpretazioni che andrebbero premiate come le migliori in assoluto, anzi non c'è nulla qui più di quanto non abbiano già fatto in altre pellicole (talvolta persino più meritevoli); la sensazione di ruffianeria sia ha soprattutto con Brown, che sembra aver ricevuto la nomination solo a causa dell'omosessualità del personaggio, ricadendo nel luogo comune che affligge tante premiazioni statunitensi. Ad essere del tutto onesti, l'unica nomination davvero meritata è quella per la sceneggiatura e sarebbe davvero un peccato se non vincesse.</span></div><div style="text-align: justify;">La cosa ridicola la si nota se si tiene conto del tema del film, ossia di come una rappresentazione fasulla venga osannata; e vedendo le scene tratte da "Fuck" non può che tornare alla mente quel <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2017/02/moonlight.html">"Moonlight"</a> tanto ruffiano quanto amato, tanto truce quanto codardo, tanto drammatico quanto superficiale, che, unendo tutte le forme di dramma possibile e immaginabile, ha fatto incetta di premi giusto qualche anno fa. Non sarebbe difficile immagine una scena di "American Fiction" nella quale Barry Jenkins entra in trattative per curare l'adattamento cinematografico di "Fuck".</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-OMXzwi7VSYUvk4KjO8imiS6z1p_X3_F_pE5XK9TD260ksf46dBQyR-bpB5Nln9Kz6XUan1U2cnSj506e4wIUXXovKKUomQZLVoMOLeKUjyaZ07S22aP6AMYO8Tei7GNqxsrvbJLuwAzWM4d9NY8kRC1xKhvtH-Zl4GbSxwEwYop22g9WvIn0CV9PeUY/s1200/americanfiction2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="509" data-original-width="1200" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-OMXzwi7VSYUvk4KjO8imiS6z1p_X3_F_pE5XK9TD260ksf46dBQyR-bpB5Nln9Kz6XUan1U2cnSj506e4wIUXXovKKUomQZLVoMOLeKUjyaZ07S22aP6AMYO8Tei7GNqxsrvbJLuwAzWM4d9NY8kRC1xKhvtH-Zl4GbSxwEwYop22g9WvIn0CV9PeUY/w483-h205/americanfiction2.jpg" width="483" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per il resto, il film soffre certamente dell'inesperienza di Jefferson come regista, con un ritmo talvolta troppo blando per una commedia e un tasso di causticità che avrebbe potuto tranquillamente essere più alto; ma l'onesta intellettuale dell'autore è tangibile e per questo il suo esordio resta interessante e risulta davvero intelligente.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-76479098302720220402024-03-01T09:27:00.006+01:002024-03-01T09:27:56.248+01:00Dune- Parte Due<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIchHaPxl0VDeoabvJo5FHo73kpbGHeInciwF7Kgl2MuB8CHp8s2LET0r2L_ZVie-oqNyed9Sho8hMZsYLi9Vl3rBYYroN1YvTnjuOnY6OqysrRjI0JTqSJMirpJo0F_4vSwEL3TQu00SLZuCtpjYiwGiOhPsav-P7PYowvob_Ev4kz4UlfWokPwUO-9o/s1867/dunepartedue0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1867" data-original-width="1280" height="419" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIchHaPxl0VDeoabvJo5FHo73kpbGHeInciwF7Kgl2MuB8CHp8s2LET0r2L_ZVie-oqNyed9Sho8hMZsYLi9Vl3rBYYroN1YvTnjuOnY6OqysrRjI0JTqSJMirpJo0F_4vSwEL3TQu00SLZuCtpjYiwGiOhPsav-P7PYowvob_Ev4kz4UlfWokPwUO-9o/w286-h419/dunepartedue0.jpg" width="286" /></a></div>Dune: part two</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Denis Villeneuve.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Timothée Chalamet, Zendaya, Javier Bardem, Rebecca Ferguson, Austin Butler, Stellan Skarsgaard, Josh Brolin, Dave Bautista, Christopher Walken, Florence Pugh, Souheila Yacoub, Charlotte Rampling, Léa Seydoux, Giusi Merli, Anya Taylor-Joy.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Fantascienza</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Canada 2024</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b style="text-align: center;"><br /></b></div><b><div style="text-align: center;"><b>---CONTIENE SPOILER---</b></div></b><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se l'accoglienza positiva da parte di critica e fans era prevedibile, l'effettivo successo di botteghino del primo <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/09/dune.html">"Dune" di Villeneuve</a> era tutt'altro che scontato. Un riscontro che è tardato ad arrivare, complice la complessità del film e soprattutto il periodo in cui è stato distribuito, ossia quello immediatamente successivo alla chiusura dei cinema causa Covid-19.</div><div style="text-align: justify;">Quattro anni dopo, "Dune- Parte Due" arriva in sala con un carico di aspettative a confronto delle quali quelle che circondavano il primo non sono nulla, data la sua natura di seconda parte di una storia che trova qui trasposti i suoi momenti migliori. E il lavoro di Villeneuve, benché imperfetto, è a dir poco imponente.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYe8-En4rifOiCxVXnTLCQqPnzC072AsLHPeSqp9_-8KEpU44n87y9natStKGKuaCgt100h_imjyBylPjmmox3Bry_3N1WdiFBFe3-WErxGGZjvE3qFdq0UiYmX3jGHLtMe1hYrQMPXI6UozWsJkMLcqgtn_tw43knHElX34FLzaSnIjXFXVoK37sy2xc/s5520/dunepartedue2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3105" data-original-width="5520" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYe8-En4rifOiCxVXnTLCQqPnzC072AsLHPeSqp9_-8KEpU44n87y9natStKGKuaCgt100h_imjyBylPjmmox3Bry_3N1WdiFBFe3-WErxGGZjvE3qFdq0UiYmX3jGHLtMe1hYrQMPXI6UozWsJkMLcqgtn_tw43knHElX34FLzaSnIjXFXVoK37sy2xc/w459-h258/dunepartedue2.webp" width="459" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Arrakis. Paul Atreides (Chalamet) si è unito agli indigeni Fremen a seguito della distruzione della sua casata ad opera dei rivali Harkonnen, foraggiati dall'imperatore Shaddam IV (Christopher Walken). Unitosi sentimentalmente con Chani (Zendaya), prende in mano il suo ruolo di messia e leader, guidandoli in guerra contro gli invasori, mentre sua madre Jessica (Rebecca Ferguson) ne diventa la leader spirituale, salendo al rango di reverenda-madre Bene-Gesserit. Ma l'imperatore ha un asso nella manica: Feyd-Rautha Harkonnen (Austin Butler), rampollo della casata e nipote del barone (Stellan Skarsgaard), raggiunge sul pianeta il cugino Rabban (Dave Bautista) per sfogare la sua vena sadica sugli insorti.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNXzrlixnmQGBxQNPOQrx9SfktXbnt0rE54d1R5RNaDgx9OCDWThwCpK6zc3B0u5uodILYmELHqQSf_z6FoSbPkdseontCEKDuZB4Lwmj6IRh016oSyrJ78GQFStwlyXG5pxsr2QeD1Yhb4wKQot9zOKLFoDGwgFud0M7gAgp-JmvmeOvzU0skrcH4hzg/s1000/dunepartedue7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="345" data-original-width="1000" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNXzrlixnmQGBxQNPOQrx9SfktXbnt0rE54d1R5RNaDgx9OCDWThwCpK6zc3B0u5uodILYmELHqQSf_z6FoSbPkdseontCEKDuZB4Lwmj6IRh016oSyrJ78GQFStwlyXG5pxsr2QeD1Yhb4wKQot9zOKLFoDGwgFud0M7gAgp-JmvmeOvzU0skrcH4hzg/w480-h165/dunepartedue7.jpg" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come nel primo film, l'opera di adattamento è tanto libera quanto fedele al capolavoro di Herbert.</div><div style="text-align: justify;">La divisione in due parti della storia (per un totale complessivo di cinque ore e mezza in due film) permette a Villeneuve di concentrarsi maggiormente sui personaggi, le loro emozioni e il loro ruolo negli eventi. In "Parte Due" al centro di tutto vi sono le dinamiche tra Paul e le due donne della sua vita, ossia la madre Jessica e Chani, suo unico vero amore. </div><div style="text-align: justify;">Il ruolo della prima è quella del demiurgo junghiano (e la divisione in archetipi torna qui già come accadeva in <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2017/10/blade-runner-2049.html">"Blade Runner 2049"</a>), un falso dio manipolatore, una figura religiosa che perora lo status di finto messia del figlio per perseguire il proprio riscatto (archetipo nel quale può rientrare anche il ruolo dell'imperatore Shaddam IV, tiranno manipolatore). In tale ottica, Paul è all'inizio ancora il leader riluttante perché cosciente della sua stessa pericolosità nonostante sia deciso a il proprio piano di vendetta. Ma quando alla fine decide di seguire la via tracciata dalla madre, è lui stesso a divenire incarnazione del demiurgo, una finta divinità che muove il mondo verso la catastrofe.</div><div style="text-align: justify;">Quella con Chani, d'altro canto, è una love-story tout court, con i due ragazzi che provano un'attrazione irrefrenabile che culmina nell'amore, proprio come avveniva nelle pagine del libro. Pur tuttavia, Villeneuve decide stranamente di chiudere il film con un'immagine straniante, ossia una Chani che in questa versione non accetta il matrimonio di convenienza di Paul con Irulan e fugge via furiosa. Un'immagine da teen-drama a là "Hunger Games" piuttosto che quella della trasposizione di uno dei romanzi di fantascienza più adulti e complessi mai concepiti, che getta un'ombra sulla concezione effettiva che l'autore ha della storia e dei suoi personaggi. Un'immagine brutta, che cozza con un contesto nel quale l'intero universo si avvia verso la distruzione e che risulta infinitamente alienante a causa del fatto che, per il resto, Villeneuve sembra aver capito profondamente l'opera di Herbert.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrZ-R3hD1nNfumWuBwvVFfEzJOQYOuf97kbV4kwDDQtf7fqhaNRyxJZ92CJIL1Nb4vnR4uKlQqUqOvvFbWJ8frhof8nUVN1IslOkX89AvKsnCjcatQqr4HJaNeY8r1spfN_AiYSRGIrQlqqn1i2ClrskDRX6FUmq02hNfvsE0f1_fiJUVoHuSg_Ze3cpI/s1581/dunepartedue15.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1054" data-original-width="1581" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrZ-R3hD1nNfumWuBwvVFfEzJOQYOuf97kbV4kwDDQtf7fqhaNRyxJZ92CJIL1Nb4vnR4uKlQqUqOvvFbWJ8frhof8nUVN1IslOkX89AvKsnCjcatQqr4HJaNeY8r1spfN_AiYSRGIrQlqqn1i2ClrskDRX6FUmq02hNfvsE0f1_fiJUVoHuSg_Ze3cpI/w436-h290/dunepartedue15.webp" width="436" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poiché qui come non mai, "Dune" diventa una parabola sui falsi leader, siano essi strettamente politici o anche religiosi, i falsi profeti che manipolano i popoli con la forza dell'inganno o con il pugno di ferro generando solo orrori.</div><div style="text-align: justify;">Paul Muad' Did Atreides è un manipolatore, o per meglio dire un burattino che spezza i propri fili (quelli che dovrebbero legarlo al Bene-Gesserit) per poi rinsaldare quelli con cui stritola i fedeli, coartandoli in una crociata per vendicare il proprio casato. Il "cammino dell'eroe" non esiste perché non è un eroe, né un antieroe, solo un leader che utilizza il suo carisma per il suo tornaconto, un vero e proprio colonizzatore (da cui la differenza con il colonnello Lawrence che ispirò la creazione, il quale invece pare tenesse davvero all'emancipazione del popolo arabo). I suoi seguaci e sudditi sono in primis sue vittime, strumenti di un gioco di potere e per questo figure usa e getta nel contesto della guerra, solo armi pregiate la cui importanza è data dalla loro forza.</div><div style="text-align: justify;">Stilgar diventa così un fanatico (il cui ruolo è praticamente una versione sinistra di quello che Morpheus ricopriva nei <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/12/matrix-reloaded.html">seguiti di "Matrix"</a>) accecato dalla sua stessa fede, un credulone in grado di distruggere tutto ciò che ha innanzi se spinto dalla fede nel falso profeta. E ciò in un mondo dove non esisteste manicheismo tra giusto e sbagliato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAN5ebFIWfd_nZgVLj69HoE8XICKhQ3U9pZBa2Or6HQp28JG3qdC8TeyjRSVFo9tTzeGRJ0_k-p-6lDcXdBWwt62HqbvS4h6XNcRavOpV5ecfZ_9lrp2eObEmwkBjdZZ-XVCkRwkc4v6SvD2xzVOlzfRiRqQzBxo9EcNszE6JtYEhRrZToWGi0z-O3v9E/s1280/dunepartedue8.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAN5ebFIWfd_nZgVLj69HoE8XICKhQ3U9pZBa2Or6HQp28JG3qdC8TeyjRSVFo9tTzeGRJ0_k-p-6lDcXdBWwt62HqbvS4h6XNcRavOpV5ecfZ_9lrp2eObEmwkBjdZZ-XVCkRwkc4v6SvD2xzVOlzfRiRqQzBxo9EcNszE6JtYEhRrZToWGi0z-O3v9E/w473-h266/dunepartedue8.webp" width="473" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel romanzo la divisione, di fatto, non era tra bene e male, ma tra un male assoluto (gli Harkonnen) e uno in apparenza più tollerabile (la teocrazia di Muad' Dib); in questa trasposizione, a tratti la differenza tra i due è fluida fino a confondersi, visto anche il ruolo d Feyd-Rauta. Qui archetipo dell'Ombra, è ancora di più un'antitesi di Paul (tanto che Villeneuve gli fa persino subire l'ordalia del Gom Jabbar), ma non la sua totale negazione: sempre crudele ed efferato, ha ora un codice d'onore e una forma di rispetto verso la casata e persino verso lo zio che nelle pagine di Herbert non aveva; il che lo rende certamente meno memorabile, ma decisamente più riuscito come doppleganger.</div><div style="text-align: justify;">Una dualità speculare che trova una perfetta rappresentazione in quella che potrebbe essere la doppia immagine simbolo dell'intera saga: la pila di cadaveri Atreides arsa a inizio film dagli Harkonnen all'indomani della loro vittoria e quella dei cadaveri Harkonnen arsa durante la battaglia finale dai vittoriosi Fremen.</div><div style="text-align: justify;">L'ammonimento di Herbert verso quelle figure che per loro natura vengono attratte dal potere risalta potente, anche se la trama del romanzo viene semplificata in modo strambo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKeMqSjNnRgQa4ZHmlin4hm_yNRvP5Z0VxIiinV95FY4oTm_fl0JksFUg_jE75jiEwZuaBI9UzciqBzpWC8gAi64F0My2advu7QmyVhsl9DV1I0AVP6g2nhCzq6ca9UcmjW4eFsM9KKTidg28ORpJKFPv3OqOBjogobtu57qYtv0f0kksvk8W5HTNZCsg/s1600/dunepartedue10.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKeMqSjNnRgQa4ZHmlin4hm_yNRvP5Z0VxIiinV95FY4oTm_fl0JksFUg_jE75jiEwZuaBI9UzciqBzpWC8gAi64F0My2advu7QmyVhsl9DV1I0AVP6g2nhCzq6ca9UcmjW4eFsM9KKTidg28ORpJKFPv3OqOBjogobtu57qYtv0f0kksvk8W5HTNZCsg/w491-h276/dunepartedue10.webp" width="491" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le variazioni sono diverse, ma nessuna di esse appare davvero giustificabile da un punto di vista della storia o del racconto, lasciando lo spettatore che conosce il romanzo alquanto perplesso. Strana è la trovata di accorciare la durata della crociata su Arrakis, che dura giusto un paio di mesi, con la conseguenza immediata che il personaggio di Alia non viene alla luce, apparendo solo in una visione con il volto, bello ed ipnotico, di Anya Taylor.-Joy, cambiando, di conseguenza, la morte del barone Harkonnen e privando la risoluzione degli eventi di uno dei momenti più spettacolari. Anche la trovata di far duellare Gurney Halleck con Rabban appare alquanto strana: uno scontro che dura giusto una manciata di secondi e che aggiunge pochissimo alla storia.</div><div style="text-align: justify;">Decisamente bizzarra è poi la chiusa, con la dinamica finale tra i personaggi e l'inizio della jihad che viene cambiato d'ordine: Paul non reclama il trono per evitare una guerra più sanguinaria, ma lo fa per umiliare ulteriormente l'imperatore; la guerra santa prende subito le mosse contro la totalità del Landsraad, avverando il più atroce dei futuri, che nel romanzo veniva preconizzato ed schivato. Il che cozza decisamente con quell'immagine di una Chani delusa e arrabbiata che corre via, a sminuire una tragedia di potata universale concentrandosi su di una semplice ragazza sedotta e tradita da uno straniero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN97qRe4KWu8FkA885vzD_-5dVxmcJsghTNwWljwkKF_ZqiCBH6iVgCyYY7ApNwsMBPzstYEOgB7L3xV4yBCY7uHysY_lcqX53ZtsLGcl6FpZR1EBpTM6DSd4Lvoho46l0HjnkxqIVhbm6-DVcPMD8FfNKMkkEOmVK39n54u-BM4oldgh4x6jXa7mb54k/s4096/dunepartedue9.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="4096" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN97qRe4KWu8FkA885vzD_-5dVxmcJsghTNwWljwkKF_ZqiCBH6iVgCyYY7ApNwsMBPzstYEOgB7L3xV4yBCY7uHysY_lcqX53ZtsLGcl6FpZR1EBpTM6DSd4Lvoho46l0HjnkxqIVhbm6-DVcPMD8FfNKMkkEOmVK39n54u-BM4oldgh4x6jXa7mb54k/w490-h258/dunepartedue9.jpeg" width="490" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando però deve dare corpo al mondo di Herbert, Villeneuve si dimostra sicuro di sé. L'estetica industriale e razionalista dona un tocco di carattere alla sua visione rendendola unica e preservando lo stesso la necessaria carica spettacolare di scenografie e costumi. La costruzione delle scene è sicura e tocca vertici di spettacolarità talvolta con poco, come il combattimento iniziale dove il culmine dello spettacolo è dato dal semplice volo delle truppe Harkonnen. Quando invece il livello deve alzarsi, la regia non si tira indietro, con una battaglia finale roboante, da degno kolossal hollywoodiano.</div><div style="text-align: justify;">Alcune trovate sono poi ineccepibili, come il sole nero di Giedi Primo la cui luce toglie colore ai corpi, in una giustapposizione tra monocromia e policromia semplicemente bella (anche se al cinema si era già vista in <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2022/07/thor-love-and-thunder.html">"Thor: Love & Thunder"</a> e per certi versi nella tempesta di sabbia in <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2015/05/mad-max-fury-road.html">"Mad Max- Fury Road"</a>); o anche il duello finale, con la luce del crepuscolo che oscura i corpi di Paul e Feyd-Rautha, altro esempio di semplicità altamente spettacolare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIry6y3ICIH-ZoHGUoUiXf849xbBJwIioWaKzX8l1acJM-a_hoMfiHkzdvhHR61DuJdJ2hU-MOfGHeLmi9XYiVmwpe7ZhgrSFx0ELyJF_btJNjzK1gTw5GGUp3ct5XAGHB3yUfsbDr12cP2CLUiODypNj1Zc7VjHryFM1C4qkOhrKYEpCwmanMB83gaUs/s1200/dunepartedue3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="701" data-original-width="1200" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIry6y3ICIH-ZoHGUoUiXf849xbBJwIioWaKzX8l1acJM-a_hoMfiHkzdvhHR61DuJdJ2hU-MOfGHeLmi9XYiVmwpe7ZhgrSFx0ELyJF_btJNjzK1gTw5GGUp3ct5XAGHB3yUfsbDr12cP2CLUiODypNj1Zc7VjHryFM1C4qkOhrKYEpCwmanMB83gaUs/w473-h276/dunepartedue3.jpg" width="473" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le intuizione di Villeneuve sia come narratore che come creatore di immagini sono a tratti ineccepibili. Tanto che spiace constatare come il suo "Dune" sia bello, ma non il capolavoro che avrebbe potuto essere, sia se preso come opera a sé stante, sia se considerato come trasposizione di un capolavoro letterario.</div><div style="text-align: justify;">Tolte alcune bizzarre scelte narrative, il difetto più grosso della sua visione resta nell'aver optato per un racconto spettacolare, ma non visionario, dove la componente onirica e lisergica, essenziale per la sua effettiva memorabilità, è ridotta all'osso se non a meno. Tanto che <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/08/dune.html">l'adattamento di Lynch</a>, per quanto flagellato da un montaggio barbaro e alcune trovate fin troppo sopra le righe, resta ad ancora oggi per certi versi superiore, quanto meno per la sua capacità di dare forma alle elucubrazioni più selvagge di Herbert.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-19909875483005087212024-02-26T09:11:00.003+01:002024-02-26T09:11:44.673+01:00Perfect Days<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm0wUOy2W4CKraje-6oppXgbIhIHm_A6eq1h4t-adh_k8aKKXqHuMzabL1Lv1FOwRVcT6_-sm6JblGdtpL8N78rIDBA875FZ2eQuuF_nDFMqKcuORR2_bM0rdBZiPzT8WBzAihRSJGlAykuhEA-_ixm_nVOU69JNyZRrAyqZu_XVUT08KUROrFps3srFs/s947/perfectdays0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="947" data-original-width="706" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm0wUOy2W4CKraje-6oppXgbIhIHm_A6eq1h4t-adh_k8aKKXqHuMzabL1Lv1FOwRVcT6_-sm6JblGdtpL8N78rIDBA875FZ2eQuuF_nDFMqKcuORR2_bM0rdBZiPzT8WBzAihRSJGlAykuhEA-_ixm_nVOU69JNyZRrAyqZu_XVUT08KUROrFps3srFs/w309-h414/perfectdays0.jpg" width="309" /></a></div>di Wim Wenders.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Koji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Miyako Tanaka, Long Mizuma, Soraji Shibuya, Bummei Harada, Min Tanaka.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Giappone, Germania 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Durante la visione di un film come "Perfect Days", torna prepotentemente alla mente la questione mai sopita sulla effettiva sincerità che un autore riversa in una sua opera; per inciso: quanto può essere credibile Wim Wenders con un film del genere?</div><div style="text-align: justify;">Perché basta dare anche solo un'occhiata alla sinossi per avere qualche dubbio: il sig. Hirayama (Koji Yakusho) è un sottoproletario della odierna Tokyo. Senza moglie, né figli e giunto ad età avanzata, passa le sue giornate lavorando come addetto alle pulizie nei bagni pubblici e il tempo libero ascoltando vecchie musicassette di Lou Redd e Patti Smith, curando delle piantine, leggendo vecchi libri in formato tascabile o fotografando le foglie degli. Ed è felice, forse.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN72p29aM31AMjKuFN1U08FZf3x4oSBGSoBaPGnYVQ4VZGN6HOjaLzORdPLKh2zXWgzX2h49DrSgYP0CEZwMtd6eoUcbDf-VC4HWbgADi2wTiPWMOKN8YgyOVN_koJzvF07CNd-ZDY1SaB01bTDkqmBKPinDhJMLt950mTT3ogIOilOO47OiLtGBQNxwo/s1200/perfectdays2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1200" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN72p29aM31AMjKuFN1U08FZf3x4oSBGSoBaPGnYVQ4VZGN6HOjaLzORdPLKh2zXWgzX2h49DrSgYP0CEZwMtd6eoUcbDf-VC4HWbgADi2wTiPWMOKN8YgyOVN_koJzvF07CNd-ZDY1SaB01bTDkqmBKPinDhJMLt950mTT3ogIOilOO47OiLtGBQNxwo/w427-h321/perfectdays2.jpg" width="427" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una storia che sembra uscita da un indie americano della seconda metà degli anni '00, nel mezzo del movimento mumblecore e agli albori dell'affermazione della "cultura" hipster, con l'esaltazione della semplicità sia umana che materiale, oltre che di quella formale nella messa in scena; e che magari all'epoca sarebbe stata opera di qualche filmmaker ventenne e al suo esordio nel lungometraggio.</div><div style="text-align: justify;">Wenders, d'altro canto, ha quasi ottant'anni e oltre cinquant'anni di più che onorata carriera come autore cinematografico. Un uomo che ha avuto tutto, dai premi materiali al riconoscimento effettivo dell'importanza della sua opera filmica già negli anni '70, quando era considerato uno dei tre massimi registi tedeschi (assieme a Werner Herzog e Rainer Werner Fassbinder); e che nel 2011 ha persino firmato un documentario in 3D su Pina Bausch che gli è valso gli allori di tutto il mondo dello spettacolo, oltre che l'onorificenza della presentazione dinanzi ad Angela Merkel, all'epoca primo ministro.</div><div style="text-align: justify;">Si può dire quello che si vuole dei suoi film e della sua effettiva caratura come regista, ma non si può negare che abbia avuto una carriera blasonata e importante, che gli è valsa ogni singolo riconoscimento possibile (ad eccezione dell'Oscar, per quel che può valere). Si può quindi credere ad una storia del genere raccontata da una persona simile?</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtnkzTdjAstujEGloWS1viXEg70-DGfFUWP791TReER1tDo06Lp1_2jGlAgkOuwiTkcYE80nw_cpHvQO4WNmo_QwrB5grfyHyXM31Y_QiI5yDXJowp3kkdpFerpYPdv6JGZOLDd5Bj1x7rieSkOOkWa1E5w9UC7VYn1H03aJN-Jm609nVYsN2feMb-I8/s1280/perfectdays1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtnkzTdjAstujEGloWS1viXEg70-DGfFUWP791TReER1tDo06Lp1_2jGlAgkOuwiTkcYE80nw_cpHvQO4WNmo_QwrB5grfyHyXM31Y_QiI5yDXJowp3kkdpFerpYPdv6JGZOLDd5Bj1x7rieSkOOkWa1E5w9UC7VYn1H03aJN-Jm609nVYsN2feMb-I8/w472-h266/perfectdays1.webp" width="472" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perché non si capisce davvero cosa un auteur affermato arricchitosi facendo quello che gli piace possa trovare di bello nella vita semplice di Hirayama e nella sua solitudine autoimposta. Le similitudini tra il personaggio e l'autore ci sono: entrambi hanno uno spiccato senso artistico verso le immagini ed entrambi vengono dal lusso. Hirayama è in un certo senso l'alter ego che Wenders vuole farci credere vorrebbe essere, un uomo che ha rinunciato a tutti i privilegi in una sorta di esilio dai rapporti umani, il che, oltre che i dubbi sull'autenticità, fa anche sorgere dubbi sul perché tale personaggio abbia deciso di eliminare ogni rapporto umano.</div><div style="text-align: justify;">Nella sottotrama sulla nipote Niko (Arisa Nakano) si intuisce che qualcosa di brutto è accorso con la sua famiglia e che lo ha portato ad isolarsi dal resto del mondo. Wenders non approfondisce nulla in merito, lasciando che sia lo spettatore a farsi una sua idea a riguardo, privando però la narrazione di profondità effettiva. Anche perché guarda sempre al suo personaggio con occhio benevolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSeA3XGPpSmmuPqKFegu5hmEF8zqFAIGnwm7KW6L3aw1EDOglNSRjuHOZSlJ8f1UhSian0j0BDYcK11sFU6qy2EC7xJmqODQVeIIMb4cZoZgLJYV0So2Wl9OJ0gcB3yoLR41_KmjJV1NNVCZvd7jFT7CurzElNwsKf71K4aICzLmqIFJK4DvDTcC2vhhM/s1280/perfectdays3.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSeA3XGPpSmmuPqKFegu5hmEF8zqFAIGnwm7KW6L3aw1EDOglNSRjuHOZSlJ8f1UhSian0j0BDYcK11sFU6qy2EC7xJmqODQVeIIMb4cZoZgLJYV0So2Wl9OJ0gcB3yoLR41_KmjJV1NNVCZvd7jFT7CurzElNwsKf71K4aICzLmqIFJK4DvDTcC2vhhM/w464-h232/perfectdays3.png" width="464" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Hirayama schiva i rapporti umani e si limita a fissare il riflesso del mondo. Le ombre e la luce che filtra le foglie, catturata dall'occhio di una vecchia Olympus a rullino (ancora la feticizzazione del vecchio) sono i suoi veri interessi. Le persone che lo circondano, d'altro canto, sono viste con tanta curiosità quanto con distacco estremo: il sottoposto Takashi (Tokio Emoto) e la sua strampalata love-story con la giovane patita di musica d'antan Baby (Aki Kobayashi), l'anziano barbone che vagabonda per il parco e le strade così come la giovane donna compagna di spuntino al parco o il ragazzino portatore d'handicap sono meteore che ne attraversano la vita e che lui è sempre sul punto di incrociare, solo per poi decidere di allontanarvisi. L'opportunità di stringere rapporti c'è sempre, ma viene evitata; la volontà in apparenza c'è anche, vista la sua buona predisposizione verso il prossimo, l'apertura umana verso chi è in stato di bisogno, ma la solitudine viene sempre preferita. Tanto che i</span><span style="text-align: left;">l rapporto più stretto, alla fine, lo stringe con l'anonimo con cui gioca una partita a tris a distanza. Persino quello con la nipote (la cui dinamica non può che portare alla mente quella alla base di "Alice nelle Città") è un episodio isolato che alla fine non ne intacca la vita più di tanto. </span><span style="text-align: left;">L'unica eccezione è data dalla scoperta dell'ex marito della padrona del ristorante dove è solito cenare, con cui intesse un rapporto umano dato proprio dalla solitudine e dal rimpianto.</span></div><div style="text-align: justify;">Quella di Hirayama è una solitudine placida, che Wenders decide di colorare con l'ombra del dubbio solo nel finale. Per oltre due ore non fa che esaltarne lo spirito gioviale, descriverne la routine ripetitiva in modo simpatico, guardare ai suoi gesti ripetuti all'infinito con una curiosità invidiosa, intessendo un racconto sempre ai limiti dell'ipocrita e privo di quella drammaticità necessaria a rendere davvero dubbiosa la predilezione del protagonista verso l'isolamento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYr55hQhRNO5izGih27IQ4nAm_lrjodyQ0MHwWON7eKHBdnPe4ERsF5WfJbWhme3G4aUaEkaRzDJpLxYelHEpsuxzMC5Y_14-JKHSyh-5Y1jfi7-SVRk0IpJyIDAL9M5GNN9UFEgMeAMnnUdEp_ELFMXuioK-3z_o5PxWpSrNmlId46-eXJ06CZtdOf4s/s1280/perfectdays4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYr55hQhRNO5izGih27IQ4nAm_lrjodyQ0MHwWON7eKHBdnPe4ERsF5WfJbWhme3G4aUaEkaRzDJpLxYelHEpsuxzMC5Y_14-JKHSyh-5Y1jfi7-SVRk0IpJyIDAL9M5GNN9UFEgMeAMnnUdEp_ELFMXuioK-3z_o5PxWpSrNmlId46-eXJ06CZtdOf4s/w469-h352/perfectdays4.jpg" width="469" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Anche perché tale racconto è ambientato in una Tokyo dove i rapporti umani sono tutti a rischio, proprio come viene qui mostrato. Non per nulla, quella giapponese è da decenni la società più alienante al mondo, dove si arriva letteralmente a morire di solitudine (come raccontava </span><a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2022/10/pulse-kairo.html" style="text-align: left;">Kyoshi Kurosawa qualche decennio fa</a><span style="text-align: left;">). Sottolineare la bellezza di una vita solitaria in un contesto del genere, mostrandone per altro la piena contezza, non fa che aumentare la dose di ipocrisia.</span></div><div style="text-align: justify;">Perché alla fine è questo che fa Wenders: mostra la solitudine in modo anche sinistro, rivelando come tra le piaghe di una vita del genere ci sia sempre posto per il rimpianto verso un'unione umana e materiale che si è a lungo evitata. Ma descrive il tutto con tono cordiale e accondiscendente, guardando alla felicità data dalle piccole cose in modo estremamente positivo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQzVaqeAVfsz3YgWuvOp-YZ5WprlO5oQka5EEOLRQJQ_pn8pnOQ8wy-LhjCvBYqZAQs_vW_6mIqg5PaLnPzXHYpUVOcHccJG565Dy-vmiEUmkIihlvO-pAbOkgOuqvmsm3nLfbTQxYzmNIBWb8dgD3ImqjCdmzOB0_Ai1R-UDVotq1z3w2_JhDpgmBPZw/s1200/perfectdays5.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1200" height="373" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQzVaqeAVfsz3YgWuvOp-YZ5WprlO5oQka5EEOLRQJQ_pn8pnOQ8wy-LhjCvBYqZAQs_vW_6mIqg5PaLnPzXHYpUVOcHccJG565Dy-vmiEUmkIihlvO-pAbOkgOuqvmsm3nLfbTQxYzmNIBWb8dgD3ImqjCdmzOB0_Ai1R-UDVotq1z3w2_JhDpgmBPZw/w498-h373/perfectdays5.webp" width="498" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">A Wenders va quantomeno riconosciuto il mestiere, l'aver saputo raccontare una storia piccola nel migliore dei modi, senza esagerare con le smancerie o con l'idealizzazione coatta della passione per le mode vetuste, nonostante il palese feticismo che dimostra (basti in proposito immaginare di quali orrori il film sarebbe potuto essere foriero se partorito dalla mente di un regista pseudointellettualoide nostrano); così come gli va riconosciuto il merito di sapere come portare in scena la bellezza metropolitana della capitale giapponese. Ma si tratta pur sempre di regista con decenni di carriera sulle spalle e che si era aggirato per le strade di Tokyo con "Tokyo-Ga" già a metà degli anni '80.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Un mestiere che, in definitiva, non salva un'opera davvero poco credibile.</span></div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-62396233567649553552024-02-20T07:23:00.003+01:002024-02-20T07:23:45.572+01:00Past Lives<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio71iNrq0imxAtG2AcEbBcOjM3PMquJkskuIyMuqGEvrTWnK1qF9lEMGmOsD4lNI2M2DSQRWAMFQHFe4Yz7PYW7dIJ03cBEso0KXwo3arJXR7wb6fN61MPtptmxC4KhkRYjO5pVmYxQ8y1223tQNHg8oqrwEmppcbN8BBcOmpf2flYnQr7y0YvFGUNZQk/s1481/pstlives0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1481" data-original-width="1000" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio71iNrq0imxAtG2AcEbBcOjM3PMquJkskuIyMuqGEvrTWnK1qF9lEMGmOsD4lNI2M2DSQRWAMFQHFe4Yz7PYW7dIJ03cBEso0KXwo3arJXR7wb6fN61MPtptmxC4KhkRYjO5pVmYxQ8y1223tQNHg8oqrwEmppcbN8BBcOmpf2flYnQr7y0YvFGUNZQk/w304-h450/pstlives0.jpg" width="304" /></a></div>di Celine Song.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro, Moon-Seung Ah, Leem Seung-Min, Choi Wong-Young, Ji Hye Yoon, Ahn Min-Young, Seo Yeon-Woo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Corea del Sud 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Il concetto di destino è sopravvalutato. Una persona che vi lascia influenzare non può trovare davvero la felicità. </span></div><div style="text-align: justify;">"Past Lives" si basa su questo assunto, prendendo una posizione netta, ma dolorosa. E con esso, Celine Song compie un esordio assoluto con una storia che presenta chiari riferimenti autobiografici.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj-ILe0q6osWXtpya6cTgQjduWuewMV_tCxkU6PazUwWLDLwniz_lxB-Jscq7QMqoKRsYFFRRbniF5lbvXDtYeRzaRvoTzgYZUi6rUHv-Q4fV5mrli88vUfwf-gQld768ioIdmA4iO4peJu0cftiXMs8Z1UAWqZeETVq3mYi21X6r3nNcn0ek-XQAkkMw/s767/pastlives4.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="431" data-original-width="767" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj-ILe0q6osWXtpya6cTgQjduWuewMV_tCxkU6PazUwWLDLwniz_lxB-Jscq7QMqoKRsYFFRRbniF5lbvXDtYeRzaRvoTzgYZUi6rUHv-Q4fV5mrli88vUfwf-gQld768ioIdmA4iO4peJu0cftiXMs8Z1UAWqZeETVq3mYi21X6r3nNcn0ek-XQAkkMw/w505-h284/pastlives4.webp" width="505" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nora (Greta Lee) lascia la Corea del Sud ancora dodicenne, iniziando una nuova vita in Canada. Dodici anni dopo, riprende i contatti con Hae Sung (Theo Yoo), suo fidanzatino alle scuole medie. Dopo una relazione a distanza che non porta da nessuna parte, decide di sposarsi con lo scrittore Arthur (John Magaro). Altri dodici anni dopo, a New York, Hae Sung decide di farle visita, risvegliando un sentimento sopito.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABjpUcyaqLASlCnZda-z3PN8miOuDbrGd4kZTe-8yd1nJVlRcZi1uR5kJ-BwfsXsddQggRc5ivSeTQFF4npAX4qRhE7HWD09v_LX4piJO2GImVXO7WjOH-8GzMfwCbZ6TTIF2bGLg7S87-AHUC_o9gEjT4hyphenhyphentN5mrDNPAhWbZxexVEmvqtSIzSUnU8ZA/s2876/pastlives2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1532" data-original-width="2876" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABjpUcyaqLASlCnZda-z3PN8miOuDbrGd4kZTe-8yd1nJVlRcZi1uR5kJ-BwfsXsddQggRc5ivSeTQFF4npAX4qRhE7HWD09v_LX4piJO2GImVXO7WjOH-8GzMfwCbZ6TTIF2bGLg7S87-AHUC_o9gEjT4hyphenhyphentN5mrDNPAhWbZxexVEmvqtSIzSUnU8ZA/w469-h249/pastlives2.png" width="469" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"In-Yun", ovverosia l'aver vissuto un'infinità di vite assieme per poi viverne una come coppia. Un concetto quasi del tutto equivalente a quello del fato, che in Corea così come in larga parte dell'estremo oriente gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le vite delle persone.</div><div style="text-align: justify;">Ma la Song vede tale concetto con gli occhi di una occidentale acquisita, una donna realizzatasi professionalmente e artisticamente proprio perché ha abbandonato le sue tradizioni, delle quali conserva un buon ricordo e con le quali ha un buon rapporto, ma che vede come forme culturali più che come dettami spirituali.</div><div style="text-align: justify;">Il rapporto di coppia, di conseguenza, è basato sulla libera scelta, non su di una forma di affinità elettiva nata nel passata e che poi si ripresenta nel futuro. L'affinità effettiva e affettiva è di conseguenza qualcosa di diverso, di più fluido e per questo del tutto irrazionale, perché va contro ogni possibile legame pregresso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0pTdz89ikzs8WENUQrWOYmJh6wj7j5xDY26ZXRyespQTCjK5nfASxmwYvLEYgX9qlHRgpbHA2QICxZxxEu1jeJQ_QEgmwsI8kMydn4zTZqfX-0F738RhTZqTcA0JL5ctb5N0Tv8VsOmdADPpG-Lr1nYP0QZ3NH5QmSeOxn_-wgjPS9kYPdADHJ42pvsg/s1200/pastlives3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0pTdz89ikzs8WENUQrWOYmJh6wj7j5xDY26ZXRyespQTCjK5nfASxmwYvLEYgX9qlHRgpbHA2QICxZxxEu1jeJQ_QEgmwsI8kMydn4zTZqfX-0F738RhTZqTcA0JL5ctb5N0Tv8VsOmdADPpG-Lr1nYP0QZ3NH5QmSeOxn_-wgjPS9kYPdADHJ42pvsg/w482-h321/pastlives3.jpg" width="482" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Song riesce nell'impresa di portare su schermo una relazione a distanza credibile senza cadere nel tedioso o nel noioso. Anzi, è fin troppo facile (soprattutto per noi Italiani, popolo di migranti) rivedersi nei due innamorati separati da migliaia di chilometri, uniti solo dai monitor di laptop e smartphone, che risicano ritagli di tempo per vedersi e abbracciarsi solo con gli occhi. La storia di Nora e Hae Sung è così credibile e toccante quando si tratta di dar corpo alla loro lontananza, ma nel resto del racconto la mano dell'autrice si dimostra fallace, forse a causa dell'inesperienza come filmmaker.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvst_3jQN0DiXKWGUdrIZDreAvs9ufMdgPioDYidaNQANVoncsx937_o1oIdby-XbzLYEemd2nXENvhtPE7mEDLadLQ05bQB8DcT9W3HxFu3YUxQE2-r7AWW6fP0haxXB9UsP5otxJmYdACJsdjSmltE5UJzK2dG2rs4ba8zKZ4nisXg8b7r9V50G0KWo/s1139/pastlives1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="641" data-original-width="1139" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvst_3jQN0DiXKWGUdrIZDreAvs9ufMdgPioDYidaNQANVoncsx937_o1oIdby-XbzLYEemd2nXENvhtPE7mEDLadLQ05bQB8DcT9W3HxFu3YUxQE2-r7AWW6fP0haxXB9UsP5otxJmYdACJsdjSmltE5UJzK2dG2rs4ba8zKZ4nisXg8b7r9V50G0KWo/w501-h282/pastlives1.jpg" width="501" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La costruzione della storia avrebbe forse beneficiato di una struttura non lineare, con un inizio in medias-res e il ritorno di Hae Sung dal passato, come una sorta di variante della classica commedia americana dove l'ex marito deve riconquistare l'ex moglie di cui è ancora innamorato, virata ovviamente verso la serietà. </div><div style="text-align: justify;">Nella sua linearità, "Past Lives" finisce per mancare di mordente e a tratti anche di coinvolgimento, con una love-story fin troppo trattenuta, dove la tensione romantica e sessuale si avverte davvero solo a tratti. Ci si vorrebbe rifare a tanto cinema romantico orientale moderno, forse proprio a quello dell'insuperato Wong Kar-Wai, ma laddove nel romanticismo del grande autore hongkonghese la tensione (anche sessuale) è sempre avvertibile, la Song non riesce a trovare la giusta messa in scena che riesca davvero a trasmettere lo stato emotivo dei suoi protagonisti, in parte per colpa del classico stile blando di tanto cinema occidentale moderno, in parte a causa di una caratterizzazione dei personaggi tutto sommato piatta, dove i due protagonisti e il "terzo incomodo" non si smuovono più di tanto dai loro ruoli preimpostati, né hanno note di colore effettive che permetta loro di essere qualcosa di più delle figure di un semplice gioco narrativo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiocN6XMnEpC8MSc6wCgWhj0CfMwOP6ol5ASiJltpJtETIyOfFgf68RGbo4hmhz2InavvL8soKETV-Hn-xdgSF8KnwUB1p7dI3EOYXNWrUyneiv3_f0LZkYyuYJPVMz5J_yJ1lLg1qvqpsp5wsdMjN-oxPtzfA0_u1FVTYX8_Mv7sLz4W54arKtfzFsmbU/s3840/pastlives5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2063" data-original-width="3840" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiocN6XMnEpC8MSc6wCgWhj0CfMwOP6ol5ASiJltpJtETIyOfFgf68RGbo4hmhz2InavvL8soKETV-Hn-xdgSF8KnwUB1p7dI3EOYXNWrUyneiv3_f0LZkYyuYJPVMz5J_yJ1lLg1qvqpsp5wsdMjN-oxPtzfA0_u1FVTYX8_Mv7sLz4W54arKtfzFsmbU/w469-h253/pastlives5.jpg" width="469" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Past Lives" presenta così tutte le ingenuità che un esordio possa avere, ossia un'idea interessante ma non sviluppata appieno, uno stile anonimo, una tematica ben argomentata ma chiusa in un racconto che avrebbe dovuto avere ben altra caratura. Un'opera interessante, a tratti coinvolgente, ma tutto sommato acerba, bella ma non memorabile.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-49639069606043478842024-02-19T08:52:00.002+01:002024-02-19T08:52:46.406+01:00Tiro al Piccione<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjybMgVEx3W_aeOae_pVLhuHeSSq-ISX4fGB9ck-Wh_Z32GwJp-TIYcIYKzw_r4k-y53J2nkg_dEiaHUyHe0piw1fjvElATrFsnP9Km1ELBctGKgACR7z6_Mihq3OGjatWP4VHtO_7_FhU8M2fiGF67p8K7zbeC-YXFU99SdQKJEQI666KvagyfuJHfy-0/s1383/tiroalpiccione0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1383" data-original-width="942" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjybMgVEx3W_aeOae_pVLhuHeSSq-ISX4fGB9ck-Wh_Z32GwJp-TIYcIYKzw_r4k-y53J2nkg_dEiaHUyHe0piw1fjvElATrFsnP9Km1ELBctGKgACR7z6_Mihq3OGjatWP4VHtO_7_FhU8M2fiGF67p8K7zbeC-YXFU99SdQKJEQI666KvagyfuJHfy-0/w289-h424/tiroalpiccione0.jpg" width="289" /></a></div>di Giuliano Montaldo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Jacques Charrier, Eleonora Rossi Drago, Francisco Rabal, Sergio Fantoni, Franco Balducci, Loris Bazzocchi, Silla Bettini, Enzo Cerusico, Gastone Moschin.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Drammatico/Storico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Italia 1961</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dei numi del cinema dell'impegno civile italiano, Montaldo è quello che solitamente viene considerato come minore. Questo perché di certo non aveva la passione sanguigna di Elio Petri, né l'occhio innovatore di Francesco Rosi, tantomeno l'acume di Marco Bellocchio. </div><div style="text-align: justify;">Eppure, non si può davvero liquidare il suo apporto al filone (e al cinema italiano in genere) davvero come minore, vista l'importanza anche solo storica di pellicole quali "Sacco e Vanzetti" e "Girdano Bruno", giusto per citarne un paio. Il suo limite, forse, è stato quello di rivolgere il suo sguardo principalmente al passato, anche solo recente, lasciando che l'attualità trasparisse solo a tratti nella sua opera. Il che la rende sicuramente meno eclatante rispetto a quella dei più illustri colleghi, ma di certo non meno importante.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyFzU23abuTgbvQiARqhID780UZZpojF64bll4_Mh7syGZsOPbd9D5oc1-g8RDf_aLLuP6cKrTOq2LIyQHnpiOsX0lAlnkEL2K6U3wfa5MM49LaQ0_fE-rufwotGE9e06EUpOq-RlCrwCfrxSryzMUua9FQltFjtjHCbkMFs7RfDg9lXVvGVa3q0qFp_Q/s1920/tiroalpiccione00.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1247" data-original-width="1920" height="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyFzU23abuTgbvQiARqhID780UZZpojF64bll4_Mh7syGZsOPbd9D5oc1-g8RDf_aLLuP6cKrTOq2LIyQHnpiOsX0lAlnkEL2K6U3wfa5MM49LaQ0_fE-rufwotGE9e06EUpOq-RlCrwCfrxSryzMUua9FQltFjtjHCbkMFs7RfDg9lXVvGVa3q0qFp_Q/w435-h283/tiroalpiccione00.jpg" width="435" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Già il suo esordio, "Tiro al Piccione" (che arriva dopo le collaborazioni come aiuto regista in <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2024/01/lassassino.html">"L'Assassino"</a> e "Kapò" di Pontecorvo) si rifà a quella che all'epoca era storia recente, ossia i seicento giorno della Repubblica di Salò, ossia quel famoso passato fascista che neanche quindici anni dopo la caduta del Duce già si voleva dimenticare, già si ignorava coscientemente o meno e che invece lui porta su schermo con impegno e dovizia di particolari.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixrx7Pp37cQVgnL7LIx_1lfPFxa7pEVxvPYt64g2CGvtpuE7KUPYmzGiEdCx1n5aYYs7ooWGxO8h6QaNL57eaIp0Fx9QO_wvuHfgyODUoHf-3rV3ZIUSvGTU-WNhSyw39qrXheD7bjM76XW6qe12tFsH5YSEKowptrVOlIktEtCMZNIHtbLXbS3lCZVYY/s800/tiroalpiccione2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixrx7Pp37cQVgnL7LIx_1lfPFxa7pEVxvPYt64g2CGvtpuE7KUPYmzGiEdCx1n5aYYs7ooWGxO8h6QaNL57eaIp0Fx9QO_wvuHfgyODUoHf-3rV3ZIUSvGTU-WNhSyw39qrXheD7bjM76XW6qe12tFsH5YSEKowptrVOlIktEtCMZNIHtbLXbS3lCZVYY/w405-h228/tiroalpiccione2.jpg" width="405" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo l'8 settembre 1943 e l'istituzione della Repubblica di Salò, l'Italia è spaccata in due. Il diciannovenne Marco Laudato (Jacques Charrier) si unisce ai repubblichini per dovere patrio e spirito d'avventura. Tra i camerati troverà il veterano Elia (Francisco Rabal) e il truce Pasquini (Gastone Moschin). </div><div style="text-align: justify;">Dopo aver subito un ferita, incontra l'infermiera Anna (Eleonora Rossi Drago), con la quale intreccia una storia d'amore tormentata.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyhmKz2F91j8PRXhGiKo4poiV702YZHv9g5oBpbt46UPo1W3-Qyiumzp1XI0EBTOAEGF1f9KDm17TzFVXvFceqV67FGFrmu3Ta90YSerenrB-wv8q4fVwKMbtdr87lOi6Q7zDS7ahozrtr-pE1NTj7BiMYNU54xwaJ9yWsrIRhQ3Hg0NEctoiTOj-_3h0/s970/tiroalpiccione1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="647" data-original-width="970" height="292" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyhmKz2F91j8PRXhGiKo4poiV702YZHv9g5oBpbt46UPo1W3-Qyiumzp1XI0EBTOAEGF1f9KDm17TzFVXvFceqV67FGFrmu3Ta90YSerenrB-wv8q4fVwKMbtdr87lOi6Q7zDS7ahozrtr-pE1NTj7BiMYNU54xwaJ9yWsrIRhQ3Hg0NEctoiTOj-_3h0/w439-h292/tiroalpiccione1.jpg" width="439" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una nazione sull'orlo del collasso, un periodo storico oramai al crepuscolo, un popolo diviso. In un tale contesto, Marco è l'esponente di quella generazione nata sotto il fascismo e per questo indottrinata sin dall'infanzia ai suoi mendaci dettami, al culto di una patria grande solo sulla carta e di un leader che si atteggia a guerriero, ma che è costantemente in fuga, lasciando il comando effettivo delle truppe ai Tedeschi che hanno occupato la nazione.</div><div style="text-align: justify;">Nella camerata, viene accolto da due personaggi che invece rappresentano i poli opposti di chi le cavolate del fascismo le ha sperimentate sulla propria pelle, ossia i reduci Elia e Pasquini, due volti della stessa medaglia.</div><div style="text-align: justify;">Il primo è oramai disilluso: la sequela infinita di infamie e orrori lo ha praticamente distrutto dento, rendendolo immune alla retorica di regime. Un uomo che ha perorato gli orrori in cerca di gloria, ma che ha realizzato come questa sia in realtà inesistente già prima della disfatta dell'8 Settembre.</div><div style="text-align: justify;">Il secondo, viceversa, è una sorta di psicopatico, un essere più animale che uomo che invece gioisce della violenza gratuita che ha potuto infliggere ai nemici e che continua a combattere per un puro gusto sadico.</div><div style="text-align: justify;">Due estremi il cui ruolo nella storia e nella caratterizzazione del protagonista ricorda quanto poi farà Oliver Stone in "Platoon", ma che qui viene sviluppato in modo più sottile ed efficace, oltre che più armonico con il resto di una narrazione che non si affida esclusivamente alla metafora caratteriale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYxFXHyYR30Fo7XgbDH9_1dvjabmgPzvKxsHX5zpa1mlpVnTHIrsp2LrgJWm1-_yaF_7cpG-hX8xswkseptSAbvL5Gjtf6nt0ySUq0Jpqj891zVXbeRtI0gZMJyzBLNv6HJWOrBteeyikafHvCSORmDyliKyMQ5_QU3SwaYhV7cLKtVDoSiM6eLMMXjYg/s640/tiroalpiccione3.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYxFXHyYR30Fo7XgbDH9_1dvjabmgPzvKxsHX5zpa1mlpVnTHIrsp2LrgJWm1-_yaF_7cpG-hX8xswkseptSAbvL5Gjtf6nt0ySUq0Jpqj891zVXbeRtI0gZMJyzBLNv6HJWOrBteeyikafHvCSORmDyliKyMQ5_QU3SwaYhV7cLKtVDoSiM6eLMMXjYg/w428-h241/tiroalpiccione3.png" width="428" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il racconto di Marco è un romanzo di de-formazione, la storia di un giovane affascinato dall'illusione della gloria il quale scopre come questa, di fatto, non può essere trovata all'interno del regime fascista.</div><div style="text-align: justify;">Montaldo ritrae in modo diretto la codardia e l'infamia dei Fascisti in primis con la loro sbruffonaggine, in secondo luogo e soprattutto tramite la descrizione degli eccidi perpetrati nei confronti degli stessi italiani, accusati di collaborazionismo con i partigiani. Di fatto, per tutto il film non vediamo mai i repubblichini uccidere un nemico, solo assassinare paesani inermi sospettati di collaborazionismo con la resistenza. La virtù guerriera è così solo una maschera dietro la quale celano una ferocia che sa estrinsecarsi solo contro i deboli, allo stesso modo in cui vent'anni prima eseguivano gli squadrismi per le strade. E che usano nella speranza di poter ottenere una vittoria anche solo temporanea contro un nemico che in cuor loro sanno già aver vinto la guerra.</div><div style="text-align: justify;">"Tiro al Piccione" è così un racconto di guerra narrato dalla prospettiva dei vinti, nel momento in cui, pur coscienti di una disfatta ineluttabile, si aggrappano testardamente ai proclami di un leader coraggioso solo nelle parole, codardo nei fatti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRVCQ-rBFy6P34OMsQATTAMC8v3dBKhHnXPqK5z36VkU1y7AZRSeRLC2im2Vb6V9VV2bzYnmsNWDNYNsnKY5lys-GJTRgATLFXwbCOGj-PWTVt1rlKbtUh9DuSjjpqPINX1watJzFjX39MnNg4btNeHdFz7mwN6EgBr7gPmQQU2HhrMgYSsVzP8sn9wMo/s990/tiroalp%C3%A8iccione4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="990" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRVCQ-rBFy6P34OMsQATTAMC8v3dBKhHnXPqK5z36VkU1y7AZRSeRLC2im2Vb6V9VV2bzYnmsNWDNYNsnKY5lys-GJTRgATLFXwbCOGj-PWTVt1rlKbtUh9DuSjjpqPINX1watJzFjX39MnNg4btNeHdFz7mwN6EgBr7gPmQQU2HhrMgYSsVzP8sn9wMo/w440-h271/tiroalp%C3%A8iccione4.jpg" width="440" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un racconto che non è però limitato nella sua portata a descrivere un'esperienza individuale, quanto quella collettiva di un intero popolo. Gli inserti con la gente comune sono presenti in praticamente tutte le sequenze, a cominciare dalle prime, che si focalizzano sulla descrizione della quotidianità durante la guerra di chi non riesce neanche a trovare da mangiare.</div><div style="text-align: justify;">Su tutte, è però la sottotrama amorosa quella che dà una descrizione precisa della mentalità italiana. Il personaggio di Anna, donna "fassbinderiana" pronta a tutto pur di sopravvivere, seppur davvero innamorata del protagonista, è l'incarnazione non tanto dello spirito di sopravvivenza, quanto dell'indole conformista nostrana; una persona che si schiera sempre con il più forte, pronta a sopportare le angherie di chi vorrebbe approfittarsene, in grado persino di credere nelle ideologie dominante, ma di abbandonarle subito quando serve; da cui il su climax, con la defezione e l'abbandono dell'uniforme fascista (di concerto, guarda caso, con un ufficiale), ritratto preciso di quei "45 Milioni di Antifascisti" che proprio in questo periodo Gianni Oliva racconta in un libro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib6oJUC7dwaG3DVUG2eMhCe8kejdO7A99V9DfTZEUrrHxkrw465O69-unavZVbT7Rn-SV_cONlNfof993J1s-vab6g2z7_VjU2axSfDhAQ1n9Qrabnr37wSi8LPWLo6yn-iXe6k0n72uqMXAQLVydFNZi5rvq0Gqa-of72Edpit2WvnXjRMFL6U2PMyZ0/s640/tiroalpiccione4.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib6oJUC7dwaG3DVUG2eMhCe8kejdO7A99V9DfTZEUrrHxkrw465O69-unavZVbT7Rn-SV_cONlNfof993J1s-vab6g2z7_VjU2axSfDhAQ1n9Qrabnr37wSi8LPWLo6yn-iXe6k0n72uqMXAQLVydFNZi5rvq0Gqa-of72Edpit2WvnXjRMFL6U2PMyZ0/w455-h256/tiroalpiccione4.png" width="455" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La rievocazione storica di un passato (allora) recente si fa catarsi di una nazione che in realtà non vorrà mai affrontare di petto il lascito del Ventennio Fascista. E se oggi quella ideologia fallata e ai limiti del farsesco è tornata nelle stanze del potere, già nel 1961 non mancarono di certo critiche feroci quando il film fu presentato a Venezia: la critica di destra lo stroncò per motivi alquanto ovvi, ossia per il suo essere un ritratto impietoso dell'ideologia; mentre quella di sinistra di certo non sopportava vedere la storia di un fascitello ritratta nelle forme del dramma empatico.</div><div style="text-align: justify;">Oltre sessant'anni dopo, "Tiro al Piccione" si disvela come una visione in realtà necessaria proprio perché mette a nudo le menzogne del Fascismo, sia quelle storiche, sia quelle prettamente ideologiche. Certo, a Montaldo può essere già qui rimproverata quella mancanza di vera cattiveria che caratterizzerà molti altri suoi film e che rende la narrazione meno graffiante di quanto avrebbe davvero potuto essere, ma di certo il film risulta lo stesso estremamente efficace.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-53138660048927438292024-02-13T07:53:00.001+01:002024-02-13T07:53:20.516+01:00The Marvels<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ2ePGTWOznnluW1DSZz_lXDkm9gYflBcGcAiYs0beUjOhhaFziqBoSJ-obdssTVnRuM5KLoaNYJOpMbSG8xbhVbsYfpWqi_jEp4sJ9pOU8aT6Ki-VCLR3Jfqlb4D_DLLSOcBIuXrFOqypFGCkB6VIywEz7muO_QlAtkVDMiRQpHUSFbQaisrEPYm-Vus/s2500/themarvels0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2500" data-original-width="1688" height="477" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ2ePGTWOznnluW1DSZz_lXDkm9gYflBcGcAiYs0beUjOhhaFziqBoSJ-obdssTVnRuM5KLoaNYJOpMbSG8xbhVbsYfpWqi_jEp4sJ9pOU8aT6Ki-VCLR3Jfqlb4D_DLLSOcBIuXrFOqypFGCkB6VIywEz7muO_QlAtkVDMiRQpHUSFbQaisrEPYm-Vus/w322-h477/themarvels0.jpg" width="322" /></a></div>di Nia DaCosta.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Brie Larson, Teyonah Parris, Iamn Vellani, Samuel L.Jackson, Zawe Ashton, Gary Lewis, Park Seo-Joon, Zenobia Shroff, Mohan Kapur, Saagar Shaik.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Fantastico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>---CONTIENE SPOILER---</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con un incasso di appena poco più di 209 milioni a fronte di un budget di oltre 220 e senza contare le parecchie decine di milioni spesi per il marketing, "The Marvels" è il peggior flop della Marvel Studios, l'ultimo in una incessante catena di tonfi per la Disney e l'ennesimo film di supereroi a deludere ai botteghini degli ultimi due anni.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, laddove i flop di casa DC sono parzialmente giustificabili dal futuro reboot di James Gunn del DCU, il fatto che il pubblico abbia iniziato a detestare i film Marvel (o anche semplicemente a riconoscerne il vero valore, si potrebbe dire) è alquanto bizzarro. Effetto forse dovuto alla saturazione di prodotti a tema supereroi, o forse e più probabilmente al poco carisma dei personaggi alla guida dei singoli prodotti. Perché se si escludono Thor (i cui ultimi exploit sono comunque detestati dai fan), Ant-Man (il cui <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2023/02/ant-man-and-wasp-quantumania.html">ultimo film,</a> pur non disprezzabile, è invece odiato a sangue da tutti) e la formazione originaria dei Guardiani della Galassia (il cui <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2023/05/guardiani-della-galassia-vol3.html">terzo film</a> è anche l'ultimo), in questa Fase 4 non è rimasto nessuno dei personaggi storici, sostituiti da dei rimpiazzi che non hanno trovato i consensi sperati. L'unica vera eccezione è l'Uomo Ragno, ma in senso lato, visto che non era nel roaster del MCU sin dall'inizio.</div><div style="text-align: justify;">La colpa non è forse tanto da cercare nell'etnia o nel sesso dei nuovi supereroi, come piace dire a molti, tantomeno alle singole caratterizzazioni, visto che il principe del MCU, ossia il Tony Stark di Robert Downey jr., era uno stronzo fatto e finito malamente venduto come eroe, quanto nella scrittura dei singoli prodotti, pessima persino per i bassi livelli Marvel.</div><div style="text-align: justify;">Perché sicuramente <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2019/04/avengers-endgame.html">"Avengers: Endgame"</a> non aveva senso, ma <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/12/spider-man-no-way-home.html">"Spider-Man- No Way Home"</a> ne ha persino di meno; e non si può certo continuare a intontire il pubblico all'infinito. Tanto che gli exploit in streaming, al cui confronto quelli cinematografici sembrano usciti dalla penna di Shane Black, sono stati dei flop persino peggiori.</div><div style="text-align: justify;">Da questo punto di vista, "The Marvels" è a suo modo un film importante, perché riesce a coniugare la pessima scrittura dei film con le peggiori idee che avrebbero a stento funzionato in un episodio in una serie televisiva.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrWC12RTZl0FmFDzdfj5zdNGYUu2Aipdwg-WOXAcqO3W4Mj7SBC9iMgOMpaC-7M6g-ZuaZ45N1_QOlpknTyuboYn37E_NFg5qzinp3pRvhzsIQ_nIPe13sSWTM_UsDk0wmgnCDAeMpXi6IiFqp_y1NbpICVjOeMKXKsS8gKwVYlsbdv19qhscGxOeDoug/s1280/themarvel111.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrWC12RTZl0FmFDzdfj5zdNGYUu2Aipdwg-WOXAcqO3W4Mj7SBC9iMgOMpaC-7M6g-ZuaZ45N1_QOlpknTyuboYn37E_NFg5qzinp3pRvhzsIQ_nIPe13sSWTM_UsDk0wmgnCDAeMpXi6IiFqp_y1NbpICVjOeMKXKsS8gKwVYlsbdv19qhscGxOeDoug/w442-h221/themarvel111.jpg" width="442" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La trovata dello scambio fisico tra personaggi è un cliché ricorrente in praticamente tutti i cartoni animati mai concepiti e nella maggior parte dei serial fantastici e già questo renderebbe il film più simile ad un prodotto televisivo, ma la vicinanza alla scrittura da piccolo schermo è data anche dalla solita storiucola che vede come motore degli eventi un ennesimo mcguffin, in questo caso il bracciale di Kamala Khan, il cui gemello viene ritrovato dalla cattiva di turno sepolto in un asteroide nello spazio profondo. Come mai l'altro sia finito sulla Terra decenni prima è un mistero che va avanti dal primo episodio di "Ms.Marvel". </div><div style="text-align: justify;">La forma televisiva risalta definitivamente quando ci si accorge della struttura "picaresca" della sceneggiatura, con la storia praticamente divisa in una serie di mini-avventure su singoli mondi, come in una serie di episodi autoconclusivi legati insieme da una blanda continuità orizzontale.</div><div style="text-align: justify;">E se si tiene conto di come il film duri neanche due ore, ci si chiede se davvero fosse stato inizialmente concepito come una sorta di special da distribuire direttamente in streaming.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6MpR5kybzttSRlYoB8WfKk-gFWIZtzadB641SKKyZDnKsXfxVi-q4T5GsdyObFXRykLbGJ_PLmydTLnjpsFrtkg2mP4pmk3D4zwTTcqNaOP3NdgCFpbaIa4Al6GmCe-w4cHWlo6JdDIu4yPwtpwMeopBo2RbJnq4pX_Gpw_VnPoVnxpiirGZf4JOMxGs/s900/themarvels5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="900" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6MpR5kybzttSRlYoB8WfKk-gFWIZtzadB641SKKyZDnKsXfxVi-q4T5GsdyObFXRykLbGJ_PLmydTLnjpsFrtkg2mP4pmk3D4zwTTcqNaOP3NdgCFpbaIa4Al6GmCe-w4cHWlo6JdDIu4yPwtpwMeopBo2RbJnq4pX_Gpw_VnPoVnxpiirGZf4JOMxGs/w456-h228/themarvels5.jpg" width="456" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Nella pessima, pessima sceneggiatura non manca nessuno dei luoghi comuni del peggior cinema di intrattenimento, con personaggi macchiettistici, ambizioni solo potenziali, spunti interessanti mal sfruttati e il difetto principe di tutte le produzioni Marvel, ossia la più totale mancanza di senso e coerenza.</span></div><div style="text-align: justify;">Lo scambio tra le tre Marvel avviene ovviamente solo quando occorre ed è il buco tutto sommato più prevedibile. Tutta la storia prende le mosse dal fatto che Carol Danvers ha praticamente distrutto il pianeta dei Kree subito dopo gli eventi di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2019/03/captain-marvel.html">"Captain Marvel"</a>, ma alla fine tutto poteva essere ripristinato nel giro di due minuti grazie ai suoi poteri, cosa che non fa prima del finale altrimenti non ci sarebbe un film. Ad un certo punto la base spaziale di Nick Fury viene evacuata perché si e per evitare morte certa l'equipaggio deve farsi fagocitare temporaneamente dagli alieni-gatto, ma pur di salvarsi scappano tutti via impauriti (???); il potere dei bracciali è troppo potente per poter essere sopportato dalla cattiva, ma Kamala Khan invece riesce tranquillamente a farlo suo subito, perché altrimenti non ci sarebbe stata una risoluzione; e nel finale, per donare quella inutile drammaticità che invece a torto si ritiene necessaria, Monica Rambeau richiude la fessura interdimensionale sigillandosi in un altro universo quando avrebbe potuto farlo tranquillamente restando nel proprio, altrimenti non poteva ritrovarsi nel mondo degli X-Men nella scena post-titoli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjerYKBscEFfd0wQmbX5BL0yyxxCr9OzUj7RrxM9D1PiQWz3xTTQpiTbWyWFzJ_hVq46UrKR7P_KNS7O0PquDjzBal63YlVqw7DIbZ-11nzpUQW2gXZ_DfIr-QJdwwM5VqcqWo4t4wx0HoAxT-hLf1wa4MOp9eT-h2tsJB8ZLHMHffceSS55tGREHMjgxQ/s980/themarvel5.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="980" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjerYKBscEFfd0wQmbX5BL0yyxxCr9OzUj7RrxM9D1PiQWz3xTTQpiTbWyWFzJ_hVq46UrKR7P_KNS7O0PquDjzBal63YlVqw7DIbZ-11nzpUQW2gXZ_DfIr-QJdwwM5VqcqWo4t4wx0HoAxT-hLf1wa4MOp9eT-h2tsJB8ZLHMHffceSS55tGREHMjgxQ/w465-h250/themarvel5.jpeg" width="465" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Tutti buchi che alla fine fanno anche sorridere, visto la sciatteria di tanti altri prodotti Marvel. A urtare è semmai il tono della storia, tutto sommato serio, che risulta fuori luogo e persino ridicolo quando ci si accorge di stare guardando una vera e propria parodia.</span></div><div style="text-align: justify;">Perché il piano di Dar-Benn di rubare l'atmosfera da un altro pianeta è praticamente quello di Mel Brooks in "Balle Spaziali", ma alla Marvel evidentemente questa cosa l'hanno voluta ignorare. I dialoghi sono atroci, ma recitati sempre in modo serissimo. Con in più una performance da parte di Zawe Ashton talmente sopra le righe da divenire subito grottesca.</div><div style="text-align: justify;">La CGI sembra quella di una produzione a basso budget, alla faccia degli oltre duecento milioni spese per la produzione; e tocca il fondo negli effetti di volo delle eroine, che fanno rimpiangere quelle del <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2013/03/superman.html">primo film su Superman</a>.</div><div style="text-align: justify;">Quando poi si arriva all'episodio in cui le protagoniste giungono su di un pianeta dove tutti ballano e cantano per comunicare e Carol Denvers è praticamente una principessa Disney, si ha davvero la sensazione di assistere ad una parodia scambiata dagli autori per un film d'avventura da prendere sul serio, ad una sequenza scritta per parodizzare la scemenza insita nelle scene di canto dei cartoni Disney, ma che invece viene scambiata come semplicemente umoristica, qualcosa non di cui ridere ma alla cui vista bisogna sorridere. La cosa che fa più ridere è che, come ai tempi di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2013/08/spider-man-3.html">"Spider-Man 3"</a>, sembra che ad Hollywood non si sia ancora capita la differenza tra ironico e ridicolo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjRyNqge1JnFdRDK0XNGWpv4qDoOFv-td-nWsJfyMR_lkKKquna3G-LqjYQ7k31Blg7UUiOR_lmD05FEEFaKzrBs_gaQfIIkwDsTnarhekQA08slRC1k3zJmKGLA0aF2LXLZN-qBuo31W7BJwxremSurvt0DWfyZ6EwkYV8xWSyOgFYExY0kPvrmT1e54/s840/themarvels7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="840" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjRyNqge1JnFdRDK0XNGWpv4qDoOFv-td-nWsJfyMR_lkKKquna3G-LqjYQ7k31Blg7UUiOR_lmD05FEEFaKzrBs_gaQfIIkwDsTnarhekQA08slRC1k3zJmKGLA0aF2LXLZN-qBuo31W7BJwxremSurvt0DWfyZ6EwkYV8xWSyOgFYExY0kPvrmT1e54/w448-h252/themarvels7.jpg" width="448" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine si è quasi dispiaciuti di un esito così desolante, visto che qualcosina di simpatico in 106 minuti di cretinate assortite ci sarebbe anche. Tipo l'impegno del cast, con Iman Vellani e Teynoh Parris che si divertono un mondo e persino Brie Larson che ha finalmente deciso di smetterla di caratterizzare il suo personaggio come una stitica stizzita. E per lo meno, Nia Da Costa ha avuto la decenza di ammettere di come il film sia stato totalmente concepito dallo studio, di come lei, in pratica, si sia recata sul set solo per dare l'azione e lo stop ad ogni ciak, forse per salvarsi dalle critiche, forse in un moto di onestà intellettuale. Davvero un ottimo spreco di talenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbMis_x83fyrnORhsnBUpfdVEKWZC3epOnprVg51RYFBza6ePkEtaf9W4DAojoIZBbIbs-1l8U9cnp7hm5bnC8ggk_qUzaWczDIrJZsMnStmeQe8CCHoOG6X4VloPUP8jEgScSRo5aEtAOzIH7XQAFuLjbAFWcu3dsZcNcok-GK8b24H2ZJ-5eG-gJxh8/s1200/themarvel1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbMis_x83fyrnORhsnBUpfdVEKWZC3epOnprVg51RYFBza6ePkEtaf9W4DAojoIZBbIbs-1l8U9cnp7hm5bnC8ggk_qUzaWczDIrJZsMnStmeQe8CCHoOG6X4VloPUP8jEgScSRo5aEtAOzIH7XQAFuLjbAFWcu3dsZcNcok-GK8b24H2ZJ-5eG-gJxh8/w476-h238/themarvel1.webp" width="476" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Viene poi da ridere quando si ascoltano le dichiarazioni della Larson, ancora convinta che il film abbia floppato a causa dei fan misogini che non accettano supereroi donne. Come se il primo film su Carol Danvers non avesse incassato oltre la bellezza di un miliardo di dollari. Evidentemente è sempre più facile dare la colpa al prossimo piuttosto che ammettere i propri errori.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-45795571701947306502024-02-12T09:20:00.002+01:002024-02-12T09:20:11.866+01:00The Warrior- The Iron Claw<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDLD8V82UgYz73W0oIsrbCgrvOcAB2Z9N_qKkBUDaUXum70FIax7MrTJ7JapREyNlJY_OYRz6Doh3S3TrIPOUeZEJ10Q7oSWGS_vZ2cV2lm4D3vfMns-NY-c1kk_BAi07cB0TfJaYzP7jkdWQMyI-zSTK6-lzOsLnFdDcmiCkd4YkAelKnYeK0l9W7rqY/s1350/theironclaw0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1350" data-original-width="1080" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDLD8V82UgYz73W0oIsrbCgrvOcAB2Z9N_qKkBUDaUXum70FIax7MrTJ7JapREyNlJY_OYRz6Doh3S3TrIPOUeZEJ10Q7oSWGS_vZ2cV2lm4D3vfMns-NY-c1kk_BAi07cB0TfJaYzP7jkdWQMyI-zSTK6-lzOsLnFdDcmiCkd4YkAelKnYeK0l9W7rqY/w312-h390/theironclaw0.jpg" width="312" /></a></div>The Iron Claw</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Sean Durkin.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Zac Efron, Jeremy Allen White, Lily James, Harris Dickinson, Stanley Simons, Maura Tierney, Holt McCallany, Grady Wilson, Aaron Dean Eisenberg, Chavo Guerrero Jr.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Biografico/Drammatico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Regno Unito 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">La storia dei fratelli Von Erich è talmente incredibile che poteva solo essere vera. Una serie di tragedie concatenate tra loro che hanno colpito un quartetto di star del wrestling tra la fine degli anni '70 e la seconda metà degli anni '80 talmente forti da far credere a loro stessi di essere le vittime di una vera e propria maledizione, che già in passato aveva perseguitato l'intera famiglia.</span></div><div style="text-align: justify;">Una storia triste, ma anche tremendamente umana, dove le fatalità si intrecciano con l'intolleranza e la violenza famigliare in modo inscindibile. E che ora giunge al cinema in un dramma imperfetto, ma commovente e graziato anche da un ottimo cast.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgk6XzQtTYAoi0p23CFvQDiwt1u142UFFZecl8IxN3xMS4KRihB_hWYLhwqiY57tuB3GnTOfYMYahFSIRvA_JgeJ7hoixXbmG1hpuEKowZ110DxoPQmTa6DsQHENJ09va1b5_xDDDxodG7z-l0s3Xip-RGc7hS7C3Vae6NpLiXDl-g26lDoJiS7VDb3ZK4/s1200/theironclaw2.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgk6XzQtTYAoi0p23CFvQDiwt1u142UFFZecl8IxN3xMS4KRihB_hWYLhwqiY57tuB3GnTOfYMYahFSIRvA_JgeJ7hoixXbmG1hpuEKowZ110DxoPQmTa6DsQHENJ09va1b5_xDDDxodG7z-l0s3Xip-RGc7hS7C3Vae6NpLiXDl-g26lDoJiS7VDb3ZK4/w505-h284/theironclaw2.jpeg" width="505" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il primogenito Jack jr. muore ancora infante. Il secondogenito Kevin (Zac Efron) non riuscirà mai a divenire la stella che sognava di essere. David (Harris Dickinson) prende il suo posto come frontman nel team di famiglia, ma muore improvvisamente durante un tour in Giappone a 25 anni. Kerry (Jeremy Allen White) è un ex atleta olimpionico la cui carriera è stata stroncata dalla decisione del presidente Carter di non partecipare alle olimpiadi di Mosca del 1979; divenuto wrestler, arriva anche a vincere la cintura, ma perde un piede a causa di un incidente in motocicletta; dopo una dolorosa riabilitazione, torna sul ring, ma l'impossibilità di tornare ai livelli di un tempo lo porta alla depressione e la mancanza dell'appoggio del padre lo porta poi al suicidio, a 33 anni. L'ultimogenito Mike (Stanley Simons), aspirante musicista, partecipa su insistenza del padre ad un incontro di beneficenza in omaggio alle tragedie che hanno colpito i fratelli, ma si lussa una spalla e finisce in coma a seguito dell'operazione; uscito dal coma, perde le capacità di coordinazione motoria e non riesce più a suonare, arrivando anche lui al suicidio ad appena 23 anni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnHZGPqkRkjt8tx6WNIzNNcYVntmWKNqsH6V2uM0PY-4gPUsAXOcajYU6lIXtMn2ejhZVKIRWLQCXzWBMxuob2TCGGFZKZrZIzocdaG0Qxw1F1-LK6G0uXmTidjKGAUj7_30X13QuQmL50Etq02ENo-lccQUigR0hQPbxqq8bDc5JYtX6Gl5JKmGkcNrk/s2518/theironclaw3.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1418" data-original-width="2518" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnHZGPqkRkjt8tx6WNIzNNcYVntmWKNqsH6V2uM0PY-4gPUsAXOcajYU6lIXtMn2ejhZVKIRWLQCXzWBMxuob2TCGGFZKZrZIzocdaG0Qxw1F1-LK6G0uXmTidjKGAUj7_30X13QuQmL50Etq02ENo-lccQUigR0hQPbxqq8bDc5JYtX6Gl5JKmGkcNrk/w480-h270/theironclaw3.png" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">La storia dei Von Erich viene traslata in modo abbastanza fedele. Le poche libertà vengono prese in merito alla figura di Mike, che in realtà, pur riluttante, ebbe una carriera dignitosa nella lotta e si importunò durante un tour in Israele, era sposato, cristiano rinato e aspirante cameraman (passione che fa capolino in un unico dialogo). I problemi di droga dei fratelli vengono talvolta celati, come nel caso di David, talaltra usati a soli fini drammaturgici, come con la storia di Kerry. Si tende ad imbellettarne in parte le figure, ma la loro tragedia, anche al netto della tossicodipendenza, non appare nella realtà meno commovente di quanto mostrato su schermo.</span></div><div style="text-align: justify;">Quello di Sean Durkin è un lavoro tutto sommato facile e già visto: ricrea tale tragedia usando una duplice chiave di lettura, ossia da un parte il dramma famigliare puro, con l'unione tra fratelli che si sgretola a causa delle vicissitudini, dall'altra un ritratto impietoso di una figura paterna distruttiva.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLX7PqdFMi82HF3HFZ8w4i3fWG2Wa2Hp7GrKVZLibyZXIPluoXbzjRrqgeVL6S2RtVam7Hf-B70NuD2j3ETcykAAAn8C_UZDvgz-s3TKF4S-_4lTQOrhniPCvVxCqC2cYRRSOTFcBRE35d2nw32pyFYvNr2FDY0o6RNZ3obIO9vuBQNz_1ZB7rBseCjOw/s1200/theironclaw1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLX7PqdFMi82HF3HFZ8w4i3fWG2Wa2Hp7GrKVZLibyZXIPluoXbzjRrqgeVL6S2RtVam7Hf-B70NuD2j3ETcykAAAn8C_UZDvgz-s3TKF4S-_4lTQOrhniPCvVxCqC2cYRRSOTFcBRE35d2nw32pyFYvNr2FDY0o6RNZ3obIO9vuBQNz_1ZB7rBseCjOw/w477-h268/theironclaw1.webp" width="477" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il personaggio di Fritz Von Erich viene affidato al solido Holt McCallany, reduce dall'ottimo e purtroppo obliato "Mindhunters", e caratterizzato come un padre-padrone, un uomo ossessionato dalla volontà di trasformare i figli in superstar per rifarsi di una carriera dignitosa, ma che non è mai sfociata nel successo vero e proprio. Un uomo "vecchio stampo", insensibile e orgoglioso, la cui mancanza di empatia finisce per distruggerne la famiglia.</span></div><div style="text-align: justify;">Una virilità distruttiva, la sua, contrapposta a quella di Kevin, il "fratello maggiore" che diventa pur inavvertitamente vero riferimento paterno del gruppo. Un uomo tanto granitico quanto sensibile, per il quale il dolore diventa un veleno che lo porta alle soglie del sadismo: quel climax con l'agognato scontro con Ric Flare viene riletto come il momento nel quale Kevin sta per cedere al suo lato sadico, a quella cattiveria gratuita propria del genitore che riesce a scansare solo all'ultimo momento, salvandosi da un destino di violenza gratuita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSLMrI3KYMhfeFbYHH4CWz7wjEVbua0Rbxs2GPdOQ-sRo95yrQt93zuVGTQzPqaX9_kMAemyjQatdHnuwH_8_85k-KRAzvLjqiNk-Q-kQLFSWZE_9kWmbyy5cMnq-b85b0aPKiRDXU102rltX3rBwMr6izWAGd2xnYoZOVfjezYZ4q968CjkglTf5PmpM/s1280/theironclaw4.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSLMrI3KYMhfeFbYHH4CWz7wjEVbua0Rbxs2GPdOQ-sRo95yrQt93zuVGTQzPqaX9_kMAemyjQatdHnuwH_8_85k-KRAzvLjqiNk-Q-kQLFSWZE_9kWmbyy5cMnq-b85b0aPKiRDXU102rltX3rBwMr6izWAGd2xnYoZOVfjezYZ4q968CjkglTf5PmpM/w493-h277/theironclaw4.webp" width="493" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">La regia di Durkin è fin troppo flemmatica; risulta efficace nel dar corpo al dramma persino quando decide di utilizzare visioni enfatiche, come il sogno finale di Kevin, che sulla carta sarebbe potuto risultare melenso, ma che su schermo riesce davvero a colpire; pur tuttavia, non dà la giusta fluidità al racconto, che talvolta risulta sin troppo pesante, persino per un dramma cupo del genere.</span></div><div style="text-align: justify;">Il cast, d'altro canto, è ineccepibile. Oltre a McCallany, a brillare è ovviamente Zac Efron, che da anni cerca una forma di legittimazione come interprete e che ora ha un altro buon biglietto da visita dopo <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2019/05/ted-bundy-fascino-criminale.html">"Ted Bundy- Fascino Criminale"</a>. Il suo Kevin è massiccio e dolente, un lottatore distrutto dalla vita che usa l'amore verso la famiglia come appiglio contro la depressione, il cui volto granitico (la cui immobilità è il risultato della ricostruzione chirurgica dovuta ad un incidente nel quale Efron si è distrutto la mandibola) fa trasparire perfettamente il suo immenso dolore.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN5pX2bKsPRVZGWnqsMFd7Qm5JtHB-iDQ-gXyPFK0GsSWXZlGevFe29dc0yXHLlxcFua_qKsQ12y3NndN0KqFTF0x0gs1M7BeJ6arQPbzIBs9PlHyRDd9Ln3-tRtq6fkb4EbO3EENQdzD11BAp9Ru6fQ-iRlh1exNkYbyP0MSsgtVEQcuGnrf4WtBHXws/s1200/theironclaw88.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="801" data-original-width="1200" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN5pX2bKsPRVZGWnqsMFd7Qm5JtHB-iDQ-gXyPFK0GsSWXZlGevFe29dc0yXHLlxcFua_qKsQ12y3NndN0KqFTF0x0gs1M7BeJ6arQPbzIBs9PlHyRDd9Ln3-tRtq6fkb4EbO3EENQdzD11BAp9Ru6fQ-iRlh1exNkYbyP0MSsgtVEQcuGnrf4WtBHXws/w410-h274/theironclaw88.jpg" width="410" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nonostante qualche imprecisione ed uno stile talvolta impacciato, "The Iron Claw" riesce ad essere toccante, cosa decisiva per la sua riuscita come dramma.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-58753752210488204912024-02-08T08:43:00.000+01:002024-02-08T08:43:03.062+01:00Anatomia di una Caduta<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcaItNP-ZttHFAHKzYou8EBMVJvcFvND3PX4tge73XfG2J9kZX2fE3jfQ9WIFWFtvqhn_rGIjMgeENYQIIngn1SN2keWmrqLOH7au6Qupknxdi49C8dc3teVDBKcG8pTKhq4hbWCZQkx0Zv7_Q1jJaVGRj-wIRcLsOX2Z90k8UXFQCUentlBN4Vqv1IfY/s600/anatomiadiunacaduta0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcaItNP-ZttHFAHKzYou8EBMVJvcFvND3PX4tge73XfG2J9kZX2fE3jfQ9WIFWFtvqhn_rGIjMgeENYQIIngn1SN2keWmrqLOH7au6Qupknxdi49C8dc3teVDBKcG8pTKhq4hbWCZQkx0Zv7_Q1jJaVGRj-wIRcLsOX2Z90k8UXFQCUentlBN4Vqv1IfY/w318-h454/anatomiadiunacaduta0.jpg" width="318" /></a></div>anatomie d'une chute</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Justine Triet.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Sandra Hüller, Swann Arlaud, Antoine Reinartz, Milo Machado Graner, Samuel Theis, Jehnny Beth, Saadia Bentaïeb, Camille Rutherford.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Drammatico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Francia 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Che cos'è la verità? E' un concetto effettivo o dipende davvero da un dato punto di vista?</span></div><div style="text-align: justify;">In un mondo dove ognuno può effettivamente dire la propria, dove chiunque ha pari accesso ai mezzi di informazione in modo attivo e non semplicemente passivo, una forma di verità oggettiva può non esistere, soprattutto in riguardo a quei fatti di cui non si ha testimonianza diretta. Si è giunti così ad un concetto di "post-verità", secondo il quale non conta più ciò che accade davvero, ma ciò che si decide sia davvero accaduto.</div><div style="text-align: justify;">"Anatomia di una Caduta" è una riflessione su questo, ossia sulla fluidità del concetto di vero. Intesse una riflessione con uno strumento narrativo abusato al cinema, ossia quello del dramma giudiziario, tanto che alla mente non possono che arrivare altri classici sull'argomento, in primis l'ancora influente "Rashomon". Eppure, l'esito dell'opera di Justine Triet non è del tutto convincente.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOL9xiXwz2MhzTDg_Kue2vAnht8cSgoBBCfW8GqbA7Zh7uqhVMOKbF2-sDsiuNqPAFjyYJTRhkeJy5DAMfpReXTbzB0EBNLjqC69EiTDA887vccMpUE7rWxhEO3rYvjr6NTK8eY8_9S6pYTQsmofOmO5KJ0sW2owK6NVHWkIN8JNC-7V2siFk6-3DwHp8/s3840/anatomiadiunacaduta1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOL9xiXwz2MhzTDg_Kue2vAnht8cSgoBBCfW8GqbA7Zh7uqhVMOKbF2-sDsiuNqPAFjyYJTRhkeJy5DAMfpReXTbzB0EBNLjqC69EiTDA887vccMpUE7rWxhEO3rYvjr6NTK8eY8_9S6pYTQsmofOmO5KJ0sW2owK6NVHWkIN8JNC-7V2siFk6-3DwHp8/w427-h240/anatomiadiunacaduta1.webp" width="427" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non esiste verità in "Anatomia di una Caduta"; a differenza di molti altri drammi giudiziari, alla fine non c'è nessun colpo di scena che chiarifica l'accaduto. Tutto viene lasciato in sospeso: non è dato sapere se Sandra Voyter (Sandra Hüller) è colpevole o se il marito Samuel (Samuel Theis) si è effettivamente suicidato. Il punto non è ciò che è accaduto, ma ciò che si vuole credere, partendo comunque dal presupposto che la testimonianza del piccolo Daniel (Milo Machado Graner) è comunque fallata, creata ad hoc per costituire un alibi o per dimostrare la vera innocenza della madre.</div><div style="text-align: justify;">Non ci viene mostrato l'accaduto in modo diretto, neanche in modo suggerito, solo tramite le ricostruzione fatte in tribunale. Come spettatori, non sappiamo cosa sia accaduto e non possiamo di conseguenza giudicare nulla.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjgX9Q_-uisCr0pn5KMzY_YzugmnX10zazX_PlI5lWzdrEQzXCXJWWvy9VY6t0d1jFSAAXeDijL4j7B-YOuDECbWI-TsEI9MlH-3eBTyBFU_jv2JfNKlbbor3wSC-oaCLClLfYis0uZYIZZ9mU4XMUCCeXylURgreW3WWW4nv8b9Lvl2rNh3SFda_ntNo/s1000/anatomiadiunacaduta3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="1000" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjgX9Q_-uisCr0pn5KMzY_YzugmnX10zazX_PlI5lWzdrEQzXCXJWWvy9VY6t0d1jFSAAXeDijL4j7B-YOuDECbWI-TsEI9MlH-3eBTyBFU_jv2JfNKlbbor3wSC-oaCLClLfYis0uZYIZZ9mU4XMUCCeXylURgreW3WWW4nv8b9Lvl2rNh3SFda_ntNo/w476-h238/anatomiadiunacaduta3.jpg" width="476" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ogni affermazione fatta durante la ricostruzione degli eventi viene subito questionata. Ogni teoria è al contempo valida e invalida, vera e falsa. Il meccanismo di costante antitesi sussiste anche grazie all'ambientazione geografica: nel sistema giudiziario francese è possibile escutere contemporaneamente testi, periti e imputato, lasciando correre un costante botta&risposta senza che nessuno possa mai davvero avere l'ultima parola.</div><div style="text-align: justify;">Su di un piano strettamente drammaturgico, tale costruzione funziona e trova persino una ragion d'essere su di uno più smaccatamente giuridico. Nei processi, di fatto, non si ricerca mai davvero la verità assoluta dei fatti, si cerca solo di capire se, sulla base delle prove assunte, si possa condannare o meno l'imputato. Ovverosia, già nelle aule di tribunale, già nella realtà effettiva al di là dello schermo, è impossibile davvero capire cosa e quale sia la verità dei fatti di volta in volta contestati.</div><div style="text-align: justify;">Se tale assunto traspare perfettamente per tutta la durata del film, la Triet talvolta si dimostra fatalmente indecisa su che significato dargli effettivamente.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfn5N9E65uBbNdc4NJsF6DnRBb14RoBnvx34HaEMo0sGErko7ta1BfjuwgAf0ZIGAKR2bQe4J4uG8Xb9srGdavW8waKu7QLq_GLri_2N2FvjPbqSDVoBfAM2YX4Gz9Fgedfgft9sk9fhLWS8j33xRefa7CsV9n1T8rnk2-6-eP-Aqx3aOLSsyMx4dk5u0/s1200/anatomiadiunacaduta4.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="677" data-original-width="1200" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfn5N9E65uBbNdc4NJsF6DnRBb14RoBnvx34HaEMo0sGErko7ta1BfjuwgAf0ZIGAKR2bQe4J4uG8Xb9srGdavW8waKu7QLq_GLri_2N2FvjPbqSDVoBfAM2YX4Gz9Fgedfgft9sk9fhLWS8j33xRefa7CsV9n1T8rnk2-6-eP-Aqx3aOLSsyMx4dk5u0/w438-h248/anatomiadiunacaduta4.webp" width="438" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Poiché una volta appurato che, letteralmente, la verità è inconoscibile, "Anatomia di una Caduta" inizia a girare in tondo, a ripresentare costantemente lo stesso assunto. Quando dovrebbe traslarlo nel mondo dei media, si dimostra piuttosto e stranamente timido: i giornalisti sono una presenza effettiva nei processo, ma volatile, la questione di una possibile manipolazione dei fatti viene anche messa sul tavolo, ma mai davvero approfondita o anche solo enfatizzata a dovere.</span></div><div style="text-align: justify;">Allo stesso modo, quando deve affrontare il tema della violenza in famiglia, il film si dimostra ancora più timido, lasciandola non solo fuori campo, ma anche fuori da qualsiasi discussione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNWOeuTaTqUKiYUFax6IpN8ijLVmn-cwzhIRRdiJcy-DtaQXDafesVrzKllo4Bq9fMw1UbrWMOfLVia0EzWXuwigBGIQ_xfwOKNDnyT3bE7ZAK2b-w3Zt-T4JctrNktJjREXErlyyhnabEHg-XlkWlEhYzI70Q99D81Ibdffonzs20WGRggUJH20QdhUE/s1000/anatomiadiunacaduta2.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="541" data-original-width="1000" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNWOeuTaTqUKiYUFax6IpN8ijLVmn-cwzhIRRdiJcy-DtaQXDafesVrzKllo4Bq9fMw1UbrWMOfLVia0EzWXuwigBGIQ_xfwOKNDnyT3bE7ZAK2b-w3Zt-T4JctrNktJjREXErlyyhnabEHg-XlkWlEhYzI70Q99D81Ibdffonzs20WGRggUJH20QdhUE/w440-h238/anatomiadiunacaduta2.webp" width="440" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Così come il personaggio del romanzo di Sandra e Samuel si trova a vivere in una doppia realtà e noi come spettatori ci ritroviamo ad assistere ad un avvenimento dalla doppia natura, anche il film vuole essere al contempo un saggio sulla fallacia della percezione del reale e sulla crisi del rapporto di una coppia di intellettuali, senza però mai riuscire a trovare una dimensione effettiva, né un valore che vada oltre la semplice attestazione di intenti.</div><div style="text-align: justify;">Il lavoro della Triet è così corretto su di un piano puramente filosofico, ma debole su quello effettivamente drammatico. Nella messa in scena, la blandezza stilistica tipica di tanto cinema odierno trova persino la sua ragione d'essere, con un costante uso della camera a mano volto a restituire un senso voyeuristico degli eventi, ma alla fine nulla lascia davvero il segno. </div><div style="text-align: justify;">Tanto che persino la vittoria ottentuta a Cannes risulta eccessiva.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-78447673462729425662024-02-05T08:58:00.000+01:002024-02-05T08:58:16.641+01:00The Holdovers- Lezioni di Vita<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvNCpKFgVOMDW_PPz2GuHogvPC1lF7KOF7GCKcStbvcDPAr8kfuf2hXyCCrJcvRSmGS3iZd-PVQCwFAhPk9_hy4ubsiniux7u3B8cqSYKqKYZWQKUL9z1M_pCGZCX8asHFjNEd0hj37ynm1ME3KF-d9WqF_w126YSFdsKgC4rzK_9PUqSejhk7GL-X724/s622/thehodolvers0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="407" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvNCpKFgVOMDW_PPz2GuHogvPC1lF7KOF7GCKcStbvcDPAr8kfuf2hXyCCrJcvRSmGS3iZd-PVQCwFAhPk9_hy4ubsiniux7u3B8cqSYKqKYZWQKUL9z1M_pCGZCX8asHFjNEd0hj37ynm1ME3KF-d9WqF_w126YSFdsKgC4rzK_9PUqSejhk7GL-X724/w275-h407/thehodolvers0.jpg" width="275" /></a></div>The Holdovers</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Alexander Payne.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Paul Giamatti, Dominic Sessa, Da'Vine Joy Randolph, Carrie Preston, Brady Hepner, Ian Dolley, Michael Provost, Jim Kaplan, Naheem Garcia, Andrew Garrman.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si parla spesso, negli ultimi anni, di come il cinema americano abbia perso la sua capacità di parlare delle persone, di creare ritratti umani credibili o anche solo riusciti, preferendo spesso l'esagerazione o l'idealizzazione; o, anche, di come non riesca a creare storie con dei valori effettivi, sostituendo a questi un cinismo facile e comodo o, peggio, scadendo nel melenso, quando ci prova.</div><div style="text-align: justify;">Alexander Payne, quest'anno, decide di ricordarci di come sia ancora oggi possibile fare un film con un vero "cuore umano", dove i personaggi siano credibili e empatici, non semplici macchiette usate per dare un qualche messaggio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGauVNzx83ozGt9dGQBXYfgHjhhK95hu9FhNez-ahdy34xLR79Hk1jtnK6L4jg-8ie63lGoHEYDbJFcfhzeWWxYcMoUDab67t5OfGbQykmVgf3uWgEgowsP7qaGVzd5Q7GghV-oyrb-dJo9iyARmsO8o2rHFfv8pBKNm9_5v1zYVk8yH5MxF1ep4aegiw/s2824/thehodovers1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1444" data-original-width="2824" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGauVNzx83ozGt9dGQBXYfgHjhhK95hu9FhNez-ahdy34xLR79Hk1jtnK6L4jg-8ie63lGoHEYDbJFcfhzeWWxYcMoUDab67t5OfGbQykmVgf3uWgEgowsP7qaGVzd5Q7GghV-oyrb-dJo9iyARmsO8o2rHFfv8pBKNm9_5v1zYVk8yH5MxF1ep4aegiw/w466-h239/thehodovers1.png" width="466" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Inverno 1970. Alla Barton, scuola superiore privata per i rampolli delle ricche famiglie yankee, non tutti tornano a casa per le vacanze natalizie. Il professor Paul Hunham (Giamatti), insegnate di storia antica, passa come al solito le feste al campus dietro ai suoi libri. La capo-cuoca Mary (Da'Vine Joy Randolph) decide di non raggiungere la famiglia della sorella minore in ossequio al lutto per la scomparsa del figlio Curtis. Mentre lo studente Angus Tully (Dominic Sessa) si ritrova bloccato a scuola dopo che la madre, da poco risposatasi, cancella la vacanza organizzata in precedenza a causa degli impegni del neo-marito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSqG_I2FUVTXY8-kl_498G796SWYjXBWUwemy8PnCVGah-SOojBuCoaebyAJpEfNmIA14SAOtLemsIPiQnILT-_nONSLd3aDK1QayU5nZ9yatCHZ5pyepgCCE_ykeAAWM0QWkLkIOuRRqBtMGQCfnFv3r02JFU4imavQPlADgIJrK032jWRh0YPRroKaY/s744/theholdovers5.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="744" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSqG_I2FUVTXY8-kl_498G796SWYjXBWUwemy8PnCVGah-SOojBuCoaebyAJpEfNmIA14SAOtLemsIPiQnILT-_nONSLd3aDK1QayU5nZ9yatCHZ5pyepgCCE_ykeAAWM0QWkLkIOuRRqBtMGQCfnFv3r02JFU4imavQPlADgIJrK032jWRh0YPRroKaY/w442-h294/theholdovers5.webp" width="442" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">"Hodovers", ovverosia residui, pezzi di qualcosa lasciati indietro perché inutili. I tre protagonisti sono residui di un qualcosa che hanno avuto, perso o che non sono riusciti ad avere e si ritrovano ora isolati non solo fisicamente, abbandonati a loro stessi non solo all'interno di un istituto tagliato fuori dal mondo, ma soprattutto emotivamente.</span></div><div style="text-align: justify;">Quel qualcosa è una famiglia e le relazioni affettive che essa comporta, istituzione che, in un modo o nell'altro, è a loro aliena. Tutti e tre sono genitori mancati o figli orfani. Paul surroga la mancanza di una relazione con la cultura, la quale diventa così un'ossessione per colmare un vuoto interiore che dice di non avere, ma che è in realtà avvertibile, con tale discrasia simboleggiata dal suo strabismo. Mary non ha ancora elaborato la morte del figlio, ucciso in Vietnam non ancora ventenne. Mentre Angus soffre per lo sgretolamento del suo nucleo famigliare, tematica centrale di tutta la storia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjUF5Q3_TK35sWAnrZ2Kw6iQcYrNsZqv4hyphenhyphen50imfGdJRf_LHim-eRM-mjBxaAiPeX6rHGXb60c6y5V_IMHFomwVR0-URIawq_It2t02oQJ_5hmsxOziULrM6OEIqX1orBC1j03AXZD0WBZjSmI4EpqF8-9AmVwA7JKtPk5DMfLXVY1bwUT_Kb2Q9vCFUM/s616/theholdovers4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="347" data-original-width="616" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjUF5Q3_TK35sWAnrZ2Kw6iQcYrNsZqv4hyphenhyphen50imfGdJRf_LHim-eRM-mjBxaAiPeX6rHGXb60c6y5V_IMHFomwVR0-URIawq_It2t02oQJ_5hmsxOziULrM6OEIqX1orBC1j03AXZD0WBZjSmI4EpqF8-9AmVwA7JKtPk5DMfLXVY1bwUT_Kb2Q9vCFUM/w443-h249/theholdovers4.jpg" width="443" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">E' la fine dei rapporti famigliari che porta alla crisi interiore (e esteriore) dei personaggi: il rapporto genitore-figlio, in particolare, quando reciso, distrugge il singolo. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Anche gli altri studenti della Barton soffrono a causa di un ménage famigliare talvolta non idilliaco, come quello della promessa sportiva Jason, in lotta con il padre per il suo look para-hippie, o quello del coreano in trasferta Park, distrutto dalla lontananza forzata.</span></div><div style="text-align: justify;">Per Angus la situazione è più complessa. Adolescente, ossia bloccato in quell'età dove la figura genitoriale è, volente o nolente, essenziale, si ritrova senza un padre e con una madre che lo ha letteralmente abbandonato a sé. Da cui la sua spasmodica ricerca di una figura affettiva che trova (anche se solo alla fine) in Paul.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5kd26enjcQZ7QGRPlfXLb9CBLPt1zFpXAOwuo8o362NdNVgkkf8kIl13EaONAVSoTH_nnmQX5bwWzX0ORL32CJUTO7Ml5jfGPhy4JSGK7k1a5sC32jQnxYB-wh4AhYhyOm_t00LkiIpJqVfr8G76sE-bUMZKHBTrdkuD-MDzgLLTxwjMiWo0dC78LuMo/s980/theholdovers3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="551" data-original-width="980" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5kd26enjcQZ7QGRPlfXLb9CBLPt1zFpXAOwuo8o362NdNVgkkf8kIl13EaONAVSoTH_nnmQX5bwWzX0ORL32CJUTO7Ml5jfGPhy4JSGK7k1a5sC32jQnxYB-wh4AhYhyOm_t00LkiIpJqVfr8G76sE-bUMZKHBTrdkuD-MDzgLLTxwjMiWo0dC78LuMo/w457-h257/theholdovers3.jpg" width="457" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Paul, dal canto suo, è un uomo senza legami e dei quali apparentemente neanche sente la necessità. A differenza degli altri due protagonisti, si è costruito un ideale Eden nel quale sguazza compiaciuto della sua superiorità intellettuale sul prossimo. Non un cinico, quanto un uomo deluso dalla vita (l'incidente che lo ha portato ad essere cacciato da scuola in gioventù) che ha deciso di non coltivare rapporti umani che siano tali a causa di quel dolore ancora avvertibile, anestetizzato con litri di Jim Bean. Tanto che persino quella redenzione finale non è una forma di ripensamento, quanto un atto di coerenza verso la missione intellettuale e lavorativa. Con lui, Payne non vuole raccontarne la trasformazione da "orso" a uomo, quanto descriverne l'indole a suo modo empatica, la quale nasconde un'anima pulsante già quando sotterrata dallo sprezzo verso il prossimo. Il suo rapporto con Angus diventa così quello di un mentore, non di un padre, che ne capisce le necessità e decide di aiutarlo non per aiutare se stesso, quanto una persona dalle grandi potenzialità.</span></div><div style="text-align: justify;">La storia di Mary, d'altro canto, avrebbe forse necessitato più spazio. Il suo è un semplice racconto di lutto, l'elaborazione della perdita del primo e unico figlio la quale passa per tutti gli stadi possibili, compreso il rigetto momentaneo di un nuovo amore. Nulla di nuovo, né di particolarmente profondo, ma tale parte della narrazione riesce lo stesso a convincere grazie alla scrittura e alla buona performance di Da'Vine Joy Randolph.</div><div style="text-align: justify;">Ed a convincere in generale è soprattutto il tono usato nella narrazione: non si ricerca mai l'effetto drammatico ad ogni costo, non si scade mai nel melò puro, anzi, come nel miglior cinema umanista, si lavora spesso di sottrazione, lasciando che le scene risultino efficaci grazie alla sottigliezza di scrittura e alle interpretazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCrq9Cst47o7pa40HBhZW6bThUjgqKkWSF0rz_rTqHduoHfk2DnbPhziFfL8Hb_kIteBhNtwGEFfMmkGHMvIyP1Hbnp17MVcrmu6DeqBX__DHPD58mhjSH-_JeS45EW8ivG3tyxgr1355F4nZMQaETY0O9S5D39uBEpV-2IrYTFlOJSNBOL0JJ_tC_W-o/s1200/thehodovers2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCrq9Cst47o7pa40HBhZW6bThUjgqKkWSF0rz_rTqHduoHfk2DnbPhziFfL8Hb_kIteBhNtwGEFfMmkGHMvIyP1Hbnp17MVcrmu6DeqBX__DHPD58mhjSH-_JeS45EW8ivG3tyxgr1355F4nZMQaETY0O9S5D39uBEpV-2IrYTFlOJSNBOL0JJ_tC_W-o/w518-h259/thehodovers2.jpg" width="518" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Come Bogdanovich in "Paper Moon", anche Payne opta per una messa in scena che riprenda i crismi del cinema dell'epoca in cui si svolge la storia, soprattutto nell'estetica. L'apertura del film con i loghi d'antan delle case di produzione genera già da sé un'atmosfera retrò, acuita poi dall'uso del filtro pellicola, che fa sembrare tutto il film girato in analogico, tanto che la scelta di girarlo di digitale appare persino stramba. L'uso di obiettivi zoom e panoramiche permette un'ottima ricostruzione dell'effetto vintage, ma fortunatamente la regia non si appiattisce mai sulla pura exploitation, sulla ricerca di un'estetica datata per il solo gusto di. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">L'attenzione di Payne è in realtà perennemente rivolta ai personaggi, alla storia più che al racconto, tanto che alla fine tale scelta estetico-stilistica finisce davvero per risultare gustosa e non pedante. Soprattutto, alla fine sembra quasi voler stabilire una dichiarazione politica con un rimando a quel periodo storico nel quale il cinema americano era davvero lo specchio della gente comune.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC8u8gbo5vo6x-RuoKgISuq3NXFC4Gr2KO6ZhNmDtiQuedBmUj7p_KXmDHp2-rpavcXv-KyzaFO5iwFTCSQFu52tEKYS1nDKv5kJN24C2OYdR79zi4yzHQHsaeSw_u0icpzip4q9-chI-vYUdHii-trHrmFD0rP2GUwaPUrGCL9sOJJs7NdrjyrwuIsdk/s2048/theholdovers8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC8u8gbo5vo6x-RuoKgISuq3NXFC4Gr2KO6ZhNmDtiQuedBmUj7p_KXmDHp2-rpavcXv-KyzaFO5iwFTCSQFu52tEKYS1nDKv5kJN24C2OYdR79zi4yzHQHsaeSw_u0icpzip4q9-chI-vYUdHii-trHrmFD0rP2GUwaPUrGCL9sOJJs7NdrjyrwuIsdk/w443-h295/theholdovers8.jpg" width="443" /></a></div><br /><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;">"The Holdovers" è così un dramma intimista riuscito ed empatico, che riesce davvero a comunicare una sensazione di gentilezza portando in scena dei drammi credibili. Come il miglior cinema umanista sa fare, forse ancora oggi.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-56922446515242138782024-01-29T09:00:00.005+01:002024-01-29T09:00:57.309+01:00Povere Creature!<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEEDqaY721ATBMEaY5LPnQAcoH_OjGH7gwq1v5aeI8gVN2XxdaW_ar1qAETxFm-SQfnugJZwfo-4SpxpacN5ZIF8rOFPBQ_edvlV2z6GgAT-y0Rc_YRbI5RxKBXs5I4TX2bpkfJ6qCMkt-hWoWCb34Ru0aoqXjauIOzkFsIx_x2usBchF__WWumv4ULiw/s2000/poverecreature0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1350" height="441" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEEDqaY721ATBMEaY5LPnQAcoH_OjGH7gwq1v5aeI8gVN2XxdaW_ar1qAETxFm-SQfnugJZwfo-4SpxpacN5ZIF8rOFPBQ_edvlV2z6GgAT-y0Rc_YRbI5RxKBXs5I4TX2bpkfJ6qCMkt-hWoWCb34Ru0aoqXjauIOzkFsIx_x2usBchF__WWumv4ULiw/w298-h441/poverecreature0.jpg" width="298" /></a></div><div style="text-align: justify;">Poor Things</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">di Yorgos Lanthimos.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">con: Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Yousseff, Hanna Schygulla, Kathryn Hunter, Jerrod Carmichael, Christopher Abbott, Suzy Bemba.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Grottesco/Erotico</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Regno Unito, Usa, Irlanda 2023</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se è vero che la società moderna trova le sue radici più profonde nell'era vittoriana, allora è lì che bisogna cercare i semi dei mali che la affliggono. A Lanthimos questo nesso ovviamente non sfugge e per questo, portando su schermo le pagine del romanzo omonimo di Alasdair Gray, con "Povere Creature!" stila un vero e proprio compendio sulle radici del femminismo e sulla sua necessaria affermazione; riuscendo al contempo a creare l'apologo femminista più riuscito degli ultimi anni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwfW1Qm4agTsa642HNK8YFwBH8bGwjbRhCWM0krGlCQbm5_YJZUko7_rQeI7m3Rqfib9Yt8OeQm2wa12kf6Msrr1NBeg6SZUrI6O_SJGajXUPC7TEI3OiIOZsDXGJb4ILcrGqXrE7GCKD2HN1IGsCo64VeYqTMDw5x6-1Nv8fh6oncDtssrUoWLXnuOl4/s1200/poverecreature1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1200" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwfW1Qm4agTsa642HNK8YFwBH8bGwjbRhCWM0krGlCQbm5_YJZUko7_rQeI7m3Rqfib9Yt8OeQm2wa12kf6Msrr1NBeg6SZUrI6O_SJGajXUPC7TEI3OiIOZsDXGJb4ILcrGqXrE7GCKD2HN1IGsCo64VeYqTMDw5x6-1Nv8fh6oncDtssrUoWLXnuOl4/w490-h287/poverecreature1.png" width="490" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Bella Baxter (Emma Stone) non è una donna comune: è la creatura del dottor Goodwin Baxter (Willem Dafoe), chirurgo a metà strada tra il genio e la pazzia, che l'ha creata unendo il corpo di una donna morta suicida con il cervello della bambina che portava in grembo. Esperimento fin troppo riuscito, Bella decide di uscire nel mondo per scoprirlo e comprenderlo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiT5VN6S-Zenr3IlF7Yz8RvT1OLjch_l9MRe-6o3_5WHmS1C0vRXNGk6H137wiTkIkGTFOxRNkAvz-n5zI5UgFJWu_pcUraJd5By6JyqOXgGdL9cv2qVQ9zQKNCmNko1q0c8emFdmzuxT777qDSsLbeAJac9w8X-RKZk9mhGSYfEbFnhU0cKn8Qkf1hBU/s1536/poverecreature2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="864" data-original-width="1536" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiT5VN6S-Zenr3IlF7Yz8RvT1OLjch_l9MRe-6o3_5WHmS1C0vRXNGk6H137wiTkIkGTFOxRNkAvz-n5zI5UgFJWu_pcUraJd5By6JyqOXgGdL9cv2qVQ9zQKNCmNko1q0c8emFdmzuxT777qDSsLbeAJac9w8X-RKZk9mhGSYfEbFnhU0cKn8Qkf1hBU/w502-h282/poverecreature2.jpg" width="502" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ed è dallo sguardo di Bella che tutto parte. Moderna Candido di Voltaire, è una bambina in un corpo di donna la cui sessualità è la prima scintilla verso la maturazione. Una sessualità irrefrenabile, che si appaia alla sua innata sensualità, a quell'ascendete che ha sugli uomini che la porta a trovare ogni partner possibile.</div><div style="text-align: justify;">L'emancipazione parte quindi dalla maturazione sessuale e la prima lezione che la donna impara è l'impossibilità che la società impone in tale senso. Ed è qui che l'ambientazione vittoriana diventa essenziale: il mondo di "Povere Creature!" è una sorta di inconscio moderno, un universo steampunk dove passato e presente si mescolano in un'unica realtà sempiterna nella quale i vizi del passato diventano i drammi del presente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiggZ3Wz4GIKIZqGA9uFcnx8IySpedtmPxi7E3xFhl_Gketem1uO4CKHHrjRcpHHRB-YUOVrD_ORK2RroUtSMff7aOit5yfJSUouO2D5sfkYKn2AJSyTvqQxESh47gRX_jvIVuJyKQ96nRkuRcwAXCFL-LjLubVUOBK_8j_VBofCbc-R6ZbNnZjHhpr_mw/s2000/poverecreature3.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1208" data-original-width="2000" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiggZ3Wz4GIKIZqGA9uFcnx8IySpedtmPxi7E3xFhl_Gketem1uO4CKHHrjRcpHHRB-YUOVrD_ORK2RroUtSMff7aOit5yfJSUouO2D5sfkYKn2AJSyTvqQxESh47gRX_jvIVuJyKQ96nRkuRcwAXCFL-LjLubVUOBK_8j_VBofCbc-R6ZbNnZjHhpr_mw/w498-h301/poverecreature3.webp" width="498" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il diciannovesimo secolo diventa la gabbia definitiva per una protagonista che esce da quella nativa solo per trovarne sempre di nuove. La prima è il talamo, il letto condiviso con quell'amante focoso, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), stallone fiero della propria virilità e finto libertino, che cede sotto il peso delle convenzioni sociali, prima catena con la quale imprigiona la partner.</div><div style="text-align: justify;">Bella, con le sue iniziali movenze che ricordano la Frankenhooker di Frank Henenlotter, è una bambina curiosa la cui indole viene schiacciata dalle convenzioni, dal buon vivere, dalle "regole della buona società" che anziché tutelare l'individuo dagli eccessi altrui ne castrano ogni possibile affermazione. La prima delle quali è, appunto, la scoperta di una sessualità che vada al di là del singolo partner, che possa portare la donna a scegliere il proprio compagno piuttosto che limitarsi ad essere l'oggetto della sessualità altrui (e in tal senso, Bella è simile alla Abigail di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/03/la-favorita.html">"La Favorita"</a>, la quale a inizio film è il semplice trastullo del piacere altrui).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVx1oC_2-QdVrKGIbewNsDpSKl7Y2PljPVhake3kNiz9ugAVlZWar7GZEE1tZW5QzZT_CxEJttLVD70y2rxP6m-rHRKzWl4uloUrlTxaqTxtWawE6XB2I5QJVnlrLcd6ZpUTkBabaDV-o3XuSAMwpk6ZzsyZ6pxCP9UvLG1GmWk0-WAkfLs-rNFXez3xI/s615/poverecreature99.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="405" data-original-width="615" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVx1oC_2-QdVrKGIbewNsDpSKl7Y2PljPVhake3kNiz9ugAVlZWar7GZEE1tZW5QzZT_CxEJttLVD70y2rxP6m-rHRKzWl4uloUrlTxaqTxtWawE6XB2I5QJVnlrLcd6ZpUTkBabaDV-o3XuSAMwpk6ZzsyZ6pxCP9UvLG1GmWk0-WAkfLs-rNFXez3xI/w444-h293/poverecreature99.webp" width="444" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con il secondo capitolo arriva la seconda realizzazione. La nave da crociera diventa una capsula attraverso la quale Bella prende coscienza della disparità sociale e inizia a maturare anche umanamente.</div><div style="text-align: justify;">L'incontro con la coppia formata da Martha (Hanna Schygulla, non a caso nel cast) e Harry (il comico Jerrod Carmichael, qui in un ruolo serissimo) la porta a interrogarsi su come approcciare gli orrori sociali, con un rigetto del fatalismo nietszchiano e l'abbraccio di una forma di ottimismo speranzoso, tipico del femminino. Cui consegue l'arrivo nelle ultime due gabbie, ossia il bordello e la casa coniugale.</div><div style="text-align: justify;">Due luoghi speculari eppure del tutto uguali. Il primo è dove la sua sessualità (ri)trova una briglia sciolta, anche se solo in modo apparente, con la curiosità e l'esuberanza che vengono ricondotte sotto l'egida del mercato. Mentre il secondo, letteralmente lastricato di sangue, è dove la sessualità viene inderogabilmente distrutta (la minaccia dell'escissione), ingabbiata nell'ambito della riproduzione e finanche surrogata nelle forme della violenza. Ed è in quest'ultimo aspetto che "Povere Creature!" trova una forma di originalità filosofica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAi2GRJoKsSvpzmb3lyktIsuB01J19Rqk6pqjj_ElOQzixly-tW5iGl1csjl5jpW1fjNVM5Z07zhBxzt-ORdEXt5FNGD9DEz3yNRFOAK2XOlRKXPc3ttiBI1oWtF2tLMcUl7oRwho1_dpjWIG2hC0S3zw1akPLvQf15KsGLe17ZRc6fp49EdTMCg6DHJE/s925/poverecreature8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="925" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAi2GRJoKsSvpzmb3lyktIsuB01J19Rqk6pqjj_ElOQzixly-tW5iGl1csjl5jpW1fjNVM5Z07zhBxzt-ORdEXt5FNGD9DEz3yNRFOAK2XOlRKXPc3ttiBI1oWtF2tLMcUl7oRwho1_dpjWIG2hC0S3zw1akPLvQf15KsGLe17ZRc6fp49EdTMCg6DHJE/w498-h274/poverecreature8.jpg" width="498" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per Lanthimos, la società capitalistica ha sostituito la sessualità con la violenza prima ancora che con la mercificazione. L'esternazione sessuale è sostituita dalla sottomissione, talvolta iraconda e talvolta beffarda, del più debole, sia esso la donna, sia esso un qualsiasi essere umano in una forma di subordinazione. Laddove la dominanza maschile ha portato ad una forma di possesso del maschio sulla donna, l'imposizione di una serie di valori totalmente improntati all'utilità ha portato a galla una falsa morale che ha finito, inavvertitamente o meno, con l'annientare la sessualità maschile, sostituendola con la distruzione del prossimo. Da cui il personaggio di Alfie Blessington (Christopher Abbott) e il suo revolver carico che sostituisce il fallo eretto, in una metafora che sembra uscita dritta dritta dal "Dillinger è Morto" di Ferreri.</div><div style="text-align: justify;">L'origine della definitiva subordinazione femminile è in fondo da ricercare qui, ossia nel doppio standard dato all'esuberanza maschile vita come sacrosanta e dalla sostituzione del valore della sessualità con quello della sottomissione coatta altrui.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHBm7SoIuHiOZNKUsjZm7CTKF_PsFFErh-PaLnteYTzt0gMS42X931EDElQl55vL4n6g47nToK1UaPlb4DfBl_Hja7YKju9xp7oVPyndV_QyLhaXTZ2jU3D7gwu-elTrFnaZpmC1XlYD811DomlpjxKpeMv1tFObCfjRvVqoIpaTHYd6ZsexWN3F2kS6g/s1024/poverecreature4.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHBm7SoIuHiOZNKUsjZm7CTKF_PsFFErh-PaLnteYTzt0gMS42X931EDElQl55vL4n6g47nToK1UaPlb4DfBl_Hja7YKju9xp7oVPyndV_QyLhaXTZ2jU3D7gwu-elTrFnaZpmC1XlYD811DomlpjxKpeMv1tFObCfjRvVqoIpaTHYd6ZsexWN3F2kS6g/w471-h265/poverecreature4.webp" width="471" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pur tuttavia, il XIX secolo è anche quello del trionfo della razionalizzazione, della distruzione dei rapporti umani sul piano sociale (in antitesi al sorgere della letteratura romantica) in favore della sperimentazione sociale e scientifica. Godwin, in tale contesto, è la figura cardine, l'archetipo dello scienziato che gioca a fare Dio (nel nome e di fatto) con tanto di zoo privato di bizzarri ibridi animali, il quale è però a sua volta vittima di un genitore privo di empatia che ne ha distrutto il corpo fino a ridurlo ad un vero e proprio quadro cubista vivente (non per nulla, gli infanti sono le altre vittime predestinate di tale epoca storica, ingranaggi usati cinicamente nella macchina capitalistica); l'affetto verso Bella, quell'esperimento divenuto figlia in tutto e per tutto, diventa così appiglio che lo redime. </div><div style="text-align: justify;">Redenzione che arriva in un mondo dove tutte le figure maschili sono in un modo o nell'altro imperfette: il sadico (Alfie), il debole (Duncan), l'imbelle (l'assistente di laboratorio e promesso marito Max) e il cinico (Harry), una galleria di figure negative che riesce tuttavia a non scadere mai nella misandria gratuita grazie al loro ruolo archetipico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_TWuenkkfLDQIf3D3Eb6nCuYD1vYpnrCdVPAJVlnD7WI2HqXjLE0pmr3bxrLzCuS30SJvN7SxZZJ8vO7n0DSsqAEZEqZmju_YRiuwqn0EKpzDc1iOKaCEjDznSmjjtxw5ME2MEDhgthcIWAYK9LrvW-N1CoR7TVzzy6ASt0nSOzaKMPxOvV-j_qiYYuI/s2048/poverecreature7.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1137" data-original-width="2048" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_TWuenkkfLDQIf3D3Eb6nCuYD1vYpnrCdVPAJVlnD7WI2HqXjLE0pmr3bxrLzCuS30SJvN7SxZZJ8vO7n0DSsqAEZEqZmju_YRiuwqn0EKpzDc1iOKaCEjDznSmjjtxw5ME2MEDhgthcIWAYK9LrvW-N1CoR7TVzzy6ASt0nSOzaKMPxOvV-j_qiYYuI/w511-h284/poverecreature7.webp" width="511" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Restando ancorato alla forma narrativa propria del romanzo, Lanthimos trova un suo spazio nella messa in scena, che rende questa sua ultima fatica davvero memorabile. </div><div style="text-align: justify;">I suoi famosi grandangoli esagerati e fish-eye apocalittici trovano una trionfante ragione d'essere in un racconto iperbolico, dove ogni singolo tema, ogni singola linea narrativa e battuta è gonfata verso il caricaturale. Ma, contemporaneamente, molteplici sono questa volta le fonti di ispirazione stilistico-estetiche. </div><div style="text-align: justify;">La più palpabile, soprattutto nel capitolo della nave, è quella di Rainer Werner Fassbinder, da cui anche la presenza della Schygulla, quasi un nume tutelare; laddove la tematica dell'amore come possesso dell'oggetto amoroso e sfruttamento del partner è parte integrante della storia, quei colori caldi e pieni non posso far tornare alla mente il felliniano battesimo del cinema queer di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/05/querelle-de-brest.html">"Querelle de Brest"</a>. Mentre quelle ipnotiche carrellate all'indietro che sovente fanno capolino (pur se talvolta spezzate nel montaggio) sembrano uscite da un film dell'amato Kubrick.</div><div style="text-align: justify;">Tale unione di stili ed influenze porta ad una visione bizzarra e magmatica, perfetta rappresentazione estetica di un racconto perennemente sopra le righe, grottesco nel suo voler sovvertire ogni regola di bon ton, trasformando uno spaccato d'epoca in un ritratto post-modernista urlante, un ritratto dove la volgarità è una forma di gustosa provocazione. Che trova poi un risvolto quasi polemico delle scene di sesso esplicito, portate in scena senza vergogna sia in nome di una coerenza estetico narrativa totalizzante, sia come sberleffo gustoso verso la rinascita del puritanesimo filmico del XXI secolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC_8H6dCn2JeX6MVmcSOoJOAWGWqR8G8bWKaaalj7KtMwLk0R_Zk-q_E2XeWSNmMhC1sO7nX2v9rfTjyx4GEUhoPG64p1_NRT4cValtz5kRLrnSb1atudkfZH0RnLFmZnqBUDqBGg2dIe7O1JF10tCqDiIZj3lnqpEEfLbzAMF-cD__pYmzB0asnQgj60/s1500/poverecreature5.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="844" data-original-width="1500" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC_8H6dCn2JeX6MVmcSOoJOAWGWqR8G8bWKaaalj7KtMwLk0R_Zk-q_E2XeWSNmMhC1sO7nX2v9rfTjyx4GEUhoPG64p1_NRT4cValtz5kRLrnSb1atudkfZH0RnLFmZnqBUDqBGg2dIe7O1JF10tCqDiIZj3lnqpEEfLbzAMF-cD__pYmzB0asnQgj60/w492-h277/poverecreature5.webp" width="492" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Al di là della messa in scena, Lanthimos si limita a creare un apologo femminista restando sempre all'interno di territori già esplorati. Il viaggio formativo di Bella Baxter non è diverso da quello di molte altre protagoniste di tanta letteratura femminista, ma di questo ne è pienamente cosciente, da cui le citazioni esplicite ad alcuni degli autori che lo hanno ispirato.</div><div style="text-align: justify;">Pur non potendosi definire originale, "Povere Creature!" resta lo stesso un'opera riuscita, una storia di emancipazione tanto immediata quatno veritiera in una confezione ammaliante.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-33688676486368085272024-01-27T09:40:00.003+01:002024-01-27T09:40:52.127+01:00Il Figlio di Saul<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuGKrglhZhNy2FWIoi6CrsKQ5OTYA3A1H5F1fckIMXA4f1KB58XU88NT0uqaHN-cLLopq4ppxRTxxSS5qViWy3QNazVyCK6t1ojpEnfhDtsH5ot9ySzfFdS6Xu22ulZ1K8S93wL3dKpYQ_ub-VCOcRUS7vdeNQMhkN-qVVfkOxNo2wUxwta-9xMK55lmk/s601/figliodisaul0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="601" data-original-width="420" height="401" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuGKrglhZhNy2FWIoi6CrsKQ5OTYA3A1H5F1fckIMXA4f1KB58XU88NT0uqaHN-cLLopq4ppxRTxxSS5qViWy3QNazVyCK6t1ojpEnfhDtsH5ot9ySzfFdS6Xu22ulZ1K8S93wL3dKpYQ_ub-VCOcRUS7vdeNQMhkN-qVVfkOxNo2wUxwta-9xMK55lmk/w281-h401/figliodisaul0.jpg" width="281" /></a></div>Saul fla</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Làslzò Nemes.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div>con: Géza Röhrig, Levante Molnàr, Urs Rechn, Jerzy Walczak, Gergö Farkas, Balázs Farkas, Sándor Zsótér, Uwe Lauer, Christian Harting.</div><div><br /></div><div>Drammatico</div><div><br /></div><div>Ungheria 2015</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="text-align: justify;">Celebrare una ricorrenza come il Giorno della Memoria quest'anno è arduo. Questo perché si è arrivati al punto in cui gli orrori della Shoah sono perpetrati dai discendenti di chi li ha subiti originariamente, con veri e propri campi di prigionia che spuntano nei dintorni di Gaza, questa volta ad opera del popolo ebraico.</span></div><div style="text-align: justify;">Una celebrazione volta a ricordare la persecuzione di quello stesso popolo affinché una cosa del genere non possa più ripetersi appare paradossale e ai limiti dell'ipocrita. Ma, forse, è proprio questo il motivo per cui va fatta, per ricordare quanto facile sia dimenticare, quanto importante sia ricordare le immagini di quegli orrori anche quando vengono ripetuti impunemente, anche quando le vittime del passato sono diventati i carnefici del presente. Oltre che, ovviamente, per onorare la morte di quegli innocenti la cui unica colpa era (allora come ora) quella di appartenere ad una data popolazione.</div><div style="text-align: justify;">E "Il Figlio di Saul" è forse la pellicola perfetta per celebrare una ricorrenza in modo anomalo e anticonvenzionale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_nUqaBG7h5D377tvdB7zB7e6mmYpObW5yDlMA5UxmlEZxt54p2AfjdXcOKr8yciQ9JbodNWGBzIDz87ItNaM6x20kjWXZXiMS1hstVSKKE1egCI7UxChJw42uL_GVYp-9U3_ZXmxKfXwCJrINMl3BDooDi97LE7xI-rOEKDiaNqMHVouC-szXUZ3pupk/s700/figliodisaul6.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="700" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_nUqaBG7h5D377tvdB7zB7e6mmYpObW5yDlMA5UxmlEZxt54p2AfjdXcOKr8yciQ9JbodNWGBzIDz87ItNaM6x20kjWXZXiMS1hstVSKKE1egCI7UxChJw42uL_GVYp-9U3_ZXmxKfXwCJrINMl3BDooDi97LE7xI-rOEKDiaNqMHVouC-szXUZ3pupk/w437-h262/figliodisaul6.webp" width="437" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anticonvenzionale, "Il Figlio di Saul" lo è principalmente nel racconto, quella messa in scena che riprende tutti i luoghi comuni del cinema "autoriale" del secondo decennio del XXI secolo e li fonde per creare una visone volutamente scomoda. Il rapporto d'aspetto dell'immagine è in 4:3, le scene sono costruite come lunghi piani sequenza girati rigorosamente ad altezza d'uomo, la macchina da presa tampina i personaggi (principalmente il protagonista) dalle spalle con le canone "inquadrature da nuca", i dialoghi sono ridotti all'osso, così come il commento musicale. Eppure qui, per una volta, tutto ha perfettamente senso, poiché Làslzò Nemes vuole rappresentare una forma di testimonianza di un orrore celato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQnBorKF-Wz_6pCTvkgaZd4RFcePXCKPyHsJ7HoT0vUfx98j3DuqTEOXFdWq1JhKEBAK4H32mDjmpLK3xlHDFO4jERIc-6l7PvNK17O9-G9bbqF3BHOADD8UpdEG3D8JFbm0pf6ibZExGq2vnMlXO2bZkacTgv6yHDuPqES16SJYXJh_U05oN5drfCTcM/s992/figliodisaul3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="992" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQnBorKF-Wz_6pCTvkgaZd4RFcePXCKPyHsJ7HoT0vUfx98j3DuqTEOXFdWq1JhKEBAK4H32mDjmpLK3xlHDFO4jERIc-6l7PvNK17O9-G9bbqF3BHOADD8UpdEG3D8JFbm0pf6ibZExGq2vnMlXO2bZkacTgv6yHDuPqES16SJYXJh_U05oN5drfCTcM/w439-h318/figliodisaul3.jpg" width="439" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La violenza, il sangue, i corpi martoriati degli internati nel campo di prigionia ove si svolge la storia, restano o fuori scena o fuori fuoco; la profondità di campo è sempre bassa, così come lo è lo sguardo di Saul, che attraversa la carneficina guardando sempre in terra o avanti, cercando di non soffermarsi sulle atrocità che gli si parano innanzi. Il suo è lo sguardo di un innocente che cerca di ritrovare quella purezza che ha perduto, quel figlio che non ha mai avuto, il cui funerale è ragione di vita, catarsi ottenuta solo per sfuggire nuovamente. Poiché nel massacro degli innocenti, l'innocenza non può rinascere, non può affermarsi, può solo essere inevitabilmente annientata (come ne "L'Infanzia di Ivan" o nell'imprescindibile <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2023/01/va-e-vedi.html">"Va' e Vedi"</a>), al massimo fuggire via in preda alla paura.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-pwnsps6LHjPBI7LwKODT14eX4D27qIsvqjckCYYjsrq0HpkGm67Wje6cK2IhKyOpplL3MCRRp2Yjy36niWDAkGCSY5RTvh_So_OXM_5aQrCg81cXfR1weVHO5pdyVR_q0L94DRxtAYoBolPJH6ioTGhK7jSSpAEBUdjfY1wEbomhOaR6yCvXcR8clAo/s1280/figliodisaul4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-pwnsps6LHjPBI7LwKODT14eX4D27qIsvqjckCYYjsrq0HpkGm67Wje6cK2IhKyOpplL3MCRRp2Yjy36niWDAkGCSY5RTvh_So_OXM_5aQrCg81cXfR1weVHO5pdyVR_q0L94DRxtAYoBolPJH6ioTGhK7jSSpAEBUdjfY1wEbomhOaR6yCvXcR8clAo/w448-h252/figliodisaul4.jpg" width="448" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'orrore dell'Olocausto, di conseguenza, non può avere una forma piena e completa, non può trovare una perfetta rappresentazione poiché troppo terribile, troppo insostenibile; una forma, una qualsiasi, finirebbe per limitarne la portata che, in quanto semplici spettatori, possiamo solo osservare di sfuggita, percepire in modo indiretto.</div><div style="text-align: justify;">Nemes, allievo anche di fatto di Béla Tarr, lascia che sia il nostro sguardo a insistere sui dettagli fuori fuoco, che, in quanto tali, non esistono se non nella nostra mente, divenendo così infinite volte più raccapriccianti. Il suo più che un dramma è un film dell'orrore vero e proprio; e come nei migliori film di genere, è la mente dello spettatore a cadere nel raccapriccio grazie ad un violenza solo suggerita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfZO08hC3aRmT1Ni8ve76VWPlPuVNkyf4DhA7I70MhJnArC4BVPv1FKPOSigZbG33ERLyVBfVB7EX-IBTTFYckeD4vOIXP5m1TYH4LfgqIfCrIz-DQgrQNDpLhQgDHpvgEHHzpI8QgoQqFewT50FtnZCWzwhfUPF5PnPdSJtIPZL9o1xBJ5hUJ_83CtFc/s584/figliodisaul9.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="423" data-original-width="584" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfZO08hC3aRmT1Ni8ve76VWPlPuVNkyf4DhA7I70MhJnArC4BVPv1FKPOSigZbG33ERLyVBfVB7EX-IBTTFYckeD4vOIXP5m1TYH4LfgqIfCrIz-DQgrQNDpLhQgDHpvgEHHzpI8QgoQqFewT50FtnZCWzwhfUPF5PnPdSJtIPZL9o1xBJ5hUJ_83CtFc/w441-h320/figliodisaul9.webp" width="441" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div>Il risultato è una visione a tratti insostenibile nel suo voler essere ferocemente implicita. Nemes riesce così a restituire perfettamente quell'orrore irriproducibile, a trasmettere l'angoscia e la disperazione di uomo (e di un popolo) che impara a convivere con l'orrore.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-32199462985893303862024-01-25T09:40:00.001+01:002024-01-25T09:40:25.976+01:00Il Cacciatore<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixoxMz8R6Uz51YH7OrUUqlj9N6Re58Nxu4i4Hi-jLalu8b2LQp6GOsLkMUk2R4uSvOWkZG0qIZ6FsK_-6TgW-3bU7eDC2irHpSnU7p9eYhJZhrnwlkiNCd1Jw2I5Y7Y-WcrDIdG4MqyAGoDL6YkVFCLcQw61ynuYcZtiAPwo91y3xLk3HdmYzZC3sFFVM/s599/ilcacciatore1.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="420" height="417" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixoxMz8R6Uz51YH7OrUUqlj9N6Re58Nxu4i4Hi-jLalu8b2LQp6GOsLkMUk2R4uSvOWkZG0qIZ6FsK_-6TgW-3bU7eDC2irHpSnU7p9eYhJZhrnwlkiNCd1Jw2I5Y7Y-WcrDIdG4MqyAGoDL6YkVFCLcQw61ynuYcZtiAPwo91y3xLk3HdmYzZC3sFFVM/w292-h417/ilcacciatore1.jpg" width="292" /></a></div><div style="text-align: justify;">The Deer Hunter</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">di Michael Cimino.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">con: Robert DeNiro, Meryl Streep, Christopher Walken, John Savage, John Cazale, George Dzunzda, Chuck Aspergen, Rutanya Alda, Mandy Kaplan.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Drammatico/Guerra</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Usa, Regno Unito 1978 </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Durante la cerimonia degli Oscar del 1979, alla notizia della vittoria de "Il Cacciatore" come miglior film, pare che Jane Fonda (che quella stessa notte aveva vinto il suo secondo Oscar, questa volta per "Tornando a Casa") abbia urlato in faccia a Michael Cimino qualcosa tipo "Sei un fascista!".</span></div><div style="text-align: justify;">A sentire questo bizzarro aneddoto oggi (e ammesso anche che sia vero), si resta spiazzati, soprattutto se si è visto e amato il film. Ma all'epoca, a circa cinque anni dalla fine del conflitto in Vietnam, vedere trionfare un film del genere poteva davvero apparire come blasfemo; questo perché quel finale dove i personaggi, sopravvissuti a tutti gli orrori possibili connessi alla guerra, si riuniscono per cantare "God bless America" come a voler perdonare il governo, era davvero qualcosa di irritante. E non per nulla, anche molte associazioni di reduci avevano ampiamente contestato il film quella stessa notte, oltre che nei giorni precedenti.</div><div style="text-align: justify;">La domanda è quindi d'obbligo: Cimino condonava gli orrori degli Stati Uniti in Indocina e la morte di migliaia di giovani americani dati in pasto alla macchina bellica?</div><div style="text-align: justify;">Una risposta positiva potrebbe essere anche in parte veritiera, ma sarebbe riduttiva e alla fine anche fuorviante, poiché lo stesso Cimino ha più volte affermato di non aver mai voluto fare un film politico, quanto un film sulle persone, sui rapporti d'amicizia nell'America operaia e di come questi restino saldi nonostante tutto. E anche (ma non solo) per questo, "Il Cacciatore" è ancora oggi un capolavoro commovente.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrFYUdUqjmu1-SPQ24E1o1OUHGdu31ZF0a57zumA4WlM16kJLpUrzISARFt8m6CwimYIVVR10C-dbQC2BQIDwEazKdOmrSz5N3i-_mZrx9cCBiD1ELwpglfbH_7qOFZkLvpOgdBJXofdtg_wfCdAkvC6Y6i8QQCbOQm00wb5ZxHgfxEczMOrtN_JAv6sg/s1200/ilcacciatore11.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="1200" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrFYUdUqjmu1-SPQ24E1o1OUHGdu31ZF0a57zumA4WlM16kJLpUrzISARFt8m6CwimYIVVR10C-dbQC2BQIDwEazKdOmrSz5N3i-_mZrx9cCBiD1ELwpglfbH_7qOFZkLvpOgdBJXofdtg_wfCdAkvC6Y6i8QQCbOQm00wb5ZxHgfxEczMOrtN_JAv6sg/w457-h190/ilcacciatore11.jpg" width="457" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cimino, dal canto suo, è quasi un'anomalia all'interno del panorama della New Wave americana. Inizia come sceneggiatore, firmando tra l'altro anche quel "Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan" che aggiustava il tiro del buon gusto rispetto al primo, "fascistissimo", film. "Il Cacciatore" è la sua seconda regia e a differenza dei colleghi coevi non sfoggia particolari velleità cinefile, non vuole rivoluzionare la narrativa filmica americana, non ha intenzione di rielaborare il lascito degli autori "classici" americani o di quelli europei. Come quasi tutti i suoi film, è un'opera "quadrata", classica nel suo voler narrare una storia nel miglior modo possibile, senza fronzoli velleitari o rimandi metatestuali. Una pellicola immediata, genuina, che punta tutto sulla carica drammatica della storia e sul suo pugno di personaggi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg254zYQdQNkF2zEJjNTK9ZaPxNR69veOaUK-Zit2U2Tihnmd7SWApXkG5jZhpC_oIeR9ubScBG-vFBh_xZvUvCKae1VZbL4Z2v80He0UiGHZs-nP4BmPDXBRC1kz18pIQyknZRO4PVYAEZI7TwpWo2CUusJFEkeswWklXCLxh60rpQUQW01wxaDDJAcaw/s916/ilcacciatore3.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="916" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg254zYQdQNkF2zEJjNTK9ZaPxNR69veOaUK-Zit2U2Tihnmd7SWApXkG5jZhpC_oIeR9ubScBG-vFBh_xZvUvCKae1VZbL4Z2v80He0UiGHZs-nP4BmPDXBRC1kz18pIQyknZRO4PVYAEZI7TwpWo2CUusJFEkeswWklXCLxh60rpQUQW01wxaDDJAcaw/w464-h261/ilcacciatore3.webp" width="464" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Da questo punto vista, il cuore pulsante di tutto il film è il primo atto, la lunga sequenza del matrimo che occupa quasi un terzo della durata, scena-madre prima della scena-madre più famosa, quella della roulette russa, spesso citata come esempio di inutile opulenza narrativa, in realtà necessaria per stabilire l'intero racconto.</span></div><div style="text-align: justify;">E' qui che, come la tradizione della tripartizione in atti vuole, conosciamo i personaggi, li vediamo uscire dall'acciaieria scorgendo il duro lavoro, osserviamo quasi voyeuristicamente i loro drammi umani (le violenze in famiglia subite dal personaggio di Meryl Streep), vediamo i legami che li uniscono in pieno regime, assistiamo alla santificazione di uno di questi, con il matrimonio di Steven (John Savage), testimoniano quell'unione amicale inscindibile con la prima escursione in montagna e l'intero gruppo che si riunisce per cantare "Can't take my eyes off of you". E' la normalità, la vita comune che trova bellezza nelle piccole cose, nell'umanità dei rapporti. Ed è questo il perno del dramma, la colonna portante che sostiene tutto il coinvolgimento emotivo, strutturato come l'ultimo giorno prima della perdita dell'innocenza. Individuale e collettiva, con l'arrivo in Vietnam.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJoz0n3_ItJ0b8MztsOpmPWT-A-14JK_YNFik8oU7sQGYWpM2n7YJV-ryZ13mjovWRMt2QGXDtRyyBlpPcY2lFOmCT6QgpSsgUqfj9I0nitPS5J6X5LjBIVVK8LkUYJaNybXBNvJp7CmDLu25ILKZosQM0bRRBm_5r92vfv1vSPZXBkbC8nXhNXDVmqRU/s1920/ilcacciatore8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJoz0n3_ItJ0b8MztsOpmPWT-A-14JK_YNFik8oU7sQGYWpM2n7YJV-ryZ13mjovWRMt2QGXDtRyyBlpPcY2lFOmCT6QgpSsgUqfj9I0nitPS5J6X5LjBIVVK8LkUYJaNybXBNvJp7CmDLu25ILKZosQM0bRRBm_5r92vfv1vSPZXBkbC8nXhNXDVmqRU/w453-h255/ilcacciatore8.jpg" width="453" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sempre all'epoca della sua uscita, "Il Cacciatore" venne criticato per la verosimiglianza: stando a quanto riportato dai reduci e dagli analisti, la roulette russa non veniva praticata in Vietnam, tantomeno nei campi di prigionia nei quali venivano internati i soldati americani. Cimino ha dovuto così spiegare la sua scelta artistica dapprima dicendo di aver sentito come la stessa venisse praticata nel sottobosco criminale di Singapore, in un secondo momento (e con una regione decisamente più veritiera) affermando come sia stata necessaria per rappresentare la pressione psicologica alla quale i soldati sono esposti.</div><div style="text-align: justify;">Era impossibile, secondo lui, rappresentare a dovere l'esperienza bellica su pellicola con la giusta efficacia. In un medium dove la rappresentazione passa per l'immagine, dunque per l'azione, ridurre i combattimenti ad una scena di un pugno di minuti, per quanto spettacolare, non avrebbe mai potuto restituire a dovere lo stress dei soldati; questi vivono costantemente con una spada di Damocle sulla testa, nella paura che un vero e proprio proiettile invisibile possa trapassarli uccidendoli prima ancora che se ne rendano conto. Da cui l'idea di un pistola puntata alla testa con un proiettile pronto a sparare.</div><div style="text-align: justify;">La sequenza, lunga, tesa, dolorosa, disperata, è ancora oggi sconvolgente per impatto emotivo ed estetico, riesce a trasmettere lo stato di paura costante dei protagonisti alla perfezione, anche grazie alla straordinaria performance del trio di interpreti. Da manuale, in particolare, la contrapposizione tra la disperazione urlata di DeNiro e l'introiezione totale data invece da Christopher Walken.</div><div style="text-align: justify;">L'avversione di Cimino verso il conflitto in Vietnam è in fondo da ricercare qui, nel modo impietoso con il quale ritrae l'orrore sconcertante che questi giovani uomini affrontano, il modo in cui il cambia interiormente. Se la seconda parte del film racconterà le ferite fisiche e psicologiche che i personaggi di Michael, Nick e Steven si porteranno addosso per il resto della loro vita, è nella prima scena di questo secondo atto che il dramma si è già consumato, con la riunione dei tre personaggi al villaggio vietnamita, con Michael che non riconosce i due amici, perso in un inferno del tutto personale che ha già cominciato a consumarlo. Da cui l'impossibilità di definire il film e lo sguardo di Cimino come reazionari.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9N4zA22Z1nedGY6Ls4TQZqH6rr8zG6Fsva6A_v2UKQIcsn9CaHhAoAf4oCdp9qNC_KGmoKsNAJ9dKjev6jIC3fS-cZhjJHMjgVG6XI2atMRrShqoIApMLP2zNRLVMcjh1ZGWofE40Y1y0g7R1cy_6PNOpWrIKdtL7Rq5KW5Nw-uxnfBOZB8gztGB7G4w/s660/ilcacciatore6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="195" data-original-width="660" height="152" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9N4zA22Z1nedGY6Ls4TQZqH6rr8zG6Fsva6A_v2UKQIcsn9CaHhAoAf4oCdp9qNC_KGmoKsNAJ9dKjev6jIC3fS-cZhjJHMjgVG6XI2atMRrShqoIApMLP2zNRLVMcjh1ZGWofE40Y1y0g7R1cy_6PNOpWrIKdtL7Rq5KW5Nw-uxnfBOZB8gztGB7G4w/w514-h152/ilcacciatore6.jpg" width="514" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il terzo e l'ultimo (quarto) atto raccontano la tragedia del ritorno a casa, l'impossibilità di tornare ad una forma di normalità; per Michael, che ha incanalato e chiuso dentro di sé tutto le tragedie che ha visto e compiuto, c'è l'impossibilità di tornare ad uccidere, con la caccia al cervo che culmina con la sua accettazione di tale limite, la scoperta, inconscia e mai davvero ricercata, della sacralità della vita. </div><div style="text-align: justify;">Per Steven c'è la menomazione fisica, la perdita del corpo che comporta la distruzione dell'unione celebrata a inizio film, la distruzione di un rapporto dovuta all'incapacità di una partner di accettare tutte le limitazioni dovute all'handicap.</div><div style="text-align: justify;">Per Nick c'è il non-ritorno, l'incapacità di distaccarsi da quella forma di "scommessa con la morte", quel brivido divenuto droga. Anche il suo, come quello di Michael, è un destino tracciato dal PTSD, che si consuma però fino alle estreme conseguenze.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHF7usNG7GR9V17bWZ_w3-mpef-eHXjpvo_8fSgXIOQuU-Df9PSI5Rn5NFSu7_SivJpr-YpMzoShPJokHwgIHHIkc0bC6i4MpkKB8gCby1Naq6IWqS8s2OVCFKnfJPrOXfc8IH_wT-Uw9FZdQilxuvS6V6QWLlD3YRLoOA-LWO-ef3Zmp-Cv5XbYQbkZA/s1600/ilcacciatore2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="920" data-original-width="1600" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHF7usNG7GR9V17bWZ_w3-mpef-eHXjpvo_8fSgXIOQuU-Df9PSI5Rn5NFSu7_SivJpr-YpMzoShPJokHwgIHHIkc0bC6i4MpkKB8gCby1Naq6IWqS8s2OVCFKnfJPrOXfc8IH_wT-Uw9FZdQilxuvS6V6QWLlD3YRLoOA-LWO-ef3Zmp-Cv5XbYQbkZA/w449-h258/ilcacciatore2.jpg" width="449" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ciò che resta, alla fine, è una forma di comunione amorosa e affettiva, la realizzazione di essere sopravvissuti, Quel canto finale, più che una forma di perdono vero e proprio, è una forma di testimonianza, un grido che afferma come questo pugno di personaggi, pur distrutti dal lutto e dai traumi, è ancora vivo; che, come la protagonista di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2020/04/le-notti-di-cabiria.html">"Le Notti di Cabiria"</a> di Fellini, possono e vogliono ancora andare avanti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFIgzPLncoZmPNpxe1YqgmaLXGGCxXgrCqfpnCzQkRh6ZnWM8REh7W8BvLIPsy0EvBTOrauuVq1U3bWtEiEKoi5uolk95c7Ca7mMlLPFakEKrQayKIwGMV8zxMjiEt8pZ-Y8YteebW-k8-SZVrA6IhA9HZqQpfoulyB5ODkY5CjFHiSVMFY0aN_2OccUg/s512/ilcacciatore7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="257" data-original-width="512" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFIgzPLncoZmPNpxe1YqgmaLXGGCxXgrCqfpnCzQkRh6ZnWM8REh7W8BvLIPsy0EvBTOrauuVq1U3bWtEiEKoi5uolk95c7Ca7mMlLPFakEKrQayKIwGMV8zxMjiEt8pZ-Y8YteebW-k8-SZVrA6IhA9HZqQpfoulyB5ODkY5CjFHiSVMFY0aN_2OccUg/w451-h227/ilcacciatore7.jpg" width="451" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Se Cimino avesse davvero voluto fare un film reazionario, non avrebbe mai girato la scena della roulette russa. Ma, soprattutto, non avrebbe in generale mai diretto un film come "Il Cacciatore", non avrebbe dato corpo ai drammi dei sopravvissuti, non avrebbe descritto queste vite spezzate in modo così forte, non avrebbe dato spazio al trauma fisico o psicologico, né avrebbe chiuso il film con un funerale.</div><div style="text-align: justify;">Il suo è un canto doloroso, che celebra la vita, ma nella sua accezione di pura sopravvivenza, senza vergognarsi di mostrare il dramma, anzi dipingendolo (in puro stile New Wave) nel modo più vivido possibile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>EXTRA</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">Ultimo film per il grande John Cazale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid_YmslGHEEWtbnVCMXyzJfXTrc3o0nwzIagneVUIKZHgzMq4FEcJXcJ5GYRXXjDRTyqSRkS_IVc8TmEl2s62ZGUmRPvVEOuzxdRvFAuguOh58J0zecb4iRgFlzsQw1AR_dXF5-8ajfm2cBrzqN-ojJC0lySkTewEumsTS0x12t0E12DbmnKdU0_i25jo/s560/ilcacciatore99.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="560" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid_YmslGHEEWtbnVCMXyzJfXTrc3o0nwzIagneVUIKZHgzMq4FEcJXcJ5GYRXXjDRTyqSRkS_IVc8TmEl2s62ZGUmRPvVEOuzxdRvFAuguOh58J0zecb4iRgFlzsQw1AR_dXF5-8ajfm2cBrzqN-ojJC0lySkTewEumsTS0x12t0E12DbmnKdU0_i25jo/w471-h315/ilcacciatore99.jpg" width="471" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Solitamente visto come un caratterista, era in realtà un attore a tutto tondo, che creava i personaggi dando loro una caratterizzazione anche fisica precisa, tanto che Al Pacino lo ha citato più come fonte di ispirazione personale per il suo metodo recitativo.</div><div style="text-align: justify;">Protagonista indiscusso del cinema americano degli anni '70, deve ancora oggi la sua fama al ruolo di Fredo Corleone nella saga de <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2022/03/il-padrino.html">"Il Padrino"</a>, ma il suo volto spunta anche in altri due capolavori dell'epoca, ossia "Quel pomeriggio di un giorno da cani" e "La Conversazione".</div><div style="text-align: justify;">Durante le riprese de "Il Cacciatore" si sottoponeva alla chemioterapia per curare quel cancro che alla fine avrà purtroppo la meglio su di lui. Arrivato sul set già malato (accompagnato da Meryl Streep, sua compagna di vita all'epoca), muore nel marzo 1978, senza aver mai potuto vedere il film finito.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-45739625197682297072024-01-23T13:20:00.000+01:002024-01-23T13:20:12.105+01:00R.I.P. Norman Jewison<p style="text-align: center;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNvD7SIfLsp2z5s5C6821BkMDbpF2ois0CndFP-ftqjchoNsudwYt0twKQbm7nvaJ0_RyNUggms6mqX7iqXHbxFi5WM66eDrMZo0bEYrNEy4PUWV3S0FJmM8OM5raoFG-GXDPgfKOEo0lRVamkdDnklkbNNKsZkA8q9k17h3pikBmpiVsFtUu20mvLRKg/s680/normanjewison1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="383" data-original-width="680" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNvD7SIfLsp2z5s5C6821BkMDbpF2ois0CndFP-ftqjchoNsudwYt0twKQbm7nvaJ0_RyNUggms6mqX7iqXHbxFi5WM66eDrMZo0bEYrNEy4PUWV3S0FJmM8OM5raoFG-GXDPgfKOEo0lRVamkdDnklkbNNKsZkA8q9k17h3pikBmpiVsFtUu20mvLRKg/w439-h247/normanjewison1.webp" width="439" /></a></div><br /><p></p><div style="text-align: center;"><b><span style="font-size: x-large;">1926 - 2024</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;">Tra "Jesus Christ Superstar" e "Rollerball", Norman Jewison è stato l'artefice di cult ancora oggi insuperati. Eppure anche quei suoi film considerabili come minori ("Hurricane", "Stregata dalla Luna", "F.I.S.T.") sono in realtà piccoli classici. Quanto poi a quei classici effettivi, come "Il Violinista sul Tetto", "La calda notte dell'Ispettore Tibbs" e "Il caso Thomas Crown", si tratta di pellicole che non hanno perso un grammo del loro charme.</div><div style="text-align: justify;">Un regista poco conosciuto, del quale i film hanno detto più di quanto si possa di primo acchito pensare.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-57878240477584361602024-01-22T08:20:00.000+01:002024-01-22T08:20:14.075+01:00Mandy<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6GXm5kVflPd4olISZllliEaOn701UWyN5NC_t5FFaysN0b9zmgVFQLgR99V-sBsrC0kleMoGBTZ5h__fcyy_XHdlYA3XV0-OfQSStVORoijxX_h375X7flB1IDHo6w-iltcnq33yXY65vMMlxhoy29M1d9rXLP7ULI3WwMi4aFR-KkX2f3jkRPILQJtI/s602/mandy0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="420" height="442" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6GXm5kVflPd4olISZllliEaOn701UWyN5NC_t5FFaysN0b9zmgVFQLgR99V-sBsrC0kleMoGBTZ5h__fcyy_XHdlYA3XV0-OfQSStVORoijxX_h375X7flB1IDHo6w-iltcnq33yXY65vMMlxhoy29M1d9rXLP7ULI3WwMi4aFR-KkX2f3jkRPILQJtI/w308-h442/mandy0.jpg" width="308" /></a></div><div style="text-align: justify;">di Panos Cosmatos.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">con: Nicolas Cage, Andrea Riseborough, Linus Roache, Ned Dennhey, Olwen Fouéré, Richard Brake, Bill Duke, Line Pillet, Alexis Julemont, Stephen Fraser, Clement Barronnét, Hayley Saywell.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Horror</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Usa, Regno Unito, Belgio 2018</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Esistono dei figli d'arte che superano il modello paterno, dimostrandosi ben più capaci all'interno del medesimo contesto artistico-lavorativo rispetto ai genitori e quello di Panos Cosmatos è l'esempio più recente e più fulgido. Suo padre, George Pan Cosmatos, era un mestierante a buon mercato nella Hollywood degli anni '80 e '90; sua era la firma su quel "Rambo II- La Vendetta" che affossava l'eredità del capostipite o l'amorevolmente ridicolo "Cobra", così come quella su "Tombstone", che invece si rivelava una dignitosa rievocazione della mitica sfida all'OK Corrall graziata da un cast superbo; e benché anche "Cassandra Crossing", "Di origine sconosciuta" e "Leviathan" siano stati degli exploit più che dignitosi, è classificabile come un cineasta dotato di nerbo, ma non di stile, che ha attraversato la Mecca del Cinema lasciando il tempo che ha trovato.</div><div style="text-align: justify;">Panos, all'opposto, ha diretto giusto due film ed un episodio del deludente serial antologico "Guillermo Del Toro's Cabinet of Curiosities", imponendosi immediatamente come un filmmaker visionario e dotato di uno stile personale immediatamente riconoscibile, seppur non totalmente originale.</div><div style="text-align: justify;">"Mandy" è il suo secondo lungometraggio, il primo ad avere avuto una distribuzione internazionale, che ne dimostra le capacità di messa di scena e che è diventato cult praticamente subito. Anche grazie alla presenza di un al solito impagabile Nicolas Cage.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0swv2xzy20NrAqAnd9NOgsRFDkruBkfWKEzRtLDXTlgKu50Zl1Klwa9EI20QIOKDrR2NfgqCT1j1HclKxSzJ_mnnQ7PsPHeSRcep2q_F8P15QNchI4oSPDuNxE7D0jpyWBuGM8NcmdCyGK82KufkwuYVMY0GEZDYxA-H0pATirybw9Se8C7fWp_-rf2k/s1600/mandy3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="269" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0swv2xzy20NrAqAnd9NOgsRFDkruBkfWKEzRtLDXTlgKu50Zl1Klwa9EI20QIOKDrR2NfgqCT1j1HclKxSzJ_mnnQ7PsPHeSRcep2q_F8P15QNchI4oSPDuNxE7D0jpyWBuGM8NcmdCyGK82KufkwuYVMY0GEZDYxA-H0pATirybw9Se8C7fWp_-rf2k/w478-h269/mandy3.jpg" width="478" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Un horror che è il classico esempio di stile che divora la sostanza. Perché da un punto di vista strettamente narrativo, "Mandy" è quanto di più convenzionale si potrebbe chiedere, un semplice ibrido tra un home-invasion classico ed un rape & revenge ancora più classico, con una prima parte dove la quiete della coppia interpretata da Cage e Andrea Riseborough (il cui personaggio dà titolo al film) viene infranta da un gruppo di fanatici religiosi para-cristiani ed una seconda nella quale Cage diventa un novello Mad Max, attuando una ferocissima vendetta. Ciò che conta è il modo in cui le sequenze prendono vita su schermo.</span></div><div style="text-align: left;">Quelle di "Mandy" non sono semplici scene da home invasion e rape & revenge, quanto il sogno lisergico e allucinato di un comune home invasion/rape & revenge, una sorta di inconscio cinefilo e pop nel quale la violenza della storia si fonde con il lascito del prog-rock. Non per nulla, il film si apre sulle note di "Starless" e prosegue con un ritmo da rock anni '70, inanellando una serie di sequenze da vero e proprio trip in acido.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAnoM2SIO3d6osxthyOJ0tnujKP7jz99_8M0t_94HdkzjZROYnU0gawNfLaOV_LYI3VijXcx01BKUx-C03K93WrY5FEORxJG2yXKR78h5eVBTgAGk880TrmerimmF89O3vJTgpHbo6HGSdQU5jDbtGAOBjds0QXP2T4M-TDbX8MYyvFjHLvpLVC6_WIPk/s1280/mandy1.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAnoM2SIO3d6osxthyOJ0tnujKP7jz99_8M0t_94HdkzjZROYnU0gawNfLaOV_LYI3VijXcx01BKUx-C03K93WrY5FEORxJG2yXKR78h5eVBTgAGk880TrmerimmF89O3vJTgpHbo6HGSdQU5jDbtGAOBjds0QXP2T4M-TDbX8MYyvFjHLvpLVC6_WIPk/w508-h285/mandy1.jpeg" width="508" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cosmatos porta in scena un'estetica propria e originale (benché venga dopo Rob Zombie e Richard Stanley, ma comunque prima delle derive stilistiche più estreme di Joe Begos) quella di un viaggio allucinato carburato da un immaginario tardo anni '70 proprio dell'ambientazione del film, ossia un 1983 ancora saldamente ancorato al mood del decennio precedente. L'incedere è quello di un album prog-rock, le immagini sono distorte, allucinate e rarefatte, l'atmosfera tra l'onirico e il lisergico vero e proprio. Il tutto cosparso da una vena di brutalità esagerata, urlata a squarciagola, che non riesce mai ad essere davvero disturbante ma che riesce a trasformare il tutto in un incubo drogato e malsano.</div><div style="text-align: justify;">La storia è anche intrisa di simbolismi bizzarri. Il gruppo di invasori potrebbero essere il parto della mente di un paranoico durante il "panico satanista" dei primi anni '80, con un'inversione simbolica dei concetti di bene e male; così come il vendicatore di Cage è letteralmente una "tigre che brucia fulgida nella foresta notte" di blakeiana memoria; ma tutti questi simboli restano chiusi in una forma comunicativa ottusa, che non apre ad interpretazioni o letture facili e forse neanche davvero possibili, configurandosi più come rimandi che come effettivi chiavi di lettura del racconto.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNeKo2uuuKX9ej0cN4hl3_1KfdK8zJLnLDvAwm2RLIHdLSJStUQ0cexaqfMhVHPPB_dygWJgxvr_w3HKreg_ANYC3Z0cMuAFBItnxWrxcHDnC8ddXQTX-IwanvP8PcZh5jF-__963A-tBo2t21LIbz7uSzdMQM2hP6ysvDlI5DUFPJK1g-W_-c0Oqhp10/s1152/mandy2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="1152" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNeKo2uuuKX9ej0cN4hl3_1KfdK8zJLnLDvAwm2RLIHdLSJStUQ0cexaqfMhVHPPB_dygWJgxvr_w3HKreg_ANYC3Z0cMuAFBItnxWrxcHDnC8ddXQTX-IwanvP8PcZh5jF-__963A-tBo2t21LIbz7uSzdMQM2hP6ysvDlI5DUFPJK1g-W_-c0Oqhp10/w488-h203/mandy2.png" width="488" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A Cosmatos non interessa la narrazione per sé, tantomeno creare un racconto di tensione o di orrore vero e proprio, quanto comunicare un sentimento d'ansia costante, dove spesso questa viene perorata e amplificata dall'incapacità di discernere cosa stia davvero accadendo su schermo. Da questo punto di vista sono riuscitissime le scene in cui compaiono i motociclisti infernali, sorta di cenobiti su due ruote la cui natura effettivamente sovrannaturale viene lasciata in sospeso persino quando chiarificata del tutto.</div><div style="text-align: justify;">Ansia che resta alta anche quando decide di inserire delle derive fantasy assortite, come i sogni in animazione che ricordano le tavole dei fumetti di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2013/03/heavy-metal.html">"Heavy Metal"</a> o quell'ascia che non sfigurerebbe sulla copertina di un album epic metal d'epoca; o, quando, decide di esagerare con un duello tra motoseghe che forse Tobe Hopper sognava durante le notti di lavorazione di <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2017/10/non-aprite-quella-porta-2.html">"Non Aprite quella Porta 2"</a>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxDnKSK6ceaYhKiruTRGeP6Q9zY0sNKNUsZyXgYbsgNlPacKHV6no_2bjsi5C3w3H3aYwOONLT0N3ZZ3o2cOCdrh-A8jIOrnezTQeVhEkwB_968Z6MFBd8LLprKwUzCam7PqGgCgW_o8P0rsNS_FkpBffmhqQ63sN3a2tas_kRSHblsV3R4aESRrEXsmU/s1280/mandy5.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="1280" height="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxDnKSK6ceaYhKiruTRGeP6Q9zY0sNKNUsZyXgYbsgNlPacKHV6no_2bjsi5C3w3H3aYwOONLT0N3ZZ3o2cOCdrh-A8jIOrnezTQeVhEkwB_968Z6MFBd8LLprKwUzCam7PqGgCgW_o8P0rsNS_FkpBffmhqQ63sN3a2tas_kRSHblsV3R4aESRrEXsmU/w447-h187/mandy5.png" width="447" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Mandy" funziona così nel suo voler essere un viaggio ipnotico nel subcosciente del cinema di genere americano e non, un trip avvolgente e incantevole che rapisce per tutta la sua durata lasciando, alla fine, piacevolmente ammaliati e la cui totale vacuità contenutistica non è per forza di cose un difetto.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-65541382575649884492024-01-19T09:06:00.002+01:002024-01-19T09:06:20.787+01:00The Palace<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmX7PVB8erYKVMJ4Oy1nzGSgKJJrL2DE1f8QRKBWnQSW6ibi7cPHx-bocPHMfmVCJmjKNEGxWF-y5UlIhLCa41J5J-E5-6P7yhJawDGokqS_fEQ35LXv9RrD2ih7q93jfGCGhTlR0O7KjhTWBpoCUEkFa1l7jf04JrDkmapopMx4kxt36VC4W2XJnK67c/s900/thepalace0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="630" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmX7PVB8erYKVMJ4Oy1nzGSgKJJrL2DE1f8QRKBWnQSW6ibi7cPHx-bocPHMfmVCJmjKNEGxWF-y5UlIhLCa41J5J-E5-6P7yhJawDGokqS_fEQ35LXv9RrD2ih7q93jfGCGhTlR0O7KjhTWBpoCUEkFa1l7jf04JrDkmapopMx4kxt36VC4W2XJnK67c/w294-h420/thepalace0.jpg" width="294" /></a></div>di Roman Polanski.</div><div style="text-align: left;"><br /></div>con: Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Mickey Rourke, Bronwyn James, Joaquim De Almeida, Luca Barbareschi, Milan Perscel, Fortunato Cerlino, Sydne Rome.<div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Grottesco</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Italia, Svizzera, Polonia, Francia 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">E' stato facilissimo massacrare "The Palace", visto come mostra il fianco a praticamente tutte le critiche possibili. E l'ultima fatica di Roman Polanski (che, arrivando subito dopo il bellissimo </span><a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2019/11/lufficiale-e-la-spia.html" style="text-align: justify;">"L'Ufficiale e la Spia"</a><span style="text-align: justify;">,</span><span style="text-align: justify;"> lasciava presagire un buon esito anche questa volta) di certo non si può definire riuscita, vista la sua effettiva incapacità di colpire. Eppure la ferocia con la quale è stata demolita risulta spesso esagerata, se non talvolta infondata, poiché alcuni dei difetti che le vengono riconosciuti sono in realtà dei pregi.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjsMNzKCcRYO9AgeVKIkm0N_qWPaNv-p67HwwwWp2SSp6Hj8y6ZM4RX9z3vPM8tdJgxsagi6kk3QcgdmuBT5wCLpgXIg9yGynTQpNta7Bl1wX3q1hm9l2HT0ljtCGzl7ebPLAbnP_YwFHlfaxXWHw_YLYyIIvbkcri2SDgMsdVxR9lI84af7JlX4kyigY/s1920/thepalace4.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjsMNzKCcRYO9AgeVKIkm0N_qWPaNv-p67HwwwWp2SSp6Hj8y6ZM4RX9z3vPM8tdJgxsagi6kk3QcgdmuBT5wCLpgXIg9yGynTQpNta7Bl1wX3q1hm9l2HT0ljtCGzl7ebPLAbnP_YwFHlfaxXWHw_YLYyIIvbkcri2SDgMsdVxR9lI84af7JlX4kyigY/w507-h285/thepalace4.jpeg" width="507" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutto nel film è finto. E' finto lo sfondo innevato che incornicia l'hotel del titolo, sono finte le scenografie degli interni, è fintissimo quel pinguino che ogni tanto appare in scena tanto per, rigorosamente staccato dal resto dei personaggi e incollato malamente sugli sfondi; allo stesso modo in cui finti sono i personaggi, riccastri di carta pesta, vecchie bacucche dai volti mostruosi che sfoggiano come se fossero belli, un chirurgo plastico chiamato a fare le veci del medico vero e proprio con moglie rimbambita al seguito, un ex pornodivo dalla faccia spaccata, una nobildonna incartapecorita che si preoccupa del suo cane-ratto come di un figlio, un truffatore da strapazzo pronto a fare il colpo del millennio et similia. Quella di Polanski è una satira che mette alla berlina un pugno di personaggi da cinepanettone, presentandogli come dei mostri orrendi piuttosto che come dei simpaticoni, quindi la ripresa della medesima estetica rende il racconto compatto e coerente. </div><div style="text-align: justify;">Una ripresa che trova il suo apice nel casting del produttore Luca Barbareschi, qui nei panni di un pornodivo che arriva in scena con un trucco e parrucco che sembra creato ad hoc per farlo somigliare a Christian De Sica, come una sorta di parodia umana che si muove liberamente in immagini che potrebbero quasi essere quelle di un "Vacanze di Natale" qualsiasi. </div><div style="text-align: justify;">Il racconto è così quello di un'alta borghesia cafona e viziata che mima il cinema amato e perorata da quella stessa classe, che ne imita l'estetica e lo stile e che sarebbe anche riuscito se questa satira fosse davvero classificabile come tale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78cMysP1KxndWg5FqjhJOEo0I5noMx5WVb8VQO2jmQ47-K-Wl7UJh7Wrb4Q6L0AIwjFQsDJkwN-hVc-u8QVAnx38s92Gc_S6oYpgnCN9G7i8ouqgyt1S42tV0Hxpt1Eo0VJf4W4A18Wmjm1tAtwUk3tBEur-5ijs4-AjMbVrwzeoD-Oad-A0R4QlybJ4/s512/thepalace1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="256" data-original-width="512" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78cMysP1KxndWg5FqjhJOEo0I5noMx5WVb8VQO2jmQ47-K-Wl7UJh7Wrb4Q6L0AIwjFQsDJkwN-hVc-u8QVAnx38s92Gc_S6oYpgnCN9G7i8ouqgyt1S42tV0Hxpt1Eo0VJf4W4A18Wmjm1tAtwUk3tBEur-5ijs4-AjMbVrwzeoD-Oad-A0R4QlybJ4/w456-h228/thepalace1.jpg" width="456" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dello stuolo di personaggi orrendi e grotteschi, Polanski non sa davvero cosa farsene. Lo script (che porta addirittura anche la firma di Jerzy Skolimowski, che non collaborava con il regista dai tempi del folgorante esordio "Il Coltello nell'Acqua") li introduce in modo efficace, riuscendo a sottolinearne la natura ripugnante, ma quando si tratta di portare davvero in scena la loro mostruosità si rivela misteriosamente parco, vergognandosi di andare oltre quella soglia di provocazione minima necessaria affinché il tutto risulti graffiante o anche solo davvero parodistico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5EFqxN_rOsy5_WkFP3vitUZoCVZ9_0Vv6v6M_ZSc7tWnY_DkgVToY8MKys6czYJiN1RnpGpUuBQVoNUc2TivUMlxXmU0lxtgqUpXVIQaP0VxeB7pRjtWyNxMHvJkQjqgoehffbXLFlDIFueV9sK19qdCgT5w6BPBBvHGZdddF6ayuNgEzdF_YmlMyots/s1280/thepalace2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5EFqxN_rOsy5_WkFP3vitUZoCVZ9_0Vv6v6M_ZSc7tWnY_DkgVToY8MKys6czYJiN1RnpGpUuBQVoNUc2TivUMlxXmU0lxtgqUpXVIQaP0VxeB7pRjtWyNxMHvJkQjqgoehffbXLFlDIFueV9sK19qdCgT5w6BPBBvHGZdddF6ayuNgEzdF_YmlMyots/w460-h259/thepalace2.jpg" width="460" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutte le scene volgari arrivano in modo automatico, come il vomito della moglie del dignitario o il suo finire di faccia nel piatto. Questo quando arrivano, perché alle volte la volgarità resta tra le righe, disinnescando ogni possibile velleità provocatoria, rendendo il registro usato stranamente vetusto, come se fosse il figlio di tempi dove le maglie della censura erano più strette, cosa inedita per Polanski. Quando poi la provocazione arriva davvero, è sterile, come quell'ultima inquadratura, che avrebbe lasciato freddi già all'interno di una satira riuscita, figuriamoci nel contesto di una priva di mordente; o come la scena del coito con il cadavere, ripresa quasi totalmente da "Visitor Q", ma che qui non ha un effetto neanche lontanamente paragonabile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-nkRSK008vx5QVIPkM-bnGS9zxNS9Jjm0qWa4_2ZO_aod0Rfj9FcQlrPwMCt4CH2YqBVzG7XczOk8bAaQQZZD7HBydjZvDn1c9wsxpxJ6wUgdoc-mwHoCqBYKNxqYdgfHyERMGqYDM9y7RZbQZalyj3DRuiKXJj1M1VUs9PRalHAtFTTXN6StSmDK2qE/s800/thepalace3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-nkRSK008vx5QVIPkM-bnGS9zxNS9Jjm0qWa4_2ZO_aod0Rfj9FcQlrPwMCt4CH2YqBVzG7XczOk8bAaQQZZD7HBydjZvDn1c9wsxpxJ6wUgdoc-mwHoCqBYKNxqYdgfHyERMGqYDM9y7RZbQZalyj3DRuiKXJj1M1VUs9PRalHAtFTTXN6StSmDK2qE/w500-h281/thepalace3.jpg" width="500" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando poi Polanski e soci cercano di rifarsi alla modernità o alla cinefilia, le cose non migliorano più di tanto; davvero stanca la "non citazione" di "Chinatown", così come la comparsata di Sydne Rome, il cui volto massacrato dal lifting a buon mercato viene usato per spiattellare la bruttezza dell'ossessione della giovinezza, ma la cui presenza riporta inevitabilmente alla mente "Che?", altra incursione dell'autore nel grottesco decisamente più memorabile. Più simpatica è invece la performance di Mickey Rourke, al solito encomiabile, che trasforma il suo personaggio in un emulo di Donald Trump, regalando persino una sparuta risata genuina nella scena in cui si intrufola nella stanza di un altro.</div><div style="text-align: justify;">E' come se regista e sceneggiatori abbiano dato per scontato che il pubblico possa odiare queste figurine tanto reali quanto fiacche per il solo loro apparire su schermo, cosa che non avveniva nel coevo <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2023/02/triangle-of-sadness.html">"Triangle of Sadness"</a>, dove la caratterizzazione non cedeva mai il passo alla pura rappresentazione. Alla fine, sembra che le scene e battute migliori siano rimaste tra le pagine della sceneggiatura o addirittura nella mente degli autori.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif51AtegTs8vJvgdkqzK5-amSesVCtHWCeC07RCFXY9KdYYcVC55y59y07hTy6U_lvyWwt3CHnLUPJfrf8uknY9-VnTavJPgqDWO_xijR-cub8lceNmAi_OmjqnY-WYOlF1IK1XNL9C8rj97uT91nu0tQvlh15AEXbEFsO3GnTdG37pnGyIaNu9WQNEgY/s1024/thepalace6.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="691" data-original-width="1024" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif51AtegTs8vJvgdkqzK5-amSesVCtHWCeC07RCFXY9KdYYcVC55y59y07hTy6U_lvyWwt3CHnLUPJfrf8uknY9-VnTavJPgqDWO_xijR-cub8lceNmAi_OmjqnY-WYOlF1IK1XNL9C8rj97uT91nu0tQvlh15AEXbEFsO3GnTdG37pnGyIaNu9WQNEgY/w431-h291/thepalace6.webp" width="431" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"The Palace" è così una satira stanca e vacua, ma che trova almeno una ragion d'essere in una messa in scena del tutto coerente con i propri intenti iniziali. Non un film brutto, solo magistralmente malriuscito.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-43801872527843003342024-01-17T08:14:00.000+01:002024-01-17T08:14:12.019+01:00L'Assassino<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPflXHMiCz21i2TAwKiLN1Melqi9YZjqOA18ZCIR-hMyad6bfqZmYeMu5duO_DApVIGXS8Y4VnLsfekKDVDvPgJRcBjnmpEe9K67aUitnPyQ_FywoVrbnFsdEi-RxF-G06NjuhWYN0FSKnafHoI_9vbLEoDDDsqK-JTg3jHUyzDRTRNog3jImcsosPLCM/s762/lassassino0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="762" data-original-width="532" height="483" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPflXHMiCz21i2TAwKiLN1Melqi9YZjqOA18ZCIR-hMyad6bfqZmYeMu5duO_DApVIGXS8Y4VnLsfekKDVDvPgJRcBjnmpEe9K67aUitnPyQ_FywoVrbnFsdEi-RxF-G06NjuhWYN0FSKnafHoI_9vbLEoDDDsqK-JTg3jHUyzDRTRNog3jImcsosPLCM/w336-h483/lassassino0.jpg" width="336" /></a></div>di Elio Petri.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Marcello Mastroianni, Micheline Presle, Cristina Gaioni, Salvo Randone, Andrea Checchi, Marco Mariani, Franco Ressel, Mac Ronay, Toni Tucci, Giovana Gagliardo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Drammatico</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Italia, Francia 1961</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Delle anime che hanno costellato il Cinema dell'Impegno Civile italiano, quella di Elio Petri è stata certamente la più inquieta. Comunista fin dall'adolescenza, fortemente critico sia del sistema politico ancora fermamente destrorso dell'Italia del Secondo Dopoguerra che dei valori morali e civili propri della società, inizia la sua carriera come giornalista e recensore già adolescente e nel corso degli anni dimostra la sua indole insofferente e indomita arrivando a ritirare la sua sottoscrizione dal famoso "Manifesto dei 101" del Partito Comunista e persino firmando una vera e propria condanna a morte per il commissario Luigi Calabresi apparsa sulle pagine di Lotta Continua.</span></div><div style="text-align: justify;">Le sue posizioni sono state estreme e il suo stile sovente grottesco, volto a disvelare l'innata assurdità dei meccanismi di potere, sia quelli insiti all'interno delle istituzioni (l'imprescindibile "Todo Modo", suo capolavoro maledetto) che quelli che si vengono a creare "dal basso", propri dei rapporti sociali talvolta di natura criminale ("A Ciascuno il Suo"), talaltra semplicemente basati sul gender ("La Decima Vittima", "Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto"), più sovente in riguardo al rapporto di subordinazione di una classe inferiore a quella patronale ("La Classe Operaia va in Paradiso").</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxz4ZeBGT608Z9mrI-goYtHmjDtRMbwPjNtkzhJSL-h7tZT0a8_jZPg1e2l4ffXNJwgcZ95WSObRpoPgCvwGSMK9OetMnTU4J7hGLPk6b8S_ykTyYiNpea38TVeFODoLGQNIGE6OrMv-QWCeCbo__cPiKvDAZxu62Wmz5SMRrYl82dpnJLrZYhdVMbhfs/s750/assassino1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="750" height="309" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxz4ZeBGT608Z9mrI-goYtHmjDtRMbwPjNtkzhJSL-h7tZT0a8_jZPg1e2l4ffXNJwgcZ95WSObRpoPgCvwGSMK9OetMnTU4J7hGLPk6b8S_ykTyYiNpea38TVeFODoLGQNIGE6OrMv-QWCeCbo__cPiKvDAZxu62Wmz5SMRrYl82dpnJLrZYhdVMbhfs/w430-h309/assassino1.webp" width="430" /></a></div><div><br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Il suo esordio, "L'Assassino", ha in nuce tutta la sua filosofia. Produzione Titanus con l'allora neo-divo Marcello Mastroianni, riprende la struttura di un poliziesco giallo, ma la utilizza per fare altro.</div><div style="text-align: justify;">La trama è quella classica del whodunnit: l'antiquario Alfredo Martelli (Mastroianni) è accusato dell'omicidio della facoltosa amante Adalgisa De Matteis (Micheline Presle); viene così torchiato dal commissario Palumbo (un magnifico Salvo Randone) e costretto a ricostruire la storia della sua relazione.</div><div style="text-align: justify;">Una struttura, si diceva, che più classica non si può, con un omicidio, una risoluzione finale ed un percorso fatto di false piste e supposizioni. Ma l'occhio di Petri non si sofferma tanto sui meccanismi del genere, tantomeno sulla semplice questione filosofica del concetto di colpevolezza, quanto sul suo protagonista, che nella tradizione del filone è una perfetta incarnazione della "nuova italianità" del Boom Economico, oltre che sul gioco di potere nel quale incappa suo malgrado.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwJe-Nyf-ImLLJI8sOwmf1NweWM9n0StjfQ5uYDmVfwx3uEACVGfQZlzTK6DYMHRRVeqZyWnglUNHkyFJv18YsPwIMnd1LOIMx8gu4MmqutKSDev_-VsBXlhZlckaRStu7YEv-5Pyi2hqRO8BFbHN4hupMweUug9ylbY4UVtxkh-87NrdnGcdii0RCem0/s1000/lassassino5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="732" data-original-width="1000" height="307" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwJe-Nyf-ImLLJI8sOwmf1NweWM9n0StjfQ5uYDmVfwx3uEACVGfQZlzTK6DYMHRRVeqZyWnglUNHkyFJv18YsPwIMnd1LOIMx8gu4MmqutKSDev_-VsBXlhZlckaRStu7YEv-5Pyi2hqRO8BFbHN4hupMweUug9ylbY4UVtxkh-87NrdnGcdii0RCem0/w420-h307/lassassino5.jpg" width="420" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Martelli è un arrivista ipocrita, il classico italiano che ha assimilato la famosa "arte di arrangiarsi" e ne ha fatto un vero e proprio credo. Ex robivecchi divenuto antiquario grazie ai capitali elargiti dalla amante, è praticamente un ricettatore che acquista paccottiglia a buon mercato per rivenderla a prezzi da capogiro, facendo felici gli alti borghesi che possono sfoggiare falsa arte nei loro squallidi salotti. A Maretelli non interessa la politica, è al di fuori della lotta di classe, in quanto ex membro della sinistra che ora ripudia per mancanza di interesse, pur dicendo di stimare il nonno, famoso antifascista del posto, il quale veniva, tuttavia, da lui canzonato.</div><div style="text-align: justify;">Quello de "L'Assassino" è un perfetto esempio del prototipo del personaggio sordido del cinema italiano, un archetipo che include in se stesso tutti gli aspetti più deleteri della cultura nazionale. E se la sua storia personale è avvilente, il suo carattere è del tutto antipatico: lo si vede come un cinico menefreghista interessato solo alla propria affermazione, tanto che nel finale arriva persino a vantarsi di essere stato accusato d'omicidio. In un primo momento sembra che la brutta esperienza lo abbia reso più umano, ma è una redenzione puramente temporanea, che viene corretta con il tempo. In questa disillusione cinica, l'opera di Petri riesce non solo ad incapsulare perfettamente uno sguardo ed un ritratto d'epoca, ma anche (malauguratamente) a configurarsi come del tutto contemporanea.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxZxmXtGz_VI7pOya1TsTcSW9TbC4-eJbK4Oo6WKC3OHXNcyTUBUStZ64y5isH7ecDC76VjhOTdVZzk5xuaRPjgnx_l4SrYN_2ari-jT3dz6yUxz5BXibhjARgqJpOtyANHTZUvgxdkI7jtYrpKdRyGlJKKoX5hian12LHOHWrpo8qM2RmqbAdXrAJQr8/s480/lassassino2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxZxmXtGz_VI7pOya1TsTcSW9TbC4-eJbK4Oo6WKC3OHXNcyTUBUStZ64y5isH7ecDC76VjhOTdVZzk5xuaRPjgnx_l4SrYN_2ari-jT3dz6yUxz5BXibhjARgqJpOtyANHTZUvgxdkI7jtYrpKdRyGlJKKoX5hian12LHOHWrpo8qM2RmqbAdXrAJQr8/w487-h274/lassassino2.jpg" width="487" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se lo sguardo verso questo omuncolo opportunista è di disprezzo, quello verso le autorità è altrettanto disincantato. L'incipit di tutta la vicenda sembra uscita dalle pagine de "Il Processo" di Kafka (da notare come il bellissimo adattamento filmico di Orson Welles sarebbe arrivato solo un anno dopo), con un protagonista che viene tradotto in questura senza che né lui, né lo spettatore sappiano di cosa è accusato. Persino l'ingresso in scena del commissario, colui che porta avanti l'indagine e con essa l'accusa, arriva tardi. E' facile, di conseguenza, vedere in prima istanza Martelli come una vittima del sistema, il destinatario di un abuso ingiustificato anche quando si è in dubbio riguardo la sua innocenza, unica concessione all'empatia di Petri, usata non per far connettere lo spettatore al protagonista, quanto per creare uno spaccato critico di un ordinamento penale che prima della riforma del 1988 era ancora ingiustamente ancora ad un sistema inquisitorio.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh62PEMS97t0hYY25UmYe3Kl6HzGI0dMUNFbcAgad6VUxW_uN25PbIRzAKMs4-dKbU21EQ31V1WbO389zQ5rqTAXzW8W95HnTY6Fvnfoicn2g8pXsVq64x2YNiGfdU-4jArTnKWSPgAAIE4wOosz8SSScI-N4dX0MC8LHxg_S4m3PYHVIhhq3wj6e5ThuQ/s800/lassassino3.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="800" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh62PEMS97t0hYY25UmYe3Kl6HzGI0dMUNFbcAgad6VUxW_uN25PbIRzAKMs4-dKbU21EQ31V1WbO389zQ5rqTAXzW8W95HnTY6Fvnfoicn2g8pXsVq64x2YNiGfdU-4jArTnKWSPgAAIE4wOosz8SSScI-N4dX0MC8LHxg_S4m3PYHVIhhq3wj6e5ThuQ/w456-h242/lassassino3.png" width="456" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un terzo sguardo di biasimo, Petri lo rivolge alla società tutta, a quel populino che gravita intorno a Martelli e al sistema penale, quel popolo che dovrebbe essere il depositario della saggezza, ma che si disvela come pericoloso e ipocrita a prescindere dalla classe sociale di appartenenza. Il ritratto che emerge dalle chiacchere è di molto peggiore di quello che Martelli effettivamente è, lasciando trasparire una forma di perplessità verso quel pubblico che si arroga il diritto di distruggere una persona a prescindere dal suo effettivo valore e solo sulla base di vaghe e infondate accuse di colpevolezza.</div><div style="text-align: justify;">La stessa città dove i personaggi si muovono è indicativa dell'allineamento morale da essi seguito: una Roma plumbea, chiusa in un inverno freddissimo che schiaccia i personaggi in un grigiore asfissiante.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdsI0fJWoj90GigbfqEk1KbLHhiO546Gd7sLCebK4ajYUmh_U0zuQ6bJpGqN0mCsmx5EZmuIEABCkexxDgmc9dnPVSIQweRShvf6gXQMyKg2h01CJvBzMdTHKAzLwzTXwdpX9B0Otjlbj7rpgARneuV7CrQjiNRCBWOOYdoAVHJoNz4odDUaNoO4L3yH0/s4724/lassassino1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3388" data-original-width="4724" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdsI0fJWoj90GigbfqEk1KbLHhiO546Gd7sLCebK4ajYUmh_U0zuQ6bJpGqN0mCsmx5EZmuIEABCkexxDgmc9dnPVSIQweRShvf6gXQMyKg2h01CJvBzMdTHKAzLwzTXwdpX9B0Otjlbj7rpgARneuV7CrQjiNRCBWOOYdoAVHJoNz4odDUaNoO4L3yH0/w410-h295/lassassino1.jpg" width="410" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anche come semplice poliziesco, "L'Assassino" funziona a dovere. Usando una struttura non lineare, Petri può dare sfogo alla sua vena visionaria e sovrapporre i piani narrativi anche a livello visivo, come nella sequenza dell'albergo, dove passato e presente si incrociano in una serie di panoramiche ardite, prova di un talento innato e di una padronanza tecnica notevole. </div><div style="text-align: justify;">Il dubbio sulla colpevolezza del protagonista è sempre ben perorato e, anzi, l'impossibilità di discernere la sua effettiva innocenza aiuta a tracciarne un quadro psicologico-morale ancora più completo, soprattutto quando lo si descrive come un narratore inattendibile.</div><div style="text-align: justify;">Il risultato è un'opera prima folgorante che riesce perfettamente a fondere un ritratto umano al vetriolo con un meccanismo narrativo perfetto, un esempio superlativo di esordio memorabile.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-52449462627486628322024-01-10T07:09:00.002+01:002024-01-10T07:09:33.851+01:00La Sfida<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinFOJ8qiDTVVh_3IVhIyi7A8oUfYZn_TI8zkjoGDcKICvnFAdzxPitYFdB1xGM3TeVRFuin5lgrtX7KGg_VdVUcAnLJ9rFxJmZp6m_BD5-ldl17xTZ262mnW_cWDt_sYjJ3cPJkZNyJpM31i2vuybMdoklWphv2A-Sq8EgpGWD-Ts2T_Iy_hT_kFZEnNc/s1200/lasfida0.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="859" height="471" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinFOJ8qiDTVVh_3IVhIyi7A8oUfYZn_TI8zkjoGDcKICvnFAdzxPitYFdB1xGM3TeVRFuin5lgrtX7KGg_VdVUcAnLJ9rFxJmZp6m_BD5-ldl17xTZ262mnW_cWDt_sYjJ3cPJkZNyJpM31i2vuybMdoklWphv2A-Sq8EgpGWD-Ts2T_Iy_hT_kFZEnNc/w337-h471/lasfida0.webp" width="337" /></a></div>di Francesco Rosi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Rosanna Schiaffino, José Suàrez, Nino Vingelli, Decimo Cristiani, Tina Castigliano, Pasquale Cennamo, José Aspe, Elsa Valentino Ascoli.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Italia, Spagna 1958</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Tra i vari filoni nati durante la stagione d'oro del cinema italiano, quello del cinema dell'impegno civile e politico è forse il più dirompente, non solo perché ha portato alla creazione di un genere vero e proprio (il film d'inchiesta, punto d'incontro ideale tra fiction e documentario), quanto per gli effetti indelebili che ha lasciato nel tessuto sociale, il quale sovente è stato scosso da opere pensate a tal fine, che portavano all'attenzione delle masse realtà scomode e spesso rimosse per il quieto vivere. </span></div><div style="text-align: justify;">Se già il Neorealismo e persino la Commedia all'Italiana proponevano spaccati del costume, il Cinema Civile affrontava di petto questioni scottanti senza alcuna rielaborazione, portando davanti agli occhi del pubblico le malefatte, i complotti, lo squallore morale e talvolta persino materiale che circolava tanto nelle strade quanto nei palazzi del potere, con i loro intrighi, gli inciuci e le ruberie assortite sepolte sotto la coltre di omertà e di quella rispettabilità "sacrale" tanto propagandata dalla vecchia Democrazia Cristiana.</div><div style="text-align: justify;">Una stagione in realtà mai conclusasi, visto che la filmografia a riguardo è praticamente l'unica che ha ancora una produzione attiva; e che ha portato alla creazione di film imprescindibili, oltre all'affermarsi di un pugno di autori le cui opere, benché figlie del loro tempo, sono tutt'oggi eclatanti persino sul semplice piano contenutistico, vista la forte arretratezza culturale che ha sempre caratterizzato il Belpaese. E il primo autore a dover essere citato a riguardo è il compianto Francesco Rosi, padre putativo di tutto il filone.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj73XSygArXj5MreX1mKPmxOCRSCNbNrG9qRVytTT4rCllpIjEeLae8-sgkwzWCmegz07ZTnVedPQxqL-PpwKC0KG6PR7DIHsMHu8FPisXtKWT_kWyBkv-j8lfvhAuzBiun0wHSNWW1TaJzJ1tAzwyH9-eyHg3YBBuvoaHhjjgsclcjERXGAPLmmQimGyQ/s1200/lasfida00.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="904" data-original-width="1200" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj73XSygArXj5MreX1mKPmxOCRSCNbNrG9qRVytTT4rCllpIjEeLae8-sgkwzWCmegz07ZTnVedPQxqL-PpwKC0KG6PR7DIHsMHu8FPisXtKWT_kWyBkv-j8lfvhAuzBiun0wHSNWW1TaJzJ1tAzwyH9-eyHg3YBBuvoaHhjjgsclcjERXGAPLmmQimGyQ/w405-h305/lasfida00.jpg" width="405" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Campano d'origine, romano d'adozione, Rosi si forma artisticamente sotto l'ala protettrice di Luchino Visconti, per il quale scrive anche "Bellissima". La prima esperienza dietro la macchina da presa arriva precocemente, quando, nel 1952, completa la lavorazione di "Camicie Rosse" dopo la defezione di Goffredo Alessandrini. Esperienza che non lo porta immediatamente ad occupare la sedia di regista, la quale lo reclama solo nel 1958, quando dirige "La Sfida", suo effettivo esordio artistico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBnXCKI_Svup4-OTiloEImZBAsIotpEgXLQ_2pbT5wZ1P9lTA7E14PPNpAlmPJWKo4AmInGOi2OG3rUN3VmBuhTE325HgXT2PEHkhYhRWqSobyAmF07rdt3_U5o7FfveixsNRlgcV_C6kw7MG73vfXvOKkmGS3q-wOfFcfMQPVeeDCpKEYMa0GDek6hwk/s2004/lasfida12.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="2004" height="138" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBnXCKI_Svup4-OTiloEImZBAsIotpEgXLQ_2pbT5wZ1P9lTA7E14PPNpAlmPJWKo4AmInGOi2OG3rUN3VmBuhTE325HgXT2PEHkhYhRWqSobyAmF07rdt3_U5o7FfveixsNRlgcV_C6kw7MG73vfXvOKkmGS3q-wOfFcfMQPVeeDCpKEYMa0GDek6hwk/w460-h138/lasfida12.jpg" width="460" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"La Sfida" è un racconto che parte dalla lezione del Neorealismo e del dramma popolare per diventare subito altro, una storia a sé che riprende dai modelli di base poco o nulla. Quello di Rosi è uno stile crudo, che lo porta a guardare a fatti e persinaggi con distacco, come la materia pretende. E la storia alla base della trama è ispirata ad un fatto realmente accaduto, benché nei titoli di testa si dica il contrario: a Napoli, Vito Polara (José Suàrez) è un delinquente di bassa lega che vuole entrare nel giro del traffico ortofrutticolo, in mano ai fratelli Ajello; dei due, Salvatore (Pasquale Cennamo), il più impulsivo e violento, tenta subito di estrometterlo, ma torna su suoi passi dietro consiglio del più riflessivo Ferdinando (José Jaspe). Fatta fortuna e sposata la bellissima vicina Assunta (Rosanna Schiaffino), Vito decide di fare il classico passo più lungo della gamba...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtP1K_WpDNpiRF-U7zUQuUO_wM7OpO7PZkwbxYJZ_LqdXwjNckrjoADSkf9MZ2IYPzPIbpwE32tpJ0Bm_95IbVFRb5eOj7Yjc8FxEH7XybK8jWZrHEe5uqCLlH5LjUwojZgZ2oiUvupmpinX2rlnzTa_pvPO5OS_p_8rMcwPbW1_49PAJsW4stcyV1ix0/s640/lasfida1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtP1K_WpDNpiRF-U7zUQuUO_wM7OpO7PZkwbxYJZ_LqdXwjNckrjoADSkf9MZ2IYPzPIbpwE32tpJ0Bm_95IbVFRb5eOj7Yjc8FxEH7XybK8jWZrHEe5uqCLlH5LjUwojZgZ2oiUvupmpinX2rlnzTa_pvPO5OS_p_8rMcwPbW1_49PAJsW4stcyV1ix0/w407-h305/lasfida1.png" width="407" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il termine "Camorra" viene pronunciato un'unica volta negli 83 minuti di durata, ma quello di Rosi è un perfetto antesignano dei moderni gangster-movie nostrani à la "Gomorra". Vito è il classico giovane rampante, un criminale che vive di piccoli espedienti ed ha un'ambizione più grande della sua stessa intelligenza. Il suo arco umano è classico, ma non scontato: la Camorra non tollera sgarri, la via della delinquenza porta facilmente alla fortuna e altrettanto facilmente alla morte. Nel ritrarre tale verità universale, Rosi porta in scena un mondo che fino ad allora si voleva ignorare o relegare quasi esclusivamente alla narrativa di genere. "La Sfida", in maniera opposta, è un film che vive alla luce del sole, che porta in prima piano le violenze che si consumano quotidianamente per le strade delle città e vuole dare spazio a quei personaggi squallidi che le popolano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4vdyQc4iYG26ddorIbDoFrMikFJQLaa0Sk2Z4ptTM_QYGHzhKmG0OTLHO8nMV8jeIgDSshIrrYxLCVqYDNl3qNbBz1YIdP_6-ID8ox9ucH5jFQeHz64fB0GeWoe3ZalZbOEiGSSS0y165us4knGEVKb_Sn7pEKxuVGzhhHm8woeyFWpWdI3logPT67Ms/s1440/lasfida2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="948" data-original-width="1440" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4vdyQc4iYG26ddorIbDoFrMikFJQLaa0Sk2Z4ptTM_QYGHzhKmG0OTLHO8nMV8jeIgDSshIrrYxLCVqYDNl3qNbBz1YIdP_6-ID8ox9ucH5jFQeHz64fB0GeWoe3ZalZbOEiGSSS0y165us4knGEVKb_Sn7pEKxuVGzhhHm8woeyFWpWdI3logPT67Ms/w431-h284/lasfida2.jpg" width="431" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Lo sguardo di Rosi è, su di un primo livello, quello di un documentarista che usa il registro del dramma per parlare d'altro. Il suo racconto affonda le radici nella narrativa popolare, della quale però decide di ignorare i risvolti più frivoli. Si pensi alla storia d'amore con Assunta, interpretata dalla diva Rosanna Schiaffino, all'epoca superstar dei rotocalchi rosa di tutta la penisola; una storia che viene portata in scena con tutti i crismi possibili: gli sguardi teneri, l'inseguimento nella palazzina popolare, l'incontro focoso e il matrimonio da favola; ma che, alla fine, non è che una nota di colore che rende quel finale ancora più tragico ed il personaggio del protagonista ancora più deprecabile.</span></div><div style="text-align: justify;">A Rosi interessa scandagliare la rete che intercorre tra l'impresa agraria e gli affari della criminalità organizzata ed è in tale aspetto che il film trova la sua perfetta dimensione, riuscendo a descrivere il mondo dei traffici e della co-dipendenza tra impresa locale e Camorra in modo talmente veritiero da risultare ancora attuale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh35HJkVmiBgNdnQCi3VAcYN_b_auwabE_Bfh2H4UuobmW4vJ1Qb1Ga-yqjH4VayXajYaqVvbL81BLMz7-e1YuyfL7liMzzIPX3wen3jQWTok4HEfDRTKdmOmSF0_ERXt5wEnWqnBQANpHX_7BMFr34m9Pr33YrthaweR2LYa3VDR_60RIy45dCMlMFknk/s800/lasfida3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="800" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh35HJkVmiBgNdnQCi3VAcYN_b_auwabE_Bfh2H4UuobmW4vJ1Qb1Ga-yqjH4VayXajYaqVvbL81BLMz7-e1YuyfL7liMzzIPX3wen3jQWTok4HEfDRTKdmOmSF0_ERXt5wEnWqnBQANpHX_7BMFr34m9Pr33YrthaweR2LYa3VDR_60RIy45dCMlMFknk/w451-h293/lasfida3.jpg" width="451" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tale denuncia, questa dissezione di un meccanismo simbiotico raccapricciante, viene poi immessa in una storia fin troppo umana; quello di Vito è in proposito la perfetta maschera della piccola delinquenza. Un uomo minuscolo, quasi ingenuo nella sua meschinità, un arrivista pronto a tutto pur di incartare qualche soldo. Un uomo la cui vita, alla fine, non vale niente, contrariamente a quanto lui pensa, essendo un egocentrico convinto di poter surclassare una famiglia criminale più esperta e potente. Tanto che alla fine, la vera vittima non è lui, quanto la sua neo-moglie il cui grido straziante chiude il film.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOowwd4tyyhmNeIIu12yrJ4PjI0yCJ76BsVzb9UadQqrv6IlMlkBsGTQL-l8OEMO8COsGvA4091kKEagIF6Q_HypK1KtKfDwuyuLAoaJt6Mzb9gVVJ8XVRDVpyObicrJD0wUveyEVJH_iZOSpX-M8YmRTiqNvKE4owiczw5tCc-qAJvXDinlT2MSVAy7o/s400/lasfida9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="400" height="317" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOowwd4tyyhmNeIIu12yrJ4PjI0yCJ76BsVzb9UadQqrv6IlMlkBsGTQL-l8OEMO8COsGvA4091kKEagIF6Q_HypK1KtKfDwuyuLAoaJt6Mzb9gVVJ8XVRDVpyObicrJD0wUveyEVJH_iZOSpX-M8YmRTiqNvKE4owiczw5tCc-qAJvXDinlT2MSVAy7o/w423-h317/lasfida9.jpg" width="423" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'occhio di Rosi non si ferma alla mera cronaca degli eventi. Benché ricerchi sempre la verosimiglianza, non appiattisce la messa in scena sulle coordinate del laconico, anzi trova sempre la soluzione visiva migliore, con la conseguenza che "La Sfida" è un film bello anche sul piano strettamente estetico.</div><div style="text-align: justify;">Il suo esordio resta quindi ancora oggi interessante: uno spaccato dell'Italia che fu e che per certi verso ancora è.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-42624237072758336382024-01-06T11:03:00.001+01:002024-01-06T11:03:23.978+01:00Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-hLVuRv1eQSVfHyThxkLlrydKfJtQ0oFJ7dyAJ-nhyphenhyphenQNZfJQdGmjtB6yUOkBd5LrdgdGseSguY6jtftvmw40xkkGMkkz87_UqgEJYPTj_4MDnIA4ADsX-LJW_NNMGy-lt1qDfNz09nTEtA39v1ItutFKsZ01_4ewCMmyMSuIMsq1Cv3nGU6Uie6mXKb4/s606/willywonka0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="606" data-original-width="420" height="401" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-hLVuRv1eQSVfHyThxkLlrydKfJtQ0oFJ7dyAJ-nhyphenhyphenQNZfJQdGmjtB6yUOkBd5LrdgdGseSguY6jtftvmw40xkkGMkkz87_UqgEJYPTj_4MDnIA4ADsX-LJW_NNMGy-lt1qDfNz09nTEtA39v1ItutFKsZ01_4ewCMmyMSuIMsq1Cv3nGU6Uie6mXKb4/w278-h401/willywonka0.jpg" width="278" /></a></div>Willy Wonka & the chocolate factory</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Mel Stuart.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Gene Wilder, Peter Ostrum, Jack Albertson, Günter Meisner, Diana Sowle, Roy Kinnear, Julie Dawn Cole, Leonard Stone, Denise Nickerson, Dodo Denney, Paris Temmen, Ursula Reit, Michael Bollner.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Fantastico/Commedia/Musical</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa 1971</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">La tendenza odierna a riscrivere la narrativa per accordarla al mutare della sensibilità è un fenomeno che può essere definito solo come "orwelliano". Fa ridere, tuttavia, che ad essere colpito sia stato anche Roald Dahl, quel narratore per l'infanzia i cui scritti compaiono sovente nei testi di scuola elementare e che in apparenza sembrerebbe essere lontano da ogni potenziale offensivo.</span></div><div style="text-align: justify;">Dahl, tuttavia, era pur sempre figlio dei suoi tempi e nelle sue storie figuravano spesso descrizioni di luoghi e usanze che oggi potrebbero passare per razziste. La scure del buonismo ne ha quindi maciullato i testi, in un mondo dove la censura coatta viene sempre preferita alla spiegazione didattica e alla contestualizzazione storica.</div><div style="text-align: justify;">Polemiche a parte, se si pensa alle trasposizioni dei suoi lavori al cinema, l'unico davvero degno di nota è "Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato", quell'adattamento nato senza particolari pretese, ma che è riuscito davvero a configurarsi come un perfetto film per giovanissimi, sia grazie alla rilettura fatta al testo (ironicamente detestata dall'autore), sia grazie alla presenza di un impagabile Gene Wilder.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvs6gmqREW1EY4VGEgkdoILCkiGX_1ligIWqfEMlRfiOBfxZDR_zVZ3j7mSm_8KbdpvAHMUfK5mu0h7QjMQrnms94Tg9EPToV0Y3bvmSSKoaz3UyBUqkRsiUm_XFWw3ObCecpfvRGmdjZHG97m8PsOJJZ4wRpvO_7UG4EU8VuPw3ZdhczROSl3WgRvwZc/s1280/willywonka1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvs6gmqREW1EY4VGEgkdoILCkiGX_1ligIWqfEMlRfiOBfxZDR_zVZ3j7mSm_8KbdpvAHMUfK5mu0h7QjMQrnms94Tg9EPToV0Y3bvmSSKoaz3UyBUqkRsiUm_XFWw3ObCecpfvRGmdjZHG97m8PsOJJZ4wRpvO_7UG4EU8VuPw3ZdhczROSl3WgRvwZc/w453-h255/willywonka1.jpg" width="453" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">La storia del film (al pari del film stesso) è alquanto stramba. L'idea di una trasposizione viene alla figlia del regista Mel Stuart, all'epoca bambina, dopo aver letto il libro. Stuart, colpito sia dal libro in sé che dalla presa che aveva avuto sulla bimba, contatta il collega e amico produttore Albert Wolper, il quale si mette subito all'opera per trovare i fondi necessari, fiutando un successo facile. Questi arrivano grazie alla collaborazione della Quaker Oats Company, azienda produttrice di dolciumi spronata dalla possibilità di usare il film come un gigantesco spot per un nuovo prodotto, tanto che il titolo viene persino modificato per avere il nome di Willy Wonka in primo piano, in modo da piazzarlo poi sugli incarti. </span></div><div style="text-align: justify;">Ottenuto un budget di circa tre milioni di dollari, la produzione ha inizio e si conclude senza intoppi, ma la Wonka Bar che doveva divenire il prodotto di punta del marketing viene subito ritirata dai negozi a causa di un errore nella formula, che la rendeva troppo facile alla liquefazione e quindi impossibile da conservare nei magazzini dei grossisti.</div><div style="text-align: justify;">Uscito in sala, il film non riscuote particolare successo e, anzi, viene persino criticato per la sua natura non proprio fanciullesca,finanche per quei genitori che nei primi anni '70 avevano certamente più pelo sullo stomaco degli odierni. La riscoperta avviene grazie ai passaggi televisivi e grazie all'interessamento dei bambini, i quali non sono affatto spaventati da Willy Wonka e i suoi modi da vero e proprio villain.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg40zNxRcRxNv3TwdA71dLw0vKJrM0sXPxOvdACWCF4Te4nSA3LpZmLBzsnYYYxksD4qHC_7K_txRw2EXZoDccGb2bdVUEO5mMvrF8e8COCXUV2InDQEZEhNEA08T-Erq4Ohym5SrnfeT3C9_-7mIA6MN4Df1lR85R42u246yF3T4hITSaB12-2FkXzmnQ/s992/willywonka4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="992" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg40zNxRcRxNv3TwdA71dLw0vKJrM0sXPxOvdACWCF4Te4nSA3LpZmLBzsnYYYxksD4qHC_7K_txRw2EXZoDccGb2bdVUEO5mMvrF8e8COCXUV2InDQEZEhNEA08T-Erq4Ohym5SrnfeT3C9_-7mIA6MN4Df1lR85R42u246yF3T4hITSaB12-2FkXzmnQ/w472-h256/willywonka4.jpg" width="472" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">La riuscita di questa trasposizione si deve praticamente al fatto che sia Mel Stuart che lo sceneggiatore David Seltzer (qui praticamente al suo esordio e poi autore di "The Omen" giusto qualche anno dopo), oltre che Gene Wilder, avevano capito perfettamente lo spirito del romanzo e sapevano cosa trarne (cosa che disgraziatamente non succederà a Tim Burton circa trentacinque anni dopo). La differenza più vistosa con la storia scritta in origine da Dahl (e aggiunta da Seltzer a quella sceneggiatura inizialmente vergata proprio da lui) è l'inclusione del personaggio di Slugworth, il cattivo rivale di Wonka che usa i bambini per carpirne i segreti; tutta la relativa sottotrama porta ad una vera e propria prova per il protagonista Charlie, il quale alla fine decide di sua spontanea volontà di fare del bene, dimostrandosi come degno erede di Wonka in modo attivo e non semplicemente passivo, aggiungendo una sfumatura decisamente al suo carattere che rende il suo personaggio decisamente più empatico e il suo lieto fine meritato piuttosto che regalato.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp14JbIT-OQFuRN5-Rk352oPh5hAGSoz2aIsObClLlqc7571t4T2k6v8Q_jXBZoRQN7KNLexHzv7BEnpt5pGA_5OcvXW9LCXKiSTluXyDCLo0oubWs8POuVA0QJ1vEH3QfwD76SeyTi6P68Ymyy8diRYbfB6KrTNsnN7MXShfPebIRhmpKV35Gr4c35Q4/s800/willywonka2.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp14JbIT-OQFuRN5-Rk352oPh5hAGSoz2aIsObClLlqc7571t4T2k6v8Q_jXBZoRQN7KNLexHzv7BEnpt5pGA_5OcvXW9LCXKiSTluXyDCLo0oubWs8POuVA0QJ1vEH3QfwD76SeyTi6P68Ymyy8diRYbfB6KrTNsnN7MXShfPebIRhmpKV35Gr4c35Q4/w471-h265/willywonka2.webp" width="471" /></a></div><br /><span style="text-align: justify;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Wilder riesce invece ad incarnare perfettamente l'eccentrico Willy Wonka e tutte le diverse tonalità del suo lunatico carattere. Sua è l'idea di farlo entrare in scena come un finto claudicante per estrinsecarne la natura imprevedibile, suo è il merito se questo personaggio concepito come un vero e proprio carnefice riesce ad essere infinitamente amabile.</span></div><div style="text-align: justify;">Perché Wonka è, in senso lato, un cattivo: è un cinico, un uomo che ha compreso come i bambini siano vittime di quello stesso consumismo che lui stesso ha perorato, di come abbiano perso ogni forma di bontà, ogni capacità di comprensione e solidarietà verso il prossimo. Da cui l'eliminazione sistematica di quel gruppetto di orrendi piccoli vincitori, uno più odioso dell'altro, in maniera impassibile, oltre i limiti della strafottenza, in una serie di castighi che potrebbero essere davvero quelli architettati dal serial killer di uno slasher particolarmente elaborato stile "Saw".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQcLubEFxxQmijnUinak8yDh3Xw9CJ8urZusLEC5Vkwgj94bKLUSJyC2DwnX5ceO2jQqIx8xSj0JI-mDuOrntL8H5Y_OSR1la6cFyZlfvxC-dvsIDD1ougffX8V7-mfJidWt4v891QZI04jHb24QdmXninr5LAuYYMXaUWnt-W7HFLLuVznidvetZbcas/s750/willywonka3.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="750" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQcLubEFxxQmijnUinak8yDh3Xw9CJ8urZusLEC5Vkwgj94bKLUSJyC2DwnX5ceO2jQqIx8xSj0JI-mDuOrntL8H5Y_OSR1la6cFyZlfvxC-dvsIDD1ougffX8V7-mfJidWt4v891QZI04jHb24QdmXninr5LAuYYMXaUWnt-W7HFLLuVznidvetZbcas/w487-h274/willywonka3.webp" width="487" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Stuart ha poi l'ottima intuizione di affidarsi completamente al cast e alle scenografie. Affida le canzoni al cantautore Anthony Newly, il quale crea un pugno di pezzi orecchiabili che restituiscono perfettamente l'atmosfera sognante della storia. Dirige poi i numeri musicali con la giusta grinta, ma questi alla fine vivono proprio grazie alle belle canzoni, molte delle quali ancora oggi saldamente presenti nella memoria collettiva; laddove si dimostra perfetto è nel sottolineare il tono grottesco e sottilmente spaventoso del viaggio nella fabbrica, come nella celebre scena del tunnel, magnifico esempio di cinema lisergico e horror riadattato per la narrativa infantile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXxcykzuRibv4fn9vNZ8DBvOfzItzuO-vXUWY6HkSsf6UpcguT8uPIpfoYGG1NWU_f1kn3C3jeHz_S4ElVHiVOKGvKSpKZPWyLWrNn8CQq8uUZOAZYEZIWwbrkAIXUyx9d3_BiJSweEMLIQQqvs1vE5w-swbT__urwZt9ZHavCN7mz3Sp7qh7QYcllCjA/s1600/willywonka5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="899" data-original-width="1600" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXxcykzuRibv4fn9vNZ8DBvOfzItzuO-vXUWY6HkSsf6UpcguT8uPIpfoYGG1NWU_f1kn3C3jeHz_S4ElVHiVOKGvKSpKZPWyLWrNn8CQq8uUZOAZYEZIWwbrkAIXUyx9d3_BiJSweEMLIQQqvs1vE5w-swbT__urwZt9ZHavCN7mz3Sp7qh7QYcllCjA/w466-h262/willywonka5.jpg" width="466" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quello che emerge da questa splendida sinergia è un concentrato di buoni sentimenti magnificamente speziati da una vena di sana cattiveria. Una favola morale che stupisce, incanta e sconvolge, intrigando a dovere e lasciando il cuore leggero, ma non vuoto. Un perfetto esempio di cinema per l'infanzia che trova un altrettanto perfetto valore anche quando lo si riguarda con un occhio adulto e che ancora oggi, pur con tutti i limiti che la messa in scena di una piccola produzione di oltre cinquant'anni fa può avere, risulta perfettamente godibile.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-66066596982160057532024-01-05T11:18:00.004+01:002024-01-05T11:19:00.440+01:00Il Ragazzo e l'Airone<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyWLNvyh0AO-Rq-fC_P2xHJlioJ0lidsgBrft5fUmqQ_Y76VYNTRhvM6L8mE9kRU6coaOZNDweePyBlqJ_f-mG735u8QL4l-8NImN4uK_HBg_HLS9DeDKdaOkhTjgriHBD1_r7KVrmCqkMrWJagEj_-OZZoyvb91_9hfBwdLAFOqLusgOOxdhQ8accpco/s957/ilragazzoelairone1.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="957" data-original-width="670" height="469" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyWLNvyh0AO-Rq-fC_P2xHJlioJ0lidsgBrft5fUmqQ_Y76VYNTRhvM6L8mE9kRU6coaOZNDweePyBlqJ_f-mG735u8QL4l-8NImN4uK_HBg_HLS9DeDKdaOkhTjgriHBD1_r7KVrmCqkMrWJagEj_-OZZoyvb91_9hfBwdLAFOqLusgOOxdhQ8accpco/w328-h469/ilragazzoelairone1.webp" width="328" /></a></div>kimitachi wa do ikiriu ka</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">di Hayao Miyazaki.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Animazione</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Giappone 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oramai è inutile contare le volte in cui Miyazaki ha annunciato il suo ritiro. L'ultima volta è accaduto oltre dieci anni fa, all'indomani dell'uscita di "Si alza il vento" e si è subito smentito quando, poco tempo dopo, ha annunciato l'inizio della lavorazione de "Il Ragazzo e l'Airone", suo ultimo e si spera non ultimo film (cosa che comunque non sarà, visto il recente annuncio di un altro progetto, ambientato nel mondo di "Nausicaa nella Valle del Vento" ). </div><div style="text-align: justify;">Un dietrofront dovuto ad una causa piuttosto scontata, ossia la sua volontà di dire ancora qualcosa, di regalare al suo pubblico e al cinema d'animazione una nuova fatica, cosa che evidentemente lo gratifica anche al di là di quanto lui stesso possa affermare. E anche se questo suo ultimo lavoro non è di certo un capolavoro, né farà cambiare idea ai suoi detrattori (quei pochi che sono rimasti) resta lo stesso un'opera splendida.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2PGfPQ6VUbLObH8uhIgVYbV50KwuswgYKJirVAQ1bmnWugayn3hRQpFsANoQ31vzcSVTC29cvg9Lo5ZsXUu9FNSXox-vNltkPzbnmA1v3cej3haAbv74UfxFZOLSCBrV7w_iLzyvayXqnsGHgeiLJa6Yk62py9RcQ_pa-C2Q0qJPT_ZvyIqShOmSaZ2w/s828/ilragazzoelairone5.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="441" data-original-width="828" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2PGfPQ6VUbLObH8uhIgVYbV50KwuswgYKJirVAQ1bmnWugayn3hRQpFsANoQ31vzcSVTC29cvg9Lo5ZsXUu9FNSXox-vNltkPzbnmA1v3cej3haAbv74UfxFZOLSCBrV7w_iLzyvayXqnsGHgeiLJa6Yk62py9RcQ_pa-C2Q0qJPT_ZvyIqShOmSaZ2w/w475-h253/ilragazzoelairone5.jpeg" width="475" /></a></div><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Miyazaki, sia come uomo che come autore, è cocciuto e "Il Ragazzo e l'Airone" ne è la riprova; a colpire, in primis, è il ritmo totalmente anti-moderno, lento, quasi macchinoso con il quale racconta tutta la prima parte della storia. Una prima parte saldamente realistica, con il protagonista Mahito che deve elaborare la perdita della madre, morta in un incendio, oltre all'entrata in scena nuova moglie del padre, sua zia Natsuko, e il suo nuovo luogo di residenza, situato in un paesino. Gli echi della Seconda Guerra Mondiale si fanno sentire, ma Mahito vive in un mondo totalmente interiore che prende vita solo in quella che è praticamente la seconda parte del racconto.</div><div style="text-align: justify;">A fare il paio con il ritmo è la scrittura criptica, che intesse parallelismi tra la dimensione surreale e quella reale ma che lascia che lo spettatore possa intuire solo in parte il vero significato del tutto. Due scelte di stile nette che solitamente potrebbero rappresentare un difetto, ma che il polso fermo dell'autore rendono, al contrario, un punto di forza.</div><div style="text-align: justify;">"Il Ragazzo e l'Airone" è così un'opera appassionatamente personale, orgogliosamente fuori dal tempo, che ha i suoi tempi e i suoi significati e non vuole concedere allo spettatore più di quanto sia strettamente necessario, fondando così una narrazione curiosa che si fonde perfettamente con un'estetica semplicemente bella.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAksZf-CIh4tmPXVn08mLaYe_EbNq7KSF2NVA0OOi5aHhaYL9UuqtZSDmlz6sYBQsvNOgUootA90vp0LgV8INe6F6yUpHVw6FHsblWbgdsNvOFhklYs0d4aIqy6M_1GOuxll6szTh3hKP6EbPrtJ-7sYl4gFo7Mnjq-lPWWMZKJUjCvSk5rZPdpDcOjxE/s1280/ilragazzoelairone7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1280" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAksZf-CIh4tmPXVn08mLaYe_EbNq7KSF2NVA0OOi5aHhaYL9UuqtZSDmlz6sYBQsvNOgUootA90vp0LgV8INe6F6yUpHVw6FHsblWbgdsNvOFhklYs0d4aIqy6M_1GOuxll6szTh3hKP6EbPrtJ-7sYl4gFo7Mnjq-lPWWMZKJUjCvSk5rZPdpDcOjxE/w486-h227/ilragazzoelairone7.jpg" width="486" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I significati della storia sono in essenza due, uno riguardante l'interiorità e l'altro esteriorità, uno concernente la sfera privata, l'altro la Storia.</div><div style="text-align: justify;">Mahito è un orfano che deve venire a patti con la sua situazione, che deve accettare il ruolo della zia Natsuko come sua "nuova madre" e compagna del padre, oltre a trovare un posto in questa nuova società dove dovrà passare parte della sua vita. Al contempo, è l'esponente di una nuova generazione, quella che di lì a poco sarà chiamata a ricostruire il Giappone e a renderlo un luogo nuovamente ospitale dopo gli anni neri di Hirohito.</div><div style="text-align: justify;">Il viaggio nel mondo fantastico, in quel nesso tra il tempo e gli spazi, è così un duplice viaggio nel suo subcosciente (non per nulla, quando vi entra non fa altro che sprofondare verso il basso, ossia verso una parte più interna di se stesso) sia individuale che collettivo. La pietra che ha dato vita al mondo parallelo, di fatto, è giunta sulla Terra verso la fine dell'era Meiji, durante la quale il Giappone si è aperto al mondo esterno e ha cominciato a modernizzarsi. Alle soglie dell'inizio di una nuova era, Mahito è così colui che deve scegliere che corso dare agli eventi del Giappone oltre che ai propri. Da cui la metafora della costruzione, che lo rende letteralmente una persona ad un bivio che divide la chiusura in sé stessi dall'accettazione di una realtà scomoda, la continuazione di un mondo fondato su valori oramai al collasso o la volontà di crearne uno totalmente nuovo e basato su sentimenti reali.</div><div style="text-align: justify;">Gli abitanti del mondo parallelo sono così doppi di personaggi esistenti: il più ovvio è il Re dei Parrocchetti, chiamato esplicitamente "duce", doppio di Mussolini, oltre che il demiurgo del mondo, il quale altri non è non è che l'imperatore, così gli uccelli altro non sono che quei cittadini fanatici in grado di distruggere ogni cosa pur di sopravvivere; al contempo, gli altri abitanti rappresentano schegge dell'inconscio del protagonista, come la sua stessa madre, avvolta nelle fiamme come nell'immagine che lui ha costruito per visualizzarne il decesso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOrHhfEkGNlPc_-AxH2s2vhqXfZLGhnWK0IplwAaXL4DILNPX1STrODoWIhS-DXx9rB931EOvlW7OFagjFQqXaOutqeeiudvfsv_xkgw4eiF00oNE9ZyOt4VUZODsCwSbaRRe-Jrv3j9Hwt1CCG0UlRmShwnPNOjdNB3hohH8gO_snBzH4ZCIa5JDnrsA/s1920/ilragazzoelairone2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1038" data-original-width="1920" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOrHhfEkGNlPc_-AxH2s2vhqXfZLGhnWK0IplwAaXL4DILNPX1STrODoWIhS-DXx9rB931EOvlW7OFagjFQqXaOutqeeiudvfsv_xkgw4eiF00oNE9ZyOt4VUZODsCwSbaRRe-Jrv3j9Hwt1CCG0UlRmShwnPNOjdNB3hohH8gO_snBzH4ZCIa5JDnrsA/w479-h259/ilragazzoelairone2.jpg" width="479" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Miyazaki dà vita a questo viaggio soggettivo e oggettivo con il suo classico stile surreale; come in "Principessa Mononoke" non si tira indietro quando deve mostrare la violenza, anche qui più marcata rispetto a molti suoi altri lavori, ma in genere lascia che le immagini possano evocare sensazioni liriche, che restituiscano un senso di stupore e magnificenza piuttosto che repellere, persino quando porta su schermo l'eviscerazione di un pesce gigante.</div><div style="text-align: justify;">Le sequenze visionarie non si contano, ma su tutte è il primo vero incontro tra l'airone e il ragazzo a meritare di essere davvero ricordato, sospeso com'è tra sogno e realtà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTyVt0dg8QF5Jmw50oO9nrBADWwXgJgAENJB_OEB2HMz2giQrpdJat_aeq58_QDU6Yhtpb5WplhzSuTF3CVJIO6JraZ3P_JkUH9PNEBU8qIyjlQW7zvNKaQBL6EhfbG4djG2ZC2cg5wZQ8_PTzrbf75yyD7uGy0v3PAK6JTns7eQEdIYuItR-x43Pbcqg/s1920/ilragazzoelaiorone1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1038" data-original-width="1920" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTyVt0dg8QF5Jmw50oO9nrBADWwXgJgAENJB_OEB2HMz2giQrpdJat_aeq58_QDU6Yhtpb5WplhzSuTF3CVJIO6JraZ3P_JkUH9PNEBU8qIyjlQW7zvNKaQBL6EhfbG4djG2ZC2cg5wZQ8_PTzrbf75yyD7uGy0v3PAK6JTns7eQEdIYuItR-x43Pbcqg/w442-h239/ilragazzoelaiorone1.jpg" width="442" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con la sua narrazione introversa, "Il Ragazzo e l'Airone" è un'opera persino più personale del precedente "Si Alza il Vento". In essa è facile cogliere il tratto autobiografico, ma anche la volontà di Miyazaki di riflettere su se stesso e il ruolo della sua generazione nella Storia. Più che un dialogo con il pubblico, è quasi un soliloquio che, costruito come un viaggio sfavillante e coinvolgente, ammalia in ogni suo aspetto, prova della capacità del suo autore di avere ancora molto da dire. Il suo unico vero limite è la mancanza di originalità, modellato com'è su di uno schema che ricorda sin troppo quello de "La Città Incantata"; difetto tutto sommato veniale.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-77243909881160364322023-12-31T11:27:00.001+01:002023-12-31T19:55:18.218+01:00Strange Days<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0RzRbPlCOxcIqnkCmOHtp0dffWqK9mq7FVx6NsB5I1Lkxnv-R43liYe0uUBxx0TDIsLRd3DI18Wu1kYWR5_FQ4Fm8tm45rW32NxS_dOAjt0lN9JbyugcncaQa2ytzzeVvQ2xPFkkLIhskm_5dPuB4eZQyI_wnHI7CoHtJ9Q0_3qe83fcp-Xk1ntjTqFU/s1080/strangedays0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="719" height="439" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0RzRbPlCOxcIqnkCmOHtp0dffWqK9mq7FVx6NsB5I1Lkxnv-R43liYe0uUBxx0TDIsLRd3DI18Wu1kYWR5_FQ4Fm8tm45rW32NxS_dOAjt0lN9JbyugcncaQa2ytzzeVvQ2xPFkkLIhskm_5dPuB4eZQyI_wnHI7CoHtJ9Q0_3qe83fcp-Xk1ntjTqFU/w292-h439/strangedays0.jpg" width="292" /></a></div>di Kathryn Bigelow.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Ralph Fiennes, Angela Bassett, Juliette Lewis, Tom Sizemore, Vincent D'Onofrio, William Fichtner, Brigitte Bako, Glenn Plummer, Richard Edson, Michael Jace.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Fantascienza/Noir/Cyberpunk/Thriller</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa 1995</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Esistono cult movies dimenticati dal tempo, film che sono stati molto amati anche se non subito, ma poi stranamente finiti nel dimenticatoio. Uno status per fortuna non molto comune, ma del quale può purtroppo fregiarsi quel "Strange Days" che meriterebbe davvero più attenzione oggi giorno.</span></div><div style="text-align: justify;">Il corso seguito dal gioiello di Kathryn Bigelow e dell'allora di lei marito James Cameron è quello classico: uscito in sala nell'Ottobre 1995 (Febbraio 1996 in Italia, con <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2018/11/aprile.html">sommo disgusto del sopraffino cinefilo Nanni Moretti</a>), incassa neanche otto milioni a fronte in budget di oltre quaranta, rivelandosi come un vero e proprio bagno di sangue sul piano commerciale, tanto che la Bigelow si ritira temporaneamente dalle scene per lo scotto. Arrivato in VHS, viene riscoperto persino da quella critica che lo aveva inizialmente bocciato (molte stroncature facevano riferimento unicamente alla violenza, memoria di quel falso puritanesimo che imperava negli anni '90) e grazie ai ripetuti passaggi televisivi viene amato dai cinefili di tutto il mondo, che arrivano persino ad etichettarlo come "il <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/08/blade-runner.html">Blade Runner</a> degli anni '90".</div><div style="text-align: justify;">Arrivato quel Terzo Millennio che profetizzava, "Strange Days" inizia a sparire dai radar: poco citato nelle rassegne di fantascienza, sostanzialmente ignorato nelle retrospettive del genere, non trova neanche un'edizione home-video degna di nota, né in DVD, tantomeno in Blu-Ray o 4K in epoca recente.</div><div style="text-align: justify;">Riscoprire per la seconda volta il piccolo capolavoro dei coniugi d'oro è un imperativo, perché, anche se datato in alcuni aspetti, esso è ancora oggi una visione splendida.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2q8w3frznJ6r8yW6GXFMCn3K7LXDrmZuPOHkmaIE3RaeYw8o7tvmBp19E3q76OXXg8lTcN1AjQoOC-BUV2R9si31dL7aTRUi9K-QB7D9G0rgRLykT6xagvlIt28qLkxGTz6IC6Z7_BdeW3FI-lANxVjbfXqVyyOIT8fl7RcMutyE2F71G6cwNwYkimjo/s900/strangedays7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="566" data-original-width="900" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2q8w3frznJ6r8yW6GXFMCn3K7LXDrmZuPOHkmaIE3RaeYw8o7tvmBp19E3q76OXXg8lTcN1AjQoOC-BUV2R9si31dL7aTRUi9K-QB7D9G0rgRLykT6xagvlIt28qLkxGTz6IC6Z7_BdeW3FI-lANxVjbfXqVyyOIT8fl7RcMutyE2F71G6cwNwYkimjo/w498-h313/strangedays7.jpg" width="498" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perché datato, "Strange Days" lo è e non potrebbe non esserlo proprio a causa della sua stessa natura di pellicola che unisce lo zeitgeist degli anni '90 con la fobia per la fine del millennio. Quest'ultimo aspetto in particolare finisce per conferirgli definitivamente il marchio di "film figlio dei suoi tempi": nonostante gli sconvolgimenti politici ed economici avvenuti nella prima decade degli anni '00, la società occidentale non è (ancora) collassata, non si è arrivati alla perdita totale e definitiva dei valori, né alle esplosioni di violenza incontrollata che si vedono per le strade della Los Angeles del 1999 di Bigelow e Cameron.</div><div style="text-align: justify;">Una visione del futuro collasso, quella imbastita, che si è rivelata fallace, ma solo fino ad un certo punto; perché basta discostarsi dalla pura ambientazione e addentrarsi nelle tematiche per scoprire come "Strange Days" sia stato in realtà più profetico di quanto si voglia ammettere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyflYIuT5cgYB7fz9L2gZftDeG3-4kQgBN5WpEDaqpJ2ToP_VgxdOKMHQO6U28HvT3uvdKLGkmlgjx5mZMWHJ_Mx4JadP4IzgAaAmYOk_5UZeRJQ4hmzwo-JkVKo9C2fnoXQNZ8a_NjFu71EM2xxuM-UMiR0TgOFP0FLNMyZfIByPK4sFt1f0sUj2elNA/s655/strangedays10.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="429" data-original-width="655" height="319" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyflYIuT5cgYB7fz9L2gZftDeG3-4kQgBN5WpEDaqpJ2ToP_VgxdOKMHQO6U28HvT3uvdKLGkmlgjx5mZMWHJ_Mx4JadP4IzgAaAmYOk_5UZeRJQ4hmzwo-JkVKo9C2fnoXQNZ8a_NjFu71EM2xxuM-UMiR0TgOFP0FLNMyZfIByPK4sFt1f0sUj2elNA/w487-h319/strangedays10.jpg" width="487" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutta la storia ed il world-building ruotano attorno allo "SQUID", sistema per permette di registrare le esperienze sensoriali e riviverle avvertendo le medesime sensazione dell'autore. Una trovata non del tutto originale, ripresa com'è da quel "Brainstorm" di Douglas Trumbull che già nel 1983 immaginava la possibilità di "esportare" i ricordi e le sensazioni. Ma se in quell'exploit anch'esso ingiustamente dimenticato si assisteva alla creazione di tale tecnologia e si dibatteva il dilemma morale di un suo utilizzo, quello di "Strange Days" è una sorta di continuazione di quel mondo, dove data tecnologia si è affermata sul mercato ed è stata subito messa fuori legge per la sua pericolosità. </div><div style="text-align: justify;">Lo SQUID è una droga non chimica, un sistema hardware che si interconnette con il cervello e, più a fondo, con l'anima umana per concedere la più totalizzante forma di intrattenimento. E che per il protagonista Lenny Nero (un fantastico Ralph Fienness) diventa assuefazione totalitaria alla nostalgia di un passato migliore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_NUkNYZ_CQMsAcUvvn2Z-IqGeadlrXRIJ2oQQj4zyM4lbBMfBMsaQnQAYisnaJAk1W40obpNS4-PE0R2oYENSoORKThAjC8Pf0tuP9TcSIeij2575T-7CiYTpizWQcmF9-rKy3mjy1K4g6spEf2E7G8ET_-12b-C7RPUfW_rxtUj4T-MowgZh9gzGxUI/s1280/strangedays18.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="1280" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_NUkNYZ_CQMsAcUvvn2Z-IqGeadlrXRIJ2oQQj4zyM4lbBMfBMsaQnQAYisnaJAk1W40obpNS4-PE0R2oYENSoORKThAjC8Pf0tuP9TcSIeij2575T-7CiYTpizWQcmF9-rKy3mjy1K4g6spEf2E7G8ET_-12b-C7RPUfW_rxtUj4T-MowgZh9gzGxUI/w471-h199/strangedays18.jpg" width="471" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lenny Nero è in tutto e per tutto un antesignano del millennial e dei Gen Z, un "tossicodipendente da nostalgia", un uomo che si rifiuta di vivere nel presente, preferendo rifugiarsi in un passato ormai perduto. Ex poliziotto della buon costume radiato per la sua dipendenza, passa le giornate rivivendo i baci rubati alla sua ex Faith, incarnata da una Juliette Lewis che sa essere tanto angelica nel passato quanto conturbante nel presente. </div><div style="text-align: justify;">Intorno a lui il mondo sta collassando, la paranoia per la fine imminente attanaglia le menti di chiunque portando ad una violenza incontrollata (memorabile la battuta del personaggio di Tom Sizemore: "Il punto non è se sei paranoico. Lenny, insomma il punto è se sei abbastanza paranoico"), ma lui si chiude in un passato ideale, un mondo fatto di sentimenti riciclati, un paradiso perduto del quale non vuole ammettere l'estinzione, vivendo nella vana speranza di un futile ricongiungimento con il suo amore perduto. Tanto che quel "Non ti amo più!" gridato a squarciagola da Faith è una catarsi devastante, che lo porta finalmente a riconsiderare sé stesso e il suo rapporto con la bellissima amazzone Mace (Angela Bassett); proprio Mace è un piccolo omaggio che il duo di autori fa a William Gibson, avendo praticamente la stessa caratterizzazione di Molly, la guardia del corpo dal passato di donna sfruttata di "Neuromante".</div><div style="text-align: justify;">Laddove i surfisti di "Point Break" e il soldato di "The Hurt Locker" sono dipendenti dal rischio della morte, dalla botta di adrenalina che una situazione estrema porta con sé, Lenny è dipendente dalla quiete, da quella forma di appagamento del tutto narcotizzante che un sogno può avere; un uomo totalmente distaccato dalla realtà, per il quale anche i riflessi fisici esistono solo nello stato para-onirico dato dal ricordo.</div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjxhDbWtiHh_bJ71G7h2q0-dMu7LROS4ClB0mTuScezSAhvLJuJ3jLzbDYqtSP4JsrCy01J9ZoMDnIvJ7zXeB-h21iZl6DL0OygrHaCpnE3KXCcHHcDBKpaQnvqMtaQBbWlC3ivh1mRVsqLVzSF5Pp9dV_yUoyZFp1oGSr4hz3-Pbx12vDunCkxIJE7mA/s640/strangedays3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="435" data-original-width="640" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjxhDbWtiHh_bJ71G7h2q0-dMu7LROS4ClB0mTuScezSAhvLJuJ3jLzbDYqtSP4JsrCy01J9ZoMDnIvJ7zXeB-h21iZl6DL0OygrHaCpnE3KXCcHHcDBKpaQnvqMtaQBbWlC3ivh1mRVsqLVzSF5Pp9dV_yUoyZFp1oGSr4hz3-Pbx12vDunCkxIJE7mA/w487-h332/strangedays3.jpg" width="487" /></a></div><br /><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Tra la paura per l'immediato futuro e la previsualizzazione di un futuro più remoto eppure effettivamente verificatosi, "Strange Days" è anche l'incarnazione dello zeitgeist degli anni '90. A partire dal secondo atto, la trama diventa quella di un thriller vero e proprio, con alla base la registrazione via SQUID dell'omicidio del rapper Jeriko One, contestatore dello status quo e idolo delle folle. Personaggio che altro non è se non la reminiscenza modificata di Rodney King, il cui omicidio ad opera dei poliziotti di L.A. nel 1995 era ancora una ferita sanguinante, ma anche di Martin Luther King e di tutti quei leader politici di colore che tra gli anni '60 e '70 hanno cercato di rigenerare il sistema trovando la morte per mano di esso (da cui il parallelo con <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2017/12/detroit.html">"Detroit"</a>, con il quale la Bigelow porterà in scena eventi simili ma questa volta totalmente ancorati alla realtà); da cui l'uccisione di un contestatore per mano delle forze dell'ordine come spirale degli eventi futuri, riproposizione di una violenza sociale che non può essere sedata. E anche qui, la Bigelow e Cameron ci avevano visto lungo, visto il verificarsi dell'omicidio di George Floyd, anche se per motivi e in circostanze diverse.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXblBZgsq2qcj9KoH5ciDhxeo98jajsFPD36_Sv0ioJoGjIbmkxI6aXJcOJeROdZzzXwf-HB_rF6SyViP6TZL58Qlh3mI8vMsG8q6bMK90Ia4YZyff-HBJ1_fPrEpd6PSZ74XXhK4r48CNI5ae5fPiRCO9zuBHqhj9uT_A4nLOuFfh0PnmpFUM6JADYAg/s1280/strangedays11.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="544" data-original-width="1280" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXblBZgsq2qcj9KoH5ciDhxeo98jajsFPD36_Sv0ioJoGjIbmkxI6aXJcOJeROdZzzXwf-HB_rF6SyViP6TZL58Qlh3mI8vMsG8q6bMK90Ia4YZyff-HBJ1_fPrEpd6PSZ74XXhK4r48CNI5ae5fPiRCO9zuBHqhj9uT_A4nLOuFfh0PnmpFUM6JADYAg/w464-h197/strangedays11.jpg" width="464" /></a></div><br /><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">La trama da giallo permette di insistere sul discorso tangente a quello del ricordo, riguardante il </span>voyeurismo<span style="text-align: left;">. Lo SQUID altro non è se non la quintessenza dell'esperienza scopofila, permettendo di vivere vicende surrogate non solo virtuali, ma anche cognitive. Il confine tra spettatore e attore viene quasi del tutto annullato e la fantasia diviene obsoleta: l'esperienza è totalizzante e del tutto priva di limiti, da cui lo status di narcotico della tecnologia che ne alla base; tanto che il prodotto più gettonato è ovviamente la pornografia. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">E' per questo che viene citato l'imprescindibile "L'Occhio che Uccide", il capolavoro maledetto di Michael Powell nel quale l'assassino riprendeva le proprie vittime mentre le uccideva con una macchina da presa con sopra montato uno stiletto; la vittima sa di morire mentre viene registrata, la sua paura è genuina ma anche condizionata dall'occhio di chi osserva; da cui il video "blackjack", sorta di film snuff con il quale l'assassino vive le emozioni della vittima uccisa in diretta tramite lo SQUID e poi fa rivivere il tutto allo spettatore, che, come chi osserva un film, può immedesimarsi al contempo nella vittima e nel carnefice.</span></div><div><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPcVvNUVdngCmRFZdl8c1YSxiLRfMgpJYWxmC2EsdIijEXK9fUQ037OgRlO387woP2TCW4K9ev1drGy1xk_88O4q0svLSazTwd5IIZKLUdc2wKGOVElBy-hiXf3gxvJHHV7F_w-Wc2w2iPf5lgu_VwxHva50qveS-QLqUqEvSb5AlPJshkjHdpzvd8IiI/s1280/strangedays12.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="544" data-original-width="1280" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPcVvNUVdngCmRFZdl8c1YSxiLRfMgpJYWxmC2EsdIijEXK9fUQ037OgRlO387woP2TCW4K9ev1drGy1xk_88O4q0svLSazTwd5IIZKLUdc2wKGOVElBy-hiXf3gxvJHHV7F_w-Wc2w2iPf5lgu_VwxHva50qveS-QLqUqEvSb5AlPJshkjHdpzvd8IiI/w492-h209/strangedays12.jpg" width="492" /></a></div><br /><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il racconto di fantascienza messianica e quello di thriller con tocchi da neo-noir funzionano a dovere; ma se "Strange Days" riesce davvero a coinvolgere è grazie allo sguardo umano che la Bigelow ha verso i suoi personaggi e il mondo nel quale si muovono; laddove lo script di Cameron era inizialmente basato esclusivamente sul racconto di genere, lei ne accentua le caratteristiche drammatiche permettendo una immedesimazione totale con i personaggi di Lenny e Mace (al pari, è proprio il caso di dirlo, dei personaggi che usano lo SQUID per immedesimarsi con i personaggi dei loro video); ci si emoziona davvero per la loro sorte, per questa loro strana storia di amicizia e amore, così come per il rimpianto di Lenny verso un passato oramai estinto. E quando al pessimismo si sostituisce la speranza, in quel finale liberatorio, l'immagine del soldato che bacia la ragazza riesce così a colpire per davvero.</span></div><div><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div><span style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidydqtXuQjzF2phV8upW08WwiU2inHRL1g1EltBcfcuRCYj49TJQd4AecyYQATAQkGzLXAuecNgXr-5UoOe8vGQwk2T4omY6kLoehy1khlTSzC20aJijxUbyTBP-_myzGYaaG9BAelJTXcgRJXHZ5fYY250UInVElxYnqCdk6VbnaybNoodACN618M0aI/s1280/strangedays8.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="544" data-original-width="1280" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidydqtXuQjzF2phV8upW08WwiU2inHRL1g1EltBcfcuRCYj49TJQd4AecyYQATAQkGzLXAuecNgXr-5UoOe8vGQwk2T4omY6kLoehy1khlTSzC20aJijxUbyTBP-_myzGYaaG9BAelJTXcgRJXHZ5fYY250UInVElxYnqCdk6VbnaybNoodACN618M0aI/w487-h207/strangedays8.jpg" width="487" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">La grandezza della Bigelow sta poi in una messa in scena mozzafiato, che mostra gli artigli già nel prologo, quella lunga rapina totalmente girata in prima persona e coreografata in modo talmente adrenalinico da mandare in cardiopalma anche senza il bisogna di un dispositivo neurale; sequenza che ancora oggi colpisce per ritmo e tensione e che all'epoca fu rivoluzionaria, tanto che per girarla dovette farsi costruire una macchina da presa apposita che fosse talmente piccola da poter essere indossata dallo stuntman.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE-3FM4jbhduOhhrgT9TFbUirjFStfy0cZSFOo1LyiP9hsbqffBg6Xlx8ySGQwcDmdvwojf90ldsrLb6IsysvNZh6l3AZ9xfGqOQW0rqQvRKIJYBLvY5FKPxhJ2pn6ZiMtlc3QSfS-zLZhbL95oDSD5dlNLAS6v5LBtCE2YY_mA8ZZ10MW4jPmUHjwrDk/s1600/strangedays4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE-3FM4jbhduOhhrgT9TFbUirjFStfy0cZSFOo1LyiP9hsbqffBg6Xlx8ySGQwcDmdvwojf90ldsrLb6IsysvNZh6l3AZ9xfGqOQW0rqQvRKIJYBLvY5FKPxhJ2pn6ZiMtlc3QSfS-zLZhbL95oDSD5dlNLAS6v5LBtCE2YY_mA8ZZ10MW4jPmUHjwrDk/w451-h254/strangedays4.jpg" width="451" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Quasi trent'anni dopo la sua uscita in sala, "Strange Days" resta un'opera magnifica, il cui status di cult va ripristinato e quello di film profetico riconosciuto in via definitiva.</div></span></div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-279498948279990915.post-84411994008241808382023-12-29T09:41:00.001+01:002023-12-29T09:41:35.131+01:00Saltburn<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZltd-SuRPIqaas1E01jy43VQn-IGRFIjFdPFavmfMJ7kluLdV9aOgmxo54z7JzP7_ROLtsWCLT5hpG5aK5ZRUCpSuiv5IeSbaZwY-coNfE93kOzdJKDeVDFjrMMyl0-H4EIcxPvmUUjTx-zFykbdBxMK8B1FPqOHZPkP-KeLxTmRnaGeJoc3UZ_NNOdE/s1481/saltburn0.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1481" data-original-width="1000" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZltd-SuRPIqaas1E01jy43VQn-IGRFIjFdPFavmfMJ7kluLdV9aOgmxo54z7JzP7_ROLtsWCLT5hpG5aK5ZRUCpSuiv5IeSbaZwY-coNfE93kOzdJKDeVDFjrMMyl0-H4EIcxPvmUUjTx-zFykbdBxMK8B1FPqOHZPkP-KeLxTmRnaGeJoc3UZ_NNOdE/w305-h452/saltburn0.jpg" width="305" /></a></div>di Emerald Fennell.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">con: Barry Keoghan, Jacob Elordi, Rosamund Pike, Alison Oliver, Archie Madekwe, Richard E.Grant, Carey Mulligan, Paul Rhys, Sadie Soverall, Richie Cotterell, Millie Kent, Will Gibson, Aleah Aberdeen.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Usa, Regno Unito 2023</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>---CONTIENE SPOILER---</b></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">Non c'è cosa peggiore per un autore che l'indecisione, il dubbio non solo su come raccontare una storia, ma anche su cosa effettivamente comunicare con essa. Indecisione che affliggeva Emerald Fennell già in <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2021/03/promising-young-woman.html">"Promising young woman"</a>, il quale non sapeva se essere la celebrazione della giusta vendetta di una vittima o la decostruzione di un personaggio borderline deviato. Indecisione che affligge ancora di più "Saltburn", nel quale si palesa anche sul piano del racconto piuttosto che della semplice storia.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPnZqF7Is47Juv1IXWv9hsPiKWV9KvyN3n2LUspXdfsUaixef7rGBph3V2uvEIxsW8qKVMnnf6PLRycmYRzIlNIQJNu7frdTN_QTPBIhKTl9OZ1vV4Ll-ajN1CVgGRV5Ogrw07Hf7diwWcRPhAR-6oJyXRV1CpgbYiYiC2dgIdx1RoWtdridpfisUYorM/s990/saltburn4.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="557" data-original-width="990" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPnZqF7Is47Juv1IXWv9hsPiKWV9KvyN3n2LUspXdfsUaixef7rGBph3V2uvEIxsW8qKVMnnf6PLRycmYRzIlNIQJNu7frdTN_QTPBIhKTl9OZ1vV4Ll-ajN1CVgGRV5Ogrw07Hf7diwWcRPhAR-6oJyXRV1CpgbYiYiC2dgIdx1RoWtdridpfisUYorM/w452-h254/saltburn4.webp" width="452" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un'opera seconda che mischia "Il Talento di Mr.Ripley" a <a href="http://cobraverderecensioni.blogspot.com/2019/11/parasite.html">"Parasite"</a>, ma che sembra ispirarsi soprattutto niente meno che a Pasolini e al suo insuperato <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/02/teorema.html">"Teorema"</a>, dal quale riprende i lineamenti della storia: Oliver Quick (Keoghan), nonostante il nome da supereroe mancato, è un ragazzo di brutto aspetto e proveniente da un ambiente famigliare disastroso, il quale vince una borsa di studio per Oxford. Qui incontra il bello e ricco Felix Catton (Elordi), del quale si invaghisce. Entrato nelle sue grazie, viene invitato a passare l'estate nella sua residenza a Saltburn, dove conosce la sua viziatissima famiglia, le cui vite verranno così sconvolte.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4lQlNHauQXy5QuOQdafSC_M7V05G8Fo6BltX_ASzWINYraBPXmxQReRsqHT1hnKBQBn3StND2jbwWSuVhdsH8Q0w8Kq2CGgQbHTi31X4NUgmDqRJEMCUuPBXBUF-bOpkoGqlokjjNhXgaUZQ96kTq_nbVK9mZWYpxKm_G7fPfxjBIksbJfl-9PPk52c/s1200/saltburn7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1200" height="353" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4lQlNHauQXy5QuOQdafSC_M7V05G8Fo6BltX_ASzWINYraBPXmxQReRsqHT1hnKBQBn3StND2jbwWSuVhdsH8Q0w8Kq2CGgQbHTi31X4NUgmDqRJEMCUuPBXBUF-bOpkoGqlokjjNhXgaUZQ96kTq_nbVK9mZWYpxKm_G7fPfxjBIksbJfl-9PPk52c/w470-h353/saltburn7.jpg" width="470" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'equilibrio di potere rispetto al capolavoro pasoliniano è quasi invertito: non è Oliver ad essere un provocatore affascinante, almeno non inizialmente. Ed è qui che si palesa lo sbaglio insito nel casting di Barry Keoghan: il suo volto, sovente sfregiato dai butteri, viene reso più bello e non si sa perché visto che in teoria il personaggio dovrebbe essere esteticamente ripugnante; quando poi si comincia ad indugiare sul suo corpo da adone palestrato, la credibilità si perde del tutto.</div><div style="text-align: justify;">L'ingresso del povero brutto anatroccolo nel circolo dell'alta società è scisso in due parti, una più insicura dell'altra. La prima, più riuscita, lo vede nel ruolo del giocattolo dell'amico facoltoso, dei suoi strani genitori, della bella sorella e di quel cugino talmente antipatico da sembrare la macchietta di uno sketch comico. La seconda, decisamente rovinosa, vede il sovvertimento degli equilibri di potere, con Oliver che diventa di punto in bianco l'equivalente moderno di Terence Stamp; ed è qui che i problemi di scrittura iniziano a sorgere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdyhcqMn66Wr38gyZUPqyK3LTmWcO55Ozn2kXAO9eymIx8WKFHezVD9SGL9WQeca4o7TnPXxl9RYampDcVsNbbOiyAiIsnCvSYOAgNccFYEwVDTPnfwzJVpUIKxad_X5p34MwQ8Hr4VF2aOwcTJLPy5gf8y8aWUhCVd1OOydCjQ4xU5kf9sgJSZwY9nvU/s1280/saltburn5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdyhcqMn66Wr38gyZUPqyK3LTmWcO55Ozn2kXAO9eymIx8WKFHezVD9SGL9WQeca4o7TnPXxl9RYampDcVsNbbOiyAiIsnCvSYOAgNccFYEwVDTPnfwzJVpUIKxad_X5p34MwQ8Hr4VF2aOwcTJLPy5gf8y8aWUhCVd1OOydCjQ4xU5kf9sgJSZwY9nvU/w462-h260/saltburn5.jpg" width="462" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sebbene tutta la storia vada comunque letta in funzione dei colpi di scena (in realtà alquanto telefonati, soprattutto quello finale), il passaggio da vittima a carnefice è sin troppo repentino, con Oliver che passa da preda a predatore nell'arco di un semplice stacco di montaggio, facendo intuire praticamente subito le sue vere intenzioni. Da cui deriva l'insicurezza di una narrazione che non vuole svelare subito le carte per il puro gusto di ridurre il tutto ad un coup de theatre frivolo.</div><div style="text-align: justify;">L'insicurezza dello sguardo della Fennell si rivela in tutta la sua goffa potenza sin dalle prime sequenze. Porta in scena un mondo di super ricchi super viziati, con personaggi caricaturali dei quali il solo Felix ha qualche qualità redimente, eppure resta costantemente affascinata dal loro stile di vita decadente, da quel lusso senza limiti e urlato in faccia, dalla loro condotta infantile e sessualmente esuberante proprio come quel protagonista che vuole carpire quella ricchezza per puro gusto edonistico. La sensualità di quei loro corpi, la ricercatezza degli abiti, lo sfarzo degli ambienti non è quindi il sintomo di nessuna vacuità, quanto un modello del quale restare ipnotizzati. Tanto che l'ambientazione "storica" data da quel 2006 vicino al picco del culto della decadenza assume un significato quasi nostalgico.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT0FffmPjjhF_DOUiY2PfUT_jbKgW2sY5mvZ2APFXXrXOFMp4vrkXtVuWxVykIfNWhSbb2OWhxOm_dyIO0FNTkSbYvdXoSAZsuhgSyt9LUKNx6O6VDJq8d5QaJpKx2RQIbNg7mG0zUWAYYpi_5EA5lYIUsdXlI_HrrcrO3dMgLf0vjOBRSvK-pO8xOi4M/s1600/saltburn6.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1201" data-original-width="1600" height="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT0FffmPjjhF_DOUiY2PfUT_jbKgW2sY5mvZ2APFXXrXOFMp4vrkXtVuWxVykIfNWhSbb2OWhxOm_dyIO0FNTkSbYvdXoSAZsuhgSyt9LUKNx6O6VDJq8d5QaJpKx2RQIbNg7mG0zUWAYYpi_5EA5lYIUsdXlI_HrrcrO3dMgLf0vjOBRSvK-pO8xOi4M/w459-h344/saltburn6.webp" width="459" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'insicurezza peggiore è quella data dalla messa in scena. Laddove le immagini sono ricercate, la Fennell decide di girare tutto il film con un formato in 4:3 senza alcun motivo apparente e solo per omologarsi alla moda del momento, rendendole così inutilmente patinate, come le foto di una rivista di moda, in un'estetica sin troppo laccata per quello che dovrebbe essere un dramma feroce e dove la dicotomia tra la bellezza formale e la cattiveria dei contenuti non si avverte mai per davvero, essendo la prima l'unica avvertibile.</div><div style="text-align: justify;">Cerca, poi, costantemente la provocazione con scene shock, le quali però alla fine risultano più scioccanti sulla carta che su schermo. La scena del "bacio mestruale" non colpisce allo stomaco quanto dovrebbe, quella della masturbazione notturna è stranamente casta per gli standard odierni, così come la scena madre del coito sulla tomba, sforbiciata al montaggio proprio quando sembrava dovesse raggiungere il vero picco di disturbo. L'unica davvero efficace è quella in cui Oliver beve l'acqua della vasca da bagno nella quale Felix si è masturbato, ma è davvero troppo poco per un film che ha tra i suoi numi ispiratori il provocatore per antonomasia e creatore dell'inarrivabile <a href="https://cobraverderecensioni.blogspot.com/2014/06/salo-o-le-120-giornate-di-sodoma.html">"Salò"</a>.</div><div style="text-align: justify;">Quando poi la Fennell cerca disperatamente di creare qualcosa di iconico, il disastro è servito: quella scena finale, con Keoghan che balla nudo sulle note di "Murder on the dance floor" mentre gioca con le pietre in ricordo dei morti, sfoggiando il suo fisico da modello di Versace, è da scult immediato; e risulta persino pedante e inutile nell'economia di tutto il racconto.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjIDDPIcAO9Qsr_T5vx2d3LPx0YfEOZ3pPwdWisWJXFPviEF3ihX6iq0WpA0YQ9XUyyFCJuyqbcCqaUEMu4mKX31q3wjRA9YwxHthyphenhyphenGyoSzmfuo59oNxnzVEuQJurzoawvlgZo_T4yi2MPJXIIyycvhMepr-U44h0MEJY_o6peGR49XIfUmROlU_oK7gI/s1592/saltburn1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1186" data-original-width="1592" height="367" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjIDDPIcAO9Qsr_T5vx2d3LPx0YfEOZ3pPwdWisWJXFPviEF3ihX6iq0WpA0YQ9XUyyFCJuyqbcCqaUEMu4mKX31q3wjRA9YwxHthyphenhyphenGyoSzmfuo59oNxnzVEuQJurzoawvlgZo_T4yi2MPJXIIyycvhMepr-U44h0MEJY_o6peGR49XIfUmROlU_oK7gI/w492-h367/saltburn1.webp" width="492" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cosa ha davvero cercato di fare la Fennell con "Saltburn"?</div><div style="text-align: justify;">Forse un ritratto decadente di una società nella quale il più forte mangia il più debole; cosa del tutto non riuscita poiché non c'è un vero sguardo di biasimo verso i personaggi, né quel distacco clinico che avrebbe reso il tutto più interessante.</div><div style="text-align: justify;">Forse un dramma su come personalità vuote possano essere manipolate per un proprio tornaconto personale; intento in parte riuscito, ma che non giustifica l'insistenza sugli aspetti più odiosi di un protagonista che avrebbe funzionato maggiormente come vero arrampicatore sociale proveniente dalla miseria.</div><div style="text-align: justify;">Forse un melò su di una relazione "tossica", il quale lascia però tutto il tempo che trova.</div><div style="text-align: justify;">Esso possiede tutte queste anime e non riesce mai ad amalgamarle, restando così del tutto indigesto.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiknsLnQtaYjTEJYpzcpUlBN6i52IKtLhPT-tvX7C01SLkNM4run-8RkfKoZeSFz-5U7MHzjCpuFJ2vmEPpXdGYfczqvmGPgtQK8ZkH3pyWAMJIWf5yR_0ezAXV7vof2ebb-0r-BHJmlfBAKvx-1MYxJ-RHmnsp-dxuU6xduPBBoqgjvNzyguzLiXsxx9c/s1024/Saltburn2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="591" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiknsLnQtaYjTEJYpzcpUlBN6i52IKtLhPT-tvX7C01SLkNM4run-8RkfKoZeSFz-5U7MHzjCpuFJ2vmEPpXdGYfczqvmGPgtQK8ZkH3pyWAMJIWf5yR_0ezAXV7vof2ebb-0r-BHJmlfBAKvx-1MYxJ-RHmnsp-dxuU6xduPBBoqgjvNzyguzLiXsxx9c/w460-h266/Saltburn2.png" width="460" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Saltburn", alla fine, è così un mero atto provocatorio goffo e ingenuo, oltre che del tutto incosciente della propria natura contradditoria. C'è chi ne apprezzerà la finta carica dissacrante scambiandola per genuina, frutto della poca dimestichezza con storie del genere e autori più il cui sguardo è più profondo, sagace e intellettualmente stimolante, pregi che quello della Fennell purtroppo non ha.</div>Cobra Verdehttp://www.blogger.com/profile/04500935550096835355noreply@blogger.com0