sabato 4 giugno 2016

R.I.P. Muhammad Alì




1942-2016

Non un semplice atleta, ma un'icona del XX secolo. Leader nella lotta per i diritti civili, egocentrico nelle relazioni pubbliche, dalla vis oltranzista e coerente, Alì (nato Cassius Clay, ribattezzatosi come il Profeta in segno di protesta contro i nomi dati agli schiavi) è stato un personaggio bigger than life, in grado di imporsi come il volto umano, ma mai vittimista, di quell'egalitarismo che oggi forse si da troppo per scontato.
E che al cinema ha trovato una serie di curiose incursioni.






"Io sono il più Grande" (1977)

Biografia agiografica e sentita, diretta da Tom Gries. In un caso più unico che raro, Alì interpreta sè stesso in un film di fiction, rivivendo su schermo i tasselli più importanti della sua vita. Il risultato non è certo memorabile, ma certo inusuale e per questo interessante.






"Quando Eravamo Re" (1996)

Premio Oscar nel 1996 come miglior documentario e forse la migliore ricostruzione di un evento sportivo mai apparsa su film. Leon Gast ricostruisce, montando materiale d'archivio e interviste ex novo, il mitico incontro con George Foreman nel 1974, in un crescendo a dir poco epico, dove la figura di Alì svetta come quella di un titano in lotta con il mondo.





"Alì" (2001)

Michael Mann decostruisce il concetto di bio-pic. Si affida ad un Will Smith mimetico, nella performance della vita, per creare un perfetto spaccato della vita del Campione: 10 anni nella pelle di Alì, dal 1964, anno della conversione, al '74, la riconquista del titolo. Non un ritratto, quanto uno spaccato preciso, sincero e a tratti sentito. Un'opera bigger than cinema per un personaggio bigger than universe.

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