lunedì 18 settembre 2017

Baby Driver- Il Genio della Fuga

Baby Driver

di Edgar Wright.

con: Ansel Elgort, Jon Hamm, Kevin Spacey, Lily James, Jamie Foxx, CJ Jones, Eiza Gonzalez, Jon Bernthal.

Azione/Noir/Brillante

Inghilterra, Usa 2017














Edgar Wright è davvero un regista sui generis, un vero e proprio autore che riesce a declinare il registro comico in modo sempre diverso ed originale. Ma definirlo come un semplice "regista di commedie" sarebbe semplicemente sbagliato: i suoi film, benché incentrati sull'umorismo di personaggi e situazioni, hanno forma e cadenze di vere e proprie pellicole di genere, quando non arrivano addirittura a creare umorismo non tramite battute e gag, ma tramite la grammatica filmica vera e propria.
E' infatti facilissimo notare le influenze del cinema action ed horror a stelle e strisce nella famosa "trilogia del cornetto", dove il secondo capitolo, "Hot Fuzz", altro non è se non una decostruzione divertita di tutti i luoghi comuni del filone "macho" alla Jerry Bruckaheimer.
Ma con "Baby Driver", Wright fa qualcosa in più: non si limita a mettere alla berlina quegli stereotipi da lui tanto amati, quanto a contaminare una trama prettamente noir con inflessioni verso la commedia brillante, il musical e l'action tout court. Il risultato è un film letteralmente fuori dal tempo, una pellicola che sembra uscita da quel cinema anni '80 americano, dove la coniugazione tra registri talvolta antitetici portava a risultati sorprendenti. E, sopratutto, un film dove lo script rifiuta categoricamente di seguire qualsiasi traccia prefissata nello sviluppo di storia e personaggi per farsi genuinamente libero e spiazzante.




La storia alla base di "Baby Driver" è quanto di più archetipico e scontato si possa immaginare: un giovane talento del volante, che si fa chiamare semplicemente "Baby" (Ansel Elgort), viene coartato da un criminale senza scrupoli e patito del controllo, Doc (Spacey), a partecipare ad un serie di colpi; l'ultimo dei quali andrà ovviamente male, forzandolo a coinvolgere in questa sua "doppia vita" anche il suo interesse amoroso, la bellissima cameriera Debora (Lily James).
Gli spunti sono lampanti: Baby altro non è se non una versione più giovane del personaggio di Ryan Gosling nel cult "Drive" e di quello di Ryan O'Neil nel mitico "Driver l'Imprendibile"; e proprio l'influenza del cinema di Walter Hill si fa essenziale nella costruzione delle scene. Ma già a livello di scrittura, Wright sovverte ogni aspettativa ed ogni stereotipo. I personaggi più umani si riveleranno anche i più spietati, mentre quelli più calcolatori saranno inaspettati benefattori. E, al di là della sovversione degli schemi caratteriali dei comprimari, il primo carattere ad essere sovvertito è quello del protagonista.
Baby non semplicemente un "bello e dannato" o un giovane uomo coartato a forza in un gioco più grande di lui che, beffato dalla sorte, si ritrova a dover sopravvivere. E, anzi, egli stesso artefice del proprio destino e delle proprie sventure: è lui ad accettare l'incarico da parte di Doc quando avrebbe potuto benissimo declinarlo. Ed è lui, sopratutto, ad scatenare quella disastrosa serie di eventi che finirà per travolgerlo. Baby non è saggio, né arguto; è umorale, infantile proprio come il suo nome fa presagire; e pur avendo carisma da vendere, un cuore d'oro ed un talento fuori dal comune, finisce sempre per essere vittima dei propri limiti.




Schematismo che viene spezzato anche sul piano narrativo. La linearità che solitamente si ritrova nel cinema d'azione cede il passo ad una serie infinita di colpi di scena; gli ostacoli e le inversioni la fanno da padrone: ben presto la storia si fa imprevedibile, impossibile da anticipare pur seguendo sempre uno schema logico, votato però al rilancio, dove ogni situazione non viene mai risolta tramite l'uso di un deus ex machina, ma sempre e comunque grazie agli sforzi dei singoli personaggi, garantendo una freschezza che da anni non si vedeva nel cinema di genere americano.




Lo spirito contaminativo porta Wright a mescolare un noir violento e dalle tinte cupe con la commedia brillante; da antologia, in tal senso, la prima sequenza: una rapina in banca con inseguimento che sembra fare il verso a quella di "Drive", dove però l'uso della musica pop rende tutto più leggero; a cui segue, in una giustapposizione perfetta, una sequenza musicale vera e propria, con il protagonista svestito dai panni del duro silenzioso che si diverte a cantare sulla via di una caffetteria; l'immagine mondana, quotidiana, viene nuovamente usata da Wrgiht in un contesto brillante, non più comico, ma musicale appunto, riuscendo ugualmente ad ammaliare.




Ed è proprio come un musical che Wright dirige (e sopratutto monta) le sequenze d'azione, tutte scandite dal ritmo della trascinante colonna sonora, che si compone di pezzi rock e pop d'annata, tra cui un posto di (non) onore va alla mitica "Sheer Heart Attack" dei Queen. Il punto di riferimento è ovviamente l'Hill de "I Guerrieri della Notte", tanto che nel finale il grande regista regala anche una comparsata "fantasma". E Wright si dimostra tutto sommato degno erede del suo maestro, dimostrando un controllo sorprendente in tutte le sequenze.




"Baby Driver" è una sorpresa, prima ancora che una conferma; la dimostrazione di come Edgar Wright sappia gestire con un'efficacia incredibile due registri (action e misical) più simili di quanto si possa credere, eppure quasi impossibili da padroneggiare.

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