venerdì 17 novembre 2017

Justice League

di Zack Snyder & Joss Whedon.

con: Ben Affleck, Gal Gadot, Jason Momoa, Ezra Miller, Ray Fisher, Henry Cavill, Ciaràn Hinds, Amy Adams, Connie Nielsen, Robin Wright, Amber Heard, J.K. Simmons, Jeremy Irons, Billy Crudup, Diane Lane.

Supereroistico/Fantastico/Azione

Usa 2017














Dopo il mezzo flop di "Batman v Superman: Dawn of Justice" ed i successi a sorpresa di "Suicide Squad" e "Wonder Woman", tutti i riflettori erano puntati su "Justice League", il progetto più ambizioso della DC/Warner, il film in cui il loro universo condiviso avrebbe finalmente preso piena forma, garantendoli di rivaleggiare definitivamente con i Marvel Studios.
Pellicola la cui gestazione è stata funestata da ritardi, intense sessioni di reshoot e la defezione all'ultimo momento di Zack Snyder, a causa di un terribile lutto familiare, sostituito da Joss Whedon, già consulente per il film, letteralmente rifugiatosi presso la DC dopo il pessimo trattamento riservatogli da Kevin Feige durante la produzione di "Avengers: Age of Ultron".
Ed il solito quesito quesito è d'obbligo: ne è valsa la pena?




La Justice Legue of America nasce su carta nel 1960; agli inizi della Silver Age, il rinato interesse del pubblico verso gli eroi in costume porta la DC non solo a ricreare alcuni dei suoi eroi più famosi (su tutti Flash, Lanterna Verde e Wonder Woman), ma anche a riunirli in un'unica testata; la trovata di unire gli eroi più popolari del brand, affiancandoli ad altri magari meno conosciuti, non è però una totale novità: già nella Golden Age appare infatti la Justice Society of America, ensamble e testata che, nelle intenzioni della DC, deve dare spazio a personaggi inediti, piuttosto che riunire quelli già esistenti ed affermati, che invece si limitano a sporadiche apparizioni. La JSA diviene così la prima "superfamiglia" di eroi, dove ognuno ha una sua peculiarità e la collaborazione tra i singoli membri è essenziale per salvare la situazione. Ottenuto un buon successo, vengono in un secondo momento introdotti nel supergruppo anche eroi più famosi e dotati di un proprio albo, ossia Wonder Woman, Flash e Lanterna Verde; solo Superman e Batman resteranno al di fuori di questa prima incarnazione della League, continuando ad apparire sulle pagine del fumetto solo come guest star.




Le cose cambiano nella Silver Age, dove l'Uomo Pipistrello e l'Uomo d'Acciaio divengono parte integrante della JLA. La formazione canonica del gruppo vede infatti come costanti i due, affiancati da Wonder Woman, a formare la "trinità" degli eroi DC; a questi sono sempre affiancati Flash e Lanterna Verde, nelle loro varie incarnazioni, ossia prima Barry Allen ed Hal Jordan, in seguito Wally West e Jon Stewart. Il gruppo base è però formato da un totale di sette eroi: ai cinque principali si affiancano di volta in volta due membri "variabili", il più delle volte Freccia Verde, Aquaman, Hakwman e Hawkgirl, Cyborg o Martian Mahunter. Ad i sette si aggiungono poi, sempre di volta in volta ed a seconda nelle necessità, praticamente tutti gli eroi di casa DC, compresi i più misconosciuti, quali lo Spettro, Black Canary e Red Tornado, per formare una vera e propria super-squadra dalle possibilità infinite.




Per la sua versione filmica si è invece optato per una configurazione più semplice, più facile da gestire attraverso la narrazione cinematografica; la JL (che perde il limitate "of America" per fare presa sul pubblico internazionale) è qui composta solo da Batman, Wonder Woman, Flash, Aquaman e Cyborg, almeno nelle fasi iniziali della storia. Contro di loro, il villain di turno non è dato da quella Legion of Doom vero e proprio controaltare della League che riunisce tutte le nemesi degli eroi, bensì da Steppenwolf, generale a capo delle schiere di Darkseid.




Creato dal mitico Jack Kirby assieme a tutta la cosmogonia del multiverso DC, Steppenwolf è lo zio di Darkseid, la nuova divinità nemesi totale di Superman. Laddove l'Azzurrone è una divinità protettrice, Darkseid è distruzione pura; nel crearne la backstory e la caratterizzazione, Kirby dà sfogo a tutta la sua immaginazione, inventando un universo dove alcuni esseri riescono a salire al rango di divinità (ma non al livello divino totale: nel mondo della DC alla base di tutto resta il Dio dei Tre Libri); e tra questi vi è proprio Darkseid, spietato sovrano del pianeta Apokolips, perennemente in guerra con il pianeta gemello Nuova Genesi, comandato invece dal saggio e pacifico Altopadre. L'obiettivo di Darkseid è però più ambizioso del vincere una semplice guerra interplanetaria: risolvere l'arcana equazione omega, che conterrebbe il segreto della non-vita, potere in grado di cancellare la vita effettiva in tutto l'universo, garantendogli potere assoluto.




Mitologia che al cinema veniva già introdotta nella famosa sequenza dell'incubo di "Batman v Superman", dove un'enorme omega, simbolo di Darkseid, giganteggiava impressa nello scenario apocalittico, mentre le schiere di parademoni, i soldati alati di Steppenwolf, davano la caccia a Batman. Senza contare come una prima apparizione dello stesso Steppenwolf fosse presente, sotto forma di ologramma, in una scena eliminata del film, ripristinata nella sola versione estesa.
Nel riprendere la cosmogonia kirbyana e la figura di Darkseid, Snyder e gli executives cercano, in buona sostanza, di replicare la strategia di Feige, che pone al centro del MCU come nemico onnipotente quel Thanos creato da Jim Sterlin, un ex allievo di Kirby come omaggio al proprio maestro e vera e propria versione Marvel dell'arcidemonio DC. In pratica, laddove tutti i film Marvel Studios culmineranno in "Infinity War", quelli DC/Warner lo faranno in un probabile sequel di "Justice League", magari basato sulla recente miniserie "Darkseid War"; il che è ironico ed anche un pò squallido, neanche le due case fossero un cartello che si accorda per non pestarsi i piedi a vicenda mentre vendono lo stesso prodotto allo stesso pubblico.
Ma a far la differenza, ovviamente, è la qualità dei film in sé stessi; persino con i film meno riusciti, i creatori di "Justice League" hanno dimostrato un approccio meno semplicistico a storie e personaggi ed uno stile, sia visivo che di scrittura, più vicino a quello cinematografico piuttosto che a quella versione blanda ed ai limiti dell'ignoranza che è, solitamente anche se non sempre, la messa in scena del MCU.
Ma proprio per il loro prodotto di punta, hanno deciso di cambiare rotta, di semplificare le cose, di avvicinarsi alla formula dei Marvel Studios, anche senza rinunciare del tutto a molte delle caratteristiche, sopratutto estetiche; pur con un tono serio ed un buon occhio per la caratterizzazione dei personaggi, "Justice League" è un'avventura praticamente senza storia e senza villain, dove ciò che conta è dato unicamente dai caratteri dei personaggi.




Pur con tutti i loro difetti, "L'Uomo d'Acciaio" e "Batman v Superman" presentavano una storia più o meno solida ed uno sguardo complesso ai personaggi (pur se lontano anni luce da quanto fatto da Nolan nella sua trilogia del "Cavaliere Oscuro"). In "Justice League" tale complessità viene messa da parte, molto probabilmente a causa delle critiche che i fandom si sono divertiti a lanciare su quei film.
Niente più schemi complessi o visioni apocalittiche, tantomeno eroi che realizzano i propri limiti come nel film in solitario di Diana di Themiscyra; la storia è un puro pretesto: morto Superman, in assenza di una Lanterna Verde assegnata al settore, Steppenwolf torna sulla Terra per vendicare l'onta della sconfitta in passato e recuperare dei mcguffin (le tre scatole del caos) che gli consentono di sottomettere il pianeta al dominio di Darkseid. Stop, nulla più. Lo stesso Steppenwolf, nonostante sia interpretato, sotto la CGI, da un attore di razza quale Ciàran Hinds, non ha la minima caratterizzazione, è solo un bruto che vuole conquistare il mondo; tant'è che finisce per somigliare al Loki di "The Avengers" e al Malekith di "Thor: The Dark World", ossia un tizio che si è svegliato male ed ha deciso di spaccare tutto.




Laddove storia ed antagonista sono pressocchè inesistenti, a dare qualcosa al pubblico ci pensano i personaggi.
Per forza di cose, quelli introdotti in precedenza risultano meglio riusciti. Diana è una guerriera impavida che però deve confrontarsi con il suo ruolo di guida, mai richiesto o voluto. Batman, l'essere umano, il più debole perchè privo di poteri, è un manipolatore, ma anche un solitario che capisce di dover mettere da parte le sue ossessioni per un bene più grande; e che sul suo corpo riporta le cicatrici degli oltre venti anni di servizio: un uomo agguerrito ma fragile, intelligente ma fallace. Geniale la trovata di metterlo in continuità con i due film di Tim Burton: la ripresa del tema storico di Danny Elfman (che compone l'intera colonna sonora, con ritrovato gusto), l'estetica gotica di un Gotham che finalmente è distinguibile dalla vicina Metropolis ed una serie di battute lasciano intendere come il Batman di Affleck altri non sia se non quello di Michael Keaton, invecchiato anche se interpretato da un attore anagraficamente più giovane.



Le new entry, Cyborg, Aquaman e Flash hanno una caratterizzazione più basica, ma quasi sempre azzeccata. Il Cyborg di Ray Fisher (vera rivelazione, espressivo pur costretto in una tuta da mo-cap per tutto il film) è un moderno mostro di Frankestein (forse da qui il nome Victor?), un redivivo che non ha chiesto nè la vita, tantomeno i poteri, ma che impererà a mettere da parte i suoi guai per un bene più grande. Aquaman, il sovrano reietto di Atlantide, ha il volto da bruto ed il corpo da macho di Jason Momoa, mossa di puro marketing per cancellare l'opinione diffusa secondo cui sarebbe un personaggio stupido (e chiunque abbia mai letto anche solo una storia dei suoi fumetti, sa che non è così) e che qui è il bel tenebroso, riluttante a far comunella con gli altri eroi perchè tormentato dal suo passato, disilluso e taciturno eppure empatico al punto di salvare sempre la situazione.
E poi c'è il Flash, il personaggio meno riuscito; forse per distanziarlo dalla sua controparte televisiva, quello di Ezra Miller è un Velocista Scarlatto logorroico ed insicuro, quasi un bambino autistico che non sa come relazionarsi con il prossimo e che per tutto il film ricopre il ruolo di linea comica; trovata il più delle volte fastidiosa, anche le sue battute riescono per puro miracolo a non scadere nel ridicolo. E per un miracolo ancora più grande, né il personaggi in sè, tantomeno le scene che lo vedono protagonista finiscono per essere una fotocopia del Quicksilver visto negli ultimi due film degli X-Men.




L'influenza di Whedon, accreditato solo come co-sceneggiatore anche se responsabile di un buon 20% del film, è avvertibile, ma mai spiazzante, amalgamandosi bene con il resto del tono. L'umorismo è asciutto, tutti i personaggi sparano battute, persino il Batman oscuro e violento di Ben Affleck, che ora ritrova parte della sua luce, senza mai divenire una macchietta.
In generale, i rapporti e gli scontri caratteriali funzionano: non si scade mai nel bisticcio gratuito per far godere i fan, i contrasti hanno sempre un senso, dato sia dai singoli caratteri in rotta di collisione, sia dal contesto della pur blanda storia.
Snyder, come sempre, si dimostra attento alla costruzione delle scene d'azione, che pur facendo leva ora più che mai sugli effetti in CGI, risultano perlomeno ben coreografate; anche se gli effetti digitali, non si sa per quale assurdo motivo, a tratti sembrano vistosamente non finiti, falsi, appiccicati alla pellicola in fretta e furia, prova del casino celato dietro alla produzione.




Ma, tutto sommato, lo spettacolo regge: due ore di puro disimpegno, graziato dalla presenza di un esnamble di personaggi riusciti; nulla di memorabile, sia chiaro; e dati i precedenti era lecito aspettarsi qualcosa di più, sia sul piano della storia che dello spettacolo; ma anche così, come pop corn movie al 100%, "Justice League" è un innocuo e divertente giocattolo, mai offensivo dell'intelligenza di chi lo guarda.

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