martedì 27 settembre 2022

La Nota Blu

La Note Bleue

di Andrzej Zulawski.

con: Janusz Olejniczak, Sopihe Marceau, Marie-France Pisier, Noëmi Nadelmann, Féador Altkine, Aureliéne Decoing, Benoit Lepecq, Roman Wilhelmi, Grazyna Dylag, Redjep Mitrovitsa, Clémente Harari, Moussa Théophile Sowie.

Biografico

Francia, Germania 1991










Zulawski e Chopin hanno alcuni tratti essenziali comuni impossibili da non notare: entrambi sono grandi artisti polacchi perseguitati e incompresi nel paese d'origine ed entrambi sono stati adottati dalla più aperta Francia, dove hanno trascorso buona parte della loro esistenza.
Il lascito di Chopin è immane, ma anche quello di Zulawski non è da sottovalutare: si sta pur sempre parlando di uno dei cineasti europei più famosi e importanti della sua epoca.
L'incorcio tra i due era quindi quasi d'obbligo. E con "La Note Bleue" Zulawski fa anche di più, cerca di dare forma al tormento degli ultimi giorni del grande pianista, di comprenderne a fondo la psicologia e le passioni e, al contempo, di trovare in lui un ideale doppio nel quale specchiarsi, ovviamente nei limiti del possibile. Ma questo suo biopic d'autore, pur ben eseguito, non riesce a dar piena forma alle grandi ambizioni.




Chopin ha il volto del pianista Janusz Olejniczak, il quale esegue personalmente le partiture originali dell'autore con adeguato trasporto; ma Zulawski non si concentra direttamente su di lui, arrivando persino a celarlo per i primi minuti del film. Piuttosto il suo sguardo si concentra su chi lo circonda e sulle relativa relazioni e su come queste si riflettano nel suo stato d'animo. Non un biopic convenzionale, quindi e come era intuibile, ma un'opera che scava nella psiche del personaggio per tirarne fuori emozioni e pensieri talvolta repressi.
Il rapporto più importante è quello con la compagna George Sand (Marie-France Pisier) e la di lei figlia Solange (Sopihe Marceau); in una ripresa di un registro romantico d'antan, la prima è la dannazione, la seconda la salvezza.




George è una donna matura, dai comportamenti stizzosi e mascolini, che preludono ad un carattere in realtà volubile e umorale, segnale di un'indole possessiva che si sostanzia nella distruzione dell'oggetto dell'amore, nella reclusione di Chopin, addirittura in una dark room bardata di rosso, colore che lo spaventa e coincide con quella morte temuta e inesorabile.
D'altro canto Solange, giovane e irrequieta, è un angelo dalla bellezza sfolgorante che ama l'artista di un amore puro, quello che solo un'adolescente può provare.




Zulawski circonda il suo Chopin anche di alcune delle figure artistiche più influenti dell'epoca; Eugene Delacroix (interpretato da Féador Altkine) è un personaggio fisso ed ha qui l'ispirazione per la sua rappresentazione della "Divina Commedia", mentre un'intera sequenza è dedicata alla visita di Alexandre Dumas figlio (Redjep Mitrovitsa) e la genesi del celebre dramma "La Signora delle Camelie"; spazio viene anche dedicato alla "forma" dell'arte, con i numi tutelari "Demogorgone" (Clémente Harari) e "Carambé" (il compianto caratterista di origine senegalese Moussa Théophile Sowie), ma il fulcro resta l'asse relazione del pianista con le sue due amanti, con la conseguenza che queste figure, talvolta fantasmatiche, finiscono per risultare superflue e fuori luogo. E nonostante la moltiplicazione di personaggi e situazioni, la regia dell'autore polacco è questa volta più controllata, meno incline al virtuosismo o alla carica visionaria nonostante i dialoghi sferzanti e le interpretazioni sopra le righe.




Il risultato è un racconto privo di focus, che rimbalza tra un protagonista ai limiti dell'anonimo ed un gruppo di personaggi caricaturali, dai tratti talmente marcati da sembrare figurine iperboliche. Dove di racconto c'è davvero poco, girando in tondo su un paio di concetti in croce ribaditi per oltre due ore. Tanto che si arriva alla noia già a pochi minuti dall'incipit.
Zulawski inciampa, così, in una storia forse priva di vera ispirazione e firma un biopic certamente originale, ma del tutto malriuscito.

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