martedì 9 settembre 2014

Legend

di Ridley Scott

con: Tom Cruise, Mia Sara, Tim Curry, David Bennent, Alice Playten, Billy Barthy, Corck Hubbert, Robert Picardo, Kiran Shah, Annabelle Lanyon.

Fantasy/Fiabesco

Usa, Inghilterra (1985)















Finite le riprese di "Blade Runner" (1982), Ridley Scott decide subito di imbarcarsi in una nuova produzione di carattere fantastico; questo prima ancora dell'uscita del suo ultimo film nelle sale, e quindi prima che questi si riveli (purtroppo) come un immenso flop, garantendo al regista un grosso budget ed una forte libertà produttiva.
La sua visione si rifà ora al fantasy e al folklore popolare piuttosto che alla fantascienza impegnata; affidata la sceneggiatura allo scrittore William Hjortsberg (poi autore dello script dell'interessante "Angel Heart"), Scott vuole inizialmente creare una favola romantica e spettacolare, nel quale un pugno di personaggi archetipici incarna l'eterna lotta tra bene e male, scavalcando i canonici manicheismi del genere fantasy; il progetto di partenza, intitolato "The Legend of Darkness" subisce però dei forti tagli e riscritture per motivi di budget e di target e finisce inevitabilmente per perdere il suo appeal; uscito nelle sale dopo tre anni di gestazione, dovuti tra le altre cose ad un incendio che distrusse i teatri di posa 007 ai Pinewood Studios bloccando la produzione, "Legend" si impone subito come una delle pellicole visivamente più ricche ed affascinanti di sempre, ma anche come un film dalla storia semplicemente inconsistente.


In un mondo popolato da spiritelli della foresta e goblin, animali mitici e fate, l'oscuro Signore delle Tenebre (Tim Curry) decide di privare il creato della luce del sole, a lui nociva; per farlo incarica il goblin Blix (Alice Playten) di compiere un sacrificio immane: uccidere i due unicorni, le creature più sacre al mondo. Nel frattempo, nel bosco, la giovane principessa Lili (Mia Sara) e il figlio dei boschi Jack (Tom Cruise) avvicinano i due unicorni per celebrare il loro amore; Blix coglie l'occasione ed uccide l'unicorno maschio, privandolo del suo corno; una maledizione si abbatte così sul mondo e un gelido inverno comincia ad avvolgere ogni creatura; spetterà a Jack e Lili, assieme all'elfo Gump (David Bennent) e alla fata Oona (Annabelle Lanyon) recuperare il corno e sconfiggere il malvagio Signore delle Tenebre.


Abbandonata ogni velleità innovativa, Scott dirige un fantasy privo di qualsiasi mordente; della splendida idea iniziale resta pochissimo, giusto il concetto basico del peccato commesso dai giovani protagonisti a causa della loro ingordigia e della quest fantastica riletta come forma di redenzione; ma anche tale argomento diviene mero espediente narrativo per far proseguire l'esilissima storia, che come al solito viene basata sullo scontro tra un bene assoluto ed un male privo di rimorsi.
La struttura di "Legend" ricalca volutamente più quella di una favola che di un fantasy, si compone di tre ambientazioni (il bosco, la casa dei contadini e la fortezza del Signore delle Tenebre) e pochi personaggi: due protagonisti innamorati, un antagonista ed un pugno di gregari, tutti rigorosamente tagliati con l'accetta; Jack è l'eroe impavido, chiamato, si, a compiere la missione suo malgrado, ma la cui caratterizzazione è basica e priva di sfaccettature; e l'interpretazione piatta di un giovanissimo Tom Cruise non aggiunge nulla al personaggio, se non il fascino e la fisicità che lo renderanno di lì a poco una star; la giovane Lili appare invece per certi versi come un personaggio un attimo più interessante: una principessa che sembra uscita da un film Disney, che entra in scena addirittura cantando, ma che rinuncia subito al suo ruolo di bella in pericolo per divenire anch'essa parte attiva nella vicenda; è lei che decide ancora prima di Jack di salvare l'ultimo unicorno rimasto e una volta rapita da Tenebre usa l'astuzia e la mestizia femminile per ingannarlo e salvare la situazione.


La vera star del film è però il villain, il Signore delle Tenebre, interpretato dall'istrionico Tim Curry bardato sotto il pesante e magnifico make-up di Rob Bottin; Tenebre è l'incarnazione stessa del male, un archetipo totale fin dal suo design, caprino e cornuto come tutti i demoni della tradizione medioevale; una creatura spaventosa e possente a cui Curry dona un carisma immenso tramite la gestualità teatrale e la forte espressività, incredibile dato il forte trucco che ne copre gran parte del volto. Scott introduce lui come primo personaggio e lo usa come vero e proprio motore della storia; per renderlo ancora più inquietante ne cela le apparenze per più di metà del film, affidandosi unicamente alla voce magniloquente ed elegante di Curry; e quando decide di mostrare il suo mostro, lo fa in grande stile, facendolo emergere da uno specchio, ideale metafora del male insito anche nelle creature più innocenti.
Presenza scenica che ne oscura la scialba caratterizzazione, talmente basica da risultare a tratti forzata; eppure, il background del personaggio e la sua mitologia, per quanto scontate, sono state persino oggetto di plagio: in "Thor: The Dark World" (2013) il cattivo Malekith altro non è se non un'imitazione di Tenebre immerso in un mondo fantasy/Sci-Fi, tant'è che anch'egli vuole distruggere la luce per qualche non meglio precisato motivo.


Se i piatti personaggi possono trovare una loro ragione d'essere nella loro natura archetipica, del tutto priva di scusanti è la sceneggiatura di Hjortsberg: lineare, scontata e prevedibile, manca di mordente nelle scene più importanti, come nel duello finale, e non riesce mai a inventare sequenze davvero da antologia; i modelli di riferimento sono classici: le fiabe dei fratelli Grimm, il Peter Pan di Barrie e le leggende nordiche, le quali dovevano essere rilette in chiave metaforica e post-moderna; ma del progetto iniziale di Scott rimane giusto il confronto tra Tenebre e Lili e il discorso finale sull'inscindibilità tra bene e male (presente però solo nell'edizione Director's Cut); script che fallisce persino nel dare rilevanza comica ai personaggi di Screwball e Brown Tom, simpatici ma mai davvero divertenti, e che qua e là sfoggia anche buchi ed incongruenze; troppo forzata appare infatti la love story tra Tenebre e Lili, che sembra introdotta giusto per far proseguire la storia verso il terzo atto; non si capisce a cosa serva il personaggio di Nell e la gelosia di Oona verso Jack è del tutto pretestuosa; si arriva persino a cancellare dei personaggi in corso d'opera, come Blix e il suo compare, che scompaiono circa a metà film.


Fortunatamente, Scott dimostra di avere maggiore dimestichezza con l'argomento fantastico e crea una messa in scena barocca ed affascinante in cui far muovere i personaggi. Ricostruiti tutti gli ambienti in studio, Scott si affida alla splendida fotografia di Alex Thomson per creare dei veri e propri quadri in movimento; a discapito della natura artefatta degli ambienti, la messa in scena è di una verosomiglianza incredibile, tanto da far sembrare il film girato in un vero bosco.
Ogni immagine è ricca di particolari, dalla costruzione plastica e profonda; in ogni scena Scott usa elementi barocchi per aumentare il senso di meraviglia, come bolle di sapone, petali di rosa o brillantini, ed immerge tutta la vicenda in un'atmosfera onirica unica. Su tutte, due sono le scene che meritano di essere esaltate: l'uccisione dell'unicorno alla fine del primo atto, alternata alle splendide riprese subacquee di Jack, e la corsa di Lili nei meandri del palazzo di Tenebre, sospesa in uno stato di inquietitudine tra sogno ed incubo, che culmina con la magnifica entrata in scena dell'antagonista, in una sequenza da antologia del fantastico.
L'uso magistrale della luce negli ambienti e le ricche scenografie creano uno spettacolo unico, ammaliante e che resiste perfettamente alla forza del tempo; rivisto oggi, a quasi trent'anni dalla sua uscita, "Legend" non ha perso un grammo della sua forza immaginifica, a differenza di molte altre produzioni del periodo. E a differenza delle odierne produzioni fantasy, il suo fascino non risiede tanto negli effetti speciali, quanto nella cura che Scott riversa in ogni singola immagine, nella costruzione maniacale di ogni scena, nei tagli di luce ricercatissimi e fisici, mai affidati alla post-produzione, rendendo ogni singolo fotogramma vivo e pulsante. E sopratutto, Scott riesce nel miracolo di non far scadere la storia nel ridicolo, sapendo sempre quando e quanto sottolineare gli aspetti comici e quelli seri.


Ipnotico nello stile, scialbo nei contenuti, "Legend" resta comunque uno degli exploit più interessanti del fantasy anni '80, nonchè uno degli esponenti più spettacolari dell'intero filone; tutt'oggi, a discapito delle migliori tecnologie impiegate e dei budget di gran lunga superiori, nessun fantasy è riuscito a raggiungere la sua genuina potenza visiva. Fatto sta che all'epoca della sua uscita fu un flop cocente, che assieme ai magri incassi di "Blade Runner" portò Scott a ripensare il suo cinema, facendolo ripiegando su progetti meno espansivi e sperimentali; e assieme ai flop di "Krull" (1984) e "Red Sonja" (1985) pose fine alla moda del fantasy made in Usa.



EXTRA

Sono ben 3 le versioni esistenti del film: la Theatrical Cut europea, quella americana e la Director's Cut, di recente pubblicata solo per il mercato home-video.
La prima versione soffre di un montaggio insicuro, che accorcia inspiegabilmente molte sequenze privandole di pathos e talvolta persino di logica, ma presenta la colonna sonora voluta da Scott e composta da Jerry Goldsmith, che si sposa perfettamente con le spettacolari immagini del film.
Nella Theatrical Cut per il mercato americano, invece, la colonna sonora è stata composta dai Tangerine Dreams, le cui sonorità elettroniche mal si adattano all'atmosfera fiabesca, finendo per risultare tronfie e (oggi) datate; oltre allo score sono state inserite anche un paio di canzoni di Brian Ferry, anch'esse decisamente indigeste. Oltre alla colonna sonora, questa versione presenta un montaggio diverso, che aggiunge un testo introduttivo nel prologo ed una scena inedita durante l'epilogo: la resurrezione dell'unicorno e il ritorno di Tenebre sovrapposta all'ultima inquadratura. E' inoltre presente un inquadratura in più nella prima scena: un primo piano di Tenebre durante l'incontro con Blix, nel quale il demone appare immerso in una luce blu e con occhi ed artigli fluorescenti:


Oltre a privare del suo carisma diabolico il personaggio, questa nuova versione lo introduce già nei primi minuti, rovinando la sua spettacolare entrata in scena durante il secondo atto.
La Director's Cut è invece la versione più riuscita, che estende molte scene, tra le quali in confronto finale tra Tenebre e Jack, nel quale viene reintrodotto anche il concetto di inscindibilità tra luce ed ombra; anche l'epilogo è diverso rispetto alle versioni viste al cinema: Lili non resta nel bosco con Jack, ma afferma che tornerà a trovarlo e lui promette di sposarla. Tuttavia, in questa versione mancano le due sequenze più importanti presenti nell'edizione americana: la resurrezione dell'unicorno e sopratutto la risata di Tenebre sovrapposta all'ultima inquadratura, a testimonianza della sua mancata sconfitta. A conti fatti, la Director's Cut resta però la versione più completa e narrativamente compatta.

L'influenza del film sulla serie di videogames "The Legend of Zelda" (cominciata nel 1986) è fatto ormai risaputo: i personaggi di Link, Navi, Zelda e Ganondorf sono praticamente ricalcati su quelli di Jack, Oona, Lili e Tenebre, così come il mondo di Hyrule, con i suoi boschi fatati e i sotterranei irti di scheletri e fiamme, sembrano ispirarsi esplicitamente ai set del film.


Tuttavia sono forse in pochi i videogiocatori ad aver notato un altro debito di ispirazione verso il film di Scott: durante la scena nelle segrete, uno dei due cuochi-boia ha un copricapo a punta ed usa come arma un gigantesco coltello, chiara fonte di ispirazione per lo spaventoso Pyramid Head, incubo ricorrente nella serie di giochi di "Silent Hill" a partire dal suo secondo capitolo.


All'epoca dell'uscita di "Legend", Tim Curry era già famoso per aver interpretato un altro iconico personaggio "travestito": il Dottor Fank-N-Furter nel cultissimo "The Rocky Horror Picture Show".


Nel 1990 Curry avrebbe poi interpretato un altro famoso mostro dal make-up pesante e grottesco, un villain iconico e ben più orrorifico del Signore delle Tenebre, responsabile di alcuni dei peggiori traumi infantili che gli spettatori dell'epoca potessero sperimentare: il pagliaccio di "It".

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