Star Wars- Episode III- Revenge of the Sith
di George Lucas.
con: Ewan McGregor, Hayden Christiansen, Natalie Portman, Ian McDiarmid, Frank Oz, Samuel L.Jackson, Christopher Lee.
Azione/Fantastico
Usa, 2005
L'ossessione dei fanboys di "Star Wars", si sa, non conosce confini. La loro volontà di trovare qualcosa di buono in quell'accozzaglia di pessima CGI, personaggi inesistenti e storie risibili chiamata "nuova trilogia" è talmente forte e smodata da farli somigliare al Luke Skywalker che cerca disperatamente di trovare del buono nel genitore passato al lato oscuro. Al punto che finanche una pellicola scialba e stupida come "La Vendetta dei Sith" passa, da qualche anno a questa parte, come "unico esito decente" del revival operato da Lucas.
Eppure, anche a voler essere buoni oltre che corretti, non si può davvero salvare un film come questo terzo (sesto) episodio della saga, afflitto da tutti i difetti dei suoi due predecessori e graziato unicamente da una sottotraccia narrativa interessante, ma mal sviluppata.
Come al solito, tutto ciò che rese celebre il primo "Guerre Stellari" (1977), qui viene ripreso e annacquato fin dalla prima sequenza: una battaglia stellare nella quale la CGI raggiunge, per una volta, uno status di credibilità, ma coreografata come uno scontro tra giocattoli, dove i caccia stellari non si affrontano ad armi spianate come in passato, ma con androidi che smontano i pezzi del "modellino" avversario, disinnescando automaticamente ogni forma di tensione. E nonostante il testo introduttivo esordisca con un roboante "E' guerra!", non si ha mai la sensazione, per tutto il film, di assistere ad un effettivo conflitto armato per il dominio galattico, visto che i due protagonisti Obi-Wan e Anakin non perdono occasione per fare battutine ironiche o lanciarsi frecciatine, alla faccia dell'enfasi o dell'epica.
Enfasi che si perde del tutto quando ci si accorge di come "Episodio III" sia il film nel quale lo stile di Lucas tocca il fondo. Ogni singola scena (salvo rarissimi inserti) è girata con green-screen e doppia macchina da presa in contemporanea per girare, all'unisono, campo e controcampo nei dialoghi. Ogni sequenza diventa piatta: la messa in scena è nulla, i personaggi non fanno altro che scambiarsi dialoghi vacui e stupidi stando in piedi o seduti, non c'è mordente, non c'è azione a trascinare gli eventi, solo parole, discorsi sulla politica talmente basilari da suscitare i nervi più che il riso e slanci romantici talmente smielati da cariare i denti.
La commistione tra attori e personaggi in animazione 3D raggiunge il fondo nel combattimento tra Obi-Wan e il generale Grivieus, personaggio che compare di punto in bianco, senza che lo spettatore che non conosca la serie "Clone Wars" possa anche solo intuire chi sia e cosa voglia; il loro duello è palesemente finto: Grivieus volteggia quattro spade laser, mentre lo jedi risponde a risatine, a dimostrazione di come McGregor sul set non avesse davanti nulla che non fosse un pezzo di tela colorata. Lo scontro è privo di mordente e di fisicità: i colpi non hanno peso, né ripercussioni. La magia del Cinema, dell'illusione di un effetto speciale che sembra reale quanto gli attori, che fece la fortuna della "trilogia classica", viene del tutto disintegrata.
Al solito è inutile parlare di caratterizzazioni o sviluppo dei personaggi, del tutto inesistenti. Padmè, Obi-Wan, Yoda e il Mace Windu di Samuel L.Jackson sono solo dei cartonati che fanno procedere l'esilissima storia, lanciando battutine, facendo faccette e snocciolando frasi noiose. L'enfasi viene posta di più, e finalmente verrebbe da dire, su Anakin ed il suo rapporto con Palpatine. Il giovane viene affascinato dal lato oscuro propinatogli dall'anziano senatore ed i loro dialoghi, per quanto talvolta frettolosi, sono la parte migliore del film.
Peccato che Lucas, come al solito, si sia dimenticato di ciò che rese il personaggio affascinante nel vecchi film: la seduzione del Male che subisce. Ora Anakin non è più un "giovane jedi sedotto dal lato oscuro", ma un innamorato che cede alle lusinghe dell'oscurità per salvare il suo amore adolescenziale. Non solo non si riesce a concepire un modo più complesso e credibile per causare la caduta del personaggio, ma, così facendo, lo si appiattisce in una maniera ridicola, sino a doverne giustificarne le azioni, non essendo possibile per Lucas concepire un personaggio che si abbandona volontariamente al male. E quando Anakin e Palpatine intavolano il dialogo nella famosa scena del teatro, vera delizia per i fans che vi vedono l'apice dell' "epica" starwarsiana, si resta attoniti dinanzi alla storia che si sarebbe potuto vedere su schermo ma che si è preferito relegare ad un paio di linee dialogiche. Lucas, come al solito, sottovaluta il suo pubblico, crede che la complessità spaventi lo spettatore e concede solo pretesti narrativi per gli effetti, come il peggior prestigiatore da baraccone che si possa immaginare.
Effetti che divorano, oltre la narrazione, anche stile ed estetica. Davvero insostenibile quel duello finale nella lava che sembra uscito da un videogame, per coreografia, ambientazione e totale mancanza di enfasi. Semplicemente inguardabili le sequenze di guerra tra cartoni animati del tutto prive di mordente. E quando la violenza fa capolino, si è spiazzati per il modo in cui mal si amalgama con il resto.
Come se non fosse abbastanza "Episodio III" è oltretutto un film genuinamente stupido. Non si riesce a credere ad un massacro di cavalieri dai poteri sovrannaturali ed ai limiti dell'onnipotenza effettuato da un manipolo di soldati armati di soli fucili. Si ride di gusto dinanzi alle vessazioni adolescenziali dei due amanti e alla paura infantile di Anakin per la morte. Si ride di pancia nella sequenza della morte di Padmè, che "si rifiuta di vivere", qualsiasi cosa voglia dire. E ancora di più nella scena in cui l'iconico Darth Vader perde ogni forma di fascino e carisma gridando quell'ilare "Noooooooo!", giustamente divenuto un tormentone. Ci si straccia la faccia dinanzi all'idiozia del duello "gemello" tra Yoda e l'Imperatore, dove ad un certo punto, per nessun motivo apparente, il primo decide di andarsene e lasciare che l'Impero del Male trionfi, stratagemma di scrittura di una pigrizia rivoltante.
E si ride ancora dinanzi alla totale incapacità di Lucas di dare una continuità alla sua stessa visione: come sempre, risvolti di trama ed intere sequenze cozzano con quanto visto nella "trilogia classica". Perchè se sulla carta sembrava simpatico far abitare Luke sul pianeta natale di Anakin, in prospettiva non si capisce per quale motivo il saggio Yoda decida di lasciarlo proprio lì dove il padre potrebbe trovarlo con più facilità. Quanto a Leia, Lucas si è dimenticato di come ne "Il Ritorno dello Jedi" (1983) parlasse di sua madre, che di fatto non ha mai conosciuto. E come sempre gli jedi riservano l'assenza di continuità più marcata: a quanto pare l'abilità di sopravvivere alla morte non è innata in chi muore, ma in chi li osserva; sorge quindi il dubbio su come Luke potesse vedere senza problemi il fantasma di Obi-Wan, mentre questi necessita di uno speciale addestramento per farlo.
Superato il ridicolo, l'inconsistenza, la mancanza di continuità e le idiozie assortite, quel che resta è uno spettacolo vuoto, compiaciuto nell'abuso di effetti, senza nè arte nè parte e sopratutto senz'anima. Un film infantile, ridicolo, genuinamente cretino, il perfetto veicolo per vendere il marchio, per lucrare sulla buona fede e, purtroppo, sulla stupidità dei fans. Un prodotto fatto da un uomo ormai privo di talento e pensato per gente senza pretese e senza cervello. Un affronto a quanto di buono c'era in passato nella "saga cosmica" per eccellenza" e a quanto di buono possa esserci nel cinema di puro intrattenimento.
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