lunedì 19 settembre 2016

Welcome to New York

di Abel Ferrara.

con: Gerard Depardieu, Jacqueline Bisset, Marie Moutè, Paul Calderon, Paul Hipp, Shanyn Leigh, Amy Ferguson, Ronald Guttman.

Usa, Francia 2014

















Il 14 Maggio 2011, a New York, viene arrestato il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn; l'accusa è di molestia sessuale nei confronti di una cameriera di mezza età del hotel presso il quale soggiornava. Lo scandalo esplode con fragore anche a causa della nomea che Strauss-Kahn si porta dietro da anni, quella di impenitente sesso-dipendente, il cui vizio è stato spesso utilizzato da giovani arrampicatrici sociali per ottenere ogni favoritismo di sorta.
Quattro anni dopo, Abel Ferrara presenta a Cannes "Welcome to New York", rielaborazione del tutto personale della vicenda e, sopratutto, della figura di Strauss-Kahn, suscitando scandalo e riuscendo a ritrovare, in parte, l'ispirazione smarrita con il precedente "4:44- L'Ultimo Giorno sulla Terra" (2011).



A Ferrara non interessa ricostruire i fatti, non vuole sviscerare il caso giudiziario ed umano dietro lo scandalo, piuttosto dare un proprio giudizio su di una figura controversa. "Welcome to New York" è sin dal suo primo fotogramma una visione d'autore nel quale i fatti vengono filtrati e rielaborati. Così come Bergman fece ne "L'Ora del Lupo" (1968), anche Ferrara apre il suo film con una ammissione di falsità: mette in scena una finta intervista a Gerard Depardieu mentre parla del personaggio e tra i giornalisti è possibile scorgere anche Shanyn Leigh, che più avanti comparirà anche nei panni di una delle sue "vittime".
La sua è di fatto una nuova disanima su di un personaggio perso nel vizio. Deveroux è l'ennesimo "dannato" del cinema di Ferrara, un uomo smarrito in un mondo oscuro (torna la fotografia contrastata con neri cupissimi), del tutto incapace di emanciparvisi, nonostante la coscienza della propria perdizione.




Deveroux vive del corpo di Depardieu, dei suoi lineamenti forti, del suo ventre imponente; più che un uomo, è un animale, un essere del tutto dedito al compiacimento dei bassi istinti. Per tutto il primo atto, prima nel suo ufficio a Lille, poi a New York, lo vediamo abbandonarsi voracemente al sesso, usato esclusivamente come strumento di appagamento personale. Ad accompagnare le sue azione sono spesso grugniti e gemiti suini e quando viene arrestato comincia a muoversi nella cella come un animale in gabbia.  Deveroux è un essere umano regredito allo stato animalesco, il cui vizio non è l'irrefrenabile sessualità in sè stessa, quanto il suo usarla per il puro compiacimento.
Ma Deveroux è anche uomo di potere, presidente della "banca mondiale", uomo dalle risorse illimitate. Il suo è il ruolo di un moderno Caligola, un essere che incarna il lato più squallido della politica; non per nulla, il vero scandalo viene mostrato quando usa la sua posizione per cercare di concupire una ragazza non consenziente (l'attricetta interpretata dalla Leigh) o quando, nella "pietra dello scandalo", cerca di sottomettere la cameriera, ossia l'esponente di una classe disagiata, un' "inferiore" dal suo punto di vista. La sua visione del potere è nichilista e secca: chi detiene il potere è corrotto nell'animo, reduce da un passato "sporco"; il vero potere porta con se o è effetto di un "male" che corrompe o ha corrotto la persona. Non esiste potere in grado che non distrugga il bene nell'essere umano e lui altro non è che un uomo che ne ha accettato il prezzo.



La coscienza del male porta non alla ricerca della redenzione, come avveniva ne "Il Cattivo Tenente" (1992). Deveroux accetta il suo status, non si scusa, per tutto il film mente a chiunque e manipola chi gli sta in torno per il proprio tornaconto. Al contempo non cela il suo carattere immorale neanche con i suoi familiari (la cena in cui conosce il fidanzato della figlia) e sottolinea come in fondo molti altri politici non sono diversi da lui.
Il discorso di Ferrara trova però un limite nel momento in cui decide di giustificare lo status del suo personaggio, in modo non dissimile da quanto fece in "King of New York" (1990). Nel momento più riuscito del film su di un piano strettamente narrativo, Ferrara dà voce alla sua coscienza, rinunciando alla messa in scena naturalistica che fino ad allora utilizzava, per fare luce sul suo passato: Deveroux altro non è che un ex idealista, un uomo che credeva di poter cambiare il mondo per il tramite del potere, ma che ha preso coscienza della sua impossibilità. Il vizio finisce così per discendere dalla disillusione, diviene figlio di un nichilismo di pura occasione, non di una scelta ponderata. Da qui il vero scandalo: dare una forma fin troppo umana al male, rivisitandolo come pura reazione ai casi della vita. Discorso che se immerso in un contesto socio-politico più dettagliato e non cucito addosso ad un personaggio tutto sommato sgradevole, ben avrebbe potuto essere condivisibile, ma che, nel mero contesto di quanto raccontato, appare del tutto pretenzioso, quasi velleitario, ai limiti del radical chic.






Ristrettezza di vedute che fa il paio con una sceneggiatura troppo dispersiva. Le due ore di durata sono eccessive, l'uso dei flashback frammenta inutilmente la narrazione e l'insistenza sugli aspetti scabrosi del personaggio rende il tutto ridondante. Ferrara non riesce mai davvero a rendere memorabile il percorso distorsivo del suo personaggio, non riesce mai davvero a creare una forma empatica (positiva o negativa che sia) con la materia narrata.




Il suo tocco si avverte, semmai, nelle scene in cui Deveroux si confronta con la moglie Simone (una ritrova Jacqueline Bisset), permettendo ai due attori di creare performance incisive. Ma al di là di queste sequenze, "Welcome to New York" si configura come un saggio dal sicuro fascino, ma in parte sbagliato e privo dell'incisività che fece grande il cinema dell'autore negli anni '90.

1 commento:

  1. Ne ho letto recensioni pessime e qualcuna che lo esaltava. Sono affezionato a Ferrara dai tempi de Il Cattivo Tenente, uno dei miei film mito dell'adolescenza... gli darò una chance!

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