domenica 23 maggio 2021

Army of the Dead

di Zack Snyder.

con: Dave Bautista, Ella Purnell, Theo Rossi, Omari Hardwick, Matthias Schweighoffer, Ana de la Reguera, Hiroyuki Sanada, Garret Dillahunt, Tig Notaro, Raul Castillio, Nora Arnezede.

Azione/Horror

Usa 2021














Al suo meglio, Zack Snyder è in grado di creare racconti pacchiani ma tutto sommato simpatici, al suo peggio, d'altronde, è stato in grado di distruggere l'eredità di un intero filone, lo zombie-movie alla Romero, con l'imperdonabile esordio "L'Alba dei Morti Viventi". E poi arriva "Army of the Dead", pellicola dalle grosse ambizioni, che ritorna al filone dei non-morti mischiandolo con l'heist movie e l'action, senza riuscire mai a coinvolgere, convincere o anche semplicemente ad intrattenere.


La trama è solo in apparenza singolare: un epidemia zombie colpisce Las Vegas, la quale viene letteralmente recintata come territorio ostile. Il misterioso Tanaka (Hiroyuki Sanada) ingaggia l'ex soldato Scott Ward (Dave Bautista) con l'incarico di recuperare un bottino milionario dal caveou di un casinò della Città del Peccato.


Tipica storia da heist movie impiantata in un universo horror. Solo che gli zombi di Snyder, come da copione, sono agili, veloci e intelligenti e finiscono per somigliare più agli orchi de "Il Signore degli Anelli" che a cadaveri putrescenti rianimati. Il loro ruolo è presto detto, ossia quello di semplice ostacolo da aggirare. Tutta la componente horror si riduce così a blandi spaventi e tanto splatter, gratuito e compiaciuto. L'unica scena in cui Snyder decide di alzare l'asta della tensione è quella degli zombi "ibernati", tolta la quale la suspanse torna a latitare.


Tutta la vicenda si risolve così in un film di rapina che manca di originalità e, quel che è peggio, personalità. Tutti i personaggi sono blandi e i loro conflitti interiori sono quanto di più vecchio si possa pensare: dal protagonista che cerca di ritrovare un legame affettivo con la figlia al cameratismo dell'afroamericano con il ragazzetto bianco imbranato, passando per il doppiogiochista, tutte le personalità sanno di già fatto e già visto e, di conseguenza, la vicenda si arena subito nel territorio del freddo. Unica nota di originalità viene data dal modo in cui l'apocalisse viene scatenata, che potrebbe rientrare tranquillamente in un'ideale top five delle situazioni più assurde viste in horror "serio" da sempre.


Snyder non controlla il ritmo, il quale è stantio fino a circa 40 minuti dalla fine, il che su ben 140 minuti di durata è un difetto non da poco. La vicenda non decolla mai e le sequenze action, quando arrivano, sono anch'esse blande e prive di ispirazione. Se i ralenty sono meno di quanto ci si sarebbe aspettato, il buon vecchio Zack trova nelle trafocature ecessive il suo nuovo luogo comune di messa in scena, abusandone fin da ora; complice anche il fatto che abbia curato l'intera fotografia in prima persona, il che lo porta, oltre ad esagerare con il prorpio stile barocco, anche a creare immagini talvolta troppo scure, forse perché pensate per il grande schermo, piuttosto che ad una realease in streaming.


Alla fin fine, più che ad un esponente del filone action horror, sembra di assistere ad un'imitazione fuori tempo massimo del "1997: Fuga da New York" di Carpenter, il quale terzo capitolo mai realizzato avrebbe avuto proprio dei morti viventi al centro della vicenda; un film talmente blando e stupido che sembra quasi uno dei famosi "cloni" di Bruno Mattei, solo con un budget di alto profilo.

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