giovedì 26 ottobre 2023

Phantasm IV: Oblivion

di Don Coscarelli.

con: A.Michael Baldwin, Reggie Bannister, Angus Scrimm, Bill Thornbury, Heidi Marnhout.

Fantatico/Horror

Usa 1998
















Il successo di "Phantasm III- Lord of the Dead" fu magro persino in quei pochi paesi dove fece una fugace apparizione in sala. Eppure, dato anche lo scarso budget, fu considerto lo stesso un successo, tanto che Coscarelli si mise praticamente subito all'opera per un quarto capitolo. 
Quarto capitolo che avrebbe dovuto sia risolvere la situazione lasciata in sospeso nel precedente e dare una conclusione a tutta la storia, sia far tornare la serie alle atmosfere rarefatte che la caratterizzavano. Un'operazione seria e complessa, nella quale entra in gioco anche un soggetto insospettato, ossia Roger Avary, ex collaboratore di Quentin Tarantino e all'epoca fresco dell'Oscar per "Pulp Fiction".
Avary era da sempre fan della serie e scrisse una sceneggiatura intitolata "Phantasm 1999" che definire ambiziosa sarebbe eufemistico, nella quale Mike è preda del Tall Man e Reggie deve salvarlo, come nel film precedente, ma il tutto è ambientato in un mondo devastato dagli esseri extradimensionali, con Reggie che si muove a bordo di una 'cuda corazzata e stringe alleanza con un gruppo di guerriglieri capitanati niente meno che da Bruce Campbell.
Malauguratamente, il budget per portare in scena uno script del genere era fuori portata: la Universal, a causa di alcuni screzi avuti con il regista durante la produzione di "Lord of the Dead", abbandonò Coscarelli, il quale trovò un partner nella MGM che, a sua volta, gli propose un accordo strambo, ossia creare un quarto capitolo a basso budget e con i capitali ottenuti dare vita a "1999".
"Oblivion" entrò così in produzione con un insieme di fondi a dir poco miserevole, tanto che Coscarelli è letteralmente costretto a riutilizzare parte del materiale scartato del primo film per far arrivare la durata a novanta minuti scarsi. Nonostante questo, il risultato è tutt'altro che disprezzabile.



La trama, come già nel copione di Avary, riprende lo spunto del capitolo precedente. Liberato dal Tall Man, Reggie si rimette sulle tracce di Mike, che il diabolico alieno sta cercando di concupire.
Il punto di vista, questa volta, è quasi esclusivamente quello di Mike, con A.Michael Baldwin finalmente di nuovo al centro dell'attenzione e con Reggie che torna ad essere un grlorificato comprimario. Tanto che la storyline di quest'ultimo ne riporta tutti i luoghi comuni, con i rocamboleschi combattimenti e l'incontro con una bella ragazza di turno che come sempre lo manda in bianco. Ma anzicché dare un senso di deja vù, questi riescono lo stesso ad intrattenere per merito della mano del regista: il combattimento con il poliziotto-zombie è quasi da antologia, così come la scena nella quale le sfere-vampiro fuoriescono dai seni della bella Heidi Marnhout.




Nella storyline di Mike, Coscarelli può invece dar vita a quel deserto surreale che avrebbe dovuto ospitare il film precedente; e il modo in cui inquadra gli ampi spazi e le forme dei personaggi è semplicemente bello, con inquadrature pittoriche che a momenti ricordano David Lean.
Talento visivo che torna anche nella bellissima scena della Los Angeles deserta, con l'immagine iconica del Tall Man che si aggira tra strade deserte.
In generale, la sua mano torna ad essere salda e, oltre alla bellezza visiva, riesce a creare di nuovo l'aura onirica che caratterizza la saga.



Sul piano narrativo, "Oblivion" bene o male funziona, tendendo a chiarificare le origini del Tall Man e dei viaggi transdimensionali. Queste vengono ricondotte al personaggio di Jebediah Morningside, necroforo della Guerra di Secessione che, ossessionato dal concetto di morte, crea una macchina in grado di aprire varchi nello spazio-tempo e viene "posseduto" dall'entità poi nota come Tall Man.
Al di là della storia in sé, Coscarelli torna a scanagliare la psiche di Mike e il suo rapporto con Jody, figura qui più ambigua rispetto al terzo film. Il ricorso alle scene del primo film aiuta a dare profondità al tutto e persino ad incrementare l'atmosfera sospesa, come nella scena dell'impiccagione e nel bel epilogo.




In generale, nonostante gli scarsi valori produttivi, "Oblivion" funziona davvero bene e anzi proprio a causa della scarsezza di mezzi riesce ad avere un look arthouse e da video-art che gli dona maggiore personalità. 
L'unico vero difetto risiede in quel finale aperto che non troverà soluzione se non decenni dopo la sua uscita (e comunque solo in parte). Lo scarso riscontro ottenuto nelle videoteche sarà micidiale per la serie (al punto che in Italia è stato distribuito solo in epoca recente, direttamente nel bel cofanetto Blu-Ray della Midnight Factory contenente tutta la saga) che di fatto non si riprenderà mai più davvero.
Assodata l'impossibilità di creare un capitolo definitivo, Coscarelli abbandonerà praticamente per sempre i personaggi che lo hanno reso celebre e firmerà qualche altra opera interessante, lasciando i fan per sempre orfani di un epilogo degno di tale nome.

2 commenti:

  1. Girato con niente, ma niente davvero, solo con il talento di Coscarelli. La scena del Tall Man che cammina per una città vuota è la prova di quel talento per un film al limite del "Guerrilla style", tutte le parti nel deserto, mi fanno venire voglia di un "La Torre Nera" diretto da Coscarelli, il primo libro in mano sua farebbe scintille ;-) Cheers

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    1. Concordo su tutto. Su "La Torre Nera" ricordo che dicesti che Richard Stanley ne sarebbe stato un ottimo regista. Concordo anche su quello, ma vorrei davvero vederne un adattamento diretto da Coscarelli.

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