martedì 23 aprile 2024

Late Night with the Devil

di Cameron & Colin Cairnes.

con: David Dastmalchian, Laura Gordon, Ian Bliss, Fayssal Bazzi, Ingrid Torelli, Rhys Autieri, Georgina Haig, Josh Quong Tart, Tamala Shelton.

Usa, Australia, Emirati Arabi 2023


















C'è qualcosa di sottilmente inquietante nelle dirette televisive. In quanto telespettatori, sappiamo che quanto avviene sul piccolo schermo è reale, per questo quando succede qualcosa di imprevisto, tutto diviene imprescindibilmente coinvolgente e infinitamente sconvolgente. 
I giovani filmmaker australiani Cameron e Colin Cairnes sono coscienti di tale forma di percezione e decidono di porla alla base del loro terzo lungometraggio. "Late Night with the Devil" è una sorta di omaggio alla forza sconvolgente del tubo catodico, una reminiscenza televisiva che del mezzo riprende gli stilemi per metterli al servizio di un racconto orrorifico raccapricciante, ma anche goffo.




31 Ottobre 1977. Il celebre conduttore Jack Delroy (Dastmalchian), autore e front man del talk show "Night Owls", da sempre coinvolto in una lotta di ascolti con il rivale Johnny Carson, si gioca il tutto per tutto con uno special di Halloween nel quale ospita, tra gli altri, anche la giovane sopravvissuta ad una setta satanica. Cosa che, ovviamente, porterà a conseguenze disastrose.




Come avvenne qualche anno fa con "Antrum", anche i Cairnes optano per il registro del mockumentario: il film altro non è se non un montaggio della registrazione della trasmissione con aggiunte dal dietro le quinte e con un'introduzione para-documentaristica volta ad introdurre il protagonista e il suo show.
L'uso di tale stile è anche di buona fattura, con la maggior parte del film costruita proprio come una puntata del talk. Ma i due registi decidono di restare attaccati allo stilema il giusto: gli intermezzi in bianco e nero che colmano gli spazi pubblicitari, benché girati con camera a mano e in teoria parte del dietro le quinte, sono fin troppo fasulli per risultare davvero parte del finto documentario.  E la disattenzione verso la grammatica è il punto debole che fa crollare tutta l'operazione.




Purtroppo, tutto il sistema del mockumentario si regge totalmente su di un'unica premessa, ossia che quello che si guarda è finto, ma potrebbe essere vero, ingenerando una particolare sospensione dell'incredulità. La cui particolarità, tra le altre cose, consiste proprio nella facilità con cui può crollare.
Vendendo gli inserti in bianco e nero come parte del dietro le quinte, "Late Night" vuole farci credere che ciò che sta accadendo sia vero all'interno del racconto e di come la macchina da presa sia elemento diegetico ad esso. Ma quei controcampi perfetti nei dialoghi rompono l'effettiva credibilità dell'assunto, tirando lo spettatore fuori dal narrato. Tanto che sarebbe stato meglio eliminare quel prologo che svela la natura di quelle immagini, lasciando invece credere a chi osserva la loro natura di fiction, rendendole, paradossalmente, più credibili. Senza contare come nel finale l'intero registro mockumentaristico venga totalmente abbandonato in favore della fiction vera e propria, cosa che avrebbe reso tutto il racconto decisamente più compatto.
Finché il duo di registi decide di tenere il gioco, "Late Night with the Devil" bene o male incanta, restituendo quella sensazione di freschezza che solo la coscienza di una finzione ben orchestrata può restituire. Ma quando si decide di mollare la presa, l'indole convenzionale di tutto l'assunto appiattisce ogni forma di coinvolgimento e divertimento, rendendo questo exploit del tutto privo di mordente.



La storia, in fin dei conti, è risaputa: Jack Delroy ha letteralmente venduto la sua anima per lo showbussiness. Il vero demonio non è quello che appare in scena a gettare scompiglio, ma la fama, l'ambizione di successo che trasforma le persone in mostri poiché ad essa sacrificano quanto di buono hanno. E questa "rivelazione" arriva in realtà già nel prologo, rendendo la rivelazione finale del tutto inefficace.
Nulla di nuovo, nulla di originale, quindi. Tanto che persino la forma mockumentaristica risulta pleonastica, utilizzata solo al fine di dare una personalità ad un horror che, altrimenti, si sarebbe confuso nella folla. E c'è da dire che il ricorso a tale stilema estetico e linguistico, unito alla passione dei due registi per il periodo storico di riferimento, costituiscono la parte migliore di tutta l'opera, nonché la sua vera (parziale) salvezza.




L'influenza maggiore, al di là di quelle dichiarate, è quella dello special inglese "Ghostwatch", vero e proprio scherzo televisivo che nel 1992 causò attacchi di panico in tutta la Gran Bretagna. Da tale episodio, i Cairnes creano un bello spaccato dell'America degli anni '70, del "panico satanista", di quella sensazione di paura che serpeggiava tra le famiglie, impaurite da un male assoluto che per la prima volta poteva celarsi nella villetta affianco.
Le parole del narratore iniziale sembrano descrivere la visione che si cela dietro la creazione di "Cannibal Holocaust", ossia la capacità della televisione di portare nelle case tutta la violenza del mondo, ma anche quelle facce amichevoli pronte a confortare lo spettatore. "Night Owls" diventa così il coacervo di due forze opposte, una trasmissione con la quale rilassarsi e perdere al contempo ogni forma di pace interiore o esteriore, la portavoce di una tranquillità totale e di un orrore indicibile.




Il lavoro dei Cairnes è così sublime quando cerca di mimare il passato per riproporre uno stile televisivo e una ricostruzione storica ricreati con passione, ma si dimostra sin troppo indeciso sulla direzione da far prendere al racconto, creando un ibrido indigesto che nel finale vanifica quanto di buono fatto in precedenza.

Nessun commento:

Posta un commento