lunedì 31 ottobre 2016

31

di Rob Zombie.

con: Sheri Moon Zombie, Jeff Daniel Phillips, Richard Brake, Malcolm McDowell, Meg Foster, Larence Hilton- Jacobs, Kevin Jackson, E.G. Daily, Jane Carr, Pancho Moler.

Horror/Splatter

Usa, Inghilterra 2016















Gli exploit di "Halloween" e "Halloween II" non hanno di certo giovato alla carriera di Rob Zombie: più che ricreare il mito di Michael Myers, hanno generato una reazione violenta da parte dei fanboys del killer con la maschera bianca, furiosi per il trattamento riservato al loro beniamino. E per quanto in parte riusciti (sopratutto il secondo film), rappresentano in un certo senso un passo indietro per un autore il cui stile è basato sulla rielaborazione personale di modelli classici piuttosto che nella riproposizione di stilemi ormai usurati.
Per questo con "Le Streghe di Salem" (2013), Zombie ha voluto cercare di fare qualcosa di nuovo: un horror più classico, lontano dalle derive splatter e disturbanti di "The Devil's Rejects" (2005), più concentrato sulle atmosfere sinistre e sul personaggio della protagonista. Esito riuscito e decisamente interessante, prova della sua versatilità.
Ma con "31", Zombie ritorna al suo cinema più viscerale, riprende in mano il registro splatter per elevarlo ad un gore ancora più efferato di quanto visto in passato e aggiunge alcune nuove influenze al suo stile. Il tutto in un film piccolo, costato appena un milione e mezzo di dollari (racimolati grazie al crowdfounding) e girato in 20 giorni; una pellicola volutamente poco ambiziosa, scarna fino alla scarnificazione, che gli permette di giocare in piena libertà con alcune mode moderne.




A fornire la base, questa volta, sono due serie in parte lontane dalle corde di Zombie; da un lato, quella di "Saw", l'unica vera saga horror generatasi nel corso degli anni '00, dal quale viene ripresa l'idea di un gruppo di persone intrappolate dentro un "dungeon" infestato di pericoli; mentre dall'altro vi è il fenomeno transmediale di "Hunger Games", dal quale viene ripresa l'idea di un gruppo di ricconi che assiste al massacro per il proprio ludibrio. Entrambi gli spunti vengono naturalmente rielaborati e calati in un contesto ancora più sinistro e disperato, lontano dalle derive umanizzanti che le hanno caratterizzate.
Vittime sacrificali sono cinque artisti itineranti, tra i quali figurano Meg Foster e ovviamente Sheri Moon, moglie e musa. La loro caratterizzazione è basilare e non aiuta al coinvolgimento: come i ragazzetti di "House of 1000 Corpses" (2001), non hanno tratti caratteriali forti; ma se nell'esordio Zombie lasciava volutamente i suoi personaggi su di un piano bidimensionale in quanto pura carne da macello, il ruolo da veri protagonisti qui giocato dalle vittime rende la visione fredda; non si riesce a parteggiare per loro, né si è più di tanto scossi dalla loro dipartita. "31" finisce così per essere una visione puramente intellettiva, dove il divertimento deriva più che altro dalla messa in scena.




Sempre dal passato torna il setting settentiano, il white trash e il gusto per la secchezza. Abbandonate le geometrie rigorose di "Le Streghe di Salem", Zombie torna a costruire le sequenze in modo brutale, con inquadrature strette e sghembe e montaggio serratissimo per accentuare l'atmosfera malata e sporca.
Il suo immaginario è simile a quello di "House of 1000 Corpses", con clown assassini e rifiuti umani folli, ma si colora anche di una nota inedita: un rimando, doppio, alle fantasmagorie felliniane e al nazisploitation con la figura di Sick-Head (Pancho Moler), nano nazista che apre le danze del massacro. Ma la sua creatura più riuscita è qui Doom-Head, sorta di "boss finale" del gioco, incarnato dal ghigno storto di Richard Brake, una specie di Joker del white trash e nuova icona del cinema di Zombie dopo Capitan Spaulding.
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi: la trama basilare è puro pretesto per dar vita a sequenze macabre e crude, a dar sfogo al gore e alla cattiveria. I cattivi sadici e beffardi e le vittime brutalizzate fanno il loro gioco, nulla più nulla meno. Il tutto è quasi piatto, ravvivato dall'occhio dell'autore e dall'affiatamento del cast.




Ma pur puntando basso e sul sicuro, Zombie riesce a convincere grazie alla sua fantasia sadica e all'uso di un registro ancora più violento. Pur freddo e privo di sorprese, "31" è un film tutto sommato riuscito, folle e privo di speranza, cattivo e per questo estremamente divertente da guardare.




EXTRA


La critica gratuita, l'incapacità di un'analisi obiettiva, l'odio viscerale per tutto ciò che sia anticonvenzionale e lontano dai canoni: la mente dei fanboys è davvero un luogo ristretto e triste. Che finisce per sfociare nel ridicolo involontario quando decide di prendere di mira autori dotati di talento senza riuscire ad imbastire un discorso completo sul perchè dei loro fallimenti. E a Rob Zombie, in tal senso, è andata malissimo.
Basti vedere, in proposito, il canale YouTube di Horror Is Dead, dove l'utente dedica un'intero video di ben 30 minuti per distruggerne il lavoro. Senza riuscire mai a tirare fuori un ragionamento convincente che vada al di là del blando "fa tutto per soldi".



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