di Gareth Edwards.
con: Felicity Jones, Diego Luna, Forest Whitaker, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Alan Tudyk, Mads Mikkelsen, Wen Jiang, Riz Ahmed, James Earl Jones, Guy Henry, Genevieve O'Reilly, Valene Kane.
Avventura/Fantastico
Usa 2016
L'acquisizione da parte del colosso Disney della LucasFilm ha prodotto un risultato scontato: anche la saga di "Star Wars" è diventata un "panettone", un prodotto da servire ogni anno sotto le feste. E la moltiplicazione ad oltranza del brand ha portato, oltre alla creazione di una nuova attesissima trilogia iniziata con "Il Risveglio della Forza" (2015), anche ad una serie di spin-off che si alterneranno alla serie principale, in una pianificazione ultraquinquiennale delle uscite che ricorda quella di stampo sovietico adottata da Kevin Feige e soci per i film Marvel Studios.
Quest'anno è la volta del primo spin-off, "Roge One- A Star Wars Story", in teoria il più originale, ideale prequel del primo "Guerre Stellari" (1977). Affidata la regia al Gareth Edwards di "Godzilla" (2014), la Disney finisce così per produrre la più particolare incarnazione della "Galassia Lontana Lontana", nonché una delle migliori.
"Rogue One" è quasi una re-invenzione, una re-immaginazione di quell'immaginario lucasiano fondato con il primo film della serie e che troppo si era allontanato dalle coordinate primarie. Non ci sono Jedi, né spade laser; l'elemento mistico è quasi del tutto assente, impersonato unicamente nelle apparizioni di un Darth Vader che resta sempre sullo sfondo della vicenda, tornando ad interpretare quel ruolo di "braccio violento dell'Impero" per il quale fu inizialmente concepito. Al centro di tutto questa volta troviamo semplicemente i soldati ribelli, la loro cattiva organizzazione, le loro divisioni interne; e per la prima volta, la superiorità soverchiante delle truppe imperiali e la minaccia dei "soldati strabici" stormtrooper diviene davvero avvertibile.
Nelle mani di Gareth Edwards, lo script già di per sé particolare diviene la declinazione più ruvida dell'intera saga. Ripreso lo stile estetico originario di Lucas, Edwards lo eleva al livello successivo: ogni pezzo di tecnologia è più logoro che mai, mentre miniature ed animatronici la fanno da padrone, la fusione tra SFX, GCI e riprese dal vivo è sconvolgente; l'occhio è sempre ingannato dalle meraviglie della tecnologia ed il mondo di "Star Wars" è più vivo e credibile che mai. L'uso di campi lunghissimi per le sequenze nello spazio allontana "Rogue One" dai canoni estetici della saga e lo avvicina a quello della fantascienza hard sci-fi di "Interstellar" (2014), rendendo le visioni ancora più affascinanti. Ma la vera cesura con il passato si ha nell'esecuzione delle sequenze d'azione: prosciugate da ogni forma di esagerazione, Edwards le costruisce come quelle di un film di guerra vero e proprio, ponendo l'enfasi più sulla drammaticità che sulla spettacolarità.
Laddove la mano del regista e, sopratutto, del team degli effetti speciali vacilla è nella ricostruzione dei personaggi umani: la scelta di riportare in scena il Tarkin di Peter Cushing "riesumando" le sembianze del compianto attore britannico non paga; la tecnologia per rendere credibile la ricostruzione del viso e delle relative animazioni, benché avanti anni luce rispetto a "Tron: Legacy" (2010), è ancora lontanissima dalla perfezione, trasformandone il volto in una specie di inquietante cartone animato umanoide dalle espressioni poco credibili.
Ma al di là della semplice cura visiva, "Rogue One" stupisce per i toni drammatici: non c'è epica, non c'è umorismo neanche nei momenti più frenetici; i personaggi principali non sono che una sorta di "mucchio selvaggio delle stelle" alle prese con una missione suicida, il cui esito benché scontato riserva lo stesso drammatiche sorprese. Tutto è condotto in modo serio, ma senza scadere nel ridicolo involontario.
Voglia di serietà che porta anche alla rinuncia di alcuni dei tratti caratteristici della serie: niente più titoli a scorrimento obliquo che aprono trionfalmente la narrazione, niente più tema "galattico" di John Williams; l'atmosfera è pregna di un'irreprensibile serietà, quasi cupezza, pur nei limiti del possibile, trattandosi pur sempre di un film Disney.
Cura e serietà che purtroppo non si ritrovano nella caratterizzazione dei personaggi, troppo blanda e piatta, che finisce per rendere la visione spesso fredda. Ben altro approfondimento avrebbero meritato figure come quella dell'estremista ribelle Saw Guerrera, del disilluso combattente Cassian Andor o del mistico ex guardiano della Forza Chirrut, tutti personaggi che finiscono schiacciati dagli ingranaggi di una storia cupa quanto si vuole, ma che così finisce per svolgersi senza veri sussulti emotivi. Blando in toto è invece il personaggio di Jyn Erso, ennesima orfana in cerca di riscatto, cui solo la bellezza e bravura di Felicity Jones dona una forma di credibilità; così come insalvabile è il cattivo Krennic, semplice nazista in cerca di affermazione.
"Rogue One" finisce così per configurarsi come l'episodio più singolare della creatura di Lucas: vicinissimo allo spirito dell'originale, ma dotato di una propria personalità (a differenza dell' "Episodio VII" di Abrams), lontano chilometri dalle derive più ottuse, ma allo stesso modo spettacolare, benché a modo suo. Una creatura imperfetta, ma tutto sommato affascinante, che con un pizzico di cura in più ben avrebbe potuto essere davvero memorabile.
Sono d'accordassimo con te sul fatto che la saga di "Star Wars" è diventata un "panettone", ma visto i risultati al botteghini è normale che sfornino nuovi capitoli a velocità industriale.
RispondiEliminaMi è piaciuto molto questo film, nettamente più divertente del deludente episodio VII. Peccato per una caratterizzazione dei personaggi davvero imbarazzante nella sua pochezza.
Oltre che per i miliardi che incassa, è divenuto un prodotto da vendere annualmente anche per la riconoscibilità del brand; sembra scontato, ma oramai sono ben 4 le generazioni a cui è possibile venderne i prodotti.
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