domenica 18 giugno 2017

R.I.P. John G.Avildsen


1935-2017


Anche ai tempi della New Wave, ad Hollywood non c'erano solo autori, ma anche onesti artigiani in grado di dare forma compiuta e spesso sfavillante alle idee altrui. Avildsen era uno di questi, in grado di dirigere con polso fermissimo pellicole talvolta scomode. Poi il successo di "Rocky", la ripetizione infinita di quel "Karate Kid" fin troppo amato e l'oblio, sino all'ultimo lavoro, disconosciuto, nel 1999 per Vad Damme, quel "Fino all'Inferno" solo da poco disponibile nella sua versione Director's Cut.



"La Guerra del Cittadino Joe" (1970)

La repressione dei "figli dei fiori" da parte del cittadino comune, impaurito dal "pericolo rosso" che teme nascondino. Un ritratto feroce, violento ed inflessibile sull'ignoranza dell'America conservatrice, che all'epoca generò scalpore.




"Il PornOcchio" (1971)

Tra il giallo e la commedia pruriginosa, uno sgangherato pastiche che dimostra la versatilità del suo regista, a suo agio un pò con tutti i registri.




"Rocky" (1976)

Pluripremiato (anche a scapito di veri capolavori) ed amatissimo, inatteso successo di cassetta e cult plurigenerazionale. Avildsen porta in scena lo script di Stallone, che dirige con pugno di ferro, traendone una perfomance viva ed incisiva nonostante le scarse doti recitative.
Non un film sullo sport, ma sul sogno americano... negli anni '70, dove l'eroe non ha bisogno di vincere, solo di dimostrare di valere quanto il campione; dove i personaggi piccoli hanno la statura dei giganti senza doverne avere necessariamente i crismi. Dove anche gli ultimi possono diventare i primi e conservare la loro umiltà.




"I Vicini di Casa" (1981)

Ultimo film della coppia Belushi/Aykroyd. Avildsen era inviso a Belushi, che per dispetto decise di scambiarsi il ruolo con l'amico Dan all'ultimo momento e di causare infiniti casini sul set. Alla fine ne esce una commedia stramba e spiazzante, divertente e stranamente diretta, a tratti, come un thriller vero e proprio.




"Per Vincere Domani- The Karate Kid" (1984)

Ovverosia "Rocky" nel decennio successivo, i grintosi '80. L'eroe ha la faccia di bronzo di Ralph Macchio, non più un cuore grande, ma un atteggiamento da attaccabrighe spavaldo. La vendetta contro i bulli passa tramite l'apprendistato dell'arte marziale, che viene descritto come una pagliacciata inutile, salvo comunque trasformare il protagonista in una macchina da guerra. Alla fine conquista tutto e tutti e chi se ne frega se lo fa violando le regole: sono gli anni di Reagan e della coca, ciò che conta è il successo, non come lo ottieni. E chi lo ricorda con affetto, farebbe bene a riguardarselo.

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