di J.C. Chandor.
con: Ben Affleck, Oscar Isaac, Pedro Pascal, Charlie Hunnam, Garrett Hedlund, Adria Arjona, Louis Rodriguez.
Avventura/Azione
Usa 2019
Rimasto ingolfato nel limbo produttivo per circa 10 anni, "Triple Frontier" doveva essere la seconda opera figlia della collaborazione tra Kathryn Bigelow ed il compagno-sceneggiatore Mark Boal, all'indomani dell'Oscar per "The Hurt Locker"; così non è stato e se il film ha infine visto la luce è stato solo grazie a Netflix, che ha raccolto il progetto grazie al successo della serie "Narcos". Il che è ironico quando ci si rende contro di come il film di J.C. Chandor e la serie cult del colosso dello streaming abbiano in comune solo l'ambientazione sudamericana e la presenza nel cast di Pedro Pascal.
"Triple Frontier" non è, di fatto, un action convenzionale, almeno non totalmente, prediligendo il conflitto interiore dei protagonisti a quello con un antagonista vero e proprio, discostandosi così da tanto cinema d'azione moderno per rifarsi a classici quali "Il Tesoro della Sierra Madre" e "Il Salario della Paura".
Al centro della storia, la guerra ai narcos, questa volta nella giungla brasiliana, dove il contractor Santiago "Pope" Garcia (Oscar Isaac) è sulle tracce di un potente signore della droga; dopo l'ennesima operazione fallimentare, Pope decide un approccio meno ortodosso: una vera e propria rapina ai danni del narcotrafficante, travestita da black op, che ne garantisca l'eliminazione e consenta ai partecipanti di arricchirsi illecitamente. Per farlo, riunisce il vecchio battaglione, composto dal padre di famiglia "Redfly" Davis (Ben Affleck), il pilota "Catfish" Morales (Pedro Pascal) e i fratelli Miller (Charlie Hunnam e Garrett Hedlund), tutti ex militari caduti in disgrazia.
Boal scinde la storia in due parti distinte; la prima è un caper vero e proprio, con la preparazione e l'esecuzione del colpo, in cui ritroviamo, bene o male, tutti i luoghi comuni del filone: la vita quotidiana dei reduci, più o meno disperata, che li motiva ad intraprendere il colpo, la preparazione di questo, lo studio del luogo del delitto, il momento di indecisione e l'esecuzione. E' qui che lo script e la regia di Chandor danno il meglio, riuscendo a convogliare costantemente una tensione sottile eppure sempre palpabile, che esplode, poco alla volta, durante la lunga sequenza della rapina, a conti fatti la migliore di tutto il film.
La seconda parte è la caduta, ossia la lotta tra il gruppo di anti-eroi con i propri limiti e difetti. Eliminato l'antagonista, a disgregare il gruppo è un fattore interno, dato dall'avidità, risvegliatasi alla vista di quella villa letteralmente edificata con il denaro sporco del narcotraffico. Ed è qui che la storia mostra le proprie debolezze. L'analisi delle personalità in conflitto è superficiale e si risolve spesso in un nulla di fatto, non c'è vera tensione nella contrapposizione tra i personaggi, né nella descrizione della deriva morale delle singole personalità. Di fatto, quando il colpo di scena arriva, è già troppo tardi e non spiazza quanto dovrebbe, lasciando lo spettatore freddo. Il che è un peccato: il lavoro di messa in scena di Chandor è encomiabile, sopratutto nella costruzione delle sequenze d'azione, che ricorda molto quanto fatto da Sollima in "Soldado".
"Triple Frontier" resta così un action interessante, ma malriuscito, dalla direzione solida ma afflitto da uno script traballante, che non rende giustizia alle potenzialità della storia.
Nessun commento:
Posta un commento