lunedì 15 agosto 2022

Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto

di Lina Wertmüller.

con: Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Riccardo Salvino, Isa Danieli, Aldo Puglisi, Anna Melita.

Commedia

Italia 1974

















Esistono film che oggi come oggi sarebbero infilmabili, non perché invecchiati male, ma perché troppo audaci, troppo lontani da un costume che tende a "cancellare" qualsiasi idea o rappresentazione sociale ritenuta scomoda o comunque lontana dal paradigma migliore. "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" è l'esempio perfetto e definitivo di questa categoria di pellicole fin troppo intelligenti e provocatorie per il pubblico moderno.
In proposito, la mente corre ovviamente alle famosissime sequenze degli schiaffi di Giannini verso la Melato e si sarebbe anche corretti. In un mondo dove la donna deve essere sempre e comunque rappresentata come sacra, vedere un uomo (per di più dall'aspetto smaccatamente mascolino) prenderne a ceffoni una e riempirla anche di insulti farebbe iperventilare i sensibilissimi snowflake fino allo svenimento, come minimo. 
Ma l'audiacia del film della compianta Lina Wertmüller non si ferma al solo confronto fisico tra due personaggi opposti, passando necessariamente per la loro caratterizzazione. E caratterizzare oggi come oggi un personaggio femminile come viziato e borioso in maniera volontaria, per sottolinearne i difetti e dare un'immagine negativa di un certo tipo di persone pur effettivamente presenti nella società civile, farebbe andare le femminaziste su tutte le furie.
Proprio per questo, oggi è a dir poco necessario rivedere un film del genere, che dava un ritratto acido e preciso di una società che dal 1974 è in realtà cambiata pochissimo.




Il modello è dato dal capolavoro di John Boorman "Duello nel Pacifico", del 1968, che qui viene riscritto per affrontare le tematiche della contrapposizione sociale e della guerra dei sessi nell'Italia degli anni '70 (similmente a quanto fece Marco Ferreri giusto due anni prima con "La Cagna").
I luoghi dello scontro sono lo yacht e l'isola, dove la gerarchia di classe, in un mondo o nell'altro, regna.
La yacht come rappresentazione della società capitalistica (finto) benestante della seconda metà del XX secolo. Da un lato, i borghesucci, romanacci tanto ricchi quanto cafoni e milanesi che si atteggiano a gran signori solo per celare la loro più totale inconsistenza. Raffaella Pavone Lanzetti (la Melato) è così rappresentazione sia dell'alta borghesia, sia (più in particolare) della donna alto borghese. Una donna tanto bella quanto insopportabile, che spende il suo tempo lamentandosi di tutto credendo così di sfoggiare una forma di intelligenza, ma che finisce solo per sottolinearne lo status di riccastra viziata.




Gennarino Carunchio (Giannini) ne è l'esatto opposto: silenzioso (almeno all'inizio), sottoproletario che esiste solo per ricevere ordini e compiacere i padroni, la cui unica valvola di sfogo consiste negli insulti esclamati a denti stretti (il mitico "bottana industriale socialdemocratica").
Gennaro è agli occhi di Raffaella uno schiavo, un subumano (definito "negro" perché siciliano, a sottolinearne la natura barbarica) che deve essere asservito alla soddisfazione dei piccoli piaceri e che deve essere rimproverato ogni qual volta qualcosa, pur piccola, non va, come il caffè caldo, la pasta troppo poco cotta e via dicendo.
Ma la caratterizzazione (e il ruolo) di Gennaro negli eventi non è quella del semplice schiavo che ribella e sovverte l'ordine sociale ribaltandone i termini. Per quanto vittima dei padroni (e sorta di proto-Fantozzi giusto un pelo meno iperbolico), Gennaro non è l' "eroe" della storia, non essendo esente da difetti caratteriali, in primis la misoginia, data da una visione della donna ormai arcaica, secondo la quale la donna deve essere subordinata al maschio (ma di fatto non meno retrograda del ruolo che le donne ricche hanno nel film); in secondo luogo, l'ipocrisia, passando tutto il film a sottolineare la lascivia dei ricchi, solo per poi scoprire come anche lui sia in realtà marito e padre di famiglia e il suo rapporto con Raffaella non lo rende meno "perverso" dei suoi opposti.
La Wertmüller, pur comunista e femminista fervente, non fa sconti a nessuno e più che celebrare il trionfo di una parte sull'altra. si limita a descriverne lo scontro e le relative conseguenze.




Sull'isola, i termini si invertono. Eliminata ogni struttura sociale, l'essere umano torna alla sua forma più basilare. E privata del potere a lei garantito dal puro status sociale, la borghesaccia logorroica si scopre del tutto incapace di provvedere a se stessa, di poter soddisfare i bisogni primari. Il proletario, uomo di vita, d'altro canto non ha problemi a procacciarsi il cibo, a sopravvivere tranquillamente in una situazione per altri mortale.
Ma prima ancora, prima che venga ad instaurarsi un rapporto a termini inversi, si ha la rivolta: la presa di coscienza già presente in Gennaro si esterna a suon di schiaffi e insulti questa volti gridati a gran voce. Laddove nella società civile era tenuto a rispettare la padrona e a soddisfarne la vanità, ora non deve più nulla e spezza il vincolo di subordinazione in maniera violenta, affermando la propria dignità di essere umano.
Il rapporto si inverte e viene ora basato sulla forza effettiva, sulle capacità innate piuttosto che concesse dallo status quo. E il primo gesto, di rivalsa e umiliazione, è dato dal baciare la mano del padrone, la sottomissione totale e volontaria ad un maschio alfa dai cui capricci ora dipende la vita.
La prevaricazione fisica e morale diventa vendetta sociale. E persino il sesso diventa mezzo di sottomissione: nella famosa scena dello stupro, l'atto non viene consumato, l'uomo volendo potrebbe sottomettere la vittima e prenderne il piacere, ma si ferma non per rispetto, ma per umiliarla ulteriormente, costringendola a chiedere di sua volontà l'afflato sessuale, a sottomettersi volontariamente al padrone anche sul piano sessuale e affettivo.



Il rapporto di subordinazione tra classi (in questo caso sessi) viene così solamente ripensato e ancorato ad un contesto diverso. La "nuova società" non è per forza di cose migliore di quella vecchia, essendo pur sempre basata sull'asservimento e la sottomissione. E' semmai più sincera ed equa: il lavoro deve essere diviso, la sopravvivenza viene guadagnata, non ottenuta automaticamente, il vizio cede il passo alla sincerità. I due protagonisti forse non diventano migliori, con Gennarino che resta sempre irsuto e scontroso e Raffaella che resta pur sempre ancorata ad un sistema dal quale dipende in toto; ma laddove prima esisteva un conflitto insanabile che generava un'antipatia feroce, ora c'è comprensione, si potrebbe dire "amore".




Spogliati di ogni attribuzione sociale, l'uomo e la donna si riscoprono come tali. Riportati all' "anno zero" e costretti ad intessere un rapporto primordiale, il romanticismo che ne consegue è puro (benché incrostato dalle convinzioni ataviche sul ruolo dei sessi). Proprio per questo è impossibile per loro protrarre il rapporto una volta tornati all'interno di quella società che li aveva distanziati, la quale li riporta al loro status originario e ne distrugge ogni evoluzione.
Ed è proprio questo l'aspetto più dirompente del film. Laddove in "Duello nel Pacifico" la forma di intesa dei personaggi veniva cancellata da un reinserimento sociale che passava per il conflitto armato e che quindi poteva essere superato in un ipotetico periodo di pace, per la Wertmüller non può esserci comprensione all'interno della società proprio per la sua struttura, oltre che a causa dell'innata codardia delle persone, le quali preferiscono ritornare all'interno del loro ruolo piuttosto che preferire la soddisfazione umana e romantica.




E' proprio questa franchezza pessimistica, questo suo voler non fare sconti a nessuno, oltre che la forma diretta di rappresentazione del conflitto, che rende "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" un film che ad oggi potrebbe essere indigesto: troppo crudo per compiacere quella (grossa) fetta di pubblico che vuole solo vedere confermate le sue posizioni e che non vuole accettare alternative, anche quando queste sono veritiere e fondate.
Il che è ancora più imbarazzante laddove si realizzi che questi due personaggi sono ancora oggi una perfetta maschera italiana: saranno anche tramontati la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista classico, ma di ipocriti viziati è ancora piena l'Italia. Il che rende il cult della Wertmüller ancora fresco, oltre che riuscito. Purtroppo.

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