lunedì 27 febbraio 2023

Argentina, 1985

di Santiago Mitre.

con: Ricardo Darìn, Gina Mastronicola, Peter Lanzani, Claudio Da Passano, Francisco Bertin, Santiago Armas Estevarena, Alejandra Flechner, Paula Rasenberg, Gabriel Fernàndez.

Drammatico/Storico

Argentina, Regno Unito, Usa 2022














Affrontare il lascito della Storia in modo originale è oggi come non mai una sfida quasi impossibile da vincere; benché il registro classico sia a volte quello migliore per raccontare i drammi del passato, si sente spesso la necessità di usare un tono diverso, meno retorico e stoico, più originale, che meglio possa stimolare la visione di una ricostruzione storica comunque urgente.
"Argentina, 1985" prova a portare in scena in modo inedito i fatti concernenti lo storico processo che, nell'anno del titolo, portò alla condanna dei vertici militari per crimini contro l'umanità, purtroppo fallendo su quasi tutta la linea.



1983. All'indomai della proclamazione della democrazia in Argentina, la giustizia militare decide di deferire a quella civile il procedimento riguardante la messa in stato d'accusa dei generali che negli anni della dittatura militare si sono macchiati dei crimini di tortura e omicidio con la scusa di perseguire gli oppositori comunisti. Incaricato dell'accusa è il procuratore generale Strassera (Ricardo Darìn), il quale si ritrova invischiato in un vortice di minacce e insabbiamenti volti a tutelare una classe dirigente di fatto ancora al potere.



Siamo all'indomani della fine delle stragi. L'orrore del fenomeno dei desaparecidos è ancora pulsante nella coscienza collettiva di un paese pronto a ricominciare, ma ancora ferito nel profondo dalla violenza di un regime fascista irredento.
Strassera si ritrova ad essere suo malgrado un eroe riluttante, un uomo sulle cui spalle grava il peso di portare giustizia ad un popolo distrutto dalla violenza sommaria e compiaciuta. La paranoia verso quella polizia che è braccio armato dell'esercito è tangibile sia per lui, sia per i suoi giovani collaboratori, quella nuova classe dirigente pronta a prendere le redini del paese e a ripagare i torti subiti.
Una vicenda che si sviluppa come un canonico dramma giudiziario, con la ricerca delle testimonianze, l'escussione che porta a galla gli episodi più abominevoli e ovviamente la reazione degli accusati, trincerati dietro l'omertà di un popolo ancora per la maggior parte convinto della loro buona fede. L'unica differenza rispetto al canone è data dal fatto, di natura ovviamente storica, che l'eroe in questo caso non è un avvocato, come di solito avviene, ma un procuratore, ossia un esponente del potere giudiziario, di quello Stato che è chiamato a giudicare alcuni dei suoi membri attivi.



Santiago Mitre, che pur ha fatto dell'impegno civile e politico una sua poetica, narra il tutto con un tono ai limiti dello scanzonato, infarcendo molte scene con un umorismo da commedia brillante, il quale però si incastra male con la storia narrata, oltre che con l'atmosfera cupa che a tratti si evoca. Si passa così dai protagonisti che ricevono telefonate minatorie nelle quali si minacciano violenze ai famigliari a sequenze nelle quali il figlioretto di Strassera fa quello che nel cinema nostrano si definirebbe "il bambino chicchiricchì", una sorta di spalla simpatica che assiste il padre nell'ardua opera di portare giustizia paese disilluso o, ancora, alla sequenza scherzosa in cui il protagonista fa igestacci agli avvocati in tribunale; oltre a ciò, i dialoghi sono spesso inutilmente ironici e brillanti, oltre che maldestramente convenzionali.



La schizofrenia del racconto finisce così per mandare alle ortiche ogni possibile coinvolgimento emotivo; il quale arriva unicamente quando al centro vengono messe le testimonianze dei reduci delle torture, ossia nei momenti più ovvi; quel che è peggio è che Mitra sembra non voler prendere di petto il ruolo del potere giudiziario durante gli anni della dittatura e ogni qual volta in cui tale tematica viene per forza di cose a galla, liquida il tutto in modo frettoloso; oltre che, non si sa per quale strano motivo, sembra non voler mai neanche solo accennare ad un coinvolgimento degli Stati Uniti nei vari golpe che si sono succeduti nel corso degli anni nel paese.



Ne emerge così un dramma debole e sbagliato, il cui unico motivo di interesse è prettamente storico, ossia la testimonianza di un orrore che fu e che ancora scuote le coscienze per la sua inaudita ferocia. Immerso, tuttavia, in una pellicola a dir poco malriusita e per questo del tutto trascurabile.

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