venerdì 24 maggio 2024

C'Era una Volta

di Francesco Rosi.

con: Sophia Loren, Omar Sharif, Georges Wilson, Leslie French, Dolores Del Rio, Marina Malfatti, Anna Nogara, Rita Forzana, Carlo Pisacane.

Fantastico

Italia, Francia 1967
















Il nome di Francesco Rosi resterà per sempre legato al cinema dell'impegno civile. Ma, proprio come il collega Elio Petri, anche lui non si è tirato indietro quando si è trattato di partecipare a pellicole leggere e lontane dai canoni della sua filmografia.
"C'Era una Volta" non è di certo l'unico exploit commerciale di Rosi, visto che giusto un paio di anni prima c'era stato "Il Momento della Verità", che raccontava la storia di un torero; e se quel viaggio dell'Andalusia degli anni '60 aveva ancora qualche elemento del cinéma vérité del maestro di origine napoletana, questa favola partenopea ha un fascino più strampalato. 
Progetto nato dalla volontà di Carlo Ponti di creare un film fantastico che facesse da ennesimo e tutto sommato inutile biglietto da visita per la moglie Sophia Loren, viene affidato al grande che cerca in ogni modo di farlo suo, senza però riuscirci davvero e fallendo anche nel trarne un racconto interessante.




Nella Campania del XVI secolo, lo scapestrato principe spagnolo Rodrigo (Omar Sharif, all'epoca forte del successo de "Il Dottor Zivago", sempre con Ponti) si imbarca in una serie di avventure che lo portano a stringere un legame amoroso con la contadina Isabella (la Loren), tanto bella quanto rozza.





Una favola vera e propria, un racconto semplice dove il rapporto di odio/amore tra i due bellissimi interpreti fa da trait d'union di una serie di scenette altrimenti slegate tra di loro. Il primo limite di "C'Era una Volta" è difatti proprio questo, ossia una frammentarietà narrativa a tratti imbarazzante, con una storia che progredisce per puro caso.  Il che sarebbe anche un difetto scusabile, vista la natura appunto favolistica del film, se non fosse che tutta la storia non riesce mai ad avere quel fascino che Rosi cerca costantemente di imprimerle. 
Avvicinando la narrazione alla natura popolare de "Lo cunto de li cunti" di Basile, cerca di fatto di rifarsi al floklore meridionale, ma la scarsità dei riferimenti e la generale superficialità con la quale la materia viene maneggiata non porta davvero da nessuna parte. Più che favola, "C'Era una Volta" finisce così per somigliare ad una telenovela nella quale le schermaglie amorose non sono mai contornate dalla giusta carica visionaria. E quando il fantastico irrompe, le cose non vanno sempre per il meglio.




Rosi decide di restare stretto tra l'ambientazione storica e le influenze sovrannaturali, con una congrega di streghe che si affaccia nella storia assieme ad un fraticello in grado volare. Il rapporto tra bene e male resta ambiguo, ingenerando talvolta confusione sul ruolo delle figure ancillari, in particolare sulle streghe, talvolta caratterizzate come antagoniste, talaltra come figure benigne, con uno sguardo che resta così scisso tra influenze rivalutative moderne e quelle del manicheismo storico. 
La messa in scena di tali derive fantasiose è poi altalenante: il sabbath nel bosco ha anche il giusto mood, ma l'apparizione dello stormo di santi volanti risultava ridicola anche all'epoca dell'uscita in sala.




Di certo non più riusciti sono gli aspetti "terreni" delle avventure che i protagonisti devono affrontare. Qualche episodio gustoso c'è anche, come quello della truffa dell'asinello che "caga oro", ma in generale il tono, per quanto popolare, non risulta mai davvero accattivante. Basta paragonare quanto qui si vede con quello che Pasolini, giusto qualche anno dopo, farà con i racconti popolari nella Trilogia della Vita per accorgersi dello mancanza di mordente: Rosi non riesce mai a creare situazioni davvero simpatiche o a stimolare a dovere i sensi dello spettatore persino quando si affida all'avvenenza dei protagonisti.




Alla fine, di "C'Era una Volta" restano impressi la cura dei valori produttivi, le curve della Loren e il carisma di Sharif. Il resto è un viaggio opaco e insipido in un mondo tra il verosimile e il fantastico che avrebbe meritato uno sguardo decisamente più sensibile verso tale tipo di materia per essere davvero riuscito.

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