martedì 22 settembre 2015

Star Wars- Episodio I- La Minaccia Fantasma

Star Wars- Episode I- The Phantom Menace

di George Lucas.

con: Liam Neeson, Ewan McGregor, Natalie Portman, Jake Lloyd, Ian McDiarmid, Ray Park, Terence Stamp, Ahmed Best, Anthony Daniels, Kenny Baker. Brian Bleseed, Frank Oz, Samuel L.Jackson.

Fantastico/Avventura

Usa, 1999












16 anni dopo "Il Ritorno dello Jedi" (1983), George Lucas non è più l'artista sperimentatore che si è formato presso Coppola e che aborrisce l'abuso di effetti speciali. Già l'esperienza con l'ultimo capitolo della sua amata saga ha dimostrato la sua metamorfosi, ma "La Minaccia Fantasma" sancisce la sua mutazione totale nel peggior filmaker che Hollywood conosca: un autore incapace di creare una storia credibile o dei personaggi carismatici perchè interessato unicamente a giocare con i prodigi della tecnologia.
Di acqua sotto i ponti, tra il 1983 ed il 1999, ne è passata, non c'è dubbio. Ma poco o nulla lasciava presagire il pozzo nero che lo avrebbe inghiottito. Basti pensare che la sua carriera di produttore negli anni '80 era stata tutto sommato rosea: la saga di Indiana Jones (1981-1989), pilastro della cultura pop impregnata di un vero senso della nostalgia per un cinema ludico, ma incredibilmente espressivo; la parentesi fantasy di "Willow" (1986), omaggio all'amato Tolkien che riprende i topoi del primo "Guerre Stellari" (1977) declinandoli in chiave squisitamente fantasy. L'impegno, assieme a Francis Coppola, per distribuire in occidente i capolavori dell'amato Akira Kurosawa "Kagemusha" (1980) e "Ran" (1985). Persino il fallimento di "Howard the Duck" (1986) lasciava intendere una volontà di sperimentare ed osare sul piano contenutistico che con "La Minaccia Fantasma" sarebbe sparita.
Questo perchè il nuovo exploit della "Galassia lontana lontana" non ha nulla a che vedere con le ispirazioni primordiali del suo autore; niente più jidai-geki o Kurosawa, niente più cinema d'avventura o sci-fi d'antàn, ne riferimenti letterari colti. La "nuova trilogia" si inserisce perfettamente nel clima hollywoodiano contemporaneo, nel quale non c'è spazio per i contenuti, solo per gli effetti, non devono esserci storie, ma solo prodotti vendibili. Ed i risultati si vedono a partire dal titolo del film: "Star Wars- Episodio I", ossia uno di una serie, un prodotto che da solo non può avere dignità ma che esiste solo in relazione ad un franchise, ad altri prodotti che vengono venduti separatamente, creati solo per essere a loro volta venduti in quanto parti di un tutto.



Non è stato certo George Lucas ad imprimere la svolta trash al cinema spettacolare americano. Per tutti gli anni '90, registi del calibro di Roland Hemmerich o Wolgang Petersen si sono impegnati a rendere di volta in volta il blockbuster di turno sempre più grande e al contempo più idiota, con trame implausibili e personaggi piatti o, peggio, irritanti. Quando Lucas ha presentato al pubblico il nuovo ciclo di "Guerre Stellari", questi aveva già avuto a che fare più e più volte con kolossal idioti ai limiti del becero. "Episodio I" ha "semplicemente" alzato l'asticella dell'idiozia ad un nuovo livello: non solo la trama non ha senso e i personaggi sono inesistenti, ma persino gli effetti speciali sono talmente finti da sconfinare nel cinema d'animazione.



Non c'è davvero nulla che funzioni in questo nuovo capitolo della saga pseudo sci-fi più amata di sempre. A partire dal setting, che si concilia malissimo con i film precedenti: "Episodio I" ed i suoi due seguiti non hanno nulla a che vedere con gli originali dal punto di vista dell'ambientazione e dell'estetica. Laddove i film della "trilogia originale" riuscivano a creare un mondo ameno, ma vivo, dove la tecnologia era sporca, logora per l'uso e per questo credibile, il mondo della "nuova trilogia" è talmente lucente e sbrillucicante da far male agli occhi e far credere come in questo strambo universo la tecnologia tenda a peggiore piuttosto che ad evolversi.
Sul piano narrativo le cose non vanno meglio: nessuna delle premesse del primo "Guerre Stellari" viene rispettata. L'Ordine degli Jedi veniva lì definito come "un'antica religione" i cui fasti sono stati obliati dal tempo, ma qui, appena trent'anni prima, gli Jedi sono vivi e prosperi, e più che una religione ricordano un antico ordine cavalleresco. Come sia possibile che il loro ricordo venga cancellato in così poco tempo non è dato saperlo. L'incongruenza più contestata dai fans è anche la più squallida: la Forza non è più un'energia mistica che unisce ogni singolo corpo nell'Universo, ma l'emanazione di particelle subcellulari, i "midiclorian", che conferiscono dei superpoteri a chi li possiede in gran numero; spiegazione pararazionale e pseudoscientifica che tutto sommato potrebbe anche funzionare; finchè Lucas non tenta di far credere allo spettatore come questi corpuscoli abbiano addirittura concepito un bambino con una donna, neanche fossero una sorta di Spirito Santo mitocondriale, in un trionfo di incredulità e trovate ridicole.




Tutti i personaggi sono blandi e agiscono in modo stupido. Se nei vecchi film i protagonisti rivestivano ruolo archetipici o svecchiavano vecchi luoghi comuni del cinema avventuroso, qui non sono che marionette utili solo a far procede l'esilissima storia da un punto A ad un punto B. Non c'è un cammino dell'eroe, un'evoluzione, una presa di coscienza, ma neanche la più semplice e basica caratterizzazione. Si parte con il Qui-Gon Jinn di Liam Neeson, sorta di Obi Wan ante literam, depositario della saggezza che con la sua enciclopedica conoscenza della Forza non riesce a fiutare le trappole neanche quando vi cade dentro; forse la capacità di predire il futuro all'epoca non era stata ancora inventata. Obi Wan, qui con il volto di Ewan McGregor, resta sullo sfondo degli eventi, una figurina messa lì solo per dare una sbiadita continuità alla saga. La regina Padmè di Natalie Portman non può neanche essere definita "personaggio": cambia look in ogni singola scena in cui appare, non ha tratti caratteriali marcati o riconoscibili, né sembra avere le capacità riflessive o conoscitive che la carica politica dovrebbe richiedere. Il villain Darth Maul di Ray Park serve solo per dare un avversario da combattere, così come la squallida Federazione dei Mercanti. C3PO e R2D2 compaiono in modo improbabile: il primo è un androide costruito da Anakin per aiutare la madre nelle faccende domestiche, peccato che le sue funzioni di traduttore l'incapacità di muovere le braccia lo rendano del tutto inutile nell'affiancare uno schiavo; il secondo è addirittura un'unità riparatrice che sopravvive ad un attacco in pieno spazio, quando nei vecchi film si limitava a fare da copilota.
E poi ci sono loro, il piccolo Anakin e Jar Jar Binks, motivo d'ira di tutti i fans. E a ben ragione: sono personaggi inutili e fastidiosi. Perchè Anakin deve essere un bambino? Che senso ha far cominciare la storia con lui ancora infante e lontano dal cammino dell'apprendistato? Nessuno, solo la volontà di creare un film-primo atto totalmente introduttivo e colmarlo con qualsiasi cosa pur di celare l'endemica mancanza di idee.
Jar Jar Binks è il punto più basso toccato dalla scrittura di Lucas: un personaggio inutile, una spalla comica che non fa mai ridere, le cui gag splastick sono fastidiose, la parlantina stramba perfora le orecchie e distrugge il cervello dello spettatore e lo sguardo da idiota evoca pensieri violenti piuttosto che gioiosi. Lucas può andare sicuramente fiero del fatto di aver dato vita ad una creatura totalmente digitale che interagisce con attori in carne ed ossa, ma chiamarlo "personaggio" è un insulto a chi i personaggi sa scriverli.
Ed è davvero imbarazzante vedere attori del calibro di Neeson, della Portman e finanche di Terence Stamp imbacuccati in costumi improbabili recitare dialoghi privi di senso e mordente, con uno sguardo disorientato a causa dell'abuso di green-screen.




Il canovaccio scritto da Lucas non si regge in piedi. La premessa è vacua e priva di senso: per protestare contro l'introduzione di una tassa, la Federazione Mercantile invade il pianeta Naboo. Perchè proprio Naboo? Perchè l'introduzione di una tassa porta una gilda di mercanti ad assediare un intero pianeta? E sopratutto: come è possibile che in un periodo di pace in cui la galassia è governata da una repubblica democratica, ad una federazione di mercanti sia concessa la possibilità di avere un enorme esercito di droidi armati fino ai denti?
Inutile cercare di raccapezzarcisi: la storiella alla base di tutto è solo un pretesto per far muovere i personaggi da un punto A ad un punto B, ossia da Naboo a Coruscant e ritorno, passando per Tatooine.
La parte centrale, ambientata sul pianeta desertico, riserva i passaggi più imbarazzanti. Anakin e la madre Shmi vengono introdotti come schiavi controllati con un esplosivo nascosto nel loro corpo. Forse Lucas non ha mai sentito parlare di schiavi o forse pensa che la loro vita tutto sommato non sia malaccio, fatto sta che questi due schiavi hanno una casa propria, degli averi e non sono neanche oberati dal lavoro. Anakin vince la libertà nella famosa corsa degli sgusci, sequenza che da sola contiene tutti i difetti del film: grande e pacchiana, non riesce ad intrattenere perchè priva di vera tensione; data la natura di prequel del film lo spettatore ne conosce già l'esito, ma Lucas non fa nulla per renderla davvero avvincente, salvo caricarla di tutti gli effetti speciali possibili ed immaginabili. Finita la corsa, Anakin è libero, ma la madre resta schiava su Tatooine per sempre, visto che nei film successivi il figliol prodigo si dimenticherà di andare a salvarla.


E come ne "Il Ritorno dello Jedi" (1983), è nel terzo atto che l' "epopea" di Lucas si affloscia definitivamente; qui le battaglie sono ben quattro: la guerra tra i Gungan e i droidi, lo scontro stellare tra i piloti e le navi della Federazione, lo scontro a fuoco tra gli uomini di Padmé e le truppe terrestri ed il "triello" tra i due jedi ed il sith. Troppa carne al fuoco, gestita anche male. Come al solito, non c'è tensione: lo scontro tra i Gungan ed i droidi sembra un cartone animato per estetica e coreografia, con in più gli squallidi siparietti di Jar Jar a fare da contorno. La guerriglia di Padmè è stanca e basica nell'esecuzione, mentre l'attacco alle navi spaziali sa di già visto. Il triello merita menzione a parte: Lucas gestisce tutto come un wuxia pin da quattro soldi, con coreografie studiate al millimetro, ma prive della più basica fisicità. I tre attori ballano, più che combattere, il pathos latita nonostante le belle note dello score di John Williams e persino la dipartita di Qui-Gon lascia freddi.



Su tutto, è l'estetica a turbare maggiormente: la CGI e l'abuso di color correction fanno calare una patina di falsità su ogni singola scena. Ogni frame non solo è fasullo, ma dalla fotografia talmente alterata da scadere nel brutto. Senza contare come la costruzione della scena da parte di Lucas è qui talmente basica da sembrare il lavoro di un pivello, piuttosto che quello di un veterano della New Wave.
Ed alla fine, il flop è servito: "La Minaccia Fantasma" non solo è giustamente ricordato come la prima falla nell'immaginario di "Star Wars", ma rappresenta anche un importante punto di svolta nella concezione del blockbuster hollywoodiano; da adesso in poi i filmakers dietro i blockbuster tenderanno sempre più spesso non solo a glissare su personaggi e storia, ma anche a risparmiare sul set, arrivando ad utilizzare il green-screen per ogni singolo elemento scenografico, creando film sempre più patinati e piatti, lontani dall'estetica cinematografica e più vicini a quella dell'animazione o, peggio, del videogame.




EXTRA

Sarebbe impensabile modificare gli effetti speciali di un film uscito "solo" nel 1999. Ma non per George Lucas, che in occasione dell'edizione in Blu-Ray Disc del film ha deciso di sostituire l'animatronico di Yoda con un pupazzo in CGI decisamente meno credibile.



10 anni dopo l'uscita in sala, il fandom di tutto il mondo ancora non riusciva a capacitarsi dell'incredibile crollo qualitativo della saga di "Guerre Stellari". Il giovane regista Kyle Newman, in quel 2009, decise di omaggiare i fanatici lucasiani con "Fanboys", divertente commedia sulle ossessioni geek di un'intera generazione cresciuta a pane e Luke Skywalker. Nonostante un umorismo non sempre ispirato e passaggi che avrebbero meritato maggiore spazio (su tutti la guerra con i "Trekkers"), "Fanboys" è una visione disimpegnata e simpatica, preferibile ai nuovi film di Lucas.


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