venerdì 15 dicembre 2017

Star Wars- Gli Ultimi Jedi

Star Wars: The Last Jedi

di Rian Johnson.

con: Daisy Ridley, Mark Hamill, Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac, Andy Serkis, Carrie Fisher, Domnhall Gleeson, Kelly Marie Tran, Benicio Del Toro, Laura Dern, Lupita Nyong'O.

Fantastico/Avventura

Usa 2017













L'offerta dei "cinepanettoni" Disney si è moltiplicata a dismisura a seguito dell'acquisizione dei Marvel Studios e della Lucasfilm. Ogni anno, a dicembre, puntuale come la slitta di Babbo Natale, arriva nelle sale un nuovo capitolo della saga degli Skywalker & Co. che come uno juggernaut impazzito travolge il box office mondiale, facendo strage di record. Ed è ironico come, proprio in questi giorni, il colosso di Topolino sia riuscito ad acquisire la divisione multimediale di quella stessa 20th Century Fox alla quale cinque anni fa ha soffiato il brand di Lucas, moltiplicando le sue propietà intellettuali a dismisura.
Fatto sta che la rigenerazione della saga di "Star Wars" ha fino ad ora generato due nuovi capitoli tutto sommato interessanti: lo pseudo remake "Il Risveglio della Forza", che pur con tutti i difetti insiti in un'operazione di rebooting fatta per motivi smaccatamente speculativi, ha avuto almeno il pregio di presentare dei personaggi sfaccettati ed interessanti; ed il ruvido "Rogue One", il più singolare tra tutti i film del franchise.
Le aspettative per "Gli Ultimi Jedi" erano quindi alle stelle; anche perchè, al di là degli exploit dei due anni passati, è questo il secondo capitolo della terza trilogia ufficiale, ossia la controparte moderna di quel "L'Impero Colpisce Ancora" che resta il miglior film della saga. Paragone ed aspettativa che vengono ripagate solo in parte.



Perchè "Gli Ultimi Jedi" è un film letteralmente spaccato in due metà contrapposte, quasi come i due lati della Forza che decanta, dove ad un primo tempo più leggero e meno controllato si oppone un secondo più serio, cupo e riuscito.
Rian Johnson porta in scena uno script steso tutto di suo pugno e le conseguenze sono avvertibili. L'umorismo sparso a piene mani in tutta la prima metà del film è spesso goffo ed avvicina sovente la visione a quella di una parodia involontaria; non si può che restare basiti dinanzi alla prima scena in cui Poe Dameron spara una supercazzola contro Hux o a Luke che distrugge la poesia dell'epilogo del precedente film gettando via la spada laser o, ancora, quando si diverte a punzecchiare Rey durante l'addestramento Jedi; sembra quasi di vedere una sorta di nuovo capitolo dello "Spaceballs" di Mel Brooks piuttosto che quello della saga creata da Lucas.



Come accadeva con "Il Risveglio della Forza", anche "Gli Ultimi Jedi" è intriso di rimandi al passato, questa volta a "L'Impero", come era ovvio attendersi, ma anche a "Il Ritorno dello Jedi". Come nel secondo capitolo originario, il film si apre con i ribelli scacciati da un porto sicuro e si struttura con un alternanza tra un assedio (al posto dell'inseguimento del Millennium Falcon) e l'addestramento Jedi. Il cuore del film giace sul conflitto tra Rey e Kylo Ren e la possibilità di redimere quest'ultimo, con Luke che, come Obi-Wan, al contrario vorrebbe solo distruggere il Sith, come accadeva con Darth Vader; il confronto con il supremo leader Snoke è del tutto simile a quello visto con Palpatine, mentre la battaglia finale richiama in parte quella di Hoth.
Fortunatamente, Johnson non è J.J. Abrams e sa perfettamente di non potersi affidare alla sola nostalgia e ad un registro metatestuale per creare una storia: i richiami sono solo tali, il film vive di un suo stile, sia estetico narrativo, che gli concede una sua anima.




Per quanto l'umorismo non funzioni, Johnson riesce tuttavia a sviluppare a dovere il lascito di Abrams, portandolo ad un livello successivo. Cuore del film è la dicotomia bene/male, che qui si comincia a questionare; non esistono solo un lato chiaro ed un lato oscuro, ma diverse sfumature negli animi e nelle azioni dei personaggi, siano essi i Jedi, in primis Kylo Ren, che qui diviene ancora più sfaccettato persino quando agisce come supremo villain, in secondo luogo tutti gli altri personaggi, qui chiamati a confrontarsi con i propri limiti e l'impossibilità di discernere il giusto dallo sbagliato. Tematica che viene incarnata perfettamente dal personaggio di Benicio Del Toro, il "mastro di codici" agghindato come Jotaro Kujo, il quale ricorda a Finn ed allo spettatore come in guerra non ci siano davvero buoni o cattivi e come ad ogni massacro perpetrato dal Primo Ordine ne segue per forza di cose uno fatto dalla Resistenza.
A contrapporsi alla "zona grigia" c'è la scintilla della speranza, richiamata fin troppo nei dialoghi; la speranza di un nuovo inizio affidato ad una nuova generazione che sia in grado di raccogliere quanto di buono fatto dai propri idoli e maestri ("Siamo il terreno su cui cresceranno") che riportare la luce nel mondo o, al contrario, superare le divisioni per ritrovare un'armonia totale.




Benchè non riesca a controllare l'umorismo, Johnson, in compenso, dimostra un senso dell'inquadratura incredibile, di stampo squisitamente pittorico (anche se spesso limitato al singolo fotogramma piuttosto che alla composizione dell'immagine in movimento); davvero magnifiche le immagini dell'isola degli Jedi o del confronto finale, così come la scena di lotta tra Rey, Kylo e le guardie rosse; da un punto di vista estetico, "Gli Ultimi Jedi" è forse la miglior incarnazione di tutto l'universo lucasiano, di sicuro il migliore dell'era Disney.




Ed al netto dei suoi difetti, si configura come una pellicola di intrattenimento divertente ed a tratti altamente coinvolgente; imperfetto, ma di sicuro appeal, l'ottavo (nono contando "Rogue One") capitolo di "Star Wars" merita davvero di essere amato persino dai fan più ortodossi ed intransigenti.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te per la questione della comicità esagerata. Altro punto dolente del film è l'arco temporale dedicato a Finn, che riesce nell'ardua impresa di rendere interessante e più complesso il personaggio, per poi a fine film cancellare ogni suo progresso rebootando la sua storia. Alla fine il suo compito d'intrattenere lo fa alla grande.

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    1. Si, alla fine quella di Finn è poco più di una digressione, ma è lo stesso una storiella riuscita.

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