venerdì 23 marzo 2018

Addio al Linguaggio

Adieu au Langage

di Jean-Luc Godard.

con: Héloise Godet, Kamel Abdelli, Richard Chevallier, Zoè Bruneau, Jessica Erickson, Christian Gregori.

Francia, Svizzera 2014

















Nell'era degli smartphone con videocamere ad alta risoluzione, è ancora concepibile fare del cinema?
Per Godard no: il linguaggio cinematografico è morto e dalle sue cenere è nato un nuovo linguaggio, che fa del reale (o presunto tale) il suo soggetto.
In "Addio al Linguaggio" non c'è linguaggio, di fatto; tutte le immagini sono come il citato mostro di Frankenstein: dei pezzi eterogenei cuciti insieme dal montaggio, tutti girati con fotocamere amatoriali.



Nel maelstrom di pensieri e citazioni finisce di tutto: una coppia riflette sull'esistenza mentre si aggira nuda per casa o mentre lui defeca, due giovani fuggono dal Vecchio Mondo e divengono Byron e Shelley, un cane vaga sperduto per le campagne. Non c'è filo logico ad unirli, solo la giustapposizione. La metafora, prima ancora del racconto, viene scardinata: il significato è celato nelle singole parole, nelle singole scene.



La distruzione grammaticale si fa totale ed irreversibile; ogni traccia narrativa viene spogliata degli aspetti inessenziali per farsi pura immagine; il significante non ha talvolta un significato perchè è esso stesso significato.
Oltre questa destrutturazione, non può che esserci il nulla.



"Addio al Linguaggio" non è la morte del cinema, nè della narrazione, quanto una sua sorta di confine, il limite estremo a cui esso può spingersi prima di divenire altro e quando altro sta già divenendo. Un oggetto strano, un mutante cosciente di sè che come il mostro che cita si aggira per il mondo insicuro, eppure vivo.

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