The Adventures of TinTin
di Steven Spielberg.
con: Jaime Bell, Andy Serkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost, Toby Jones, Daniel Mays.
Animazione/Avventura
Usa, Nuova Zelanda 2011
Un incontro scritto nel destino, quello tra Spielberg ed Hergè, che risale ai primi anni '80. Impegnato nella promozione europea de "I Predatori dell'Arca Perduta", il Re Mida di Hollywood vede costantemente paragonato dai recensori il suo Indiana Jones con TinTin, protagonista di un fumetto a lui sconosciuto, ma molto popolare in Europa, cosa che lo incuriosisce.
La successiva lettura della bande dessinèe lo colpisce al punto di decidere di portarla sullo schermo: quel mix di avventura esotica, mistero ed azione è perfetto per il suo cinema rocambolesco e genuinamente escapista; ma vi è un problema, ossia come trasporre le avventure del reporter dai capelli rossi senza creare una pellicola manierista, una sorta di inutile variazione de "I Predatori". Ed è questo l'inizio di un progetto che si realizzerà solo 30 anni dopo, con l'aiuto di Peter Jackson e, in sede di script, di Edgar Wright, Joe Cornish e Steven "Doctor Who" Moffat. Una trasposizione rispettosa del materiale di partenza, che riesce perfettamente nell'essere un ottimo film di avventura, dal ritmo sempre alto e dall'inventiva, sia visiva che narrativa, stupefacente.
Creato dal belga Georges Remi, in arte Hergè, già nel 1929, il personaggio di TinTin è protagonista di una serie regolare che dura sino al 1983, anno della morte del suo autore. Reporter integerrimo, vive una serie costante di avventure che lo portano ad intrecciare sovente il cammino con personaggi ed eventi reali, in contesti storici sempre credibili, anche quando finisce sulla luna prima di Armstrong.
Il tono picaresco, spensierato ed il ritmo veloce conquistano da subito il pubblico francofono prima, europeo in un secondo momento, dove i libri di Hergè conoscono un successo sempre crescente. Merito anche della bella caratterizzazione dei personaggi: TinTin è un idealista pronto a tutto pur di svelare il mistero di turno, il suo migliore amico, il capitano Haddock, un burbero lupo di mare dall'imprecazione sempre pronta, il duo Dupond e Dupont, gemelli mancati, due poliziotti un pò imbranati, perennemente in giacca e bombetta, o lo stralunato professor Girasole, uno scienziato un pò toccato; senza dimenticare il fido Milù, cagnolino dall'intelligenza spiccata e perfetta spalla, che spesso si rivela essenziale per uscire dai guai.
Già trasposte in una bella serie televisiva a cartoni dei primi anni '90 e prima ancora in un film del 1961, le avventure di TinTin arrivano per la seconda volta sul grande schermo nel 2011, come un film d'animazione in performing capture, quella tecnologia che negli stessi anni ossessionava Robert Zemeckis, ma che Spielberg riesce ad usare in modo decisamente più convincente.
Chiusi gli attori nel volume, usando una macchina da presa radiocomandata e forte di un budget di quasi 100 milioni di dollari, Spielberg crea movimenti di macchina funambolici ed impossibili da replicare nella realtà, interi piani sequenza che seguono costantemente il protagonista nelle sue corse e capriole, in movimenti velocissimi, quasi sincopati, che donano un ritmo unico alla pellicola. Il controllo totale sull'inquadratura, data dallo strumento dell'animazione con cui si cimenta per la prima volta, lo porta anche a creare immagini più plastiche del solito, che divengono veri e propri quadri nei passaggi di scena, con dissolvenze analogiche che giocano sulle forme degli oggetti e paesaggi. Il che, mixato con una storia di ampio respiro, rende questa trasposizione come un vero e proprio nuovo capitolo di Indiana Jones: il senso dell'avventura e della velocità proprio dei film con l'archeologo armato di frusta e fedora si ritrovano più qui che nell'orrendo "Il Regno del Teschio di Cristallo", tanto che il reporter belga di Hergè può davvero essere considerato come il suo perfetto erede cinematografico.
Un plauso fa fatto all'intero team degli effetti speciali (circa 900 animatori) per essere riusciti a ricreare con credibilità i lineamenti e le espressioni degli attori senza far scadere la percezione dei personaggi in quell' "uncanny valley" che li renderebbe mostruosi, cosa che invece accadeva sia in "Polar Express" che nel successivo "Mars needs Moms".
Ma la riuscita definitiva è dovuta ad uno script che fonde con gusto ben tre delle storie di Hergè, per creare un'avventura dal ritmo indiavolato, dove il mystery e l'azione si inseguono sino alla risoluzione.
Spielberg dal canto suo riesce perfettamente a mischiare i due registri; il ritmo è sempre alto, ma quando c'è bisogno di dar spazio alla storia, questo rallenta senza incepparsi. Sopratutto, capisce quando il tono necessita serietà e quando no: incredibile vedere TinTin impugnare una pistola per difendersi, come se si fosse ancora il quel bel cinema per ragazzi anni '80, dove le maglie della censura permettevano un tono adulto alla narrazione; e quando arriva lo splapstick, lo fa in grande stile e senza far scadere il tutto nella farsa, persino quando la gag di turno consiste nel vedere il capitano Haddock ruttare nel serbatoio di un aeroplano.
Un'avventura dal gusto retrò perfettamente riuscita, questa prima trasposizione di TinTin da parte di Spielberg; il vero erede del suo miglior cinema d'avventura, uno spettacolo incredibile ed ammaliante, puro e magnifico cinema di intrattenimento, quello della miglior specie.
Da fan del mitico reporter belga ho apprezzato molto il film, che riesce a essere rispettoso del materiale ma senza diventare ossequioso al materiale originale. Spero che ci sia prima o poi la possibilità di vedere un seguito.
RispondiEliminaIMDB dà come nuovo film di Jackson il sequel di TinTin, chissà se è la volta giusta.
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