di Jean-Luc Godard.
con: Jean-Marc Stehlé, Patti Smith, Agatha Couture, Quentin Grosset, Lenny Kaye.
Francia, Svizzera 2010
Ad 80 anni suonati, Godard continua il suo discorso sul linguaggio e si dimostra ancora poliedrico ed aperto alle nuove influenze. "Film Socialisme" è in un certo senso il suo film più radicale, ancora più di "Prènom Carmen" e "Due o Tre Cose che so di Lei", formando con il successivo "Addio al Linguaggio" un dittico definitivo sulla frantumazione dello sguardo.
Il filo conduttore dei 97 minuti di immagini e dialoghi è labile, dato unicamente da una ricerca estetica e linguistica costante. Ricerca che si adagia su di una tecnologia impensabile ai tempi della Nouvelle Vague: l'Era Digitale ha disintegrato il concetto stesso di cinema, di cui resistono ora solo le vestigia. L'occhio digitale è, come in Cronenberg, nuovo organo umano: la fotografia diviene azione scontata nella vita, ordinaria, volta non tanto a creare ricordi, quanto ad immortalare l'attimo in una singola istantanea in moto automatico.
Da qui la definitiva perdita del punto di vista e la conseguente fluidità di linguaggio propria del XXI secolo (prima ancora dell'avvento dei social network). La narrazione si sfalda, macellata da una riflessione costante su cosa è stato il passato, con un'ossessione continua verso i mostri del XX secolo e gli ideali perduti. L'immagine stessa è qualcosa di diverso: privata della pellicola essa si fa sgranata, ancora più artificiale, i cui colori possono essere facilmente virati verso cromature del tutto impossibili, per alterare in modo ancora più profondo ciò che viene ripreso.
Ed il cinema diviene così "socialismo", al pari della comune familiare ritratta nel secondo atto: ogni singolo membro della società ne crea un pezzo, con le proprie storie immortalate dalla ripresa digitale.
Ne consegue un discorso volutamente astruso e scostante, dove più voci si accavallano sino a dare forma ad un magma di immagini e suoni, alcuni pregni di significato, altri meno.
Distruzione che è punto d'arrivo della ristrutturazione del linguaggio filmico. Oltre ci sarà solo la sua completa obsolescenza e la successiva rinascita a nuova forma narrativa-stilistico-estetica.
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