venerdì 24 dicembre 2021

Tokyo Godfathers

Tokyo Goddofazzazu

di Satoshi Kon.

Animazione/Drammatico/Commedia

Giappone 2003

















E' sempre doloroso ricordarlo, ma Satoshi Kon ci ha davvero lasciati troppo presto, con poco più di un pugno di regie: quattro film, una magnifica serie televisiva ("Paranoia Agent") e il mai realizzato "Yume Miro Kikai" che, nonostante gli sforzi dei colleghi e amici, forse non vedrà mai il buio della sala; ma la sua eredità è immane, con praticamente ogni sua opera che ha lasciato un segno nel panorama dell'animazione nipponica e non solo.
Tutte opere che sono bene o male accomunate dalla tematica dell'inconscio, con la dissociazione identitaria causata dallo stress ("Perfect Blu"), la paranoia acuita anch'essa dallo stress che porta a questionare la realtà oggettiva ("Paranoia Agent"), il ricordo come viatico per rivivere una vita emozionante e oramai agli sgoccioli ("Millennuim Actress") o il sogno come manifestazione del subcosciente che diviene mondo da esplorare ("Paprika").
E poi c'è "Tokyo Godfathers" che spicca come una vistosa eccezione, proprio lì, nel perfetto centro della sua carriera. Un'opera anomala nel suo essere totalmente classica, una storia che si allontana dal registro ossessivo abituale per abbracciare i canoni della "dramedy" o, più precisamente, della favola natalizia.


Tra le festività di Natale e Capodanno, in una Tokyo innevata, i tre senzatetto Gin, Hana e Miyuki trovano tra i rifiuti una neonata; dapprima riluttanti, i tre, spinti soprattutto dall'entusiasmo di Hana, decidono di ritrovare i genitori della piccola, cominciando una stramba e surreale odissea tra le strade di Shiba-Koen.
Al centro di tutto, c'è la famiglia. Una famiglia anomala, quella composta dai tre protagonisti: Gin è un uomo di mezza d'età che mente riguardo al suo passato, Hana è un omosessuale, ex performer di un locale di okama che ha perso il compagno ed è caduto in disgrazia, Miyuki un'adolescente che si è allontanata drammaticamente dalla famiglia. Un padre burbero ed in fuga dalle responsabilità, una madre che non può generare figli ma che ha tutto dell'istinto materno ed una figlia chiamata suo malgrado a prendersi delle responsabilità e, al contempo, a vivere al centro di un nuovo nucleo famigliare.


Intorno a loro, il caos di una serie di famiglie in sfascio; le loro famiglie, in primis, dalle quali si sono allontanati in un modo o nell'altro. La famiglia del capo clan yakuza, che si sta allargando verso un nuovo membro mal voluto; quella degli immigrati brasiliani, divisa dalla lontananza, quella dei veri genitori della bambina, distrutta dal dramma. E poi c'è la bambina, una "messaggera di Dio" vera e propria.


Ribattezzata Kyoko in onore alla purezza della notte di Natale, è un vero e proprio deus ex machina che ricongiunge le unità divise verso un nuovo insieme, sposta i personaggi verso le destinazioni necessarie e li salva da un fato avverso. Una forza del karma, del destino o di Dio a seconda delle proprie credenze, è per l'autore il vero motore degli eventi, come il dio platonico "motore immobile" che fa muovere i personaggi là dove sono necessari. Attorno ai personaggi, un mondo dove sembra sia il caos a governare gli eventi, che si susseguono spesso a spese dei personaggi, con la bambina a fare da unica forza ordinatrice.


La Sacra Famiglia diviene così un modello che prende forma dal vivo tra le strade di Tokyo. Se i tre protagonisti guardavano la nascita di Cristo nella prima scena in modo annoiato, come per magia si ritrovano a dover vivere una storia simile. Storia che, muovendo dalla base della ricongiunzione tra esseri umani ed il superamento del male del passato, è perfettamente riconducibile allo spirito cristiano, per paradosso puro anche più di tanti film natalizi americani, rei, spesso, di traviarne il messaggio su coordinate laiche, se non addirittura verso valori che con il Natale hanno poco o nulla a che fare. Tanto che, con la sua aura di misticismo, "Tokyo Godfathers" finisce per essere una perfetta favola natalizia, vicina alla tradizione sebbene proveniente da un Paese dove il cristianesimo ha attecchito in modo del tutto originale.



"Tokyo Godafathers" è una commedia agrodolce irresistibile, pregna di umanità, che riesce ad essere coinvolgente senza scadere nel melenso o nel ricattatorio. Un film di buoni sentimenti genuino, puro come la neve candida ed estremamente sincero, un perfetto film natalizio.

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