venerdì 22 marzo 2024

Blue Beetle

di Angel Manuel Soto.

con: Xolo Maridueña, Bruna Marquezine, Becky G, Damiàn Alcàzar, George Lopez, Adriana Barraza, Belissa Ecobedo, Raul Max Trujillo, Elpidia Carrillo, Susan Sarandon.

Azione/Fantastico

Usa, Messico 2023












Proprio come con "Madame Web", anche con "Blue Beetle" viene da chiedersi se valesse davvero la pena di dedicare un intero film ad un personaggio del genere. Perché lo scarabeo blu di casa DC ha sicuramente avuto una vita editoriale migliore della veggente ragnesca (o anche solo una vita editoriale, punto) ed ha anche il suo seguito di aficionados, ma resta pur sempre un personaggio di terza categoria che, non per nulla, al di fuori dei fumetti ha sempre e solo avuto piccoli ruoli in adattamenti di personaggi più celebri e interessanti, quasi sempre accompagnato all'inseparabile compagno d'avventure Booster Gold. Di certo, costruire un lungometraggio da oltre cento milioni su di lui era un azzardo. Che, infatti, non ha ripagato.



Il primo Blue Beetle si affaccia nelle edicole già nel 1939 e appartiene più alla categoria degli eroi pulp che dei supereroi. In questa prima incarnazione, è Dan Garrett, archeologo che rinviene uno strano scarabeo blu in Egitto che gli dona i poteri per combattere il crimine.
Il secondo Blue Beetle, apparso a partire dal 1966, è Ted Kord, ad oggi l'incarnazione più celebre. Creato niente meno che da Steve Ditko, Kord è uno studente che eredita lo scarabeo blu da Garrett, suo professore ora defunto. E tale incarnazione, oltre ad essere la più celebre, è anche la più importante: come la prima è targata Charlton Comics e fa parte di quel roaster di personaggi che a partire dagli anni '80 entrano nell'universo DC a seguito dell'acquisizione degli asset della società, oramai fallita. Ted Kord e il suo alter-ego divengono così la base su cui Alan Moore sviluppa il suo Nite Owl, quando il celeberrimo "Watchmen" altro non doveva essere se non una reinvenzione degli eroi della Charlton.
Nel 2006, infine, arriva Jamie Reyes, terza incarnazione, un ragazzo di El Paso che rinviene accidentalmente lo scarabeo e ne diventa il nuovo portatore. In questa versione, lo scarabeo è un'armatura aliena caduta sulla Terra decenni prima e Blue Beetle diventa un incrocio tra lo X-O Manowar della Valiant e il Guyver di Yoshiki Takaya.
Ed è questa versione che arriva sul grande schermo, in un film in solitaria ufficialmente ambientato nel DCEU (non si sa se lo stesso dei precedenti film o quello reinventato da James Gunn), ma senza che gli altri eroi DC facciano neanche un cameo.




La Warner decide di abbracciare in toto le origini messicane di Reyes e crea un film che dovrebbe omaggiare la cultura messicana in America, ma che si rivela presto come un crogiolo di cliché. 
Per iniziare, l'azione si sposta da El Paso nell'immaginaria Paloma City, sorta di metropoli nella quale si sono riuniti tutti gli stereotipi possibili e immaginabili sui latini, dei quali la famiglia Reyes diventa una sorta di incarnazione totalizzante. Tutti sono messicani, tranne ovviamente i ricchi e potenti; tutti mangiano solo tacos e tortillas, bevono solo birra Corona e ascoltano solo cover in castisgliano dei più famosi pezzi pop, oltre che a guardare solo cartoni e film messicani (tra i quali spunta anche "Cronos", con il suo bel scarabeo dorato). Nonna Reyes diventa poi lo stereotipo tra gli stereotipi quando si scopre che in passato era stata una guerrigliera rivoluzionaria. In quale rivoluzione? Non si sa, ma tanto in Sud America c'è sempre una rivoluzione da qualche parte.
L'intento rappresentativo si fa quindi parodistico e più che inclusivismo, quello di "Blue Beetle" sembra una forma di ghettizzazione, nel suo voler essere un prodotto fatto da Messicani per il gusto dei Messicani. O per quello che una megacorporation americana pensa possa essere il gusto dei Messicani.




Per il resto, non c'è nulla in tutto il film che possa definirsi originale, tanto che a tratti sembra davvero che la sceneggiatura sia stata scritta da un'intelligenza artificiale che ha raccattato tutti i luoghi comuni dei film di supereroi dalla rete (oltre che tutti gli stereotipi sul Sud America).
Si parte ovviamente dal fatto che tutto il film non è che una origin-story, con Jamie che trova lo scarabeo e impara a usarne i poteri e nulla più. Le effettive origini del mcguffin non vengono rivelate, ma in compenso vengono incasellati i luoghi comuni del caso, comprese le immancabili scene dove il protagonista è preda dei poteri impazziti (situazione tra l'altro già vista in un episodio di "Smallville" oltre dieci anni fa), che tra l'altro fa calare una coltre di derivatività sul tutto, trasformando il suo protagonista in una sorta di Billy Batson nell'armatura di Iron Man
Si passa per l'obbligatoria storia d'amore con la bellissima di turno, forzata come da copione; e si arriva ad un villain, la Victoria Kord interpretata da una sprecatissima Susan Sarandon, le cui motivazioni sono come sempre date dal profitto, con la più classica delle forzature quando ci si accorge che vuole avere lo scarabeo per creare altre armature supertecnologiche pur essendo già riuscita a replicare un esoscheletro cyberpunk già perfettamente funzionante.
Non mancano neanche dialoghi didascalici o imbarazzanti, come quelli del supercattivo Carapax, che sembrano davvero scritti da un algoritmo che genera frasi da cattivo di default, con tanto di roba tipo "Non meriti questo potere!" e "L'amore per la tua famiglia ti rende debole!" che si sbuffa solo a sentirla.




Tutto in "Blue Beetle" è già visto, non c'è nulla di nuovo o di davvero simpatico. Certo, la regia si sforza di dare delle coreografie decenti alle scene d'azione, usa i colori blu e viola al neon per concedere un minino di personalità alle immagini, si dà spazio alla famiglia di Jamie anche per creare soluzioni narrative un attimo meno scontate (la missione di salvataggio che apre il terzo atto), si cerca di dare un minimo sindacale di caratterizzazione a Carapax e si cerca persino di dare una moraluccia sull'importanza dei legami famigliari e sul razzismo sistematico, ma è davvero tutto troppo scontato e troppo poco per tenere davvero alta l'attenzione. La noia, quindi, la fa da padrone e per un film di appena due ore di durata è un difetto inescusabile.




Se fare un intero film su Blue Beetle aveva poco senso, fare un film come "Blue Beetle" ne aveva anche di meno. Certo, è sicuramente un prodotto decisamente più dignitoso di tanta spazzatura a tema supereroi vista negli ultimi tempi, ma questo non lo rende interessante o anche solo divertente, neanche per sbaglio.

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