lunedì 18 marzo 2024

Madame Web

di S.J. Clarkson.

con: Dakota Johnson, Sydeny Sweeney, Isabela Merced, Celeste O'Connor, Tahar Rahim, Emma Roberts, Adam Scott, Mike Epps, Kerry Bishé.

Azione/Fantastico

Usa, Canada, Messico 2024











Aveva davvero senso fare un film su Madame Web?
Le risposte più ovvie sarebbero: "Si, per fare soldi" oppure "No, visto che è un personaggio ai limiti dell'inesistente", ma risponderebbero solo in parte ad un quesito che in realtà ha ben altra risposta.
In prima approssimazione, si può ben dire che "Madame Web" non ha il minimo motivo di esistere, sia se tiene conto di che razza di film abbia finito per essere, sia e soprattutto se si tiene conto dell'assordante tonfo che, come da copione negli ultimi anni, abbia fatto al botteghino, dimostrando  come non abbia senso fare un film sull'Uomo Ragno senza l'Uomo Ragno o un film sulle donne-ragno praticamente senza le donne-ragno (e con buona pace di Isabela Merced, che ha incolpato i soliti fan misogini per non ammettere di aver preso parte ad un'operazione nata morta). Ma il suo vero motivo di inesistenza risiede in primis proprio nel personaggio dal quale prende le mosse.




Madame Web non è un semplice personaggio di seconda categoria nel roaster Marvel; in realtà non rientra neanche nella terza o nella quarta, di categoria. E', in buona sostanza, una sorta di comparsa di lusso che a partire dal 1980 ha cominciato ad apparire di tanto in tanto sulle testate di Spider-Man senza uno scopo effettivo apparente.
Nei piani originari degli autori doveva condurre l'Uomo Ragno verso eventi catastrofici ed epici che ne avrebbero cambiato lo status quo, ma tutte le storie a riguardo sono state posticipate fino alla loro effettiva cancellazione. Cassandra Webb è così una mutante ultrasettantenne non-vendente che usa i suoi poteri psichici per predire un futuro che non si avvera, comparendo a caso, pronunciando qualche frase sibillina a Peter Parker per poi tornare nel nulla da cui è emersa. Costruire un intero film su di lei era cosa difficile, per questo la Sony l'ha per prima cosa ringiovanita, dandole le sembianze della sex symbol Dakota Johnson, solo per poi affiancarla ad un intero gruppo di "ragno-persone" in una storia senza né capo, né coda.


Il viallain è Ezekiel Sims e anche qui ulteriori dubbi sorgono preponenti. Già nelle pagine dei fumetti, anche Sims era una sorta di "aborto semovente" che nelle intenzioni originarie del suo creatore J.Michael Straczinsky avrebbe presagito un futuro cupo per il Tessiragnatele. Sims era infatti una sorta di "Uomo Ragno originario" che aveva avuto i poteri in gioventù e aveva persino vestito il costume di un vigilante aracnide, per poi ritrovarsi, da anziano, a fare da mentore ad un Peter Parker che ora scopre come i suoi poteri non gli siano stati donati per caso, ma per un preciso disegno cosmico e come gli aracnidi mutanti siano in realtà le incarnazioni di spiriti totemici, con Sims ad incarnare una figura semi-paterna a metà strada tra l'archetipo del mentore e l'anti-eroe. Peccato che, come per Madame Web, anche tale storyline sia stata cestinata prima di giungere a piena maturazione, come praticamente tutte quelle che nei primi anni duemila vedevano tutti i supereroi Marvel passare dall'essere persone comuni dotate di superpoteri ad incarnazioni di entità mistiche o mitologiche. 
Quanto alle donne-ragno, c'è davvero poco da dire, trattandosi di aggiunte al cast dell'Uomo Ragno nate sull'onda del successo di Jessica Drew, la prima Donna Ragno creata nel 1977 (e apparsa di recente in "Across the Spider-Verse"), delle quali solo Julia Carpenter ha finito per giocare un ruolo rilevante, facendo praticamente da modello per il mitico costume nero e finendo persino per diventare la seconda madame web circa dieci anni fa.



Come creare, quindi, un intero film su di un pugno di personaggi inutili e privi di carisma? Semplice, gli si costruisce attorno la più basilare e derivativa delle storielle d'accatto: Cassandra Webb è la figlia di una ricercatrice che nelle giungle del Perù ha scoperto dei "super-ragni" che garantiscono poteri speciali, tanto da essere venerati da un'intera tribù di "uomini-ragno"; Ezekiel Sims è un suo collega che l'ha uccisa per carpire il potere dei ragni... non si sa perché visto che avrebbe potuto tranquillamente farlo senza macchiarsi di un crimine. Anni dopo, Sims ha una visione del futuro nella quale tre donne-ragno lo uccidono senza apparante motivo e decide di ucciderle in anticipo. Spetta dunque a Cassandra, che ha ereditato il potere della preveggenza ragnesca dalla madre, difenderle e garantire anche la nascita di Peter Parker, ora nel grembo della madre, sorella del suo collega paramedico Ben Parker.




Una storia che come da copione è zeppa di incongruenze, buchi e forzature ridicole, oltre al fatto che rasenta il plagio: troppo facile rivederci il palinsesto di "Terminator", con Cassandra novella Kyle Reese che deve proteggere una donna che darà alla luce un eroe e un gruppo di ragazzine dal futuro importante da un cattivo virtualmente invincibile che le insegue senza sosta. Perché poi Sims decida di uccidere tutto e tutti quando avrebbe potuto tranquillamente evitare il realizzarsi della visione è un mistero ed è la dimostrazione di come a nessuno interessasse davvero costruire una storia anche solo credibile.
Credibilità che vacilla incessantemente con il passare dei minuti: non si crede ad un villain che per trovare tre ragazze rapisce un'impiegata della NSA che passa le serate all'opera portando con sé il badge del lavoro, ciò al fine di ottenere acceso ad un anacronistico sistema di riconoscimento facciale usando come campione delle foto estratte praticamente dai suoi sogni (come?), quando avrebbe potuto tranquillamente hackerare un qualsiasi sistema di sorveglianza, in modo sempre fantastico ma decisamente più plausibile. Non si crede ad una Cassandra che si trasforma da paramedico a macchina da guerra nell'arco di qualche ora; non si riesce a credere a tre adolescenti che dopo essere sopravvissute a stento all'attacco di Spider-Terminator ed essersi ritrovate da sole in un bosco, decidono di provarci con dei ragazzi ballando sulle note di Britney Spears; non si crede a quel viaggio in Amazzonia a metà film, con tanto di taxi rubato lasciato tranquillamente all'aeroporto; e non si crede a quel confronto finale dove Cassandra sconfigge TermiSpidey con dei fuochi d'artificio talmente potenti da sfondare i muri in mattone di un magazzino.



In compenso, si resta sconvolti dalla goffaggine di uno script che deve raccontare una storia semplicissima in modo totalmente lineare sentendo comunque la necessità di ribadirne i medesimi punti ogni 10-15 minuti, in un modo talmente didascalico da sembrare scritto da e concepito per un pubblico di infanti afflitti da sindrome di deficit dell'attenzione. O dal solito inanellarsi di scene ridicole, come quando Cassandra scopre di poter cambiare il futuro salvando la vita ad un piccione o quella terribile scena del baby-shower nella quale confessa ridacchiando di essere orfana e di come sua madre sia morta di parto. O da quei dialoghi che oscillano tra il didascalico e l'oscenamente brutto, con l'apice che si raggiunge quando Cassandra chiede a Ben Parker se gli hanno mai sparato, senza far capire a noi spettatori se tale battuta debba essere ironica o macabra.
Come sempre, uno script ridicolo è il minimo da aspettarsi in un'operazione del genere. "Madame Web" però va oltre sino a raggiungere un limite di pigrizia ulteriore e praticamente inedito: è un film di supereroi senza i supereroi.




In due ore di film, le donne-ragno appaiono solo nelle visioni. Neanche nel terzo atto, come di solito avviene anche nei peggiori exploit Marvel, vediamo Julia Carpenter (qui ribattezzata Julia Cornwall forse per non ricordare al pubblico l'esistenza di cineasti di ben altro calibro), Anya Corazon e Mattie Franklin nei loro costumi ragneschi, restando sempre agghindate come persone comuni; la conseguenza di questa incredibilmente insensata "scelta artistica" è che tutte le scene d'azione (e di conseguenza tutto il film) mancano di personalità, essendo strutturate come un perenne inseguimento che culmina sempre in Cassandra  che fa schiantare un veicolo contro Ezekiel (giusto per rimarcare i debiti di ispirazione con Cameron). 
Quando poi si arriva al "combattimento finale" ambientato sul tetto di un magazzino con una gigantesca insegna rossa che cade a pezzi, la mente non può che correre ad "Highlander", solo con il 100% di product placement in più e senza epica, né stile, ennesima riprova di come la forza di volontà degli autori di trovare qualcosa di anche solo vagamente originale sia assente. 
E a fine film, ci si accorge di come quello a cui si è assistito non è neanche una origin-story, quanto un pilot da 120 milioni di dollari; non per nulla, la regista S.J. Clarkson fino ad ora ha lavorato sempre e solo a progetti televisivi, praticamente mai a lungometraggi cinematografici, dimostrando di non avere la stoffa per portare in scena una storia d'azione o adattare uno script alla narrazione filmica vera e propria; tant'è che il suo stile di messa in scena praticamente non conosce né le establishing shot, né i campi lunghi, con inquadrature perennemente a misura del volto dei personaggi e delle zoomate a caso o le solite trasfocature a rappresentare gli unici virtuosismi, come se davvero stesse portando in scena un prodotto pensato e diretto per lo schermo di uno smartphone.




E' poi buffo notare come il film sia ambientato nel 2003, per qualche imperscrutabile motivo; non si sa perché non sia ambientato nel presente, non si sa perché non sia ambientato nell'universo di Venom o Morbius (nonostante gli sceneggiatori siano gli stessi di quest'ultimo), men che meno nel MCU vero e proprio. Fatto sta che quando si fa mente locale e ci si ricorda della sciatteria generale, non si può non pensare come un film del genere non possa che essere ambientato in un periodo nel quale il paradigma dei film dei supereroi era costituito da roba come "Daredevil" e "Elektra", due schifezze con le quali questo exploit ha in comune la totale inconsistenza, lo sfregio del ridicolo, la bruttezza generale e l'indole derivativa. Tanto che se c'è qualcosa da salvare in questo disastro, è solo la bellezza delle attrici protagoniste e il loro impegno, purtroppo talmente sprecato da indurre tristezza.




Si potrebbe così aprire un dibattito su quale sia il peggior film di supereroi visto di recente tra "Madame Web" e "The Marvels"; e se il primo almeno sembra una produzione professionale e non un fan-film fatto in casa, almeno il secondo ha la decenza di portare in scena le eroine del titolo senza vergognarsi di essere ciò che è, né cercando di imitare film migliori (che non siano le parodie di Mel Brooks, ovviamente).
Valeva quindi la pensa di buttare alle ortiche centinaia di milioni di dollari per un film del genere?
La risposta è in realtà un categorico si. E la si comprende quando si fa mente locale e ci si ricorda di Amy Pascal, ancora oggi tra i patron della Sony.




"Madame Web" è la coronazione del sogno della Pascal di creare un film di supereroi dove gli eroi sono tutte donne che combattono contro un "patriarca" violento e invidioso dei loro poteri, ossia quel sogno che ha portato alla creazione del "Ghostbusters" del 2016 e che nelle sue intenzioni dovrebbe dare un'adeguata rappresentazione della forza e della caparbietà delle donne all'interno di un blockbuster.
L'imprint è praticamente quello di quel "Glass Ceiling" che aveva annunciato circa dieci anni fa (con Gwen Stacy come protagonista) e fa ridere se si pensa che alla fine non ha preso parte al progetto, lasciando nelle mani del produttore Lorenzo Di Bonaventura, incaricato di dare piena forma ad un film che dia alle donne i supereroi che dovrebbero rappresentarle.
Peccato che queste eroine siano dei personaggi di serie Z e che passino l'intero film a fuggire anziché combattere, che non abbiano veri superpoteri e che non le si è graziate né di un look adeguato, tantomeno di un film che ne mettesse davvero in risalto la forza o che avesse anche solo una propria personalità, nascendo come costola di una serie di film su di un supereroe maschio ed essendo sviluppata come un coacervo di influenze altrui. 



Il concept della Pascal, pur interessante in teoria, viene sviluppato malamente; ma non bisogna neanche dare la colpa a Di Bonaventura e forse neanche alla Clarkson, visto che la Pascal stessa ha comunque dato alla luce diversi exploit di pessimo livello: anche se avesse curato in prima persona la produzione, non è detto che "Madame Web" sarebbe stato poi tanto diverso.
E per dovere di cronaca, va sottolineato come il film sia comunque stato scritto e diretto da una donna, in ossequio al falso luogo comune secondo il quale "solo le donne possono creare personaggi femminili"; ma se per la Clarkson questo è "female empowerment", allora vuol dire che non è una vera femminista, solo l'ennesimo colletto bianco di Hollywood privo di talento che predica bene e razzola malissimo. E se si tiene conto di come i prodotti supereroistici fatti da donne e pensati per le donne alla Marvel siano questo, "The Marvels", "Echo" e "She-Hulk- Attorney at Law" e di come, invece, tutti i migliori personaggi d'azione di sesso femminile dell'intera storia del cinema siano stati concepiti da autori maschi, allora non si può non credere come ad Hollywood forse sono le donne ad essere davvero misogine.

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