venerdì 8 marzo 2024

Lupin III: Il Castello di Cagliostro

Rupan Sansei: Kariosutoro no shiro

di Hayao Miyazaki.

Animazione/Avventura/Azione

Giappone 1979

















A 45 anni dal suo esordio nei cinema nipponici, lo status di capolavoro de "Il Castello di Cagliostro" è pacificamente accettato da tutti: sia dagli otaku, sia dai cinefili in senso stretto, sia dai fan del ladro gentiluomo (re)inventato da Monkey Punch negli anni '60.
Ma quando l'esordio cinematografico di Hayao Miyazaki vide per la prima volta il buio della sala, il riscontro non fu proprio entusiastico, soprattutto dai fan di Lupin. Certo, gli incassi furono ottimi e la critica ben accolse questo exploit di un autore che seppur alle prime armi nella direzione generale, dimostrava un senso spiccato per la dinamicità nell'animazione, regalando un'estetica ed uno stile ineccepibili messi al servizio di una bella storia. Storia che, però, in parte scontentava chi da Lupin si aspettava ben altro. E anche la storia di come Miyazaki abbia finito per dirigere il film è, in fin dei conti, alquanto strana.




Tutto ha inizio con due tonfi. Il primo è quello del capolavoro "La Grande Avventura del Piccolo Principe Valiant", film d'esordio per Isao Takahata come regista, la cui produzione meriterebbe un approfondimento a parte; esordio che viene letteralmente mandato al macero da Toei Animation a causa degli scioperi dello staff, che la forzano a migliore le condizioni lavorative degli animatori in sfregio ai profitti selvaggi che invece l'allora patron Hiroshi Okawa (vero e proprio "Walt Disney del Giappone") voleva ottenere a tutti i costi. Con la conseguenza che avere una scusa per licenziare l'intero corpo produttivo, si decise di pilotarne il fallimento al botteghino, consapevoli che nel lungo periodo i guadagni sarebbero pur arrivati. 
Takahata, poco più che trentenne, e il suo amico e koai Miyazaki si ritrovano così a dover ripiegare sul mercato degli anime televisivi e accettano di lavorare alla Tokyo Movie Shinsha, dove vengono assegnati alla produzione della prima serie di Lupin, quella "con la giacca verde".
Il secondo tonfo è quello di questa prima incarnazione del personaggio: durata appena 23 episodi, viene trasmessa tra l'ottobre del 1972 e il marzo del 1973, periodo nel quale viene cancellata a causa degli scarsi ascolti, che portano la creatura di Monkey Punch a scomparire dalla coscienza collettiva tanto velocemente quanto vi era approdata giusto qualche anno prima, grazie al successo del manga.
Un oblio che però non dura molto: le repliche registrano delle percentuali d'ascolto notevoli, tanto che a fine anni '70 TMS decide di provare a rilanciare il marchio con una seconda serie; ma, nel dubbio di un ulteriore e possibile flop, decide di testare le acque con un lungometraggio d'animazione, il primo per Lupin III (ma non il suo primo film cinematografico in toto, visto che nel 1974 era stato prodotto e distribuito lo strambo "La Stana Strategia Psicocinetica", suo effettivo esordio al cinema); "Lupin III- La Pietra della Saggezza" arriva nei cinema nel 1978 registrando ottimi incassi, i quali garantiscono il via libera alla seconda serie, quella "con la giacca rossa", ad oggi l'incarnazione più amata del personaggio. E giusto un anno dopo, "Il Castello di Cagliostro" arriva in sala, riportando all'attenzione del pubblico quel primo Lupin, ora in una veste pressoché inedita.




Dopo aver svaligiato un casinò a Monaco con l'inseparabile Jigen, Lupin si accorge di come il denaro sia in realtà tutto falso; non si tratta, però, di falsi qualunque, bensì dei cosiddetti "denari del capro", banconote fasulle ma indistinguibili da quelle vere. Volendo venire a capo del mistero riguardante la loro produzione, si ritrova nel principato di Cagliostro, dove incappa per caso in una giovane e bella ragazza in fuga da un gruppo di aguzzini; dopo averla salvata, Lupin scopre come questi altri non è che Clarisse, erede al trono in fuga dal perfido Conte, governatore che ha arrogato a sé il potere. Ma questo non sembra essere il primo incontro tra la bella principessa e il ladro gentiluomo...




Una storia particolare, quella de "Il Castello di Cagliostro", lontana in parte da quello che già nel 1979 era il canone di Lupin III: non ci sono grandi colpi da fare, nessun mcguffin prezioso da recuperare o "missioni impossibili" da compiere; o, per essere più precisi, il tesoro è il cuore della bella ragazza e la missione impossibile consiste nella sua liberazione, in un'avventura che comincia quasi inavvertitamente. 
Lupin incontra Clarissa per puro caso, precipitando in una storia più grande di lui e aiutando a risolvere una questione con la quale non ha collegamenti personali; se non quelli, ovviamente, con la bella ragazza, che in passato aveva conosciuto il ladro e con il quale aveva condiviso un breve dal quale è però dipesa la vita del ladro, unico collegamento effettivo con la cospirazione ordita dal conte di Cagliostro.




Tanto che la storia è quasi quella di una favola, con Lupin che da anti-eroe smargiasso diventa un eroe a tutto tondo, intento a proteggere una bella principessa da un villain cattivo fin nel midollo che lui stesso ribattezza "mago cattivo". E' stato quindi facile per i fan vedere una forma di snaturamento del personaggio, non più schiavo di cupidigia e lussuria come da copione. Se non fosse che questo Lupin altro non è se non una versione più matura di quello visto nella prima serie, che appare infatti nei flashback come patito di donne e soldi: gli anni sono passati anche per lui ed è diventato più maturo, più adulto, sempre attratto dai tesori e dalle belle donne, non per nulla arriva a Cagliostro per indagare sulle banconote false e nel primo atto mette le mani addosso ad una compiacente giovane cameriera, ma non è più lascivo quanto prima. Tanto che somiglia più al Lupin che comparirà nella seconda serie, dove sovente si ritrova in situazioni simili, mosso anche dal vizio, ma principalmente da una forma di solidarietà verso la bella di turno, la quale, da qui in poi, non è più un semplice oggetto da concupire.
Se davvero c'è un personaggio diverso dal canone in questo secondo film dedicato al ladro di Monkey Punch, questa è Fujiko Mine: sempre bella, opportunista e voltagabbana, ma decisamente non sexy, bardata com'è in una tuta militare che anziché esaltarne le forme generose, la trasforma in una donna-macho; cosa strana se si pensa che le eroine dell'universo di Miyazaki avranno sempre una connotazione di sensualità, anche se non marcata quanto quelle di altri autori e serie anime.




Sebbene al suo esordio e impegnato in un vero e proprio progetto su commissione, Miyazaki sfoggia già qui quelli che saranno i tratti distintivi del suo cinema. Si parte dal character design dei personaggi, più morbido rispetto a quelli delle serie televisive, adattato in senso lato allo stile dell'autore e da lui stesso curato in prima persona. 
Si passa ovviamente attraverso la storia; già l'ambientazione totalmente mitteleuropea gli permette di portare in scena quei paesaggi rurali di quali è innamorato, con la tonalità verde acceso dei prati che la fa da padrone per la maggior parte del film; senza contare il tono favolistico di tutto l'assunto, con al centro una ragazza che sebbene incarni letteralmente il ruolo della damigella in pericolo, è di fatto molto reattiva agli eventi, anticipando in parte il personaggio di Nausicaa.
Si arriva poi al tema del volo, vera e propria ossessione miyazakiana, che qui viene declinata in più modi. Quello più ovvio è dato dalla scena sul eliveivolo del conte, con la fuga dal torrione a metà film circa; ma per tutto il film, in realtà, Miyazaki si diverte a infrangere le regole della gravità e a far volare Lupin in sfregio alla stessa, come quando arriva per la prima volta alla torre, in un volo fantastico del tutto impossibile e proprio per questo ammaliante; o ancora nell'inseguimento iniziale, con la 500 che corre sulla strada come se fosse un hovercraft non vincolato al terreno; il tutto condotto con una dinamicità incredibile.




La parte del leone la fa poi anche l'animazione, diretta da quel Yasuo Otsuka che poi animerà anche la seconda stagione stagione ed era allora reduce dalla prima, oltre che da "La Pietra della Saggezza". Un'animazione fluida e complessa, dove nelle scene di massa ogni singolo personaggio trova una cura estrema nella creazione delle sue azioni; così come curatissimi sono i movimenti di macchina con i quali Miayazaki dimostra di aver assorbito la lezione del senpai Takahata, usando la macchina da presa come se fosse quella di un film dal vivo per creare sequenze complesse e articolate che aumentano il tasso di spettacolarità oltre ogni livello. E l'apice lo si raggiunge nel celebre climax all'interno della torre dell'orologio, ispirata alla scena cult di "Tempi Moderni", dove la regia scatena la forza dell'animazione in una serie infinita di ingranaggi in movimento e corpi instabili, sfoggio di una cura dei dettagli e di un gusto per la dinamicità ai limiti del maniacale, vero e proprio capolavoro visivo messo magistralmente al servizio di una storia tanto semplice quanto incalzante, che qui trova una perfetta risoluzione.



Anche a distanza di quasi mezzo secolo, "Lupin e il Castello di Cagliostro" resta forse la migliore incarnazione in assoluto del personaggio. Oltre che, ovviamente, un esordio magistrale per un maestro dell'animazione.



EXTRA
Davvero curiosa la storia di come "Lupin e il Castello di Cagliostro" sia giunto in Italia.
La prima edizione viene curata direttamente da Fininvest nel 1984 e il film viene trasmesso quell'anno su Italia 1. Ma il doppiaggio non solo è afflitto da vistose libertà di adattamento della storia, ma non presenta nessuna delle voci storiche dei personaggi.
Una seconda versione viene curata per l'home video da Yamato Video nel 1992, con un nuovo cast di doppiatori, nessuno dei quali neanche questa volta è tra quelli storici della serie; e anche questa volta non mancano imprecisioni nell'adattamento che rendono talvolta difficile seguire la storia.
Solo nel 2007 è sempre la Yamato Video a curare una terza e definitiva versione dell'edizione italiana, pensata ancora una volta per l'uscita in Home Video. Il film viene ora presentato con un nuovo master ottenuto dagli originali nipponici restaurati e il doppiaggio viene effettuato da capo usando un copione con un nuovo adattamento, finalmente fedele ai dialoghi originari. Tornano anche i doppiatori originali delle serie televisive, ad eccezione di Marcello Prando, voce storica di Zenigata, scomparso nel 2005. Per Roberto Del Giudice, storico doppiatore di Lupin, sarà l'ultima volta nei panni dell'iconico personaggio: morirà solo pochi mesi il completamento delle registrazioni.


6 commenti:

  1. Farai una retrospettiva/monografia su Akira Toriyama.
    Che pur essendo un fumettista ha pur sempre influenzato, nel bene e nel male, anche il medium cinematografico/animazione

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    1. In tutta sincerità no, perché a livello cinematografico non ha mai avuto una vera influenza, ci sarebbe davvero troppo poco di cui parlare.

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  2. Infatti tralasciando gli anime/film di Dragon ball (alcuni gradevoli altri meno) l'unico effettivo contributo al medium contributo al medium cinematografico è stato Dragon Ball Evolution......
    Che però al "merito" di aver aperto la strada alle trasposizioni live -action di Ghost in the Shell, Alita, Saint Seiya e One Piece made Netflix

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    1. In realtà quel merito non gli può neanche essere attribuito, visto che gli adattamenti americani di manga esistevano già da più di un decennio ;)

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  3. È meglio dire che Dragon Ball Evolution ha "aperto la strada" agli adattamenti live action di anime/manga a livello mainstream.
    Poi Dragon Ball Evolution quando uscì fu un sonoro flop di pubblico e critica.
    Pur contendo a livello embrionale tutti gli stilemi di un una tipica produzione MCU

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    1. In realtà neanche quello, visto che è stato un flop cocente.
      Il trend odierno degli adattamenti anime è dovuto al successo che hanno riscosso sulle piattaforme streaming (Netflix prima, Chrunchyroll poi), mentre una decina d'anni fa si faceva il remake di "Ghost in the Shell" visto che come titolo ha sempre venduto bene in Usa (al pari di "Akira").

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