mercoledì 24 dicembre 2014

S.O.S. Fantasmi

Scrooged

di Richard Donner

con: Bill Murray, Karen Allen, Bobcat Goldthwait, Robert Mitchum, John Glover, John Forsythe, Carol Kane, David Johansen, John Murray.

Commedia/Fantastico/Grottesco

Usa (1988)














Pubblicato nel 1843, "A Christmas Carol" di Charles Dickens potrebbe sottrarre lo scettro di opera più trasposta al cinema dalle mani delle tragedie di Shakespeare. Adattato in almeno 20 pellicole tra grande e piccolo schermo ed in un centinaio di special tv, episodi di sitcom, serial e finanche di cartoni animati (semplicemente geniale l'episodio omonimo del cartoon "The Real Ghostbusters", dove il gruppo di acchiappafantasmi si ritrova alle prese con Scrooge ed i suoi spettri catartici), il capolavoro dello scrittore londinese è diventato, nel corso di più di un secolo, un classico irrinunciabile durante le festività natalizie; e a ben merito.
Perchè nel suo romanzo più celebre, Dickens fa confluire tutto il suo disgusto per la fredda e distruttiva modernizzazione dei costumi seguita alla Seconda Rivoluzione Industriale, creando un attacco accorato e diretto all'Utilitarismo e alle sue nefaste conseguenze; cardine di tutta la narrazione è il personaggio di Scrooge, l'archetipo dickensiano più celebre, perfetta incarnazione dei non-valori dell'Inghilterra Vittoriana: vecchio avido e totalmente insensibile, è pronto a tutto pur di assicurarsi un guadagno, compreso abolire le festività natalizie. La genialità del racconto sta nella creazione di una perfetta catarsi per il protagonista: un incontro con tre spettri che lo portano ad interrogarsi sulla sua natura e sulle conseguenze delle sue azioni; tre spettri che incarnano i tre periodi temporali di passato, presente e futuro ai quali l'autore dà loro la forma più celebre e forse azzeccata: il passato è uno spirito evanescente, quasi invisibile e sul punto di spegnersi del tutto; il presente è un grosso bontempone, seguito però da due inquietanti figli rachitici; il futuro è un demone, descritto come la classica iconografia della Morte, presagio della sventura che colpirà il personaggio a causa del suo pessimo carattere.


Dickens cerca una forma di redenzione per la società che tanto detesta; un riscatto che passa mediante la coscienza del proprio decadimento per la riscoperta dei valori tradizionali, quei valori cristiani di amore e solidarietà disinteressata che l'autore rilegge in chiave laica per renderli universali.
Un'universalità che permette al racconto di sopravvivere per oltre un secolo e ritrovarsi, ora nel XXI, come ancora tremendamente attuale; e che gli permette di esercitare un'influenza notevole praticamente su ogni pellicola ambientata nel periodo natalizia, che sia una sua trasposizione o meno; basti pensare all'intervento angelico nel classico "La Vita è Meravigliosa" (1946) di Frank Capra o al personaggio della signora Deagle in "Gremlins" (1984), intuizioni entrambe figlie di Dickens.
E di tutte le numerose trasposizioni al cinema, la più stramba e curiosa è sicuramente "Scrooged", diretta dal veterano Richard Donner e con protagonista un Bill Murray stramapalato ed irresistibile.


Dopo l'incredibile successo di "Ghostbusters" e l'acclamazione della critica per "Il Filo del Rasoio", Murray si si ritrova, nel 1984, trasformato da semplice comico televisivo a superstar internazionale; posizione che, stranamente, non lo porta a strafare per cercare di replicare il successo; anzi: decide di ritirarsi temporaneamente dalle scene per potersi dedicare alla propria vita familiare, a sua detta trascurata fin troppo a causa degli impegni lavorativi; pausa che trova una breve interruzione nel 1986, per filmare un cameo ne "La Piccola Bottega degli Orrori" e che si potrae sino al 1988, quando "Scrooged" esce nelle sale riproponendo l'interprete del mitico dr. Venkman in una nuova avventura ectoplasmatica (tanto che in Italia il film viene distribuito con il fuorviante titolo "S.O.S. Fantasmi", quasi fosse un sequel del cult dell'84).
Ma più che una trasposizione o un vero e proprio adattamento del classico di Dickens, "Scrooged" è una sorta di variazione sul tema, che trasporta la vicenda nel presente e in un mondo dove la storia di Scrooge è un romanzo letto e amato, ed in cui il protagonista, Frank Cross, è una sua sorta di alter ego: un magnate televisivo volitivo e rampante, che del tutto insensibile all'atmsofera natalizia, si prepara a fare il colpaccio programmando per la sera della Vigilia una versione del "Canto di Natale" in chaive pop, con ballerine scosciate e acrobati da circo. Ma la sera prima della messa in onda, Frank riceve la visita del suo vecchio boss, morto 9 anni prima, il quale lo redarguisce sul suo comportamento, proprio come avviene nel romanzo a Scrooge, e lo avverte che degli orrori che lo attendono in futuro, avvisandolo che tre fantasmi gli faranno visita. Come da copione, i tre spiriti porranno Cross innanzi alle sue mancanze, ma il risultato sarà piuttosto "strambo".


Questo perchè il finale di questa orginale rilettura è quantomeno spiazzante; Frank si redime, si, per il suo atteggiamento egoistico, ma Murray, nel portare in scena la sua confessione, caratterizza il personaggio come un lunatico in preda ad una crisi di nervi, tanto che ci si interroga se questo moderno Scrooge si sia davvero ravveduto o sia scivolato nella follia; ambivalenza di lettura avvalorata dalle visioni dovute allo stress che Frank ha nella prima parte della pellicola, dove tra bulbi oculari serviti come bevande, camerieri che vanno a fuoco e zombi putrescenti a piede libero, gli autori sembrano voler lasciare lo spettatore interdetto sul concetto di realtà. Tentativo che, va detto, funziona: Donner, pur senza stupire, riesce a creare sequenze disturbanti riuscite, in grado di colpire allo stomaco soprattuto lo spettatore più giovane, e che avvicinano "Scrooged" al perfetto mix di horror e commedia che era "Ghostbusters".
Ciò non toglie, tuttavvia, come il fatto che la rilettura "psicoanalitica" della fiaba di Dickens le tolga, indubiamente, valore: se il moderno Scrooge è solo uno yuppie in preda ad una crisi di nervi e i fantasmi hanno semplicemente portato la sua follia oltre il limite di guardia, che senso ha parlare di riscoperta dei valori e redenzione?


Quesito che porta ad etichettare "Scrooged" come una pellicola tutto sommato poco riuscita; ma tutt'altro che disprezzabile: la regia di Donner si affida totalmente a Murray e al cast di supporto per creare sequenze spassose, come gli incontri tra Cross e gli spettri; la stessa caratterizzazione degli spettri è riuscita ed interessante: il passato è ora uno sgorbutico tassista avvolto nel fumo del suo sigaro, il presente una fatina irritante e violenta, che si diverte a picchiare il povero Cross per metterlo faccia a faccia con la sua stessa cattiveria; e il futuro è ancora un Mietitore Tristo, il cui volto è però uno schermo catodico che mostra immagini distorte e disturbanti della realtà e che nel corpo cinge delle vittime innocenti. Senza contare come la satira della deriva inumana dei network televisivi, con il moderno Scrooge modellato come un Berlusconi ancora più rapace e privo di sentimenti, ben rappresenta l'effettiva perdita di valori umani e morali che a partire dagli anni '80 ha invaso il piccolo schermo così come la società borghese tutta; e va pur sempre tenuto conto di come la forma della rilettura del soggetto di partenza sia sempre e comunque più interessante di una sua pedissequea trasposizione.
In quest'ambito, "Scrooged" riesce davvero a farsi apprezzare e a meritare il suo status di piccolo cult natalizio, nonchè la visione da parte dello spettatore moderno, che forse arriverà a preferire questa rilettura alla ben più agghiacciante (in tutti i sensi) trasposizione del 2009 di Robert Zemeckis, quel "A Christmas Carol" che digitalizzando totalmente storia e personaggi, appiattisce Dickens sino a ridurlo ad uno spettacolino per bambini scemi.

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