domenica 18 gennaio 2015

American Sniper

di Clint Eastwood

con: Bradley Cooper, Sienna Miller, Eric Ladin, Luke Grimes, Cory Hardrict, Sammy Sheik, Mido Hamada.

Biografico/Guerra

Usa (2014)


















---SPOILERS INSIDE---

Che cos'è un eroe? E' davvero possibile l'esistenza di una persona definibile come tale all'interno di uno scenario di guerra?
Clint Eastwood non ha dubbi: assolutamente no. E di fatto, tutta la sua carriera di regista, da almeno 25 anni a questa parte, è stata dedicata a smontare la mitologia eroica americana; a partire dal capolavoro "Gli Spietati" (1992), vero e proprio spartiacque all'interno della sua filmografia, nel quale decostruisce la figura dell'eroe della cinematografia classica che lui stesso aveva contribuito a (ri)forgiare, nel western più crepuscolare di sempre; con il dittico "Flags of our Fathers" e "Lettere da Iwo Jima" (2006), Eastwood solleva il tiro e distrugge la figura della "più grande generazione americana", mostrando i soldati della Seconda Guerra Mondiale come semplici ragazzi spaventati usati dalla società per fini propagandistici, affondando un pugno diretto nello stomaco del produttore Steven Spielberg, che con "Salvate il Soldato Ryan" (1998) aveva invece portato ad Hollywood la moda dell'apologia di quella stessa generazione; con il successivo, magnifico, "Gran Torino" (2008), Eastwood distruggeva la sua stessa figura cinematografica di giustiziere violento ed individualista, chiudendo idealmente il cerchio della sua carriera, che di lì in poi si sarebbe contratta in opere poco riuscite; periodo di depressione che culmina con l'improponibile "J.Edgar" (2011), quasi un ripensamento della sua riflessione nel quale l'autore crea un ritratto manicheo e genuinamente falso di una delle figure più controverse della storia americana.
Fortunatamente, con "American Sniper" Eastwood ritrova l'ispirazione e il coraggio che sembrava aver smarrito, continua nella sua opera iconoclastica del mito americano e, a quasi 85 anni, rinnova il suo stile registico creando un'opera completa e spiazzante.


Eastwood si confronta con il lascito di Chris Kyle, vera e propria leggenda dei Navy Seals: con oltre 160 uccisioni accertate, Kyle è stato il cecchino più letale della storia dell'esercito americano; sopravvissuto a quattro turni in Medio Oriente e al confronto con uno spietato signore della guerra soprannominato "il Macellaio", braccio destro di Al-Zarquawi, Kyle torna in patria per assistere altri reduci di guerra e muore, paradossalmente, proprio per mano di un commilitone durante una sessione di addestramento. Una parabola, la sua, che già da sola riuscirebbe a creare una morale completa sull'assurdità della vita militare. Tuttavia, l'autore qui va oltre e decide di decostruirne la figura pezzo per pezzo, mostrando "la leggenda" nella sua duplice veste di soldato improbabile e uomo smarrito.
La opening-scene è tra le più tese che il cinema di Eastwood ricordi: la prima missione di Kyle a Falluja, con il cecchino appostato su un tetto pronto a far fuoco su di un bambino armato di granata anti-carro. Ma con uno stacco, l'autore torna indietro di 20 anni e ripercorre tutta la formazione del personaggio, rifacendosi alla tripartizione in atti classica. Kyle viene mostrato dapprima bambino, cresciuto nella tipica famiglia americana, dove gli insegnamenti cristiani (la Bibbia che ruba in chiesa e userà come portafortuna durante l'intera campagna militare) fanno a pugni con un educazione familiare votata all'apologia della violenza, con un padre che insegna ai figli a proteggersi a suon di pugni e a punirli in caso di sconfitta.
Ritroviamo Kyle adulto, interpretato da un irriconoscibile Bradley Cooper, perfettamente calato nella parte; l' "eroe" americano mostra il suo vero volto, la sua origine che lo caratterizzarà per il resto della pellicola: un bovaro ai limiti dello zotico, che si guadagna da vivere partecipando a rodei truccati; un "mito" che ancora prima delle sue origini è fasullo. A 30 anni suonati, Kyle decide di arruolarsi, un pò perchè colpito dagli attentati alle ambasciate americane, un pò per sbarcare il lunario. L'addestramento nei Seals è duro e, contemporaneamente, conosce la sua futura moglie Taya (una sorprendente Sienna Miller). Allo scoppio della Guerra in Afghnistan, nel 2002, Kyle viene dispiegato in prima linea, pronto per la sua missione: proteggere la Patria e i suoi compagni.
Torniamo a Falluja; prima missione: in un crescendo snervante, Eastwood rompe ogni tabù e mostra l'immostrabile, ossia un soldato americano riverito come un eroe della patria fare fuoco su di un bambino e su di una donna; scena senza censure, con i colpi che distruggono i corpi sotto gli occhi attoniti dello spettatore e, con lui, del personaggio. Basterebbe questa scena a sancire la perfetta riuscita del ritratto anti-eroico, o "non-eroico" per essere più precisi; ma Eastwood e Cooper vanno ben oltre.


Nelle due ore successive vengono narrate tutte le gesta di Kyle: la rivalità con il cecchino siriano "Mustafa" (Sammy Sheik), il crescere della sua fama tra i commilitoni, l'adozione dello stemma del Punisher come marchio del suo plotone dei Seals, ad indicare l'azione punitiva e vendicativa degli americani contro i terroristi islamici, la furiosa caccia al Macellaio (Mido Hamada), il tutto narrato con un occhio greve e critico. Il razzismo degli americani contro il popolo medio-orientale non viene mai taciuto: abbondano termini quali "selvaggi" e "bestie" per indicare persone ritratte come innocenti occupati da una forza militare straniera e impauriti dall'accusa di collaborazionismo. Le gesta eroiche di Kyle trovano più enfasi nelle loro nefaste conseguenze che nell'azione in sé stessa: la caccia al macellaio che porta al massacro di intere famiglie, l'uccisione di Mustafa, vera e propria ossessione vendicativa, si trasforma in una disfatta dove l'eroe rompe persino la prima regola del codice del cacciatore abbandonando in terra la sua arma; al contempo, Kyle viene mostrato nei giorni di licenza tra un turno ed un altro come un disadattato, un uomo talmente assuefatto alla tensione del fronte da soffrire di stress da reinserimento, tanto da vivere in uno stato di paranoia perenne. L'eroe, il militare che si fece tatuare lo stemma dei Crociati sul braccio, diviene così un uomo qualunque, un soldato distrutto dall'esperienza al fronte ed ossessionato dalla caccia, al quale viene negata persino una fine eroica: la sua tragica morte viene lasciata fuori campo, aumentandone così la tragicità e l'assurdità totale.


Nella costruzione delle sequenze di battaglia, Eastwood resta fedele all'impostazione classicistica e regala sequenze adrenaliniche, ma mai concitate, nelle quali l'azione è fluida, elegante; a differenza del dittico su Iwo Jima, il ritmo di "American Sniper" è veloce, quasi sincopato, di fatto il film più ritamto di tutta la carriera dell'autore; e la fotografia dell'abituale Tom Stern si sveste dei chiaroscuri per abbracciare colori saturi, quasi bruciati, in un rifiuto anche estetico dell'ambivalenza che rispecchia la secchezza del giudizio morale dell'autore.


Giudizio netto eppure mai polemico; una lunghezza di vedute che solo il Grande Vecchio di Hollywood poteva avere; perchè "American Sniper" è sicuramente un'iconoclastia totale e definitiva dell'ultimo mito americano, ma anche una pellicola amara sull'assurdità di una guerra sbagliata, sui suoi eroi improbabili, sulle sue vittime al fronte estero ed interno; nel quale vi è, si, un forte sottotesto patriottico, mai rivolto, però, ai valori propagandati, quanto agli uomini che hanno combattuto e perso tutto o quasi; e sopratutto a coloro che, tornati dal fronte, hanno continuato a lottare per e contro sé stessi.


EXTRA

Nella sequenza successiva alla prima uccisione, Kyle rientra nel dormitorio ed ha un dialogo con l'amico "Bombarda", il quale legge un volume di "The Punisher MAX"; i due, in seguito, adotteranno l'iconico teschio del personaggio Marvel come marchio della loro truppa. Nel volume mostrato, il primo numero del secondo story-arc "In Principio", Lewis Larosa disegnava il protagonista Frank Castle, invecchiato e disilluso, proprio con le fattezze di Clint Eastwood.




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