sabato 8 agosto 2015

L'Impero Colpisce Ancora

The Empire Strikes Back

di Irvin Kershner.

con: Mark Hamil, Harrison Ford, Carrie Fisher, David Prowse, James Earl Jones, Frank Oz, Billy Dee Williams, Peter Mayhew, Anthony Daniels, Kenny Baker.

Fantastico/Avventura

Usa (1980)













Il successo inaspettato e stratosferico che in quell'estate del 1977 riscosse "Guerre Stellari" permise a George Lucas di ritirarsi dalle scene, di appendere (per più di trent'anni) il megafono da regista al chiodo e ritagliarsi il ben più comodo ruolo da produttore.
E sempre il successo gli permise di rimettere mano alla sua opera più ambiziosa, di espanderla per creare un trittico e poi, nel corso dei decenni, una saga; ma sarebbe sbagliato credere alla storia secondo la quale aveva "già in mente" le trame dei successivi capitoli della sua esalogia: "L'Impero Colpisce Ancora" e "Il Ritorno dello Jedi" non sono vere e proprie continuazioni della storia originaria di "Guerre Stellari", quanto dei veri e propri seguiti. Le incongruenze tra questi (in particolare il terzo capitolo) non mancano e lasciano presagire come, all'epoca, Lucas non avesse ancora idea di chi fossero davvero i suoi personaggi, con esiti talvolta ilari.
Fatto sta che nel 1980, i fans della "Galassia lontana lontana" entrarono nei cinema per essere nuovamente sconvolti: "L'Impero Colpisce Ancora" (ma il titolo originale "The Empire Strikes Back" è meglio traducibile come "Il Contrattacco dell'Impero") è un seguito che supera in tutte le lunghezze il suo predecessore per piazzarsi come il miglior esito della saga lucasiana. Il perchè, poi, è presto detto ed è anche un pò squallido: è il capitolo con il quale Lucas ha avuto meno a che fare.



Lucas è qui solo produttore ed autore del soggetto; finanzia di tasca sua l'intera operazione per evitare ingerenze da parte degli studios mediante la neonata Lucasfilm Ltd. e si assicura il controllo completo sulla storia e sul look del film; alla regia, il "lavoro sporco", troviamo Irvin Kershner, veterano di lungo corso che all'epoca aveva già diretto piccoli successi come "Occhi di Laura Mars" (1977), su sceneggiatura di John Carpenter, e "La Vendetta dell'Uomo Chiamato Cavallo" (1976), e che due anni dopo avrebbe diretto con brio ed ironia "Mai dire Mai" (1982), uno dei migliori esiti del filone bondiano.
Alla sceneggiatura, invece, Lucas fa il colpaccio e chiama una perfetta coppia di scrittori: Lawrence Kasdan e la compianta Leigh Brackett.  Kasdan, ancora alle prime armi ma già perfettamente capace di sviluppare storia e caratteri, avrebbe poi scritto sempre per Lucas lo splendido "I Predatori dell'Arca Perduta" (1981) per poi inaugurare una florida (ma sfortunatamente poco longeva) carriera da regista; la Brackett, d'altro canto, era l'artefice degli script di capolavori del calibro de "Il Lungo Addio" (1973), "Il Grande Sonno" (1946) e "Un Dollaro d'Onore" (1959). Trio di autori che sancisce la riuscita del film sia sul piano narrativo che su quello visivo.




Concepito come secondo capitolo di una trilogia, "L'Impero Colpisce Ancora" finisce per essere il capitolo più cupo di tutta la saga: la necessità di far progredire il cammino dei personaggi porta la narrazione ad accumulare ostacoli e colpi di scena; l'accento viene posto non tanto sulla storia, di fatto un lungo inseguimento tra Han Solo e le truppe imperiali alternato con l'addestramento Jedi di Luke, quanto sui personaggi e i loro rapporti.
Luke Skywalker non è più il semplice ragazzo che aspira alla grandezza, ma un giovane uomo chiamato a confrontarsi con le sue paure. La prima, la più grande, la paura del fallimento, del non essere all'altezza del potere che possiede; il tirocinio presso Yoda non è un semplice addestramento militare, quanto un vero ritiro marziale, dove il giovane è chiamato a scavare dentro sè stesso per trovare la vera forza, non una semplice perizia bellica; Yoda, infatti, appare in scena come un esserino folle e umorale, esclamando una battuta da antologia "Grande guerriero! Guerra non fa nessuno grande!", estrinsecando il rifiuto di qualsivoglia apologia guerrafondaia in favore di un ritrovato amore per la filosofia marziale orientale, nella quale la vera arma è insita dentro l'animo. Scelta che porta ad una delle sequenze più impattanti della saga: il confronto con il fantasma di Vader nella caverna.
Lo stesso Yoda è un piccolo capolavoro di perizia tecnica e narrativa: una marionetta, non un complesso animatrone, animato manualmente da Frank Oz, co-fondatore ed animatore del "Muppet Show" e poi regista di commedie brillanti, che infonde nell'esserino una scintilla di vita tangibile; l'effetto speciale diviene finalmente parte integrante della narrazione, non più mero strumento, ma personaggio talmente reale da bucare lo schermo; merito anche dell'ottima caratterizzazione, che gli permette di brillare di luce propria e finanche di oscurare parte del cast in carne ed ossa.


Darth Vader abbandona il ruolo di "muscolo" dell'Impero per abbracciare quello di assoluto Signore del Male: un comandante schietto e violento che non esita a giustiziare i suoi sottoposti che lo deludono; Vader diviene qui vero "mostro" ed incute vero terrore nello spettatore, sino alla scioccante rivelazione finale, quel "Io sono tuo padre!" che ha giustamente sconvolto due generazioni di spettatori.


Mentre Han Solo e Leia vivono una moderna love-story, inizialmente forzata ma che con il procedere della pellicola si fa più credibile; a suon di battibecchi e sguardi languidi, baci rubati e freddure, i due divengono il modello di riferimento per tutti quei romantici che, stanchi delle solite smielate avventure amorose, si rivedono in due modelli più ruvidi, ma non per questo meno affascinanti. Questo nonostante sia ancora presente quella tensione sessuale tra la bella principessa ed il futuro cavaliere Jedi che nel film successivo esploderà in sonore risate grazie ad una delle incongruenze più stupide di sempre.



C'è spazio anche per altre due new entries: Lando Calrissian e l'Imperatore.
Il primo è l'unico personaggio della saga a gravitare, almeno qui, in quella "zona grigia" al di là del bene e del male; Lando non è un doppiogiochista e nemmeno un semplice affarista, quanto un uomo a tutto tondo in grado di sacrificare anche un amico per il bene comune; ma al contempo in grado di pentirsene e riparare, prova di come personaggi lontani dal canonico dualismo buono/cattivo possano comunque funzionare anche nelle pellicole più spensierate.
Mentre l'Imperatore, che appare solo in un breve ma decisivo cameo, caratterizza finalmente l'Impero: la sua presenza è quella non di un monarca, ma di uno stregone, un genio del male che sembra voler inseguire solo il potere. Caratterizzazione invero piatta, poichè anch'essa basata come al solito sul manicheismo più puro, ma che almeno riesce a dare un senso al tanto temuto Impero Galattico




Rispetto al Lucas del primo film, Kershner sfoggia un gusto per le inquadrature più ricercato; le sue sono più profonde e ricche di dettagli, a tratti quasi pittoriche; mentre il tono dark viene mantenuto con la fotografia contrastata, che spesso abbandona la luce diffusa propria del kolossal per contrasti più marcati, come nella sequenza della fornace, dove i due colori opposti per antonomasia, ciano e magenta, si scontrano per creare un'atmosfera da incubo.




Più complesso ed affascinante, più riuscito e curato di "Guerre Stellari", "L'Impero Colpisce Ancora" è il miglior exploit della saga; soffre comunque della sua natura di film-episodio non avendo un inizio, né una conclusione: è l'unico film della serie a non finire, ma ad interrompersi, unico peccato di una visione altrimenti estremamente emozionante.




EXTRA



Della "trilogia classica", "L'Impero Colpisce Ancora" è stato il film meno modificato, nonchè l'unico nel quale alcune delle modifiche visive hanno davvero aggiunto qualcosa alla visione.



Nelle scene su Bespin sono stati aggiunti dei dettagli sullo sfondo ed inserti tra una scena e l'altra per aumentare la grandezza delle scenografie; esperimento riuscito: la Città delle Nuvole è ora più viva e credibile.




La sequenza in cui Luke viene rapito dal Wampa è stata estesa: ora la creatura è visibile per intero e con un costume più credibile rispetto a quello originario; la sequenza, inizialmente concepita con uno stile omissivo secondo il quale meno la minaccia è visibile più è spaventosa, viene stravolta ma risulta efficace lo stesso.


Non tutte le modifiche, però, sono riuscite; ad esempio:




La prima apparizione dell'Imperatore è stata girata da capo; inizialmente ad interpretare l'Oscuro Signore era Elaine Baker, moglie di uno degli scenografi, e Clive Revell gli forniva la voce; il risultato era spiazzante ed inquietante, ma il personaggio non assomigliava a quanto si sarebbe poi visto ne "Il Ritorno dello Jedi"; ecco perchè Lucas ha deciso di includere nella sequenza Ian McDiarmid... con il make-up di "Episodio III"; risultato: non assomiglia neanche stavolta al personaggio de "Il Ritorno dello Jedi" e non fa paura, vista la posa da marionetta del teatro dei pupi in cui è costretto a parlare.



Nell'edizione originale, quando Luke si getta nell'abisso dopo il confronto con Vader, la sua discesa è muta; ma nell'edizione del 1997, il giovane guerriero lancia un grido stridulo ed effeminato, che cozza con la sua caratterizzazione di eroe e con l'intera sequenza. Fortunatamente, il grido è stato eliminato a partire dall'edizione del 2004.




Sempre a partire dall'edizione DVD del 2004, è stata modificata la voce di Boba Fett; nella versione originale ed in quella del 1997 a doppiarlo era il caratterista Jason Wingreen, che lo interpretava con una voce rude ed un pò strascicata, come un bounty killer da spaghetti western, accrescendone il carisma; successivamente è stata aggiunta la voce di Temuera Morrison, che nella "nuova trilogia" interpreta Jango Fett, padre genetico di Boba; operazione volta a dare un'ulteriore senso di continuità anche quando è inutile; inoltre, la recitazione vocale di Morrison è decisamente più piatta dell'originale, sottraendo fascino al personaggio.

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