con: Claudine Auger, Luigi Pistilli, Claudio Camaso, Anna Maria Rosati, Chris Avram.
Thriller/Horror
Italia (1971)
---CONTIENE SPOILERS---
A Mario Bava sarebbe bastato ri-creare il gotico con "La Maschera del Demonio" (1960) per ottenere un posto eterno tra i cineasti più influenti di sempre; ma oltre al filone che lo ha fatto amare da Tim Burton e Guillermo Del Toro, Bava ha anche creato il "giallo", il thriller all'italiana, sempre nello stesso decennio. E come se già tutto questo non bastasse, nel 1971 inventa un nuovo filone, a metà strada tra l'horror puro ed il thriller, che godrà di fortuna imperitura: lo slasher.
"Reazione a Catena" nasce dall'incontro tra Bava e Dardano Sacchetti, scrittore allora ancora ventenne, ma che già aveva creato il soggetto del coevo "Il Gatto a 9 Code" di Argento e che presto si sarebbe imposto come lo sceneggiatore dell'horror italiano per antonomasia. Bava vuole creare un thriller e l'incontro con Sacchetti si rivelerà più che fausto.
Lo slasher nasce come variazione sul classico "giallo",dove l'impianto del "whudunnit" è presente, ma scardinato già dalla prima, geniale, scena: l'assassino dai guanti neri uccide la prima vittima, la contessa, e quando sembra che l'immagine stia per sfumare, la macchina da presa sale sul personaggio ad inquadrarne il volto, svelando immediatamente il mistero sull'assassino. In pratica, in un solo colpo Bava crea un filone e lo eleva al massimo: nessun altro slasher riuscirà a giocare in modo così sublime con le aspettative dello spettatore nei successi quarant'anni, poggiandosi spesso e volentieri sulla classica formula del "chi è l'assassino?".
Di conseguenza, l'enfasi viene posta sulle sue azioni, brutali e spericolate, piuttosto che sulla sua identità. A tal proposito, Bava e Sacchetti inventano una trovata ad hoc per far salire il body count: inserie un gruppo di ragazzetti in gita che incappano nell'assassino; anche qui, l'archetipo è servito: la trovata del gruppo di giovani in erba ed infoiati sarà ripreso dapprima da Tobe Hooper in "The Texas Chainsaw Massacre" (1974), per poi divenire il sostrato narrativo dell'intera saga di "Venerdì 13" (1980).
Il solito gioco di specchi identitario si trasforma in un vero e proprio gioco di ruolo: quasi tutti i personaggi sono chiamati a vestire i panni del killer. Il mondo di "Reazione a Catena" non è basato sul discrimine tra vittime e carnefici, ma sul diverso grado di colpevolezza dei personaggi, ognuno votato all'autoconservazione e all'avarizia; l'intera vicenda prende le mosse dall'eredità della Contessa, la baia che tutti vorrebbero ereditare, che porta ad un massacro totale degno del miglior grand guignol. L'eco della critica sociale è forte e sempre ben presente, tant'è che Sachetti ammetterà di essersi ispirato alle lotte del '68 per il soggetto; ma Bava riesce sempre a tenere l'attenzione concentrata sulla tensione, più che sul racconto, regalando, come al solito, brividi e stile.
Abbandonate le atmosfere oniriche di "Sei Donne per l'Assassino" (1964), relegate al solo uso della trasfocatura nei cambi di scena, troviamo un gotico campestre che avvolge i personaggi nella desolazione e nell'isolamento; la baia, paradiso naturale, si tinge di colori freddi e cupi e diviene perfetto sfondo per il massacro. La natura non più benigna del luogo avvicina il mondo di "Reazione a Catena" ad un lugubre oltremondo popolato da mostri famelici.
Mentre la violenza si fa più viva e viscerale: il sangue scorre a fiumi e Bava insiste su ogni particolare sino ai limiti del grottesco; le uccisioni, 13 in totale, sono eseguite con originalità e ricercatezza: in ogni omicidio si cerca un nuovo modo per fare a pezzi il personaggio e scioccare lo spettatore; gli effetti speciali curati da Carlo Rambaldi rendono ogni esecuzione vivida e rivoltante, inaugurando il filone splatter che poi divorerà il thriller e l'horror italiani.
Semplicemente da antologia alcune delle trovate orrorifiche, come la falce sbattuta in piena faccia e la lancia usata per impalare i due ragazzi nell'amplesso; tanto che saranno copiate nel decennio successivo dalla serie di "Venerdì 13", vera e propria copia-carbone del cult baviano.
La costruzione dell'omicidio viene reinterpretata: al posto del solito climax che porta all'uccisione, la morte entra in scena all'improvviso per smuovere lo spettatore in un andirivieni di tensione e violenza imprevedibile. Mentre la sensualità, anch'essa ereditata dal "giallo", porta a fondere l'estrema crudeltà degli omicidi con le forme morbide di corpi femminili fatti a pezzi, spiazzando ulteriormente.
Il coacervo di sesso e violenza grafica troverà fortuna: l'horror, da qui in poi, sarà basato indelebilmente su questo connubio indissolubile. Ma nessun altro cineasta riuscirà ad avvicinarsi al modello: Bava sa perfettamente come fondere i due elementi in un contesto squisitamente orrorifico senza scadere nello squallido o nel pretenzioso.
E quando assesta quell'ultimo, beffardo e geniale colpo di scena, si arriva a capire come il prototipo di tante pellicole a venire sia ancora poco compreso ed insuperato. Ovvero: l'ennesima prova dell'infinita influenza del suo autore.
EXTRA
Quanto ha copiato la serie "Venerdì 13" da "Reazione a Catena"?
Tutto, in pratica; si parte dal numero sfortunato per antonomasia: il 13 Febbraio è la data in cui la Contessa auspica la morte, mentre sempre 13 sono le vittime del massacro. L'ambientazione lagunare, la baia qui, Camp Crystal Lake nell'epigono yankee, è teatro del massacro. Il killer di "Venerdì 13" è, dal secondo film in poi, uno zotico attaccato alla madre, come il personaggio di Simone, interpretato da Claudio Camaso, al secolo Claudio Volontè, sfortunato fratello del grande Gian Maria. In "L'Assassino ti siede Accanto" (1982) vengono ripresi le uccisioni della coppietta impalata durante il coito e del ragazzetto preso a machetate in piena faccia. Non ultimo, l'uso di armi contundenti per gli omicidi e l'estrema ricercatezza nelle sequenze di morte.
Capitan Spaulding ha fatto un resoconto completo della saga qui.
Ottimo successo nei drive-in di tutta america e nelle sale di tutta Europa, "Reazione a Catena" vanta un ulteriore primato oltre a quello di pellicola horror più influente del decennio: è il film con il maggior numero di titoli alternativi della storia; tra i vari si possono annoverare: "Twitch of the Death Nerve", suggerito dallo stesso Bava per la release americana, "Bay of Blood", "Carnage", "Bloodbath", "Bay of Bloodbath", "Chain Reaction" e "Ecology of a Crime". Il più curioso è senz'altro: "The Last House on the Left- Part II" tentativo dei distributori americani di farlo passare per un seguito del cult di Wes Craven.
In Italia fu anche distribuita una versione alternativa dal titolo "Ecologia del Delitto", nella quale la battuta finale viene cambiata da "Come sono bravi a fare i morti!" al più cinico e brutale "Così imparano a fare i cattivi!". Per molti anni il titolo "Ecologia del Delitto" è stato usato come sottotitolo per "Reazione a Catena".
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