con: Jennifer Connelly, Donald Pleasance, Daria Nicolodi, Fiore Argento, Federica Mastroianni, Fiorenza Tessari, Dalila Di Lazzaro, Patrick Bauchau, Mario Donatone, Davide Marotta.
Horror/Thriller
Italia 1985
Nel 1985 il cinema di genere italiano aveva già cominciato a ripiegare su sè stesso, pronto a scomparire per sempre, inglobato dapprima nel circuito televisivo per poi essere semplicemente dimenticato.
Dario Argento, dal canto suo, era ancora all'apice della fama e i suoi film rappresentavano sempre un appuntamento importante sia per gli estimatori dell'horror che per gli spettatori dal palato più fine, attratti più dal nome dell'autore che dalle sue opere, come tradizione italiota vuole.
Ma con "Phenomena", il genio argentiano comincia a vacillare. Con una trovata singolare, l'autore decide di fondere il classico schema del giallo con le incursioni nel fantastico, dal quale si era fatto attrarre per il capolavoro "Suspiria" (1977) e lo sperimentale "Inferno" (1980). Fusione che però non riesce ed il risultato è un film sicuramente godibile, ma afflitto da una serie di difetti di struttura e messa in scena inaspettati.
La giovane Jennifer Corvino (Jennifer Connelly) si trasferisce in un collegio di lusso in Svizzera, dove un misterioso assassino miete vittime tra le studentesse. Jennifer ha però un asso nella manica: un bizzarro potere psionico che le permette di cominicare con gli insetti. Con l'aiuto del dottor McGregor (Donald Pleasence), entomologo ed assistente della polizia, la giovane tenterà di scoprire la vera identità del killer.
La struttura di basa è quella iper-collaudata del giallo argentiano: killer sanguinario in un contesto di apparente tranquillità, detective per caso, sequenza di omicidi, rivelazione dell'identità nel terzo atto e contro-finale che scombina le poche certezze del post-climax. Torna da "Suspiria" la trovata della studentessa straniera in una scuola di lusso, mentre l'ordinario dettaglio dei guanti neri del killer viene sostituito da quello dell'arma del delitto, una lancia smontabile che ricorda il cavalletto del seminale "L'Occhio che Uccide" (1980). La novità effettiva sta tutta in due elementi: l'ibridazione con l'elemento sovrannaturale e la costruzione anticlimatica degli omicidi.
Quest'ultimo aspetto è il più riuscito dei due (anche se preso a sé risulta ben poco affascinante alla prova dei fatti). La violenza grafica è quasi assente: ogni morte avviene praticamente fuori scena, ogni dettaglio cruento non appare su schermo. Il sangue viene risparmiato quasi tutto per il finale, in particolare per la morte dell'assassino. Se sulla carta la scelta sembrerebbe interessante, una volta portata su schermo ci si accorge di come in questo modo la tensione finisce immancabilmente per allentarsi: non si ha più quella sensazione di ineluttabilità nella morte che accompagnava gli omicidi di "Profondo Rosso" (1975) o "Tenebre" (1982) e la sequela di uccisioni, restando confinate fuori dalla visione dello spettatore, finisce per non spaventare. La tensione finisce così per tornare unicamente nell'ultimo atto, dove oltre alla violenza ad inquietare è anche il setting, quella fantasmatica "piscina di cadaveri" vera e propria visione d'incubo, forse ispirata ad una sequenza simile di "Poltergeist- Demoniache Presenze", uscito appena tre anni prima; così come la rivelazione finale sull'omicida non può non portare alla mente "Venerdì 13" (1980), facendo facilmente intuire i debiti di ispirazione.
L'elemento sovrannaturale, bizzarro ed interessante, non si amalgama a dovere con la storia. I poteri di Jennifer vengono usati solo raramente e quando fanno la loro comparsa per aiutarla nelle indagini, lo script si dimostra poco fantasioso. La progressione è sempre lineare e prettamente logica, arginando ogni possibile deriva bizzarra o davvero inusuale, finendo per affossarne in parte il fascino.
Nonostante il budget sostanzioso (quasi 4 milioni dell'epoca), i limiti tecnici sono talvolta imbarazzanti. Non tanto quelli relativi agli effetti ottici usati per dar vita agli insetti (si tratta pur sempre di una produzione europea degli anni '80), quanto quelli della fotografia e della messa in scena. Se le immagini telescopiche dei dettagli sugli invertebrati sono davvero notevoli, davvero piatto è l'uso della fotografia dinamica o della palette di colori. Dopo gli sfolgoranti esperimenti cromatici di "Suspiria" e "Tenebre", la visione appare qui piatta, poco ispirata e talvolta persino poco dinamica, come se Argento avesse dimenticato il suo stesso stile.
Malriuscito è anche l'uso delle musiche. Laddove lo score dei Goblin è al solito ispiratissimo e spaventoso, davvero ridicola è la trovata di alternare alle incursioni liriche del gruppo il metal dei Motorhead e degli Iron Maiden, sopratutto nelle sequenze in cui queste accompagnano le scene di tensione, visibilmente non costruite sulle loro note.
A salvare la visione resta solo il puro mestiere di Argento, che comunque regge la narrazione, l'interesse, canonico, per la risoluzione, nonché la simpatia degli interpreti. La giovanissima Connelly, all'epoca quattordicenne e al suo secondo film dopo la partecipazione a "C'Era una volta in America" (1984), riesce ad incantare nonostante le acerbe doti recitative. Mentre Donald Pleasance le ruba la scena in uno dei ruoli più curiosi della sua carriera: un genio dell'entomologia paraplegico e accompagnato da una fidata scimpanzè.
EXTRA
"Phenomena" può vantare un primato: è stato il primo film italiano ad ispirare un videogame, "Clock Tower", survival horror in stile punta e clicca sviluppato dalla Human Interactive e pubblicato nel 1996 per SNES, purtroppo per il solo mercato giapponese.
Protagonista del gioco è l'adolescente Jennifer, modellata direttamente sull'omonimo personaggio del film, anch'essa alle prese con un assassino armato di cesoie che perseguita lei e le sue compagne di scuola. Lo stesso look dell'assassino è ripreso direttamente dal film.
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