sabato 19 maggio 2018

Deadpool 2



di David Leitch.

con: Ryan Reynolds, Josh Brolin, Morena Baccarin, T.J. Miller, Zazie Beetz, Brianna Hildebrand, Bill Skarsgaard, Terry Crews, Lewis Tan.

Azione/Commedia

Usa 2018
















Quasi una favola, quella di Deadpool, è proprio il caso di dirlo, dato anche il carattere folle e beffardo del personaggio. La favola di un fumetto che nessuno voleva portare su Grande Schermo, snobbato a causa della sua non convenzionalità, che riesce ad ottenere il via libera come progetto filmico solo a fronte di un budget modesto e a causa della caparbietà di Ryan Reynolds; solo per poi rivelarsi un successo globale, far divenire in brevissimo tempo il suo protagonista un'icona pop e rinverdire la carriera del suo interprete, oltre a dimostrare come il pubblico sappia accettare comic movie meno mainstream, meno ancorati ai canoni del "genere".
Così da reietto di Hollywood, Deadpool diviene proprietà calda, mezzo perfetto per vendere merchandise (destinato ovviamente ad un pubblico adulto) e sinonimo di blockbuster. Tanto che il relativo sequel arriva a poco più di due anni di distanza, con un budget più sostanzioso ed una campagna promozionale ancora più aggressiva. Nonostante le difficoltà produttive (il licenziamento di Tim Miller durante la pre-produzione, sostituito dal David Leitcth di "John Wick"), questo seguito si rivela bene o male riuscito: più grande, più casinario, più divertente e più adrenalinico.
Ma più che un sequel vero e proprio, "Deadpool 2" è una sorta di espansione dell'universo del Mercenario Chiaccherone, che ora come non mai diviene parte integrante di quello degli X-Men. Tanto da poterlo vedere come un perfetto adattamento di una delle testate "sorelle" degli Uomini X: la X-Force di Rob Liefeld.




"X-Force" nasce dalle ceneri di un'altra X-testata, "New Mutants" (il cui adattamento per il Grande Schermo è anch'esso imminente): dal n°100, "New Mutants" viene ribattezzata come "X-Force" da Liefeld e Fabian Nicieza, i quali introducono anche nuovi personaggi (tra i quali Deadpool nei panni di un villain) per riorganizzare il roaster da super gruppo ad organizzazione paramilitare; d'altronde sono gli anni '90: il machismo fascistoide e la violenza gratuita imperano nei comics ed "X-Force" ne è la rappresentazione più fulgida; pregno di azione priva di senso, disegni sproporzionati e testosteronici, storie puramente pretestuosa e personaggi fatti con lo stampino, "X-Force" è il perfetto figlio della filosofia di Rob Liefeld, vero e proprio trash fumettistico nell'accezione peggiore del termine.
Ma come tutta la spazzatura che si rispetti, anche in "X-Force" non mancavano delle trovate di valore: oltre alla prima apparizione di Deadpool, in essa compare anche (già dai tempi di "New Mutants") l'altra celebre creazione di Liefeld, ossia Cable.




Apparso per la prima volta nel 1990, Cable, vero nome il chilometrico Nathan Dayspring Askani'son Christopher Charles Summers, è un personaggio a dir poco bislacco, eppure incredibilmente affascinante. Il suo aspetto fisico, iperpompato, ibrido uomo-macchina con un occhio sfregiato ed uno cibernetico, dotato di poteri psichici ma perennemente armato con fucili enormi, è puro stile Lifeld anni'90, ma sono la sua caratterizzazione e la complessa biografia a renderlo carismatico.
Cable è figlio di Scott Summers, alias Ciclope, e Madeline Pryor, clone di Jean Gray creata dall'eugenetista Sinistro; il piano originale del villain era quello di creare il mutante più potente mai esistito, ma le cose non vanno per il verso giusto: ancora in fasce, Nathan viene infettato dal tecno-virus, un agente patogeno che muta gli organismi in macchine; per evitare la sua totale conversione, viene inviato nel futuro dagli X-Men, dove cresce nel clan Askani, ultimo baluardo nella lotta contro Apocalisse, di cui Cable diviene la nemesi, sopratutto dopo aver scoperto come sia stato lui la causa dell'infezione del tecno-virus: il mutante dai poteri divini, in cerca di un nuovo corpo-ospite, ha usato la malattia per testare i poteri del giovane Summers, trasformandolo in un cyborg.




Nella sua lunga vita editoriale, Cable diverrà il protettore della mutante Hope, chiave per la distruzione di Apocalisse, ospite dell'entità cosmica nota come Fenice, sovrano di una nazione dell'est Europa, oltre che protagonista della fortunata serie "Cable & Deadpool", in coppia con il suo ex nemico; e scoprirà due fatti inconcepibili: il suo arcinemico della prima ora Stryfe altri non è che un suo clone; e, ancora peggio, il tecno-virus del quale lo stesso Apocalisse si serve per potenziarsi è lo stesso che lo ha infettato alla nascita: a causa di un loop temporale, Cable ha infettato Apocalisse e Apocalisse ha poi infettato il piccolo Cable.



Di tutta la complessa biografia del personaggio, in "Deadpool 2" non c'è nulla, forse per evitare di concedergli fin troppo spazio in un film concepito per essere solo un ponte verso "X-Force", oltre che one-man-show del Mercenario Chiaccherone.
Se il primo "Deadpool" era un piccolo film coraggioso e beffardo, il secondo è una pellicola più convenzionale e meno ardita. Il che non deve neanche stupire: l'alto budget speso per dar vita alle belle sequenze action necessitava di un approccio più vendibile al grande pubblico. Ecco dunque Wade Wilson divenire anch'egli una figura paterna come il Wolverine di "Logan", alle prese con un giovane mutante mentalmente instabile e bisognoso d'affetto; nuovamente, un adulto in cerca di un figlio trova un ragazzo in cerca di punti di riferimento, episodio che porterà alla crescita interiore di entrambi. Figura paterna che torna anche nella caratterizzazione di Cable, ora padre in cerca di vendetta. Da qui una serietà forse a tratti sin troppo insistita in una storia fin troppo semplice.



Leitch riesce a muovere bene stuntmen e veicoli, la sua padronanza del mezzo filmico nelle sequenze d'azione è sempre avvertibile. Ma la mancanza di una verve acida talvolta si sente: la serietà finisce talvolta per far cascare a vuoto le gag e l'umorismo, pur beffardo, è più edulcorato rispetto al primo film. Non mancano pezzi di pura genialità, come la prima missione della X-Force, davvero da antologia, ma in generale è avvertibile la volontà di rendere il tutto più digeribile per le masse.




Mancanza di verve che rende questo secondo exploit di Reynolds e soci riuscito, ma meno memorabile rispetto al pur imperfetto esordio. "Deadpool 2" è sicuramente un blockbuster ambizioso, ma la cui carica ironica non viene talvolta valorizzata a dovere.

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