lunedì 26 novembre 2018

R.I.P. Bernardo Bertolucci




Forse lui l'ultimo imperatore lo era davvero, l'ultimo esponente di un modo di fare cinema, qui in Italia, squisitamente autoriale, dove "d'autore" voleva dire "arte", lontana da ogni pretenziosità, sempre vicina alla sperimentazione e, prima ancora, alle urgenze del reale, magnificamente filtrate da un occhio attentissimo all'estetica.
Inutile dire che con Bertolucci se ne va un pezzo di cinema, si estingue definitivamente la stagione del grande cinema italiano.



La Comare Secca (1962)

Esordio da regista, tra Pasolini (che scrive) ed i postumi del noerealismo, con un occhio al poliziesco, in un dramma a tinte foschissime, che merita di essere riscoperto.



Il Conformista (1970)

Portando su schermo le pagine del romanzo omonimo di Moravia, Bertolucci crea un affresco ai limiti dell'apocalittico: è stato facile per gli Italiani divenire fascisti, preoccupati com'erano unicamente dal loro desiderio di benessere. Ad oggi, il suo capolavoro più grande.



Ultimo Tango a Parigi (1972)

Famoso per mari e per monti come "il film dello scandalo", la cui notorietà ne ha eclissato la bellezza. Complice un Marlon Brando semplicemente superbo, Bertolucci crea un melodramma sull'amore a tratti genuinamente commovente e conturbante, intimista ed audace come pochi.



Novecento (1976)

I primi 50 anni del XX secolo in 5 ore e 20 minuti circa; solo che della Belle Epoque e della Grande Guerra non c'è traccia alcuna. Militante nel PCI della prima ora, Bertolucci crea un affresco orgogliosamente fazioso, che si fa pura propaganda nel finale. Un'opera che in pochi hanno il coraggio di stroncare o, semplicemente, di descrivere per ciò che è, ma che ha dalla sua un coraggio non comune neanche per il cinema europeo di quegli anni.



La Luna (1979)

Altro dramma intimista, altro scandalo, questa volta ingenerato dalla descrizione esplicita di un amore incestuoso tra madre e figlio. Più freddo rispetto a "Ultimo Tango", resta lo stesso un'opera coraggiosa e spiazzante.



La Tragedia di un uomo ridicolo (1981)

All'inizio del decennio delle "chiavi in mano", Bertolucci disseziona la figura di un grosso imprenditore nostrano, imbelle e sciocco nella sua pochezza, senza però prendere le parti di nessuno, passando al tritacarne sia le vittime che i carnefici con un'onestà intellettuale da fare invidia.



L'Ultimo Imperatore (1987)

Cronaca della vita dell'ultimo imperatore della Cina prima della rivolta maoista; un uomo cresciuto nel lusso e per questo avulso da tutto, primo fra tutti da sé stesso. Tra dramma da camera e affresco storico attento ai dettagli e alla messa in scena, Bertolucci crea la sua opera più premiata ed apprezzata dal pubblico internazionale.

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