con: Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Giovanni Ludeno, Nello Mascia, Lorenzo Lancellotti, Vincenzo Nemolato.
Cinecomic/Noir
Italia, Belgio, Francia 2019
Ce ne è voluto di tempo per trasporre "5 è il numero perfetto" su pellicola; un progetto partito dal almeno due decenni, procrastinato a causa dell'impossibilità di trovare un regista ed un protagonista giusti per adattare la celebre graphic novel di Igort (al secolo Igor Tuveri) al grande schermo. Finché, alla fine, non si è deciso di affidare il tutto allo stesso fumettista, che esordisce così al cinema con una storia scritta e illustrata di suo pugno, la quale diviene ideale storyboard del film.
Una storia tutto sommato semplice, anzi "semplicemente archetipica": in una Napoli cupa, dove quello del gangster è un mestiere come un altro, il killer prezzolato Peppino Lo Cicero (Servillo) subisce la morte dell'amato figlio Nino (Lorenzo Lancellotti), anch'egli contract killer della Camorra. Con l'aiuto del vecchio amico Totò (Buccirosso) e dell'amante Rita (Valeria Golino), Peppino comincia una vera e propria guerra contro i presunti responsabili dell'omicidio.
Una storia che sembra appunto uscita da un fumetto postmodernista, che riprende i topoi della narrativa gangster e noir anni '30 per riproporli in chiave estremizzata e stilizzata sino all'iperbole.
Su schermo, il lavoro di Igort diviene così simile al "Sin City" di Miller e Rodriguez (con il quale ha in comune anche l'idea di affidare la direzione su schermo al creatore del fumetto) e, sopratutto, al "Dick Tracy" di Warren Beatty.
Ogni elemento della messa in scena viene caricato sino all'iperbole: i personaggi parlano in modo schietto e tagliente e si muovono in modo sinuoso, incastrandosi con le luci e gli elementi scenografici, sino a trasformare il tutto in un vero e proprio fumetto in movimento.
Allo stesso modo, anche i toni della storia divengono iperbolici; primo fra tutti, l'aspetto squisitamente partenopeo, con il forte accento napoletano dei personaggi che diviene parte integrante della caratterizzazione; senza contare gesti e rituali tipicamente associati alla città di Napoli, come l'ossessione per il caffè, quasi un leitmotiv presente in tutto il film; nonché, ovviamente, i nomi dei personaggi.
Così come gli elementi visivi e narrativi, anche l'elemento musicale è gonfiato e quasi cartoonesco, con la colonna sonora perennemente sintonizzata su frequenze che evocano una sensazione di pericolo e violenza latente.
Se il lavoro sull'estetica è certosino e squisito, altrettanto non si può dire sulla direzione, che sconta diversi difetti derivati per lo più dalla poca esperienza di Igort con l'immagine in movimento; troppo statiche sono le sequenze d'azione, con i personaggi sovente fermi in pose plastiche poco dinamiche, che affossano l'andamento adrenalinico che si vorrebbe trasmettere.
Allo stesso modo, anche il ritmo generale del racconto è dilatato sino al punto di trasformare la ricerca dell'atmosfera in semplice noia, tanto da far pesare un minutaggio di certo non esorbitante.
Difetti che però intaccano solo in parte la visione: se si sta al gioco, "5 è il numero perfetto" finisce per divertire; tanto che l'unico vero difetto imputabile a Igort è quello del compiacimento estremo con cui porta in scena il tutto.
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