di Jay Roach.
con: Charlize Theron, Nicole Kidman, Margot Robbie, John Lithgow, Malcolm McDowell, Connie Britton, Stephen Root, Kate McKinnon, Allison Janney.
Usa, Canada 2019
Con la degenerazione successiva alla fase dello scandalo, è fin troppo facile criticare il movimento #metoo come una caccia alle streghe perpetrata da quell'ala del femminismo moderno che ha abbandonato logica e razionalità in cambio di un estremismo tanto marcato quanto ridicolo. Proprio per questo un film come "Bombshell" risulta essenziale per il suo modo in cui ricapitola i primi episodi che hanno dato il via al movimento; casi in cui la figura maschile è davvero orchesca, mentre la donna, in pieno XXI secolo, è ancora oggettificata come puro strumento sessuale.
Il ritratto impietoso della caduta di Roger Ailes viene cucito addosso a tre donne la cui carriera è stata da lui influenzata. Laddove l'accusa verso la strumentalizzazione del sesso è netta, più sfumato è il ruolo delle tre accusatrici: non viene taciuto l'uso che Gretchen Carlson ha fatto dell'accusa come pura "reazione" alla sua estromissione da Fox News, né come il rapporto di Ailes con Megyn Kelly fosse buono, anche al di là degli episodi di molestie. Viene poi creato il personaggio di Kayla Popsil, interpretato con trasporto da Margot Robbie, feticcio raffigurante diverse figure "secondarie" del network la cui carriera è stata favorita dai rapporti sessuali avuti con il boss. Proprio dal rapporto con questo personaggio immaginario è possibile osservare il modus operandi di un predatore sessuale mellifluo, quasi impaurito dalla mercificazione del corpo femminile, eppure mai pentito delle sue azioni.
La denuncia risulta così forte e, clamorosamente, mai davvero compiaciuta: non c'è volontà di scandalizzare il pubblico, forse perché la fase dello scandalo è già stata ampiamente metabolizzata. L'urgenza, semmai, è nel ritrarre la situazione di subordinazione delle donne nell'ambiente lavorativo conservatore, dove la perfezione fisica è imposta con la violenza e dove, in antitesi agli albori puritani della destra americana, il corpo femminile è usato per attrarre la pancia del pubblico anche in quell'ala conservatrice della società che, teoricamente, dovrebbe trattare le done con più riguardo.
Talvolta lo script prende qualche licenza ironica, come se il pamphlet fosse filtrato dalla sensibilità di un Adam McKay meno caustico, ma senza riuscire ad essere davvero graffiante. Il meglio, semmai, si ha quando viene lasciato campo libero al cast di bionde, una più brava dell'altra nel comporre il quadro dello scandalo e, al contempo, l'umanità ferita dei propri personaggi.
"Bombshell" diviene così una visione necessaria per capire l'importanza del movimento di liberazione femminile. Un film-documento che ci ricorda come spesso basti davvero poco per sovvertire un sistema basato sull'oppressione, anche la semplice collaborazione data dalla comunanza di disgrazie.
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