lunedì 8 novembre 2021

Ultima Notte a Soho

Last Night in Soho

di Edgar Wright.

con: Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Diana Rigg, Aimee Cassettari, Rita Tushingham, Michael Ajao, Synnove Karlsen, Terence Stamp.

Noir/Thriller

Inghilterra 2021












Era impossibile per Edgar Wright ripetersi agli stessi livelli di "Baby Driver" ed era dunque lecito avere aspettative più basse per "Ultima Notte a Soho". Ma anche abbassando di molto le aspettative, questo suo nuovo exploit delude a causa di una storia già vista e soprattutto per uno sviluppo prevedibile, riuscendo ad intrattenere solo grazie al cast e ad alcune trovate estetiche.


Trasferitasi dalla tranquilla Cornovaglia alla pulsante Londra, la giovane Ellie (Thomasin McKenzie), dopo un turbolento incontro con le altre ragazze dello studentato, decide di andare a vivere da sola in una vecchia casa di Soho, di proprietà dell'anziana signora Collins (Diana Rigg nella sua ultima apparizione, alla quale il film è dedicato). Qui, di notte, la giovane comincia a sognare la vita di un'altra ragazza, la bellissima Sandy (Anya Taylor-Joy) che nella Londra degli anni '60 cerca di avviare una carriera da cantante e la cui vita cambia con l'incontro con l'affascinante agente Jack (Matt Smith).


Wright crea, almeno all'inizio, una vera e propria lettera d'amore alla Londra degli anni '60, alle sue luci al neon, ai costumi eleganti e alla musica ammaliante, un atto di pura nostalgia che gli consente di creare uno spaccato esuberante e romantico, anche grazie alla collaborazione di due piccole icone dell'epoca, ossia la compianta Diana Rigg e il sempre affascinante Terence Stamp.
La prima parte è anche la più riuscita. Il thriller onirico, a metà strada tra il "Mulholland Drive" di Lynch e l'ormai dimenticato "Passion of Mind" (2000), viene messo al servizio della caratterizzazione psicologica del personaggio di Ellie. Lei, tranquilla ragazza di provincia, si ritrova in mondo altro, più grande, vivo e rumoroso, nel quale si ritrova ben presto alienata a causa dell'ostilità dei suoi abitanti (il solito gruppo di amiche viveur e stronze).
La nostalgia per un passato idealizzato, quello della swinging London, diviene così il rifugio da cui fuggire la bruttezza e l'ostilità del presente. Sandy è così, inizialmente, una versione altra di Ellie, una ragazza che arrivata nella città dei suoi sogni sembra riuscire a coronare l'ambizione di una vita. E Wright si diverte a seguire questi due personaggi con un elegante gioco di riflessi e controllatissimi movimenti di camera, intessendo uno stile fine e di ottimo gusto.


Ma la nostalgia è in realtà una coperta fragile e svela subito la vera natura degli eventi: anche Sandy è prigioniera di un incubo ad occhi aperti, in una realtà ostile e circondata da persone pericolose, con Jack che da principe azzurro diventa subito aguzzino. Wright cambia così tono e immerge la vicenda nei contrasti baviani d'ordinanza per creare una riuscita atmosfera da incubo.
Il discorso sulla fallacia del ricorso alla nostalgia per il passato come placebo contro il male del presente è apprezzabilissimo e riuscito, così come la metafora sull'alienazione. Ma, ad un certo punto, Wright decide di eliminare ogni ambiguità, trasformare quello che era partito come un'interessante thriller psicologico in un thriller sovrannaturale vero e proprio, eliminando tutte le potenzialità di storia e personaggi e portando avanti uno sviluppo prevedibile, con giusto un colpo di scena azzeccato (riguardante il personaggio di Terence Stamp).


Anche lo stile si fa convenzionale, con jump-scare d'accatto e visioni in CGI prive di mordente, che anzicché spaventare o creare tensione finiscono irrimediabilmente per tediare. Il tutto fino ad un finale telefonato, intuibile già a metà film (se non prima), che cancella ogni possibile sviluppo interessante definitivamente. E a portare aventi tutto, ci pensano gli attori, loro si lodabili, con le due protagoniste perfettamente in parte e un affiatatissimo Matt Smith.


"Ultima Notte a Soho" finisce così per essere un passo falso nella carriera di Wright, un film convenzionale e vacuo, che lascia davvero poco allo spettatore.

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