di John Carpenter.
con: Kurt Russell, Shelley Winters, Pat Hingle, Season Hubley, Melody Anderson, Bing Russell, Robert Grey, Ed Begley Jr., Charles Cyphers, James Canning, Will Gordon, Randy Grey, Will Jordan, Joe Mantegna.
Biografico
Usa 1979
16 agosto 1977: muore Elvis Presley. Il Re del rock, l'icona popolare più riconoscibile del XX secolo, la rockstar per antonomasia nonché indiscusso dio delle folle non c'è più. Il pubblico, come normale aspettarsi, è incredulo: un idolo così grande non può essere scomparso all'improvviso, non così giovane, non ora, né mai. Cominciano sin da questo momento ad essere elaborate le ipotesi più disparate: ha forse finto la sua morte per ritirarsi a vita privata, un complotto governativo ne ha causato la dipartita, è stato rapito dai servizi segreti o dagli alieni. La leggenda che lo ha sempre contraddistinto continua a vivere e anzi si intensifica. Con la sua morte, Elvis diventa leggenda.
In quel periodo, John Carpenter è sul set di "Halloween" e sta consolidando la sua carriera come autore "di genere". Mentre Kurt Russell, che pur aveva incontrato il Re sul set di "Bionde, Rosse, Brune..." nei primi anni '60, sta portando avanti la sua carriera di attore brillante, alternando produzioni televisive a ruoli da protagonista in film per ragazzi targati Disney.
Il fato vuole che queste tre figure si incontrassero nel migliore dei modi. Alla notizia della morte di Elvis, la ABC decide di mettere in cantiere un film di fiction sulla sua vita. Per dirigerlo, viene chiamato proprio John Carpenter, il quale assume Russell come protagonista, iniziando qui la florida collaborazione con quello che sarà il suo attore-feticcio più iconico. Trasmesso per la prima volta negli Usa l'11 febbraio 1979 e arrivato nei cinema in Europa e Australia, "Elvis, il re del rock" è una biografia sincera e accorata, un omaggio ad una figura mitica graziato da un cast affiatato, una produzione che di televisivo ha davvero poco.
"Se non ci fosse stato Elvis, non avrei mai scopato"; questa la famosa frase attribuita a Carpenter riguardo il suo rapporto con il Re. Per lui, Elvis era più di un mito, era un tassello importante della sua esistenza, legame essenziale per comprenderne il ritratto che intesse negli oltre 150 minuti di durata del biopic. La tossicodipendenza viene lasciata fuori scena, forse anche per motivi di censura televisiva, così come i rapporti ambigui con l'Amministrazione Nixon, senza contare come il racconto si interrompa nel momento in cui Elvis arriva a Las Vegas, l'ultima scintilla di gloria prima del decadimento artistico e fisico. Eppure, Carpenter riesce abilmente a schivare le derive agiografiche dello script (non suo), creando una figura sfavillante, ma a suo modo tragica.
Tragedia che prende le forme della depressione, che si manifesta in primis con la solitudine, poi con l'insicurezza, che lo porta a raffreddare i rapporti con Priscilla e la figlia Lisa-Marie. Un Elvis chiuso in sé stesso, che trova sollievo solo quando in compagnia della madre o della moglie, o quando si confronta con la sua ombra, incarnazione di quel gemello morto alla nascita che forse avrebbe potuto alleviarne le sofferenze in vita, una anima gemella strappatagli via non appena venuto al mondo.
Una figura nella quale non c'è differenza tra persona e personaggio: Elvis è sempre Elvis, sia sul palco, sia nel privato; la sua camminata ciondolante, il suo tono di voce caldo e ricercato sono parte integrante della sua persona. Da questo punto di vista, la performance di Kurt Russell risulta strepitosa nel riuscire a non trasformarne la figura in una caricatura. E, anzi, il suo impegno è tangibile nel modo in cui riesce a far sue quelle movenze, tanto da risultare un sosia perfetto nonostante le evidenti differenze fisiche; ovviamente nelle canzoni viene doppiato, nientemeno che da Ronnie McDowell, il sosia di Elvis più celebrato, la cui voce risulta indistinguibile dall'originale.
Ne emerge un ritratto preciso, dolente ma mai troppo enfatico, una rappresentazione in perfetto equilibrio tra dramma e ammirazione. La cui struttura diverrà celebre: la formula fatta di ascesa, fama, caduta e redenzione sarà alla base di praticamente tutti i biopic musicali mainstream successivi, ma qui, fortunatamente, risulta ancora fresca e riuscita.
Farai una recensione del biopic di Baz Luhrman che dovrebbe uscire ora al cinema?
RispondiEliminaCerto, appena riesco a vederlo ;)
EliminaIn realtà sono perfettamente convinto che quella fosse la origin story di Snake Plissken XD
RispondiEliminaDove lo hai trovato? Io lo cerco da tempo ma non sono ancora riuscito a comprarlo da nessuna parte...
RispondiEliminaSono curiosissimo di vederlo, ancora di più dopo averti letto!
E' uscito un paio di anni fa in dvd per la Sinister Film, ma io ho comprato il blu ray edizione UK, che è una versione restaurata. Consiglio questa edizione ;)
EliminaGrande, grazie! Ci guardo subito. :--)
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