con: Sofia Kappel, Zelda Morrison, Evelyn Claire, Chris Cock, Kendra Spade, Dana DeArmond, Jason Toler, Axel Braun, Aiden Starr, Bill Bailey.
Drammatico
Svezia, Paesi Bassi, Francia 2021
L'industria del porno come mezzo per il successo. "Pleasure" è in fondo questo, ossia una riflessione sulla capacità dell'uomo moderno di vendersi e svendersi, corpo in primis, ma anche anima, pur di raggiungere la fama.
Per Ninja Thyberg (qui al suo esordio, che espande un suo corto del 2013) il "sogno americano" altro non è che un patto con il diavolo, che ti permette di ascendere al prezzo dell'anima. Nulla di nuovo, quindi, nulla che molti altri cineasti non abbiano già detto, persino in modo più efficace. Eppure non si può davvero liquidare questo suo esordio nel lungo per la sola mancanza di originalità, data la passione e il talento che tutto sommato vengono dimostrati.
"Bella Cherry" (Sofia Kappel) arriva a L.A. dalla Svezia appena diciannovenne con il sogno di sfondare nel mondo dell'intrattenimento per adulti. Ma il sistema è decisamente più ostico di quanto avesse previsto.
Una storia già vista e in fondo scontata, portata già su schermo da (solo per citarne alcuni) Darren Aronofsky con il mondo della danza in "Il Cigno Nero" e Refn con quello della moda in "The Neon Demon", che anch'essi presentavano una protagonista di belle speranze che veniva fagocitata da un mondo ostile.
La Thyberg, dal canto suo, non se la prende tanto con l'industria del porno in sé stessa, con la sua capacità di trasformare le persone in puri corpi da dare in pasto agli spettatori, quanto con coloro le quali le si offrono volontariamente, si immolano in una sorta di passione laica (l'immancabile musica sacra durante le sequenze di umiliazione) per arrivare al successo.
Il suo sguardo è anzi talvolta complice, sia nel non avere remore nel mostrare quei corpi, sia nell'ingaggiare alcuni big del settore, come il leggendario Axel Braun e la bellissima Evelyn Claire, qui nei panni dell'immancabile rivale, oltre che Zelda Morrison (accreditata con il suo nome di battesimo), la quale sfoggia ottime doti recitative. L'intenzione non è quella di dipingere il porno come sfruttamento, quanto quella di descrivere la caduta in disgrazia di un'anima.
Gli estremi meno confortevoli dell'industria, difatti, vengono liquidati immediatamente come evitabili, come nella scena dello stupro filmato, che viene usata come mero rito di passaggio della protagonista verso uno stadio personale ulteriore. Allo stesso modo, i "comportamenti inappropriati" del personaggio interpretato dal compianto Bill Bailey servono più che altro a distruggere il rapporto amicale di Cherry con Joy, piuttosto che a gettare una luce sinistra sul mondo del cinema a luci rossi, del quale, anzi, emerge un ritratto benigno prima ancora che veritiero.
L'attenzione è tutta sull'arco caratteriale della protagonista, sulla sua disgregazione graduale, sulla perdita non tanto di una forma di innocenza, quanto di identità.
Cherry è pronta a tutto pur di affermarsi. Pronta a umiliarsi, pronta a sacrificare i suoi rapporti, pronta a provare pratiche erotiche sempre meno confortanti, pronta a distruggere chi percepisce come un ostacolo. Non ci sono scrupoli, non ci sono limiti, solo un unico ripensamento nel finale, che la salva in extremis e la redime agli occhi di chi la osseva.
Tanto che alla fine ci si chiede il perché si sia voluto ambientare questa storia nell'industria del porno. Provocazione? Può darsi, fatto sta che in un mondo post "The Girlfriend Experience" (la serie più che il film) e post "Nymphomaniac", quelle immagini di vagine, peni eretti e facial non hanno più la forza provocatrice che avrebbero avuto anni fa.
Anzi, una storia del genere avrebbe forse funzionato meglio se ambientata nel mondo dello spettacolo "mainstream", dove la perdizione e l'abuso del proprio corpo sono prezzi da pagare molto meno scontati e decisamente più disturbanti.
Così com'è, "Pleasure" è sicuramente un'opera riuscita, ma molto meno incisiva e memorabile di quanto si possa inizialmente pensare.
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