martedì 14 giugno 2022

Esterno Notte (Seconda Parte)

di Marco Bellocchio.


con: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Daniela Marra, Gabriel Montesi, Paolo Pierobon, Gigio Alberti.

Storico/Drammatico

Italia, Francia 2022














Negli ultimi tre episodi del dramma sul Sequestro Moro, Bellocchio chiude il cerchio sulla vicenda e si avvicina a quei personaggi lasciati ai precedentemente ai margini della narrazione.
Nel quarto, ritroviamo i sequestratori, quel gruppo affiliato alle BR già descritto con efficacia in "Buongiorno, Notte" e che qui ritrova il suo lato umano, fragile, ipocrita.


Tramite il personaggio di Adriana Faranda (Daniella Marra), Bellocchio disseziona le contraddizioni dei rivoluzionari e la loro mal sopita codardia. Chi erano davvero i brigatisti del sequestro? Null'altro che un gruppetto di esaltati, cresciuti nel mito della rivolta violenta, che in fondo non credono neanche nella fattibilità dell'utopia marxista e per questo vogliono solo avvampare in un lampo di gloria prima di scomparire, in modo simile a quello degli eroi del cinema (da cui il parallelo con "Il Mucchio Selvaggio"). La scoperta di questa loro inconsistenza porta al senso di colpa, alla realizzazione delle incongruenze tra aspirazioni e fatti, E, su tutto, a scoprire il loro totale distacco dalla realtà, la lontananza effettiva verso quel popolo che dicono di servire, ma il quale altro non è che una scusa per sfogare i propri istinti.


Il quinto episodio è purtroppo anche il più debole, concentrato sulla reazione di Eleonora Moro al dramma. Margherita Buy, abituata ad interpretare la moglie distrutta, riesce a dare una prova credibile, ma l'interesse, più che dalle sue vicissitudini, è dato dalle reazioni dei compagni di partiti e degli "onorevoli", da quelle manifestazioni di cordoglio tanto ricercate quanto vacue, sintomo di una coscienza sporca, di un'ipocrisia ai limiti dell'incontenibile.
Il sesto ed ultimo episodio è una coda, un enorme climax con il quale Bellocchio tira le fila della vicenda. Moro è morto. Moro è vivo. Se fosse sopravvissuto, la DC avrebbe dovuto fare i conti con il suo lascito, con l'abbandono, con la vergogna dell'abbandono. Ma la sua morte li ha salvati, in un certo senso, li ha resi forti per i restanti anni di potere, contribuito al biasimo popolare dei gruppi eversivi e al loro graduale spopolamento.


A Bellocchio non interessa, in definitiva, fare dietrologie, lascia in sospeso i rapporti tra il governo e i servizi segreti americani e ammette in maniera indiretta le responsabilità di Andreotti come deus ex machina del sequestro, ma senza mai cercare veri mandanti occulti. Il suo disappunto è tutto verso il partito, verso la classe dirigente, verso coloro i quali hanno prima sfruttato Moro e poi lo hanno usato come strumento per consolidare il potere, per sconfiggere un nemico sito troppo in basso per poter essere affrontato con mezzi convenzionali. E non fa sconti a nessuno.


Ne emerge un ritratto al contempo stoico e insofferente, verosimile e grottesco, un j'accuse dalla forza dirompente che non ha bisogno di urlare la propria tesi per convincere. Come solo il buon cinema e il vero impegno civile riescono a fare.

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